Quella dei Clover Studio è una storia sfortunata: questo team finanziato da Capcom - e composto da alcuni tra i più grandi talenti del colosso nipponico - ha dato vita a dei titoli eccezionali durante la sua breve esistenza, dai Viewtiful Joe (è, a tutti gli effetti, nato durante lo sviluppo del primo dei due capitoli) a Godhand, e ha posto le basi per quelli che sarebbero stati in seguito i Platinum Games. Al di fuori delle avventure del roboante Joe, però, ogni gioco dei Clover è stato un flop nei negozi, e questo nonostante possedessero qualità tali da permettergli di divenire dei piccoli cult con il passare del tempo. Okami è una di queste perle dimenticate, e se lo tiriamo fuori proprio oggi non è per farvelo forzosamente riscoprire, ma solo perché Capcom ha deciso di riproporre questo magnifico videogame al pubblico con l'ennesima remaster, stavolta dedicata a PlayStation 4, Xbox One e PC. Pensate, si tratta addirittura della quarta possibilità data a quella che da molti è considerata l'opera magna di Hideki Kamiya (sì, proprio il director di Devil May Cry e Resident Evil 2), principalmente a causa della sua capacità di rimanere visivamente meravigliosa indipendentemente da quanto tempo trascorra. Noi ovviamente non possiamo che consigliarvi di giocarlo se ancora non l'avete fatto, perché il titolo è realmente un capolavoro, il costo di questa versione è tutt'altro che proibitivo e il passaggio di piattaforma in piattaforma non lo ha certamente peggiorato; vogliamo però anche mettervi in guardia su alcuni dei motivi per cui riteniamo che Okami non abbia mai sfondato e analizzare la qualità effettiva dell'ultimo port, per vedere se si tratta davvero della versione definitiva del pargolo di Kamiya.
Vittima di una maledizione?
La trama di Okami ha radici saldamente piantate nella mitologia della Terra del Sol Levante e nello Shintoismo, e vi vede combattere una tremenda maledizione caduta sulla terra di Nippon a causa della liberazione del mostro a otto teste Orochi. La storia scritta dal buon Kamiya non si limita però a prendere una singola leggenda e a trasformarla nella base per un'avventura: ben presto aumenta in complessità e scala, dando forma a un'epopea ricca di eventi e personaggi memorabili. Nel complesso Okami è quindi un titolo estremamente esteso e capace di catturare l'attenzione già a partire dalla narrativa, anche grazie alla sua capacità di non prendersi troppo sul serio; dobbiamo tuttavia mettervi in guardia su uno specifico aspetto del gioco, che potrebbe stranire molti utenti e portarli a lasciar perdere dopo poco: ha un inizio spaventosamente lento, e ci mette qualche ora prima di carburare a dovere, al punto da richiedere quasi una ventina di minuti solo per superare la serie iniziale di scene d'intermezzo.
Chiunque decida di vestire i pelosi panni di Amaterasu - dea del sole reincarnata nel corpo di un lupo per combattere Orochi - deve quindi mettere assolutamente in conto questo ostacolo prima di far partire il tutto. Vi assicuriamo che una volta passato un po' di tempo l'esperienza si trasforma completamente, offrendo una serie di meccaniche brillanti e quanto mai uniche, e alcuni degli scorci più belli mai visti in un videogame. Dal punto di vista meccanico, in fondo, Okami è un titolo a dir poco geniale, incentrato su "pennellate" virtuali con cui il giocatore può attivare poteri di vario tipo: si parte con la semplice capacità di sferrare dei secchi fendenti (comunque importantissima per gran parte della campagna), ma da lì si passa a ridare vita alla vegetazione, a controllare parzialmente i corsi d'acqua, a ridare forma agli oggetti e a creare liane, con una lunga lista di altre chicche utilizzabili sia per completare enigmi che per combattere i numerosi nemici demoniaci che popolano le mappe di Nippon.
