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Lost in Space la recensione: i “pronipoti” sono tornati

Il 13 Aprile ha fatto il suo debutto su Netflix una nuova serie, riadattamento di quella omonima del 1965

RECENSIONE di Gabriella Giliberti   —   21/04/2018

Sulla scia del genere sci-fi, Netflix continua la sua produzione di contenuti originale. Questa volta, dopo il non particolarmente convincente lungometraggio di Duncan Jones, Mute, Netflix punta a rispolverare i cari anni '60, e la fa con una delle più celebri serie tv di quel periodo: Lost in Space. Non è certo la prima volta che Lost in Space passa dal processo del riadattamento. Era, infatti, già successo nel 1998 con una pellicola diretta da Stephen Hopkins e con protagonista William Hurt e Gary Oldman - e dove compare anche Matt LeBlanc, il celebre Joey della serie tv statunitense F.R.I.E.N.D.S..

Lost in Space la recensione: i “pronipoti” sono tornati

Back to ‘60s

Lost in Space nasce come una vera e propria avventura fantascientifica per famiglie, che ha come principale protagonista la famiglia Robinson. Un nucleo di persone come tante altre, se non fosse per la costrizione di dover abbandonare la terra la quale, ormai, è al collasso. I Robinson infatti, grazie alle loro conoscenze, vengono scelti come primi abitanti di un pianeta molto simile alla terra, dove devono iniziare i lavori di bonifica per poter ospitare tutte le persone della terra. Ma a causa di un attacco terroristico, i Robinson vengono risucchiati nell'iperspazio, perdendosi in esso. Inizia così un viaggio ricco di differenti avventure, in chiave leggera e spensierata, nel tentativo disperato di arrivare alla fatidica meta.

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Oltre cinquant'anni dopo, Netflix riporta in vita questo cult del periodo, ma con dei toni più moderni e, soprattutto, più drammatici. La sinossi generale è bene o male estremamente simile, se non per qualche dettaglio biografico riguardante la famiglia. In questo caso i Robinson - composti dai coniugi John e Maureen assieme ai figli Judy, Penny e Will - non solo si perdono nello spazio, a causa di un incidente non ben definito all'interno della navicella, ma si ritrova "imprigionata" in un pianeta alieno, sconosciuto e dalle condizioni ostili. Un pianeta, che ricalcando il nuovo Alien: Covenant, sembra essere molto simile alla terra, domandandosi come mai non l'abbiano mai visto prima, ma che successivamente si mostrerà essere tutt'altro che amichevole.

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L'importanza di una buona CGI

Primo elemento estremamente positivo che salta all'occhio è la CGI della serie. Abbiamo notato come gli ultimi prodotti sci-fi, da Cloverfield Paradox al già citato Mute, peccassero proprio sull'aspetto grafico, mostrando un apparato scenico alquanto misero e non in sintonia con i tempi odierni e gli sviluppi fatti inquesto campo. Lost in Space, pur trattandosi di una serie non particolarmente ad alto budget, mostra invece una grande cura e realismo nel dettaglio di spazio, navicella e androidi, nonché nei paesaggi diversificati dove si svolge l'azione. Elementi non di poco conto, fondamentali per l'immersione e l'empatia dello spettatore nei confronti di storie e, anche, personaggi. Dai grandi totali dello spazio ai dettagli delle astronavi o del pianeta sconosciuto nel quale i Robinson si perdono, passando ovviamente per esplosioni e momenti action più elevati, tutto presenta un'impeccabile cura e passione per la composizione digitale delle scene, dando sempre più la sensazione di realtà e, paradossalmente, familiarità.

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Una famiglia di oggi persa nello spazio

La stessa componente "familiare" gioca un ruolo fondamentale nelle serie. Così come negli anni '60 si tendeva a dipingere all'interno delle serie tv per famiglie, nuclei fin troppo perfetti da classico cliché "Mulino Bianco", in questo caso la famiglia Robison è molto vicina alla nostra realtà, alle problematiche di tutti i giorni delle famiglie odierne, partendo dai matrimoni meteora, al "restare insieme per i figli", continuando con i tradimenti e i lavori che per scelta portano molto tempo lontano da casa. La stessa Judy, maggiore dei tre figli, è frutto di una relazione precedente di Mrs. Robinson. La serie, quindi, cerca anche di investigare sulle problematiche, le tensioni e le diversità che si vengono a creare in una famiglia tutt'altro che perfetta e che, tra i tanti problemi, si ritrova anche ad affrontare una fuga mal riuscita dal pianeta Terra.

