Mentre iniziavamo a riflettere sulla recensione di Gears Tactics, ci è apparso subito chiaro che rivisitare XCOM non ha portato fortuna solo a Firaxis, ma ha dato modo a molti sviluppatori di provare a costruire qualcosa di analogo, e spesso con un buon riscontro di pubblico. Dopo decenni senza uno strategico all'altezza della famosa serie, tra indie e software house rinomate le alternative ad XCOM oggi non mancano di certo; non dimentichiamoci che ne esiste anche una versione in salsa Nintendo, Mario + Rabbids Kingdom Battle, creata dagli studi milanesi Ubisoft che, ad oggi, rimane uno dei titoli terze parti più venduti su Switch.
Per noi appassionati è sempre una buona notizia quando ne viene annunciato uno nuovo, perché di giochi come XCOM non ce ne sono mai abbastanza, e una buona notizia è stata anche scoprire che Splash Damage e The Coalition avrebbero collaborato per fare in modo di trasformare Gears of War, lo shooter in terza persona più accattivante degli ultimi anni, in un altisonante Gears Tactics. L'operazione è furba quanto intelligente, fatta con amore e ricca in produzione, ma presenta alcuni problemi che ne limitano in parte le indiscusse qualità. Il bilancio rimane senza dubbio positivo, ma è impossibile nascondere quel retrogusto amaro nel momento in cui i titoli di coda scorreranno sullo schermo.
Un po' XCOM, tutto Gears
Precisazione: Gears Tactics non vuole sostituire XCOM, non ne ha le qualità ma nemmeno le intenzioni visto che a partire dalla campagna, fino ad arrivare alle più sostanziali differenze nel gameplay, nel gioco Microsoft c'è un chiarissimo intento di semplificare e velocizzare. In Gears Tactics non c'è ombra di meccaniche più gestionali, e non si viene coinvolti in scelte strategiche ma solo in quelle tattiche, ovvero che coinvolgono strettamente i soldati sul campo di battaglia.
Il gioco è strutturalmente più simile alla sua controparte action, con una trama già incisa e per questo estremamente lineare, annodata a una sequenza di missioni che obbligherà a un'alternanza tra principali e secondarie che nel primo atto funziona piuttosto bene, trasformandosi lentamente in una sorta di zavorra. Il problema di Gears Tactics è che più si avanti, più aumenteranno le secondarie da completare per sbloccare la prossima grande missione principale, artificio che considerando i compiti proposti sembra più un modo per allungare l'avventura, invece che per narrare una storia migliore, od offrire situazioni sempre più bollenti al giocatore.
Ma la linearità offerta da Gears Tactics non deve essere per forza vista come un limite, cosa vera soltanto una volta finito il gioco, ma un modo per offrire un'esperienza più concentrata e meno dispersiva di XCOM, cosa che siamo certi sarà gradita da alcuni giocatori che trovano il capolavoro Firaxis troppo cerebrale e per certi versi intimidatorio. Quel che potrebbe generare dei problemi non è tanto l'aver preferito una trama prestabilita a una struttura più aperta, ma il fatto che questa si riveli fin da subito la classica storia alla Gears, con tutti i suoi classici limiti e i sempre meno popolari punti di forza. Meglio della trama sono i personaggi, specialmente quelli che entreranno in scena nelle fasi più avanzate. Naturalmente se questo tipo di racconto, se questo drammone stereotipato e i suoi personaggi eccessivi ancora stimola in voi qualche interesse, nessun problema: siete in una botte di ferro. Tutti gli altri però non si tirino indietro: una volta che avrete ai comandi il vostro manipolo di soldati, il divertimento è tale che il contesto perderà inevitabilmente d'importanza, potrete insomma tranquillamente fregarvene di ogni parola per concentrarvi sul gameplay.
