Oltre a un mood piuttosto solare, Go Vacation in versione Switch ci ha fatto sorridere più che altro perché forma e sostanza sono di un gioco Wii. Poligoni, texture, aspetto, logica e soprattutto concept affondano tutti le mani in un'era per certi versi magica, seppur velocemente chiusa nel dimenticatoio da consumatori ormai stanchi, al tempo, di motion control. Per questo e altri motivi è ironico constatare che il port di Bandai Namco - molto diretto - è un casual party game in un'era completamente opposta a quella della release originale in quanto oggi, di casual game console legati ai controlli di movimento, non ce ne stanno praticamente più. Ci sarà un motivo, voi direte, e siamo d'accordo; ma Go Vacation era ed è un prodotto principalmente per pargoli, con attività, gameplay e filosofia disegnate per un'utenza molto giovane, magari proprio in vacanza, quindi come tale dovrebbe essere trattato e spiegato. Ciò che purtroppo, in un contesto del genere, stride molto, è il prezzo pieno: ci sono alcune piccole novità ma per un semplice port con risoluzione aumentata, sette anni dopo, è strano richiedere nuovamente un obolo così importante.
Parco avventure
Con quattro resort tematici a disposizione, Go Vacation è sostanzialmente un grande parco di mini-giochi all'interno del quale Bandai Namco, per differenziare la propria creatura dai competitor first-party e accrescere la soddisfazione del giocatore, aveva inserito meccaniche di esplorazione e piccole scoperte. Su Switch il tutto si sviluppa in maniera analoga: l'avventura in singolo è un lungo tutorial guidato in cui cambiando mezzi e seguendo consigli e indicazioni si passa da un gioco all'altro senza reali soluzioni di continuità, tramite una curva di apprendimento sempre tarata verso un basso livello di difficoltà. Se vissuta da mani giovani e inesperte, il viaggio si rivela divertente; l'esperienza in singolo di Go Vacation è un percorso che si mantiene sulla stessa linea di intrattenimento, senza mai alzarsi a picchi ma nemmeno scendendo più di tanto nel piattume ludico.
Le nostre mani, però, sono state ampiamente istruite da anni di motion control: purtroppo, se la fascia anagrafica si alza, i minigiochi dell'avventura faticano ad avere presa. Il gameplay è dominato quasi sempre da meccaniche di movimento basiche, nonché da combo di massimo due tasti, il che si traduce a quanto scritto poc'anzi: la difficoltà e la struttura del single player non è fatta per utenti esperti, bensì per intrattenere fasce di giocatori precise, oppure casual. Ci sono minigiochi carini, altri meno, alcuni più freschi, talvolta già visti o dal mordente veramente inesistente. La logica di esplorazione funziona abbastanza: l'alternarsi di veicoli a disposizione e la presenza di segreti fornisce un buon piccolo mordente per sperimentare e girare, alternando qua e là minigiochi di avanzamento. Niente di incredibile, ma nemmeno indegno di nota; stupisce più che altro le schermate di caricamento, molto secche e talvolta lunghe. Tutto sommato, il percorso in singolo proposto vale la somma delle parti.
In più
L'avventura, oltre a fornire un viaggio neutro, senza particolare narrazione o interazione con i personaggi non giocanti, è lo strumento che permette di sbloccare i minigiochi fuori dalla storia e quindi riproporli in contesti di gruppo. Se questo è il vostro vero obiettivo, sappiate che la versione Switch fa una trasposizione abbastanza fedele della controparte originale, supportando i Joy-Con, il Pro Controller in singolo e multigiocatore fino a 4 persone, usando magari anche un singolo pad in casi specifici. C'è da dire che l'elemento umano scalza immediatamente la questione CPU: avere persone senzienti a fianco alza esponenzialmente l'interesse e il profilo di giochi dove c'è margine di competitività, rendendo alcuni esperimenti anche molto divertenti.
Come non citare la sfida a pistole ad acqua o palle di neve, o banalmente anche il tennis, seppur meno rifinito di esperienze al tempo regine come Wii Sports: ci sono insomma momenti di piacere in multiplayer, segno che il casual game dei minigiochi sa ancora dare soddisfazione se posizionato nel giusto modo. Go Vacation prende spunto da altri mostri sacri come The Sims per proporre meccaniche di costruzione e personalizzazione: il gioco offre infatti la possibilità di costruire una villa e riempirla di oggetti. Basta lasciarsi andare alle sfide lanciate dagli NPC per arricchirsi di strumenti atti a dare tocchi alla propria villa. Ancora una volta nulla di sconvolgente, ma è un'aggiunta simpatica. A parte questo, torniamo sul focus del paragrafo: è evidente come Go Vacation viva del multiplayer ed è all'interno di questo cerchio che il prodotto propone attività un pochino più trasversali a livello anagrafico.
Conclusioni
Giocare in compagnia rimane forse la quintessenza del videogioco vissuto come momento di aggregazione ludica; se seguiamo questo caposaldo, Go Vacation è un bel mezzo per far divertire bambini e più in generale utenti molto poco avvezzi al medium. Corposo in quantità, con alcune trovate divertenti, il casual game di Bandai Namco su Switch ripropone con un port piuttosto fedele sotto quasi ogni punto di vista una tipologia di intrattenimento oggi dimenticata. Chiaro però che l'esperienza è e rimane, nella quasi totalità del suo concepimento, dedicata a un pubblico molto giovane; chiunque non rientra nella categoria si ritroverà un prodotto figlio di due generazioni fa a livello tecnico e - escluso qualche minigioco più riuscito - piuttosto basico nell'offerta ludica.
PRO
- Più di 50 minigiochi
- Buon titolo per bambini
- Alcuni minigiochi veramente carini in multiplayer locale...
CONTRO
- ...ma non sono molti
- Port sin troppo fedele a livello tecnico
- Prezzo pieno?