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Dragon Quest Treasures, recensione

Il nuovo spin-off di Dragon Quest XI ci porta a cercare tesori in compagnia dei giovani Erik e Mia in una sorprendente avventura per Nintendo Switch.

Dragon Quest Treasures, recensione
RECENSIONE di Christian Colli   —   08/12/2022

Come tanti GDR anche Dragon Quest ha avuto i suoi spin-off, e tra i titoli che si sono susseguiti negli anni, quelli incentrati sul variopinto bestiario della serie - curato, come sempre, dal mangaka Akira Toriyama - sono senza dubbio i più apprezzati. Dragon Quest Treasures non è esattamente il nuovo Dragon Quest Monsters: Joker che molti aspettavano, ma con un cast come quello di Dragon Quest XI lo spin-off si scriveva praticamente da solo, e l'idea di metterci come protagonisti Erik e sua sorella Mia, molti anni prima che incontrassero il Lucente, è stata un colpo di genio.

Ciò nondimeno, abbiamo cominciato la nostra partita con una punta di scetticismo, e nella nostra recensione di Dragon Quest Treasures vi spiegheremo cosa ci ha fatto cambiare idea dopo il noiosissimo prologo iniziale.

Tesori e mostri

Dragon Quest Treasures racconta un'avventura di Erik e Mia quando erano bambini
Dragon Quest Treasures racconta un'avventura di Erik e Mia quando erano bambini

Il prologo di Dragon Quest Treasures imbastisce la narrativa di questo spin-off, raccontandoci come Erik e Mia siano finiti nell'arcipelago flottante di Draconia dopo aver trovato due pugnali magici che permettono di comunicare coi mostri. Armati di questo potere, e della capacità di percepire i tesori sepolti nelle vicinanze, i due bambini fondano una brigata tutta loro con l'obiettivo di trovare le Sette Gemme del Drago - no, sul serio! - prima degli altri cacciatori di tesori per ristabilire la pace nelle lande di Draconia... e magari diventare ricchi sfondati al tempo stesso.

Una trama che è un pretesto, tirato un po' troppe per le lunghe in un prologo che serve a stabilire i personaggi, le rivalità e le basi del gameplay attraverso una miriade di scenette e dialoghi che metteranno a dura prova i nervi di chi vorrebbe soltanto giocare. Gli autori hanno annacquato le caratteristiche di Erik e Mia, che ancora non sono i lestofanti conosciuti in Dragon Quest XI: è bene precisare che i fan dello splendido GDR nipponico ritroveranno solo loro in questa storia, che praticamente non si ricollega in alcun modo al titolo originale... se non per le musiche, che sono proprio le stesse composte da Kōichi Sugiyama per l'undicesimo capitolo e per ogni altro Dragon Quest precedente.

I più appassionati, invece, riconosceranno nei tesori dissotterrati dai nostri beniamini un tripudio di citazioni e riferimenti a tutti i Dragon Quest, tra statue che raffigurano personaggi e mostri iconici, riproduzioni di armi e armature, manufatti e così via. Ogni tesoro ha un valore specifico, che dipende dalla sua qualità e rarità: il conteggio complessivo accresce il grado della brigata di Erik e Mia, e sta proprio lì il trucco del gameplay, il meccanismo che trasforma Dragon Quest Treasures in una piccola ma inarrestabile dipendenza. Una volta superato il suddetto prologo, infatti, si spalanca un mondo da esplorare liberamente. A frenare il giocatore ci sono solo i passaggi che richiedono specifiche capacità di movimento e il livello dei nemici, che si possono comunque aggirare con un po' di bravura, ma fondamentalmente è possibile scegliere un'isola dell'arcipelago ed esplorarla subito in lungo e in largo.

La strutturazione geografica delle mappe è notevole. Ogni isola rappresenta un bioma - il deserto, le montagne innevate, le campagne e così via - e si sviluppa sia orizzontalmente che verticalmente. Le abilità dei mostri, come la planata o il lancio, aiutano il giocatore a raggiungere i diversi luoghi, ma non c'è una progressione lineare da rispettare, poiché le abilità sono tutte disponibili fin da subito: bisogna solo procacciarsele.

Dragon Quest Treasures, potete reclutare praticamente qualsiasi mostro
Dragon Quest Treasures, potete reclutare praticamente qualsiasi mostro

La storia affida a Erik e Mia un paio di mostriciattoli fin da subito, ma gli altri si dovranno convincere a suon di botte: sconfiggendo un nemico, c'è la possibilità che si proponga alla brigata nell'apposita schermata di reclutamento. A quel punto, dovremo solo spendere i materiali richiesti per annettere il mostro alla brigata e aggiungerlo alla squadra, che si compone di Erik o Mia - possiamo scegliere chi controllare alla base, fermo restando che tra i due non c'è alcuna differenza di gameplay o narrativa - e un massimo di tre mostri. Sebbene non ci sia una gran varietà di famiglie di mostri, ciascuna variante possiede vulnerabilità elementali diverse o specifici incantesimi o colpi speciali, come l'Attacco del drago, una sorta di super mossa che scarica l'indicatore sotto il ritratto di Erik/Mia e colpisce tutti i nemici nell'area.

