Approcciarsi a un titolo come Grotto significa lasciarsi trasportare in un tempo lontano, dove divinatori e tribù ancestrali condividevano una terra fertile e primigenia. Tra stelle, ossa e traiettorie della ragione, abbiamo completato il viaggio mistico e siamo pronti a dire la nostra in questa recensione di Grotto.
Puntare tutto sulla narrazione
Le vicende di Grotto ci calano nei panni di un indovino che vive in una caverna nei pressi di un villaggio. Il nostro compito è quello di consigliare gli abitanti di quest'ultimo, i Bruti, una tribù primitiva e bellicosa. Attraverso le nostre scelte, rappresentate dalle costellazioni che pensiamo essere più adatte alla situazione, influenzeremo il corso degli eventi che riguardano questo popolo e la sua evoluzione nel tempo.
Sulla carta, le possibili diramazioni sono parecchie, ma il fatto che spesso i personaggi attuino un processo di interpretazione (dato che noi ci limitiamo a consegnare loro un simbolo, senza proferire parola alcuna), spesso spinge in direzioni specifiche e irreversibili, dando al giocatore un controllo minimo sullo svolgimento degli eventi. C'è anche da dire, però, che l'intento degli sviluppatori (il piccolo team di Brainwash Gang) sembra essere quello di narrare una storia di equivoci, piena di decisioni indotte e suggerite. Il che non spinge a essere troppo critici sulle svolte di trama eccessivamente forzate, pur non giustificandole totalmente.
In generale, la storia raccontata è interessante, anche se si fatica a empatizzare con i vari personaggi presentati, vuoi per una caratterizzazione fin troppo convenzionale, vuoi per il poco spazio dato a ognuno, insufficiente per uno sviluppo convincente. Il gioco, infatti, dura poco più di quattro ore.
Ci piacerebbe poter dire che il livello di rigiocabilità è alto per via delle diverse ramificazioni della narrazione. Tuttavia, almeno per quanto ci riguarda, arrivati alla fine della propria partita, non c'è quella spinta che giustifichi di rigiocare il titolo più volte per vedere come avrebbe potuto evolversi diversamente la vicenda.
Un incrocio di idiomi
Dobbiamo specificare che il gioco è completamente in inglese. Quindi, dato che è un'avventura che punta tutto sulla narrazione, vi consigliamo di approcciarvi a esso solo se avete una buona padronanza della lingua. Anche perché quello utilizzato non è un inglese scolastico, quanto più un miscuglio di dialetti e varianti, che vanno dalla tradizione shakespeariana alla calata del sud-est statunitense.
È un modo interessante per differenziare la provenienza dei personaggi, ma spesso risulta fuori luogo, più adatto a un gioco come The Wolf Among Us che non a un titolo in effetti privo di riferimenti temporali precisi, ma comunque immerso in un'atmosfera decisamente primordiale, dove il gergo americano (ma anche quello britannico) contemporaneo stride. Sembra una scelta legata più al potenziale apprezzamento del titolo da parte di un pubblico maggiormente ampio e variegato che non un'effettiva decisione legata al mondo che il team aveva intenzione di portare su schermo.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 11
- Processore: Intel Core i7-10700
- Memoria: 16 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7 o successivo
- Processore: i3 o successivo
- Scheda video: NVIDIA GT 630 / 650m, AMD Radeon HD6570 o equivalente
Un gameplay contenuto
A livello di gameplay, Grotto offre poco e niente per chi vi si approccia con l'intento di trovare dell'azione o delle interazioni particolarmente complesse. Il gioco, in prima persona, è interamente ambientato nella grotta dello sciamano; non è possibile uscire dai confini di quest'ultima.
Ogni giorno, alcuni personaggi verranno a farci visita in cerca di risposte dapprima di poca importanza, ma poi sempre più impegnative, legate al territorio della moralità. Il nostro compito è quello di guardare le stelle da un grande foro nella roccia e costruire costellazioni significative (unendo i puntini in pieno stile "settimana enigmistica"). Man mano che si procede nell'avventura, si sbloccano altri oggetti in grado di aiutarci nelle nostre decisioni che, però, non sono assolutamente fondamentali ai fini del completamento dell'avventura, quanto più degli "abbellimenti" carini, ma effettivamente solo di contorno.
Una volta scelta la costellazione che riteniamo più adatta, dobbiamo "consegnarla" all'interlocutore, il quale ne evincerà ciò che ritiene più opportuno. Una volta ascoltati tutti i personaggi, bisogna coricarsi nella tenda e attendere il giorno successivo, durante il quale si ripeterà lo stesso processo.
Questo è quello che potete aspettarvi da Grotto a livello puramente ludico. Per essere un'avventura narrativa, non è neanche troppo scarna come proposta. Tuttavia, il problema si pone quando una meccanica come quella della scoperta delle costellazioni è fin troppe volte data dal caso. Basta, infatti, unire tutte le stelle e poi eliminarne le connessioni una a una per scoprire nuove combinazioni, che verranno salvate automaticamente sul muro alle nostre spalle, dal quale si può attingere rapidamente, senza dover andare nuovamente a consultare l'astro celeste. Quindi, in definitiva, anche la meccanica principale del titolo (esattamente come le scelte forzate dalla narrazione) è fine a se stessa, privata di una vera importanza e relegata al solo utilizzo meccanico.
Il fascino dell’audiovisivo
Il vero cuore di Grotto risiede senza dubbio nel comparto audiovisivo. Con un utilizzo accorto e isolato del colore, che spicca su un ambiente completamente nero, lo spazio tridimensionale realizzato in cel-shading e i personaggi bidimensionali dallo stile fumettistico e decisamente ispirato creano una scena d'insieme estremamente suggestiva, capace di catturare molto più della storia narrata. Ciò grazie anche a un comparto sonoro veramente eccellente, scandito da una colonna sonora ipnotica e da un utilizzo geniale di percussioni dal sapore primordiale che vanno a sostituire le linee di dialogo.
Proprio in questi piccoli dettagli (come i limpidi riflessi della caverna nelle pozzanghere a terra) Grotto trova la sua forza espressiva. Ma siamo ben consapevoli che un solo elemento non è in grado di risollevare un progetto claudicante su più fronti, per quanto i suoi obiettivi e i relativi risultati non siano eccessivamente ampi e ramificati su più fronti.
Conclusioni
Grotto non è un'avventura per tutti. È più un'esperienza visiva che un videogioco, dato che le immagini e i suoni raccontano più delle azioni e delle parole. Quindi, abbiamo un titolo da un lato spettacolare a livello artistico e, dall'altro, castrato a livello videoludico. È la rappresentazione vivente del dilemma che affligge questo medium: a quale aspetto va dato maggiore peso? La risposta è diversa per ognuno di noi. C'è chi darà più importanza al lato tecnico, chi a quello artistico e chi a quello ludico. Noi, in questo caso, non ci sentiamo di bocciare un progetto come Grotto, ma nemmeno di lodarlo. È uno di quei titoli ai quali un giorno guarderemo con affetto, ricordandoci più la sua atmosfera generale che non il singolo difetto.
PRO
- Visivamente molto curato
- Comparto sonoro eccellente
CONTRO
- Elementi di gameplay risicati
- Scelte morali spesso insignificanti
- Narrativamente poco convincente