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Nei momenti di massimo climax si andranno infatti, a scoprire le tensioni più profonde, i nervi scoperti, lo scegliere tra un figlio e un altro. Le apprensioni di una madre e le aspettative troppo alte di un padre. Le diversità tra i fratelli acquisiti e i fratelli di sangue. È, forse, da questo punto di vista che la serie prende il suo aspetto più drammatico, estremizzato ovviamente dal contesto ambientale e storico nel quale si muovono i personaggi. Sicuramente, se vi siete affezionati alla serie degli anni sessanta o al film di fine anni novanta, noterete immediatamente che la serie Netflix si muove su un tono nettamente differente. Nonostante questo, Lost in Space resta comunque una serie per famiglie. Sì, perché a lungo andare ci rendiamo conto che nonostante l'ottima CGI, la scansione del ritmo della serie e la buona performance degli attori - in particolar modo di quelli più piccoli - non c'è mai un vero e proprio momento in cui la storia riesca a sorprendere davvero.

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Superficialità: il grande villain delle serie moderne

Dieci episodi di una durata molto importante, cominciando dai 60 minuti e passa del pilot, che rendono molto faticosa la visione della serie nel suo totale. Si aspetta sempre qualcosa, di vedere una qualche svolta decisiva di un singolo episodio ma che mai arriva. Certo, questo non fa di Lost in Space una serie mediocre, ma sicuramente una serie che non ha sviluppato fino in fondo il suo potenziale, restando spesso in superficie. Di episodio in episodio ci sono nuovi elementi, nuovi personaggi, nuove difficoltà, eppure nessuno di questi viene mai approfondito tanto quanto meriterebbe di esserlo. Ed è proprio questo aspetto che appesantisce di molto la serie Netflix.

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A movimentare il ritmo della narrazione, caratterizzando il passato dei personaggi principali, è la scelta di inserire alcuni flashback provenienti dal passato sulla terra, prima della minaccia del collasso. Questo ci aiuta a capire alcune dinamiche, oltre a rendere più cadenzata l'esecuzione di alcuni episodi di questa prima stagione. Non vengono focalizzati solo i Robinson ma anche, per esempio, il villain di questa storia, la misteriosa dottoressa Smith, una donna dall'indole ambivalente e particolarmente manipolatrice, la quale saprà ben mascherare le sue reali intenzioni, alla disperata ricerca di riscatto dalla vita passata sulla terra. Interessante la scelta di affidare questo ruolo a una figura femminile, ovvero quella di Parker Posey, a differenza della pellicola del 1998 dove il ruolo venne interpretato dal magistrale Premio Oscar Gary Oldman.

Lost in Space la recensione: i “pronipoti” sono tornati

Nella serie c'è un forte respiro discriminatorio, soprattutto per quanto riguarda la scelta delle famiglie da mettere in salvo e quelle da lasciare per seconde. Interessante tematica che avrebbe potuto avere un'importanza assai maggiore all'interno dei flashback, per esempio, ma come per altri elementi citati prima, anche qui si è preferito fare una lavoro di superficie piuttosto che andare in profondità.

Conclusioni

Multiplayer.it

6.5

Nel complesso non mancano gli elementi che Lost in Space avrebbe potuto migliorare, sui quali lavorare per renderlo un progetto davvero accattivante e diverso dal solito. Al tempo stesso all'interno della serie non si può fare a meno di riconoscere gli elementi tipici del film d'avventura vecchio stampo, quello che riscalda e anche un po' unisce. Una versione indubbiamente rinfrescata e molto più seriosa di questo genere per famiglie, che sa funzionare per un target piuttosto preciso e sorprende per la sua realizzazione scenica, ma che non ha la pretesa di andare oltre lo standard, di fare quel salto di qualità oggi necessario per distanziarsi dalle troppe storie seriali e cinematografiche oggi disponibili.

PRO

  • CGI molto curata e dettagliata, decisamente realistica per una serie non dal largo budget
  • Atmosfera avventurosa, tipica di alcune serie e film di almeno trent'anni fa

CONTRO

  • Il poco approfondimento di grand parte delle tematiche e situazioni, rende molto superficiale la narrazione
  • Troppi elementi concentrati in troppi minuti rendono particolarmente pesante lo svolgimento di diversi episodi