Se il vostro sogno è sempre stato fare soldi curando le malattie o, più cinicamente, sfruttandole per sintetizzare delle cure, allora questa recensione di Big Pharma potrebbe aprire le porte del vostro nuovo passatempo preferito. Il gioco sviluppato da Twice Circled mette in scena l'industria farmaceutica sotto forma di gigantesco puzzle game, incentrato principalmente sulle combinazioni chimiche da una parte e l'attenta gestione finanziaria dall'altra. Troviamo dunque un'interessante rappresentazione di questo ramo industriale formata da una visione piuttosto giocosa della catena produttiva, qualche tocco di ricerca scientifica e un bella manciata di cinismo imprenditoriale applicato alla sanità, tanto per rendere il quadro un po' disumanizzante ma anche molto curioso. La nota satirica in tutto questo emerge soprattutto per deduzione logica, in quanto il gioco si limita ad essere estremamente pragmatico nelle sue richieste: fare soldi curando malattie, al contempo cercando di ottimizzare al massimo l'economia dell'azienda e lottando corpo a corpo con i concorrenti che operano nello stesso campo.
Si tratta soprattutto di navigare fra menù, prendere decisioni e calcolare nel migliore dei modi le attività produttive e il modo di processare le risorse, ma al centro dell'intera esperienza c'è anche una componente sorprendentemente giocosa nella costruzione della catena di produzione che si configura proprio come un puzzle game, con tanto di incastro fra pezzi diversi e gestione degli spazi. Cercare di raccontare Big Pharma a parole è una discreta impresa, essendo un gioco che dev'essere non solo provato ma anche studiato e assimilato, richiedendo peraltro un certo periodo di apprendimento prima di poter essere un minimo padroneggiato, ma cerchiamo se non altro di presentarlo in qualche modo.
Il gameplay come catena di montaggio
L'idea più interessante alla base di Big Pharma è proprio la fusione tra gli elementi tipici del gestionale più bigio e serioso e le caratteristiche più comuni del puzzle game, fatto di sfruttamento degli spazi, collegamento di pezzi tra loro e costruzione di strutture complesse. A ben vedere, questo titolo rientra in quella che sembra essere ormai una vera e propria tendenza, basata sul creare giochi incentrati sulla costruzione di una catena di montaggio quale elemento stesso del gameplay, come visto in titoli di successo del calibro di Satisfactory e in un certo senso anche in Factorio. In questo caso si tratta di sintetizzare medicinali e diffonderli sul mercato, partendo dunque dalla pianificazione della linea produttiva, che deve rispondere a un'esigenza del mercato e dunque offrire una cura per una malattia oltre a risultare economicamente sostenibile, e a cercare di potenziare gli effetti del medicinale riducendo gli inevitabili effetti collaterali attraverso vari sistemi di elaborazione delle materie prime. Quest'ultime sono gli ingredienti di base da cui si deve partire per la sinterizzazione di pillole e medicinali vari e rientrano nella fase di ricerca, che comprende anche lo studio degli effetti e l'elaborazione di nuovi macchinari da posizionare nella fabbrica.
È comunque all'interno della fabbrica che si svolge la maggior parte del gioco, una volta individuate le linee produttive da portare avanti e fissati gli obiettivi da raggiungere. Si tratta allora di far passare gli ingredienti attraverso vari marchingegni, scegliendo accuratamente quali utilizzare per raggiungere gli effetti prefissati che possono riguardare la concentrazione di determinati effetti, la diluizione di altri, la fusione di diversi ingredienti, sintetizzazione in pillole e varie altre attività trasformative sulle materie chimiche che vengono via via modificate in maniera progressiva. Ogni macchinario è collegato all'altro con dei nastri trasportatori ed è compito del giocatore cercare di ottimizzare al meglio gli spazi a disposizione in maniera logica, anche acquistando nuove aree produttive dove costruire altri componenti del laboratorio ma soprattutto sistemando gli elementi in maniera quanto più ottimale possibile in uno dei principi fondanti del puzzle game classico. Questa è effettivamente la parte più giocosa di Big Pharma e risulta quasi fuori luogo, in un primo momento, in mezzo alla grande complessità generale data dalle variabili da prendere in considerazione e dagli equilibri chimici ed economici da tenere continuamente sotto controllo, eppure è anche un elemento caratterizzante di tutto.
