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Ashen, la recensione di un soulslike pieno di fascino

La recensione di Ashen, un gioco di A44 che arriva su Xbox One e PC, tentando di semplificare l'idea di soulslike.

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   15/12/2018
Ashen
Ashen
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Eccoci finalmente alla recensione dell'atteso Ashen. Era il lontano 2009, ormai una decade fa, quando sul mercato si affacciò un titolo particolarmente interessante, ma inizialmente riconosciuto come troppo difficile e spiccatamente lontano dai canoni del videogioco moderno. Quel gioco prendeva il nome di Demon's Souls e ancora oggi porta sulle sue spalle lo straordinario onore (e onere) di essere il capostipite del più importante e significativo sottogenere degli ultimi dieci anni. Il tutto nato da un'idea semplice ma straordinaria: prendere il classico action RPG e costruirci intorno un titolo punitivo ma grandiosamente appagante, in grado di trasmettere al giocatore un senso di progressione difficilmente riscontrabile altrove. Il pargolo del maestro Miyazaki e di From Software ha rappresentato solo l'inizio di un lungo percorso: oggi, a distanza di dieci anni e dopo decine di titoli e variazioni sul genere, il team A44 approda sul mercato con l'atteso Ashen, titolo acquistabile in esclusiva su Xbox One e (attualmente) su PC sul neonato store di Epic Games. Per la gioia di tutti i possessori della console Microsoft, il gioco è fruibile gratuitamente per gli abbonati al Game Pass, rappresentando un altro goloso boccone dopo Mutant Year Zero. Noi lo abbiamo testato a fondo e ci siamo fatti la nostra idea: tra luci ed ombre, Ashen riesce a fare suoi alcuni stilemi del genere, non eccellendo in quasi nulla, ma provando comunque ad innovare alcune meccaniche di gioco. Il risultato è una semplificazione generale dell'impostazione soulslike, che potrebbe avere il grande merito di avvicinare al genere alcuni giocatori da sempre avversi alle opere di From Software.

La storia della ricerca dell'Ashen

È inutile nascondere che già dall'introduzione Ashen dichiara il proprio amore per i titoli di Miyazaki, uno su tutti Dark Souls. La presentazione del mondo che ci accoglie e delle figure mitologiche che ne rappresentano le divinità richiamano Lordran e i suoi Signori. Per giunta, come se non bastasse, anche il nome e le scene dedicate al signore degli uomini ricordano talmente tanto il caro vecchio Gwin da generare un certo senso di plagio. Chiusa la parentesi, ciò che di importante c'è da tenere a mente è che il mondo ha subito una grossa perdita, quella dell'Ashen appunto, che lo ha gettato nell'oscurità in attesa della rinascita di questa figura salvifica. Noi e il nostro alter ego entriamo in gioco proprio nel giorno del ritorno dell'Ashen, incaricati dal possente Bataran di badare alla sua crescita, perché ancora troppo giovane ed indifesa per sopravvivere alle insidie dell'oscurità. Da questo momento partirà il nostro (discretamente) lungo viaggio attraverso le terre che circondano l'Asilo del Ramingo. Nel corso della ventina di ore necessarie a portare a termine buona parte delle attività presenti, Ashen ci racconterà la storia principalmente tramite le parole dei vari personaggi non giocanti che incontreremo, veri e proprio co-protagonisti della vicenda, in grado di accrescere le nostre conoscenze e anche le capacità del nostro alter ego. Lungi da noi volervi anticipare gli eventi, ciò che però è necessario tenere a mente è che mai il senso di appartenenza riesce davvero a farci immedesimare nel mondo costruito dai ragazzi di A44, al contrario di quanto avveniva ad esempio con l'Unkindled nell'ultimo capitolo della trilogia di From Software. Il risultato è che arrivati alla fine del vostro viaggio, difficilmente ricorderete con grande emozione alcuni dei momenti vissuti, nonostante una buona caratterizzazione e un design piuttosto ispirato.