Movimento libero
Sebbene non sia il primo strategico a provarci, il tentativo di Gears Tactics di eliminare le classiche griglie del genere è probabilmente il migliore e più preciso di sempre. Come verosimilmente già saprete, nei giochi di strategia di solito le unità si possono spostare solo su caselle predefinite che a volte hanno forma di un quadrato e altre di esagoni, ed è il sistema che usa anche XCOM. Gears Tactics elimina dall'equazione questo retaggio scacchistico permettendo all'utente di spostare liberamente o quasi i suoi soldati sul campo di battaglia. Sono ancora presenti i punti movimento, tre per personaggio al netto di eventuali bonus, che potranno essere utilizzati per camminare più o meno lontano, per sparare con le armi ed utilizzare eventuali poteri speciali.
L'assenza delle griglie porta inevitabilmente a una leggera approssimazione, che diventa ben visibile quando per esempio ci verranno concessi quei metri in più per arrivare alla copertura selezionata, ma che non genera nessuno squilibrio nel gameplay. Anzi, a dirla tutta Splash Damage non poteva fare scelta migliore: nonostante un'impostazione classica gli avrebbe evitato diversi grattacapi, noi non avremmo avuto la giusta dose di "Gears" perché è chiaramente un "Gears" quello che abbiamo giocato. Il più grande risultato raggiunto da questo strategico è quello di aver mantenuto in piedi le colonne portanti del gioco Epic e successivamente The Coalition. La possibilità di muoversi liberamente, l'aver tolto di mezzo caselle e diagonali, è solo una delle cose che hanno permesso di ricreare quel ritmo, quel tipo di close quarter combat per il quale Gears of War è divenuto famoso.
Giustizia e non fermarti
Le locuste di Gears Tactics tendono ad attaccare in ondate numerose, facendo largo uso di un particolare sistema di overwatch/sorveglianza che dovremo presto imparare ad utilizzare anche noi. A differenza di altri giochi, dove questa funzione permette a un'unità di aprire il fuoco se un nemico in movimento entra nel suo campo visivo, in Gears Tactics per attivare l'overwatch è necessario disegnare sul terreno un cono colorato che determinerà la direzione da tenere d'occhio, e a quale distanza dal nemico iniziare a sparare. Questo è forse l'elemento migliore delle battaglie di Gears Tactics, perché rende il classico overwatch parte di una strategia più grande. Un'altra caratteristica non esclusiva di questo gioco ma comunque ben interpretata dagli sviluppatori è la possibilità di ricevere un punto di movimento extra per ogni unità su campo. Per riuscirci bisognerà prima atterrare un nemico, e poi terminarlo con un colpo di grazia esattamente come accade nel classico Gears; da notare che la possibilità di ricevere un punto movimento in più vale fino a quando avrete nemici da giustiziare, e di conseguenza può prolungare un singolo turno un bel po', alcune volte anche fino a quando non avrete eliminato totalmente la minaccia aliena. In realtà questo è un po' il segreto di tutto Gears Tactics: qui le ondate avversarie vanno spazzate via in flusso continuo, ovvero concedendogli meno spazi possibili sparando, segando e spappolando prima che abbiano la possibilità di mettere in piedi anche la più timida risposta.
Questione di talento
Per riuscirci dovremo logicamente sfruttare a dovere le abilità di ogni personaggio, tra eroi (ovvero i protagonisti che non dovranno mai e poi mai morire) e soldati di ventura che si uniranno alla nostra causa strada facendo (che in alcuni casi potremo permetterci di sacrificare in battaglia). I personaggi che sopravviveranno alle battaglie racimoleranno punti esperienza che potremo spendere in molte abilità, sia attive che passive e diverse per ciascun ruolo. La profondità dell'offerta è tale che è possibile trasformare due soldati dello stesso ruolo in combattenti adatti in situazioni molto diverse.
Durante le missioni, con un minimo d'impegno nei confronti dell'esplorazione, potremo mettere le mani su diverse casse contenenti numerose modifiche per ciascuna delle armi presenti, (suddivise in mirini, calci, paraspalla, otturatori e caricatori), in modo da aumentare ulteriormente il grado di specializzazione della singola unità, ma anche per dare a ciascuna sputafuoco un carattere unico. Come vuole la tradizione non sempre rispettata, anche in Gears Tactics è possibile customizzare l'aspetto di ogni soldato, scegliendo l'armatura più adatta tra quelle sbloccate, e applicando e colorando fantasie da utilizzare anche sulle armi; è anche possibile cambiare nome, cognome e nickname di ogni soldato, tranne che naturalmente agli eroi.