Scegliere i mostri giusti è importante non tanto per il loro kit di abilità da combattimento o di movimento, ma anche e soprattutto per le loro capacità di percezione che aiutano a scovare meglio i tesori nascosti nelle isole. Ed è qui che entra in gioco il Tesoroscopio.

Dragon Quest Treasures, il Tesoroscopio aiuta a localizzare i tesori più rari
Dragon Quest Treasures, il Tesoroscopio aiuta a localizzare i tesori più rari

Se i mostri che ci portiamo d'appresso sono compatibili coi tesori percepiti nell'isola - un valore che cambia ogni volta che torniamo alla base - allora troveremo i forzieri meno rari semplicemente a vista. Ma nel caso in cui ci sia un tesoro raro nei paraggi, i mostri ci avvertiranno di usare il Tesoroscopio, un manufatto che indica la direzione in cui è presente il forziere e che innesca le Visioni mostruose: in pratica scatta una foto dalla prospettiva di ciascun mostro, e starà a noi triangolare la posizione del prezioso per andare a dissotterrarlo. È una dinamica interessante - anche se avrebbe potuto essere più intuitiva e scorrevole - che rappresenta soltanto il preludio al loop di gameplay, perché a questo punto abbiamo scalfito soltanto la superficie di Dragon Quest Treasures.

Su e giù per Draconia

Dragon Quest Treasures, la Terra del Dietro è una regione innevata
Dragon Quest Treasures, la Terra del Dietro è una regione innevata

Ci ha sorpreso, infatti, che Dragon Quest Treasures combini una miriade di meccaniche e funzionalità in modo del tutto organico, in una specie di catena di montaggio irresistibile. Prendiamo questi benedetti tesori: una volta raccolti, li affideremo automaticamente ai nostri mostri, che però ne possono portare solo un certo numero a testa, e quel numero dipende dalla loro dimensione e tipologia. Non solo. Se un mostro viene sconfitto in battaglia, o colpito da un attacco stordente, potrebbe lasciar cadere il forziere, che dovremo correre a riprendere prima che qualcuno ce lo rubi. Se poi Erik o Mia finiscono KO, è Game Over. E se in alternativa decidiamo di tornare alla base con la ritirata di emergenza, si perdono tutti i forzieri raccolti: l'unico modo per riportare a casa il bottino e farsela a piedi - e in questo caso aiutano parecchio le stazioni ferroviarie da ripristinare nelle diverse regioni - o consumare la tradizionale Ala di chimera.

Non è mica finita, perché la brigata conquista nuove funzionalità ad ogni grado raggiunto, ma al contempo si ritrova ad affrontare anche nuove sfide. A un certo punto dovremo vedercela pure con le brigate rivali, che ci daranno letteralmente la caccia mentre esploriamo Draconia, tra imboscate e inseguimenti in cui dovremo difendere i nostri forzieri con le unghie e con i denti.

Dragon Quest Treasures, la Planata aiuta a raggiungere luoghi lontani e a non spiaccicarsi a terra
Dragon Quest Treasures, la Planata aiuta a raggiungere luoghi lontani e a non spiaccicarsi a terra

Per fortuna potremo contare su varie funzionalità, come la mensa, in cui prepareremo deliziosi manicaretti che possono potenziare temporaneamente i nostri mostri, o l'armaiolo, che ci fabbricherà i proiettili della fionda coi materiali che abbiamo raccolto in giro per Draconia. La fionda è uno strumento utilissimo che tenderete a ignorare nelle prime ore di gioco, ma che progredendo nell'avventura diventa sempre più importante.

Il sistema di combattimento è infatti molto semplice. Noi controlliamo solo Erik o Mia, che possono concatenare una combo di pugnalate, schivare con una capriola dal discreto intervallo di invulnerabilità, o rubare gli oggetti dei nemici attraverso un basilare minigioco. I nostri mostri sono controllati da una discreta intelligenza artificiale, e al massimo possiamo ordinare loro di radunarsi, attaccare un preciso bersaglio o scagliare i loro Attacchi del drago. La fionda, accessibile tramite una combinazione di tasti che permette di agganciare i bersagli con facilità, ci consente non solo di curare i nostri mostri all'occorrenza coi proiettili specifici, ma anche di controllare il campo di battaglia impiegando munizioni che paralizzano, stordiscono, addormentano, avvelenano o infliggono diversi danni elementali, diretti o ad area.