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Un gameplay più action che RPG

Ashen è un soulslike atipico e questo lo abbiamo detto dal principio. Ciò nonostante, se è vero che l'apparenza inganna, il gioco neozelandese è anche un atipico RPG. Lì dove la base del genere ha sempre risposto alla necessità di gestire la crescita del proprio alter ego tramite l'accumulo di esperienza da spendere poi per aumentare le proprie caratteristiche, Ashen mette in gioco una semplificazione piuttosto importante: non esistono caratteristiche ne' la possibilità di aumentarle a proprio piacimento: la crescita passa attraverso la risoluzione delle varie quest del gioco. Abbiamo accennato prima all'Asilo del Ramingo: questo luogo funziona da hub centrale, e dopo una prima ricerca necessaria a rendere nuovamente utilizzabili le pietre rituali (del tutto simili ai falò di Dark Souls) l'Asilo diventerà la nuova casa di tutti i vari PNG che incontreremo nel nostro viaggio. Che si tratti di un vecchio guerriero, della donna del grande Bataran o del nostro primo compagno d'avventure, il mutare del piccolo insediamento rappresenterà uno dei risvolti migliori dell'esperienza. Questi cambiamenti non influiranno unicamente su dialoghi e funzionalità sbloccabili ma, anche a livello estetico, il villaggio crescerà fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento per il nuovo mondo. Una volta scambiate quattro chiacchiere con i personaggi insediati nel villaggio, si attiverà una relativa impresa (principale o secondaria), la quale sarà pienamente visibile e tracciabile sull'altra grande novità e semplificazione per un soulslike: la mappa di gioco. Tutto il mondo di Ashen è infatti interconnesso, e oltre alla possibilità di muoversi a piedi tra le varie zone, sarà anche possibile (da un certo momento in poi) passare rapidamente da una pietra all'altra, rendendo l'esplorazione ed il raggiungimento di determinati ambienti un gioco da ragazzi. Più o meno. Perché nell'attraversare radure, montagne, deserti e rovine, vi imbatterete in una pletora di nemici delle più diverse fattezze.

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Nonostante il titolo non vanti una straordinaria intelligenza artificiale, la capacità del nemico di sopraffare il giocatore, soprattutto quando in inferiorità numerica, risulta assolutamente credibile. Questo al netto di un feedback delle armi e un'adrenalina dell'azione che, purtroppo, non prendono mai veramente il volo, schiantandosi rovinosamente contro i debolissimi (dal punto di vista del design) boss che il gioco di A44 ha da offrire. Per quanto concerne l'equipaggiamento, Ashen permette di imbracciare due armi (di cui una leggera e una pesante), uno scudo o una lanterna per fare luce nei dungeon ancora preda dell'oscurità, un paio di consumabili dagli utilizzi più disparati e le fiasche cremisi, uguali in caratteristiche ed utilizzo alle più famose estus. Per quanto riguarda salute e stamina, come già accennato, il gioco permette di aumentarle progredendo nelle missioni, consegnandoci dei potenziamenti specifici in determinati momenti. È possibile anche raccogliere dal terreno, in alcuni determinati punti, delle piume lasciate cadere dall'Ashen stesso, utili a donare un piccolo aumento di valore alle nostre caratteristiche. Come in tutti i soulslike, le anime recuperate uccidendo i nemici oppure ottenute dai consumabili raccolti (a onor del vero qui chiamate "scorie"), posso essere spese per acquistare nuovi potenziamenti, incantesimi, ulteriori fiasche e migliorare la loro efficacia ma non per modificare le statistiche. Questa scelta, se da una parte riduce drasticamente la componente ruolistica e, di conseguenza, il fattore rigiocabilità, dall'altra l'abbiamo trovata particolarmente apprezzabile nell'ottica dell'immediatezza. È proprio su questo che Ashen vince, contro ogni pronostico, la sua scommessa. La semplicità potrebbe certamente risultare un modo nuovo, e più vicino al grande pubblico, di presentare questo straordinario genere.

