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Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Abbiamo recuperato il live action di Fullmetal Alchemist uscito qualche giorno su Netflix: merita un'opportunità?

RECENSIONE di Gabriella Giliberti   —   25/02/2018

Lo scorso 19 Febbraio è arrivato su Netflix il live action campione d'incassi al botteghino nipponico Fullmetal Alchemist, tratto dall'omonimo e celebre manga di Hiromu Arakawa. La pellicola è diretta dal regista giapponese Fumihiko Sori e ha come protagonista l'idol Ryosuke Yamada nel ruolo di Edward. La scelta del cast, cominciando proprio da un protagonista che conduce al cinema un target molto sostanzioso che però ben poco ha a che fare con il pubblico di Arakawa, dovrebbe dirla lunga sulla riuscita del live action. Ma un libro non si giudica mai dalla copertina, o dall'idol protagonista, e, in fondo, poteva anche andarci peggio e vedere un minestrone allucinante come il Death Note di Adam Wingard (abbiamo ancora gli incubi). Fullmetal Alchemist è tra i manga più conosciuti e amati in assoluto, composto da 27 albi pubblicati in Giappone tra il 2001 e il 2010, mentre in Italia tra il 2006 e il 2011 grazie a Planet Manga di Panini Comics. L'opera è stata affiancata da due serie anime, la prima andata in onda tra il 2004 e 2009 - non a caso nel corso dei 51 episodi la trama si discosta molto dall'originale - e una seconda, Fullmetal Alchemist: Brotherhood, composta da 64 episodi trasmessi tra il 2009 e 2010 e che, invece, segue con molta fedeltà gli avvenimenti del manga originario.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Dove si ambienta Fullmetal Alchemist?

Il mondo di Fullmetal Alchemist ci ricorda non poco il primo novecento italiano, dove scienza e alchimia convivo sotto un'unica ala. Primario obiettivo dell'alchimia è quello di poter eseguire correttamente una trasmutazione, in parole povere trasformare un oggetto in un altro, generalmente, di più valore. Per fare questo l'alchimista ha bisogno di una serie di materiali base di cui è costituito l'oggetto che si vuole trasformare e di un cerchio alchemico. Ed è proprio a causa di una trasmutazione che i fratelli Edward e Alphonse si ritrovano legati in una sorta di "maledizione": ovvero, dopo aver perso da bambini la madre, i due cercano maldestramente di riportarla in vita. Il tentativo non solo fallisce, ma porta Edward, il maggiore, a perdere un braccio e una gamba, mentre Alphonse l'intero corpo. Per non smarrire anche l'anima del fratello, Edward la "lega" ad un'armatura, permettendogli in questo modo di potersi ancora muovere e comunicare. L'obiettivo dei due protagonisti è quello di recuperare la fantomatica Pietra Filosofale e fare di Edward il miglior alchimista, affinché possa recuperare con una trasmutazione corretta il corpo di Alphonse.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

E fin qui, nella trasposizione cinematografica, nulla sembra andare storto. Le premesse ci sono, e sono anche piuttosto fedeli. Certo, aspettatevi nel tipico stile giapponese infiniti dialoghi didascalici e incredibilmente spiegoni che appesantiscono un po' il complesso narrativo, anche se apprezzabile è il tentativo di illustrare in modo dettagliato quei riferimenti di più difficile comprensione della storia e della stessa alchimia. A livello scenico e come impatto visivo il live action di Fullmetal Alchemist sa essere piacevole, perfino convincente, se non fosse che strada facendo gli sceneggiatori abbiano completamente perso la bussola, smarrendo del tutto la direzione della storia e inciampando in una serie di strafalcioni narrativi, nonché compromessi poco convincenti, che in generale rendono il lavoro di questo live action molto confusionario.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Fedeltà questa sconosciuta