Destroyed beauty
Gears Tactics inizia col botto, tanto che non vuoi più smettere di giocare. È troppo bello posizionare i nostri soldati per fare in modo che si coprano le spalle a vicenda, lanciarli all'inseguimento dei nemici con la sega del Lancer pronta all'azione, lavorare di logica e strategia affinché il combattimento non interrompa il nostro viaggio verso l'obiettivo di turno. Ma soprattutto lo è muoversi e combattere in ambienti che tornano a richiamare la destroyed beauty dei primissimi episodi, straordinariamente gotica ma comunque in grado di lasciar trasparire la fulgida meraviglia di un passato che non ci viene mai mostrato, e che potremo soltanto immaginare. Su una cosa infatti è impossibile non essere tutti d'accordo: graficamente Gears Tactics è uno dei migliori strategici in circolazione, se non addirittura il migliore.
L'Unreal Engine 4 è stato utilizzato in modo tanto impeccabile che la differenza con l'imponente Gears 5 è soprattutto una questione di stile, più che strettamente tecnica. Peccato che dal secondo atto inizieranno a ripresentarsi elementi grafici con una certa insistenza, cosa accettabile se le mappe fossero create proceduralmente ma che dà un bel po' fastidio in un gioco così guidato, che ha nelle mani la possibilità di stupire in ogni missione. È un problema che come anticipato coinvolge anche le missioni proposte, tutte molto simile tra loro non solo negli obiettivi, problema relativo, ma proprio nello svolgimento.
Il boss del remix
Da metà gioco in poi l'effetto sorpresa cala consistentemente e quella grande voglia di divorarsi il gioco calerà di conseguenza. Fortuna che alcune missioni principali fanno di tutto per rialzare l'attenzione del giocatore, soprattutto quelle che vi metteranno davanti ai nemici più grandi che andranno combattuti e sconfitti come dei classici boss di fine livello: imparando le loro strategie, adattandoci alle diverse fasi di attacco e rispondendo di conseguenza sfruttando al massimo eventuali (immancabili!) punti deboli. Il problema di ritmo che si presenta nelle fasi più avanzate del gioco è anche un problema di bilanciamento della difficoltà, con alcuni picchi che potrebbero indispettire anche il più paziente tra gli strategici. Per arrivare alla fine di Gears Tactics abbiamo impiegato circa una trentina di ore e dopo i titoli di coda siamo stati omaggiati di una nuova modalità veterano. Scegliendola, potremo continuare a giocare e a migliorare i nostri soldati mettendoci alla prova con delle versioni "remixate" delle missioni già completate; questo è un modo piuttosto sincero per garantire a Gears Tactics quella perpetuità tipica del genere, e lo abbiamo apprezzato, ma appare subito chiaro che i limiti alla struttura di gioco non forniscono abbastanza motivazioni per continuare a combattere. A questo punto, molto meglio ripartire daccapo mettendosi alla prova con un livello di difficoltà più alto.
Conclusioni
Gears Tactics è fatto dannatamente bene: è veloce, è snello, è bestiale, violento e sporco. Graficamente non sembra nemmeno uno strategico, per quanto dettaglio e per quanti effetti si sgomiteranno contemporaneamente sullo schermo. Il guaio è che più si procede nel gioco e più questo sembrerà rallentare, colpa di un gameplay eccezionale ma troppo monocorde nell'offerta, con missioni che in fondo proporranno quasi sempre lo stesso tipo di scontro. Vi divertirete, questo è fuori di dubbio, ma si poteva fare molto di più.
PRO
- Grafica spettacolare
- Gameplay centrato
- Personaggi divertenti
CONTRO
- Missioni secondarie obbligatorie e nemmeno così divertenti
- Troppa trama e poca casualità