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La cooperazione, quella importante

Ashen è dotato di un comodo sistema di cooperazione online. Tutto il gioco è permeato di zone e piccole situazioni risolvibili solo in coppia (elemento bypassabile tramite l'utilizzo di uno specifico amuleto). Questa spinta alla cooperazione è chiara fin da subito, e la sua gestione è tanto geniale quanto macchinosa. A differenza dei titoli di From Software, non sarà necessario abbandonare il proprio mondo per entrare in quello di un altro giocatore, così come non si sparirà alla sconfitta di un boss. Unirsi significa ritrovare nella propria partita un altro giocatore che impersonerà lo specifico personaggio che ci avrebbe altrimenti affiancati in quella missione. Questa scelta, seppure comprensibile da un punto di vista narrativo, distrugge ogni velleità di personalizzazione estetica che non sia legata alla vostra avventura. È possibile decidere di giocare online, offline o di eliminare completamente la presenza dell'intelligenza artificiale. Inutile dire che, così come i nemici, neanche i compagni si riveleranno dei geni, ma nonostante ciò la loro forza sarà a volte così devastante da ripulire le aree ancora prima che possiate entrare in azione. Il consiglio è quello di attivare il filtro e inserire una password, se volete rendere più semplice e immediato ritrovarvi con un vostro amico.

Tecnicamente scialbo

Ashen utilizza l'ormai abusatissima tecnica del low poly, per mettere in campo un design artistico decisamente poco ispirato. Nel corso delle ore giocate, ci sarà capitato di restare a bocca aperta un numero talmente esiguo di volte da non poter neanche prenderle in considerazione. Chi scrive non nasconde la sua avversione per questo specifico stile grafico, ormai abusato e poco espressivo (Journey e Abzû rappresentano l'eccezione che conferma la regola) ma a prescindere da questo i modelli sono mediocri, le animazioni poco ispirate e i luoghi difficilmente saranno in grado di farvi saltare sulla sedia dall'emozione. Lo stesso vale per il comparto audio: nessuno degli accompagnamenti ha mai davvero l'incisività adatta a segnare uno scontro o la scoperta di una nuova zona, limitandosi a fare da contorno. Nonostante questo, non si può negare la capacità dei ragazzi neozelandesi di creare un mondo coerente. Considerata la mole di elementi e il budget esiguo, crediamo sia comunque doveroso un plauso ad un team che ha accettato una sfida impegnativa e non ha sfigurato.

Conclusioni

Versione testata Xbox One
Digital Delivery Steam, Xbox Store
Prezzo 39,90 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (40)
7.7
Il tuo voto

Ashen arriva su console e PC e lo fa con la volontà di rompere con la tradizione, dedicandole però il giusto rispetto. Dopo numerosi esperimenti miseramente falliti, questo nuovo tentativo di variazione sul tema, risulta forse il migliore e più completo. Lì dove gli altri eccellono in un unico elemento, Ashen amalgama bene la totalità delle sue caratteristiche, non riuscendo a spiccare il volo, ma planando coraggiosamente sulle rive di un fiume insidioso. A questo punto siamo curiosi di vedere cos'altro i ragazzi neozelandesi di A44 avranno da offrirci nel prossimo futuro, speranzosi di toccare nuove vette di un genere che ha ancora molto da regalare. Nel frattempo, per tutti gli amanti dei souls, avete qualcosa di meno proibitivo ma comunque interessante da gustarvi.

PRO

  • Discreta narrazione
  • Gestione dell'hub centrale e dei personaggi ottima
  • Più contenuti di quanti ci si potesse aspettare...

CONTRO

  • ...ma non tutti di altissimo livello
  • Tecnicamente e visivamente non riuscitissimo
  • Intelligenza artificiale tutt'altro che eccellente