Una delle caratteristiche più interessanti del manga di Hiromu Arakawa sta nell'affascinante caratterizzazione di tutti i suoi personaggi. Dal principale al secondario, ogni dettaglio attribuito a un personaggio lo rende particolare e, soprattutto, ci giustifica ogni sua azione e comportamento, mostrandocelo a tutto tondo. Adesso snaturare questi personaggi - un esempio è togliere la presenza della figlia a Maes Hughe lo priva di una parte fondamentale, dal punto di vista emotivo e non solo, per il personaggio - comporta snaturare parte dell'andamento della storia del film. A questo si aggiunge un'altra caratteristica fondamentale del manga Fullmetal Alchemist e che, invece, nel film manca: la logicità.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Nel manga ogni evento è concatenato all'altro da un preciso rigore logico, che fa del mondo di Fullmetal qualcosa di familiare e al tempo stesso sconosciuto, in continua evoluzione. Il contrasto tra la comicità di alcuni dialoghi e la durezza, la violenza di altri eventi; la complessità di alcuni intrecci; gli inaspettati colpi di scena e plot twist che costellano la storia del manga dall'inizio alla fine; tutto questo manca andandosi letteralmente a trasmutare in una compressione cinematografica di due ore e mezza senza capo né coda. Una trasposizione superficiale di un'opera decisamente più complessa di quello che, a un primo sguardo, potrebbe sembrare un semplice shōnen.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Alcune tematiche sono brutalmente sintetizzate, altre, invece, come è capitato ai personaggi - basti sapere che gli Homunculus mostrati sono solo 3 - sono del tutto eliminate, lasciando più di una volta la sensazione che manchi qualcosa. Probabilmente tutto questo peserà molto meno per chi non ha mai letto o visto l'anime dell'opera originale, ma al tempo stesso la confusione, il non comprendere del tutto molte delle dinamiche all'interno del film, sarà una presenza bene o male costante.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Attori? No, grazie! Meglio gli idol!

Eccezion fatta per l'attore Sato Ryuta, interprete di Maes Hughe, che nonostante i cambiamenti al personaggio riesce a mantenere costantemente un livello di recitazione molto alto e mai banale (o peggio ancora falso) tutti gli altri attori - per lo più casting di idol attira ragazzini - hanno la stessa intensità di un cartonato. De gustibus, ma per i personaggi di Fullmetal Alchemist forse un occhio in più di riguardo nei confronti degli intepreti non avrebbe fatto male. Nota di merito unicamente per le ambientazioni (il film è stato girato per lo più nella nostra Toscana) effetti speciali e costumi, con l'armatura nella quale è trasmutato Al che è piuttosto fedele all'originale. La CGI è molto curata, sebbene massiccia non pesa mai sulla scena ed è estremamente verosimile. Molto avvincente e minuzioso il lavoro di post produzione che è stato riservato al finale, sicuramente l'aspetto più convincente nel complesso. Degne di nota anche le scene action, anche se ridotte ingiustamente al minimo.

Fullmetal Alchemist: la recensione del live action su Netflix

Conclusioni

Ciò che manca a Fullmetal Alchemist, al di là della fedeltà di storia e personaggi che tolgono di complessità e logicità allo svolgimento della narrazione, è il cuore, il coinvolgimento emotivo che ha da sempre caratterizzato questo titolo. Un live action giapponese non peggiore ma neanche migliore di tanti altri. Una visione godibile, più per l'impianto grafico che per quello narrativo, che viaggia tra la mediocrità e la sufficienza, ma che non può non lasciare l'amaro in bocca.

PRO

  • Buon uso della CGI che, nonostante quello che ci si potrebbe aspettare, non è mai posticcia
  • Senza pretese, un discreto film per passare una serata sul divano

CONTRO

  • Tutto troppo veloce, troppo compresso
  • L'assenza di molti personaggi e lo stravolgimento della storia tolgono gran parte del coinvolgimento emotivo e della forza tipica del manga
  • Il cast, formato per lo più da idol, rende ancora più ostica la resa generale della trasposizione