Ululì, ululà
Quando parliamo di enigmi poi non intendiamo semplici oggetti da raccogliere o pulsanti da premere, come si è soliti osservare nella maggior parte dei prodotti che fanno dell'azione il loro fulcro. Okami è infatti una creatura nata da un director specializzato negli action, ma la sua curiosa struttura scaturisce dall'amore di Hideki Kamiya per i The Legend of Zelda e pertanto si tratta di un titolo dove l'esplorazione, i puzzle e il senso di scoperta sono fondamentali, molto vicino ai lavori di Miyamoto. Per carità, i combattimenti sono comunque parte integrante dell'equazione, eppure assumono una forma a dir poco particolare, con nemici eliminabili con l'uso arguto delle mosse speciali di Amaterasu o del sopracitato pennello. La "firma" del regista si vede in alcuni doppi sensi un po' immaturi, in momenti ilari messi a casaccio qua e là, nelle valutazioni post battaglia e nella presenza di mosse extra apprendibili in specifiche zone; al di fuori di queste caratteristiche Okami è però un guizzo creativo per molti aspetti inarrivabile anche all'interno dell'incredibile lista di giochi creati dal rude Hideki. Insomma, Okami è la prova assoluta della maturità artistica e professionale di uno degli autori più controversi (scorbutici) e geniali del panorama, e come tale andrebbe giocato da chiunque.
Con questo non vogliamo dire che il titolo sia perfetto: al di fuori dell'iniziale lentezza già descritta alcune delle sue quest interne sono tutt'altro che brillanti, e nonostante una colonna sonora splendida la scelta di rendere le voci dei personaggi uno strano borbottio ripetuto ha trasformato alcune cutscene in veleno per la mente. Si fa di norma l'abitudine al "modo di parlare" dei comprimari di Ammy durante la campagna, ma nel caso non doveste farcela vi consigliamo di zittire l'audio del parlato dalle opzioni; fidatevi, ci ringrazierete. Ora che cotanta bellezza è stata ancora una volta descritta, ad ogni modo, è il caso di valutare il port vero e proprio, e le sue caratteristiche. Ecco, invero non si tratta della miglior edizione possibile, perché se da una parte il gioco vanta ancora un aspetto magnifico per via di uno stile grafico che ricorda da vicino i dipinti giapponesi, dall'altra non ci sono ritocchi di alcun tipo alla sua struttura. Il minigioco dei caricamenti è disattivabile o attivabile a piacere, ma questo è un fattore di poca importanza: il testo dei dialoghi non è velocizzabile a dovere, non vi sono opzioni aggiuntive degne di nota e l'unica vera chicca dell'operazione sta nel supporto alla risoluzione 4K e nella fluidità impeccabile del tutto (abbiamo visto un paio di scatterelli, ma si è trattato di casi davvero isolati). La bellezza di questo gioco non risiede nella risoluzione, dunque ci sarebbe piaciuto un lavoro più approfondito negli altri aspetti, nonostante il prezzo più che accessibile di vendita.
Conclusioni
Immortale nell'aspetto e nella forma, Okami è ancora oggi un'epopea meravigliosa, che svela le sue caratteristiche migliori allo stesso ritmo con cui Amaterasu rivela i meravigliosi colori di Nippon ad ogni battaglia, ogni pennellata, ogni enigma risolto. Il fatto che questo titolo sia in grado di distinguersi persino all'interno della lista di opere dirette da Hideki Kamiya dovrebbe già dar da pensare, ed è bello constatare come, una volta superato il letargico inizio dell'avventura, ci si trovi ancora davanti a una lucidissima e gigantesca gemma. Certo, non si tratta di una remaster particolarmente impegnata o rivoluzionaria rispetto a quella per PlayStation 3, ma se c'è un gioco che merita un'altra chance è sicuramente questo. Dategli una possibilità stavolta.
PRO
- Ancora oggi splendido, grazie a una direzione artistica incredibile
- Meccaniche uniche e ben implementate, e notevole varietà
- Longevo e ricco di segreti
- Prezzo tutt'altro che proibitivo
CONTRO
- Port abbastanza pigro, che poco offre al di fuori del supporto al 4K
- L'inizio del gioco resta lentissimo e difficile da assorbire
- Molti dovranno silenziare il borbottio dei personaggi