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Desert Child, la recensione

L'indie game di Oscar Brittain ci porta su Marte, alle prese con gare di velocità, cibo da strada, potenziamenti da incastrare nell'hoverbike e consegne di pizza ad alta velocità.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   23/12/2018
Desert Child
Desert Child
Video Immagini

Desert Child ha stile, su questo non c'è alcun dubbio. Opera praticamente d'esordio per lo sviluppatore indie Oscar Brittain, il gioco è fortemente caratterizzato da uno stile grafico retrò, che ricorda da una parte le cutscene del classico Flashback, dall'altra tutta una serie di produzioni anni '90 appartenenti al genere delle avventure per PC. A proposito del capolavoro targato Delphine Software, anche in questo caso l'ambientazione è un futuro dominato dalle corporazioni, che hanno esteso la propria influenza e i propri brand ben oltre il pianeta Terra.

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Di queste sfaccettature narrative, ad ogni modo, ci interesserà il giusto: il protagonista dell'avventura è un giovane irrequieto con la passione per la velocità e le corse su hoverbike, con il sogno di partecipare a un leggendario grand prix che si svolge su Marte. Acquistare un biglietto di sola andata per il pianeta rosso, in effetti, si dimostra più semplice del previsto: basterà inanellare una serie di vittorie e racimolare un piccolo gruzzolo, familiarizzando con alcune meccaniche che ritroveremo in veste più ricca e diversificata nella nuova location. E una volta lì? Be', dovremo ripetere tutto da capo.

Gameplay

Come detto, la prima parte di Desert Child, quella ambientata sulla Terra, rappresenta un assaggio di ciò che troveremo nello scenario di Marte. Il protagonista può muoversi tridimensionalmente lungo una piccola strada commerciale dove vendere celle d'energia vinte con le corse e ottenere in cambio del denaro, effettuare riparazioni della sua hoverbike, mettere qualcosa sotto i denti e naturalmente accedere alle gare. I danni del veicolo e l'eccessiva fame si traducono nell'impossibilità di utilizzare il boost una volta in "pista", con conseguenze disastrose visto che tale meccanica risulta fondamentale per riuscire a tagliare il traguardo per primi.

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Il gameplay della componente corsistica è tuttavia semplicistico a dir poco: nell'ottica di uno scorrimento orizzontale, potremo muovere l'hoverbike solo in alto e in basso, usando il boost per guadagnare terreno rispetto all'avversario, cercando di evitare gli ostacoli lungo il percorso e ricorrendo alle armi per distruggere oggetti da cui fuoriescono monete e ricariche sia per il motore che per l'arsenale. Quest'ultimo, ad ogni modo, può essere ripristinato anche entrando in contatto con un camion che si presenta automaticamente nella parte bassa dello schermo quando abbiamo svuotato i caricatori. Purtroppo la formula rimane identica anche procedendo nella storia, solo con un grado di sfida man mano più alto che si concretizza nella capacità dell'avversario di azionare il boost più spesso, obbligandoci a fare altrettanto.

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L'unico elemento di varietà è costituito dai potenziamenti, a cui potremo accedere una volta giunti su Marte, acquistandoli presso un punto vendita (ma senza poterli scegliere: ci beccheremo qualcosa di casuale) e incastrandoli, letteralmente, nel quadro elettrico del nostro veicolo, in una sorta di stuzzicante minigame alla Tetris in cui è fondamentale disporre di un numero congruo di celle d'energia per poter alimentare tutti i dispositivi. In tal modo è possibile ottenere dei bonus di vario genere, un mirino laser, una migliore gestione del caricatore e proiettili più grossi, una corazza più resistente e altro ancora: miglioramenti molto importanti per poter chiudere le gare avanzate in prima posizione.

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Trofei PlayStation 4

Sono ventiquattro i Trofei inclusi in Desert Child, e per ottenerli bisogna portare a termine specifiche azioni per la prima volta: acquistare tutti i dischi, raccogliere tutti i nastri segreti, ottenere il massimo della notorietà, equipaggiare più di trenta celle energetiche e così via. Non mancano naturalmente gli achievement più bizzarri, come quello in cui bisogna rilassarsi per oltre un'ora.

Ambientazione e struttura

Una volta raggiunto lo scenario marziano, Desert Child ci esorta a racimolare i 10.000 dollari necessari per partecipare al grand prix, che con le sue gare va a concludere la storia. Si tratta nei fatti di un'ampia fase di grinding in cui bisogna un po' inventarsi qualcosa per imprimere un'accelerazione alla progressione: se con le normali vittorie si intascano appena 100 dollari, è possibile truccare una corsa, provare a effettuare l'hacking di una banca, dedicarsi al controllo di una mandria di canguri (ebbene sì) oppure consegnare pizze in bicicletta per cercare di ottenere più denaro e arrivare prima al traguardo. Nel mezzo, una serie di vincoli abbastanza stringenti che riguardano la struttura di gioco, impostata come una successione di location interconnesse da esplorare a piedi per accedere a negozi di dischi dove acquistare i brani della (bella) colonna sonora, mangiare un boccone, riparare l'hoverbike e acquistare potenziamenti, esattamente come nelle fasi iniziali.

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Spesso recarsi in un luogo particolare, come ad esempio l'agenzia per l'iscrizione alle gare o la pizzeria per cui facciamo le consegne, dà il via alla relativa attività per poi riportarci al punto di partenza e creare in questo modo un allungamento artificioso della durata dell'esperienza, che ci obbliga ogni volta a raggiungere nuovamente quel luogo per poter andare avanti. Non è neanche tanto questo il problema di Desert Child, che con le sue suggestioni e le sue atmosfere si lascia apprezzare, anche grazie a qualche tocco di classe legato allo stile retrò della grafica, quanto piuttosto la già citata, eccessiva semplicità delle fasi principali, le gare, che dotate di un così scarso spessore e di una forte ripetitività rendono l'esperienza francamente noiosa.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Prezzo 10,99 €
Multiplayer.it
6.0
Lettori (1)
7.8
Il tuo voto

Desert Child parte con ottimi presupposti, grazie al gradevole stile retrò e a un'eccellente colonna sonora: questi due elementi concorrono a creare atmosfere piacevoli e accattivanti, che sulle prime catturano l'attenzione e fanno chiudere un occhio rispetto a determinate ingenuità. Quando però ci si aspetta che l'esperienza faccia un passo in avanti, capita invece di ritrovarsi incastrati in una stucchevole fase di grinding che ci accompagna fino al termine dell'avventura. In tale frangente non aiuta purtroppo la resa semplicistica e ripetitiva delle gare sulle hoverbike, che con un minimo di spessore e varietà in più avrebbero potuto quantomeno limitare i danni di un concept sulla carta intrigante, ma che nella pratica si rivela piuttosto deludente.

PRO

  • Bello lo stile grafico retrò
  • Ottima colonna sonora
  • Qualche idea interessante...

CONTRO

  • ...in mezzo a tante ingenuità
  • Gare semplicistiche e ripetitive
  • Gestione dell'hub discutibile