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La recensione di Burnout Paradise Remastered

Dopo 10 anni Burnout Paradise torna sulle nostre console, è ancora il miglior racing arcade?

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   16/03/2018
Burnout Paradise Remastered
Burnout Paradise Remastered
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Portami dove l'erba è verde e le ragazze sono carine, dove le macchine viaggiano a trecento chilometri orari e dove posso gareggiare senza alcun ostacolo, sorvolando burroni, speronando gli avversari e ridendo come un pazzo mentre la musica ad altissimo volume mi pompa nelle orecchie. Bentornati su Burnout Paradise, bentornati su quello che rappresenta in tutto e per tutto lo scalino più importante nella trasformazione dei racing game arcade da semplici contenitori di gare a veri e propri open world. Perché se è vero che ben altri titoli prima di Paradise avevano provato a fare il grande passo, basti pensare a Midtown Madness di Microsoft ad esempio, è il titolo Criterion ad essere rimasto impresso nelle menti dei giocatori tanto da divenire quasi idolatrato. Dopo più di dieci anni torniamo su quelle stesse strade per vedere se i ricordi, quelli che di solito giocano brutti scherzi, ci avevano tirato l'ennesimo tiro mancino o se invece quel dannatissimo Burnout Paradise era davvero il paradiso delle corse clandestine.

Takedown Baby!

È Rock F.M. ad accoglierci prorompente non appena avviamo questa remastered e le onde sonore sparate dalle casse ci avvolgono coccolandoci e abbracciandoci con una dolcissima malinconia. Non possiamo che avere flash continui sentendo i Guns'n'Roses e la testa inizia a muoversi al ritmo frenetico di Paradise City, ma è solo la punta dell'iceberg. Tutta la colonna sonora è di altissimo livello, fatta di classici intramontabili che oggi, come dieci anni fa, suonano ancora terribilmente bene con quelle punte di rock indie esaltante e adrenalinico. Poco importa se torna anche quella voce da cornacchia della nostra DJ meno preferita di sempre: era pesante da sentire allora e lo è tutt'oggi, tronfia com'è ed esaltata da rifarci per l'ennesima volta tutti i tutorial di gioco, con tale insistenza da spiegarci quasi come fare benzina nel serbatoio. Ci chiede anche la foto da applicare sulla patente, una foto semplice da avere questa volta se solo il nostro account si interfacciasse correttamente con Facebook piuttosto che richiedere una camera attaccata alla Playstation 4. Ci spiace cara Electronic Arts ma non ricordiamo l'ultima volta che abbiamo usato la Camera con i Move e non abbiamo la minima intenzione di andare a togliere la polvere dalla periferica per avere il nostro faccione sul documento, l'avatar del PSN andrà benissimo lo stesso. Il rombo del motore della nostra Hunter Cavalry, un mostro fatto di ruggine e ferraglia, ci fa pensare a come la serie di Burnout si sia interrotto ad un livello altissimo, fattore impossibile da concepire nel mercato attuale, abituato com'è a spremere le proprie IP fino all'ultimo dollaro. Eppure qui era ancora tutto così bello, perfezionabile certo, ma il gioco a dieci anni di distanza risulta ancora tremendamente divertente. Basta la prima curva, la prima accelerazione con la nitro in rettilineo mentre si sfreccia tra il traffico baciando il santino sul cruscotto per capire quanto questo gioco sia ancora attuale. Il senso di velocità è tremendo e quella che si ha tra le mani è solo la prima auto, una delle più lente dell'intero catalogo.

La recensione di Burnout Paradise Remastered

Per sfizio proviamo andare in officina e veniamo letteralmente travolti da auto bonus provenienti da tutti i DLC pubblicati in seguito; alcuni tra le altre cose li avevamo completamente persi ai tempi ed è un piacere poterli sperimentare di nuovo. Ci sono le vetture giocattolo, le auto della polizia, le moto e persino alcune auto iconiche che non possono proprio non far impazzire i geek là fuori. C'è l'ambulanza dei Ghostbuster, ad esempio ma è K.I.T.T. a rubarci il cuore, soprattutto visto che è l'unica a dare un senso alla mancanza dei piloti all'interno dei veicoli: una scelta che non abbiamo mai apprezzato dato che va a togliere tutto il fattore credibilità al gioco. Attenzione parliamo di credibilità e non di realismo dal momento che Burnout Paradise è quanto di più distante possa esserci da un simulatore di guida serio: non solo per le macchine disponibili, chiaramente inventate di sana pianta e solo ispirate ai modelli reali, ma anche per il modello di guida che permette acrobazie e curve con il freno a mano tirato in qualsiasi circostanza.