Dragon Quest Treasures, la fionda è un'arma utilissima specie contro i boss
Dragon Quest Treasures, la fionda è un'arma utilissima specie contro i boss

Per quanto immediati, i combattimenti di Dragon Quest Treasures - che non sono a turni, ma questo l'avrete già capito - riescono a essere piuttosto coinvolgenti, specie se affrontate nemici di livello più alto della comitiva. Il ché non è poi così improponibile: usando i proiettili e i mostri giusti, e schivando all'occorrenza, è possibile stendere nemici molto più potenti di Erik, e annetterli così come sono alla brigata. In questo modo, ci si ritrova a gironzolare con le formazioni più disparate, e a progredire nel gioco secondo il proprio ritmo e la propria bravura, magari compensando i punti deboli dei mostri con le Medaglie mostro, gli unici accessori che possiamo equipaggiare per migliorare le statistiche.

La "campagna" resta tuttavia ancorata alla crescita della brigata, che sblocca i piani del Dedalo, una sorta di gauntlet diviso in piani e fasce di difficoltà/livello. Ogni boss del Dedalo custodisce un indizio che conduce a una Gemma del Drago, ma le missioni sono piuttosto articolate e ci sono nuovi boss da affrontare mettendo in atto le strategie più disparate. Dragon Quest Treasures è ricchissimo di missioni principali e secondarie - giornaliere oppure no - che possiamo accettare e svolgere coi nostri tempi e che ci ricompensano con consumabili, materiali o tesori, facendoci conoscere meglio i pittoreschi abitanti di Draconia.

Dragon Quest Treasures, i tesori raffigurano personaggi e oggetti storici della saga
Dragon Quest Treasures, i tesori raffigurano personaggi e oggetti storici della saga

Da un punto di vista strettamente contenutistico, Dragon Quest Treasures è un titolo impressionante: c'è davvero tantissimo da fare e l'interfaccia, intuitiva quanto essenziale, aiuta a identificare le diverse missioni, le distanze da percorrere e gli obiettivi, ma a volte si ha la sensazione di essere un po' sopraffatti dai meccanismi a incastro, per il semplice motivo che si appoggiano tutti a un continuo andirivieni inframmezzato da brevi cinematiche, caricamenti e lunghe scarpinate a piedi o in groppa ai mostri. Alcune missioni, poi, sono palesemente strutturate per allungare il brodo, facendoci fare avanti e indietro dal quartier generale solo per fabbricare un oggetto o reclutare un mostro specifico, alimentando un certo senso di ripetitività.

Il problema si sente soprattutto perché, graficamente, Dragon Quest Treasures arranca e non poco. Il colpo d'occhio è apprezzabile, e ricorda Dragon Quest XI a più riprese, ma si sogna la sua stabilità sulla console ibrida Nintendo. Questa specie di open world paga il prezzo di una fluidità inconsistente, un pop-in che qualche volta infastidisce e una telecamera che durante i combattimenti tende a impazzire, anche agganciando i nemici.

Quando si sale in cima a una montagna, e da lì si ammira la vastità dell'isola che stiamo esplorando, non si può fare a meno di pensare a titoli meglio ottimizzati come il recente Xenoblade Chronicles 3. Per assurdo, Dragon Quest Treasures ci è sembrato più consistente in portabilità che in Dock, al netto di una risoluzione più bassa che sporca appena l'immagine. Non stiamo parlando di chissà quale disastro, insomma, ma sicuramente si sarebbe potuto fare di meglio.

Dragon Quest Treasures, le missioni secondarie sono tantissime
Dragon Quest Treasures, le missioni secondarie sono tantissime

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (13)
7.2
Il tuo voto

Non credevamo che Dragon Quest Treasures ci avrebbe divertito così tanto: pur con le sue spigolosità - specialmente dal punto di vista tecnico - il titolo Square Enix è un gioiellino che incastra tantissime dinamiche in un tutt'uno che funziona e incolla allo schermo di Switch per parecchie ore, specie se ci si impunta di trovare tutti i tesori e scoprire ogni segreto di Draconia. Su un'altra piattaforma forse sarebbe riuscito meglio, ma al momento non sembra sia prevista alcuna conversione. In ogni caso, non possiamo fare a meno di consigliarlo ai super fan di Dragon Quest e a chi cerca un'avventura fantasy coloratissima e spensierata.

PRO

  • Tantissimo da fare tra tesori, mostri da reclutare e missioni da risolvere
  • La progressione libera incastra in modo ingegnoso le varie dinamiche
  • L'universo di Dragon Quest ha sempre il suo fascino

CONTRO

  • La fluidità incostante e altre sbavature tecniche
  • Le musiche riciclate da Dragon Quest XI
  • In certi momenti può diventare ripetitivo