Tra gioco e duro lavoro
Nei gestionali di questo tipo il confine tra divertimento puramente ludico e soddisfazione data dal portare a termine un vero e proprio lavoro nel migliore dei modi è spesso labile e forse proprio in questo si delinea l'identità di questo genere, il segreto del suo successo presso una certa tipologia di giocatori. In Big Pharma tutto questo viene piuttosto estremizzato, ma forse più per opinabili scelte di design che per un'effettiva volontà di rendere il tutto particolarmente complesso e selettivo. Che si tratti fondamentalmente di un gioco che non vuole prendersi troppo sul serio lo dimostra proprio la sua meccanica centrale da puro puzzle, con quelle folli macchine di Rube Goldberg che vengono fuori nel tentativo di costruire delle catene di montaggio in grado di rispettare le necessità produttive e il poco spazio a disposizione. Eppure è come se venisse a mancare una coesione tra gli elementi più freddi e matematici del gioco, che sono molti, e la sua anima faceta quasi da Theme Hospital, per cui ci si trova continuamente a destreggiarci fra menù complessi e ardite costruzioni a mano libera, tra il grigiore del lavoro da ragioniere e l'estrosità del progettista matto, senza avvertire mai una vera connessione tra le due anime del gioco.
Non che tutto questo sia necessariamente un problema: gli amanti dei gestionali sono abituati a cose ben più complicate, ma è bene mettere in chiaro che Big Pharma richiede grande dedizione e un certo periodo di studio anche solo per capire cosa si debba fare, dunque ci vuole una certa predisposizione all'impegno videoludico. Qui emerge un altro problema del gioco, forse il peggiore: i tutorial non sono mai del tutto chiari e si affidano esclusivamente al testo (in inglese), il quale per giunta risulta praticamente illeggibile su Nintendo Switch in modalità portatile. È, questo, un bell'ostacolo alla fruizione del prodotto: l'intera interfaccia è stata trasposta evidentemente senza calcolare bene la risoluzione della console, per cui sul piccolo schermo diventa difficile giocare, anche perché i testi devono essere consultati continuamente per capire cosa stiamo facendo e tenere sotto controllo i valori delle sostanze. Un ulteriore inconveniente dell'interfaccia è inoltre dato dal fatto che alterni ogni pochi secondi diverse schermate informative quando si evidenziano le caratteristiche di macchinari e prodotti, facendo scorrere troppo velocemente le nozioni sullo schermo e rendendo ulteriormente difficile la loro visione.
Conclusioni
Big Pharma è un gioco che richiede applicazione e non fa veramente nulla per nasconderlo, a partire da un'interfaccia complessa e austera che va assimilata bene prima di riuscire a capire cosa fare, ma questo può essere positivo per l'appassionato di gestionali. Ha però anche un'anima giocosa, che emerge nel vivo dell'azione durante la costruzione delle bizzarre catene di montaggio per creare le medicine, bilanciando in questo modo la seriosità e il cinismo della gestione economica e scientifica. Considerando il genere, i problemi non sono tanto la dedizione e lo studio richiesti, quanto piuttosto la difficoltà nel decifrare l'interfaccia su Nintendo Switch, che può rendere davvero ardua la fruizione del gioco, oltre a una certa mancanza di obiettivi e progressione evidente che può disorientare il giocatore abituato a un'impostazione più classica.
PRO
- La costruzione delle catene di montaggio è divertente
- Profondo, sfaccettato e complesso
- Il cinismo fa emergere una nota sarcastica sull'industria farmaceutica
CONTRO
- Decisamente non adatto a chi non vuole applicarsi per studiarne i meccanismi
- L'interfaccia è poco comprensibile soprattutto su Nintendo Switch
- Una certa mancanza di obiettivi e progressione evidenti