Trofei PlayStation 4

Riuscire ad ottenere tutti i trofei su Burnout Paradise Remastered non è poi così complesso. I più difficili sono quelli relativi al multigiocatore e bisognerà avere la fortuna di trovare altri piloti virtuali intenti a completarli mentre per tutte le restanti sfide online si tratta semplicemente di giocare e divertirsi senza nemmeno andare a buttare centinaia di ore sul titolo. Basterà infatti raccogliere solo una parte dei collezionabili per ottenere la maggior parte dei trofei, spesso riuscendoci senza neanche concentrarsi troppo nell'impresa!

Contenuti a tutto gas!

Dopo dieci anni lo stile di gioco, gli schianti, le corse da un punto A ad un punto B della mappa, senza indicazioni o strade obbligate che tengano, sono ancora lì a ricordarci perché questo gioco fosse uno dei migliori arcade mai visti. Giocare oggi a Burnout Paradise significa godere ancora di un'esperienza estremamente soddisfacente e divertente, pur con tutti i limiti tecnici del caso e l'idea che Criterion sia poi stata fatta a brandelli per dare vita a Ghost Games e per portare avanti unicamente il brand di Need for Speed una lacrimuccia la fa comunque scendere. Fa anche un po' rabbia pensare che EA avrebbe potuto investire qualcosina in più su questa remaster e dare una rinfrescata alle texture, sistemare la vegetazione o ancora migliorare leggermente la navigazione tra le varie officine. Il fast travel, dogma ormai accettato ovunque, qui manca e non nascondiamo che per quanto sia divertente correre a Paradise City, dopo più di cento ore di gioco, magari, un piccolo aiuto poteva essere pure concesso. Sull'impianto grafico tuttavia si può chiudere un occhio visto che anche la povera modellazione poligonale svanisce quando si attraversano le città così velocemente, questa volta con i maestosi 60 FPS a farla da padrone. E poi Burnout Paradise è ancora pieno di eventi e di cose da fare: ci sono le gare normali, le sfide takedown, le competizioni specifiche per sbloccare auto particolari, c'è il multiplayer, ci sono le classifiche online e pure la modalità incidente dove cercare di totalizzare più punti possibili facendo rimbalzare la vostra vettura nel più immenso casino stradale che sarete in grado di creare. Se poi avete la fortuna di ospitare in casa una Xbox One X o una PlayStation 4 Pro potrete addirittura godervi tutto questo nei maestosi 4K che, insomma, proprio da buttare via non sono. Come vi abbiamo lasciato intuire Burnout Paradise include anche Big Surf Island, Cops And Robbers e Burnout Bikes ma in questo caso, incomprensibilmente, troverete tutte le vetture sbloccate da subito. La progressione e il senso di soddisfazione per poter crescere con le patenti e sbloccare auto via via più forti va un po' a perdersi, soprattutto visto che potrete tranquillamente prendere alcune delle auto migliori del gioco e spaccare ogni record con quelle competizione dopo competizione. Il problema viene sicuramente arginato dal fortissimo effetto elastico proprio della serie e anche dall'auto bilanciamento degli avversari ma, insomma, un progresso differente del nostro garage sarebbe sicuramente stato più auspicabile.

La recensione di Burnout Paradise Remastered

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.0
Lettori (33)
6.9
Il tuo voto

Burnout Paradise è un remaster senza infamia e senza lode. Non c'è un vero sforzo produttivo da parte di Electronic Arts e Ghost Games che si sono limitati a fare il loro compitino, a proporre il 4K su Xbox One X e PlayStation 4 Pro e a portare i tanto desiderati 60 FPS su tutte le altre versioni. Soldi facili, facendo una colta citazione, di cui però questa volta ci si può lamentare solo in maniera marginale. Su Playstation 4 probabilmente Burnout Paradise è uno dei titoli arcade di guida più divertenti persino se confrontato con i Need for Speed più recenti e uno degli Open World a tema motoristico. Su Xbox e Pc, invece, la questione è molto diversa, con un certo Forza Horizon che ormai ha mangiato completamente la scena e offre un'esperienza indiscutibilmente superiore.

PRO

  • Ancora divertentissimo da giocare
  • Tutti i DLC inclusi
  • Finalmente in 4K e a 60 FPS!

CONTRO

  • Lavoro di ristrutturazione minimo
  • Il senso di progressione poteva essere gestito decisamente meglio