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World to the West, recensione

Dopo Teslagrad, Rain games ci riprova ma senza bissarne il successo

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   21/05/2017

Rain Games è salita alla ribalta qualche anno fa grazie a un titolo molto particolare, un gioco dallo stile unico capace di fondere in maniera sublime sezioni platform con puzzle particolarmente intelligenti: Teslagrad. La produzione non era sicuramente perfetta ma faceva vedere tutto il potenziale di questo piccolo studio di sviluppo. Abbiamo quindi accolto con piacere l'arrivo su PlayStation 4, Xbox One e PC di World to the West che altro non è che il suo seguito spirituale, rimanendo però stupiti dalla scelta di Rain Games di abbandonare la visuale in due dimensioni per passare a una telecamera a volo d'uccello, con tanto di personaggi poligonali e un'ambientazione da semi open world che ci ha ricordato in diversi momenti i vecchi capitoli di The Legend of Zelda. Rivoluzionare è sempre una scelta coraggiosa ma sarà anche quella più adatta?

World to the West è un'avventura con tante cose da dire ma al contempo incapace di esprimersi a dovere

Un lottatore, un minatore e una ladra entrano in un bar

World to the West inizia molto lentamente prendendosi tutto il tempo necessario a presentare i quattro protagonisti principali. Forse troppo tempo a ben guardare, perché l'incipit dell'avventura si trascina stancamente per un paio d'ore prima di entrare nel vivo dell'azione, obbligando il giocatore a passare attraverso sezioni poco esaltanti e con poche idee nel mezzo, con personaggi non giocanti dai dialoghi scialbi e prevedibili e nulla che stimoli l'esplorazione più approfondita delle aree di gioco. I dungeon sono lineari e le cose da fare realmente limitate, insomma non un grande inizio scoppiettante come ci saremmo aspettati. E fino a che non avrete assimilato per bene tutto quanto non ci sarà verso che il gioco cambi ritmo, nemmeno quando i protagonisti inizieranno ad interagire tra loro.

World to the West, recensione
World to the West, recensione

Rain Games ha deciso di intraprendere un percorso poco canonico, optando per una gestione dei personaggi singola piuttosto che unirli in un unico gruppo come accade solitamente in questi casi e la scelta si rivela secondo noi poco convincente. Capita così di trovarsi a ripetere più e più volte le medesime sezioni della mappa solo per scovare un passaggio supplementare o scorgere una strada prima irraggiungibile. Persino i teletrasporti tra le varie aree della mappa, funzionano singolarmente per i quattro protagonisti, allungando il brodo in maniera insensata e richiedendovi sostanzialmente di attivarli quattro volte. Sarebbe bastato permettere al giocatore di scegliere quale eroe utilizzare al momento, magari saltando da uno all'altro come hanno fatto già tanti esponenti del genere con un semplice click sul pad o una scelta a ruota molto più pratica, strutturando il party come una sola identità e con molteplici abilità piuttosto che dividere l'intera esperienza in compartimenti stagni. Ogni eroe ha infatti dei poteri speciali, Lumina è una Teslamancer che si può teletrasportare ad esempio, Lord Clonington può uccidere a pugni i nemici e sfondare le porte rinforzate con una carica, Miss Teri può usare la sua sciarpa come frusta e Klaus scavare gallerie profonde e sgattaiolare in anfratti troppo stretti per i suoi compagni di viaggio. Per procedere attraverso l'intricata mappa bisognerà quindi utilizzare di volta in volta un singolo personaggio per sbloccare la via preposta, tornare indietro, cambiare eroe e ripercorrere la stessa strada sfruttando i passaggi aperti dall'eroe precedente e così via in un ciclo piuttosto tedioso. Le cose iniziano a farsi interessanti con il proseguo delle ore, quando inizieremo ad entrare in possesso di abilità extra, con i puzzle che si faranno più complessi e le porte più difficili da aprire, ma non si raggiunge mai un punto di assoluta qualità com'era stato per Teslagrad, c'è sempre quel qualcosa che non funziona a dovere a lasciare un retrogusto amaro sul palato del giocatore. Solo i boss ci hanno risollevato il morale, sorprendendoci per varietà di situazioni e modo di combattere, feature che da sola però non può assolutamente sostenere il peso di un gameplay davvero troppo noioso e snervante.

Non fatemelo giocare quattro volte!

L'esplorazione doveva essere uno dei punti forti di questo World to the West ma risulta invece essere uno degli elementi maggiormente dimenticabili. Si viene sospinti a proseguire per la storia, per scoprire il fato dei vari protagonisti e si avanza accompagnati da musiche gradevoli in un mondo dalla costruzione poligonale estremamente semplice ma al contempo dotato di uno stile piacevole.

World to the West, recensione

Il cambio così violento di genere ha costretto ovviamente Rain Games a dover forzatamente sfruttare un motore differente e forse lo studio non era ancora pronto per un balzo del genere, tanto che sulla vostra strada non sarà inusuale scovare tooltip errati o bug fastidiosi, sintomo che la fase di polishing non è andata per il verso giusto. Pure i movimenti dei nostri quattro eroi sono legnosi e l'incedere pesante abbassa la qualità visiva dell'opera, completando un quadro che non riesce a soddisfarci appieno. Abbiamo trovato eccellente il design dei mostri e delle varie creaturine che hanno incrociato il nostro percorso ma nulla di incredibilmente memorabile, rendendo le otto ore di campagna piuttosto anonime. Ci sono altri elementi che tradiscono la volontà del team di creare un gioco davvero memorabile, o quantomeno al pari di Teslagrad, come ad esempio un sistema di valuta, recuperabile dai mostri, sostanzialmente inutile e una quantità di collezionabili (una trentina in tutto) che non stimola l'esplorazione, diventando altresì una scocciatura quando ci si accorgerà di dover tornare ancora una volta sui propri passi per raccogliere gli oggetti mancanti così da ottenere l'accesso al finale segreto. Situazione parecchio frustrante se non vi siete appuntati la loro posizione manualmente durante la vostra partita (spesso è impossibile recuperarli perché vi mancano alcune abilità per aprire gli accessi bloccati) dato che la mappa di gioco, non proprio facilmente leggibile, non fornisce alcun tipo di indizio o nota.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
6.8
Lettori (1)
4.7
Il tuo voto

World to the West non riesce a bissare il successo del suo predecessore. La volontà di passare ad un motore grafico 3D ha fatto perdere tanto stile all'opera di Rain Games, complicando anche lo sviluppo e causando bug e imperfezioni. Il titolo rivela la sua anima di progetto indie molto presto, presentando alcune idee interessanti ma legate tra loro da un filo davvero troppo sottile per resistere a lungo. Apprezziamo il tentativo di fare qualcosa di completamente nuovo ma per stupire i giocatori e farsi ricordare serve qualcosa in più.

PRO

  • Buone musiche
  • Puzzle ben congegnati

CONTRO

  • Il backtracking è davvero esagerato
  • L'esplorazione viene incentivata nel modo sbagliato
  • Personaggi dimenticabili