Gylt, ex esclusiva Google Stadia che da qualche giorno ha debuttato anche su Steam, Xbox, PlayStation 4 e 5, è un horror dal sapore atipico. Classico nell'impostazione globale fino a sfiorare la plateale e sfacciata emulazione, restituisce sensazioni simili a quelle scaturite ed esperite durante la visione di Non Avere Paura del Buio, semisconosciuta ed ingiustamente sottovalutata pellicola diretta da Guillermo del Toro.
La percezione, lo confermerà chi ebbe il piacere di assistere al film sopracitato, è quello di trovarsi di fronte ad un prodotto concepito per i più giovani o, in generale, per chi vuole approcciarsi al genere gradualmente, con un'avventura sì inquietante, ma mai terrificante o cruenta.
Gylt, per dirla in altri termini, è un horror che potremmo definire entry level, il perfetto rito di passaggio per chi cerca suggestioni di un certo tipo, ma di cui non vuole rimanerne vittima. Anche per le tematiche che tocca, come vedremo, si compone come un'opera ideale per essere affrontata dai più giovani, pur sempre sotto l'attenta supervisione di un adulto.
Per quanto non possa affatto ritenersi un titolo memorabile, per i motivi che elencheremo in questa recensione di Gylt, la creatura di Tequila Works, già noti per aver sviluppato l'affascinante Rime, ha comunque carattere sufficiente ed un focus ben specifico per poter attirare l'attenzione di un buon numero di videogiocatori.
Bullismo e dimensioni alternative
Gylt parla di bullismo. Lo fa in maniera esplicita e diretta sin dall'inizio dell'avventura, pur non scadendo mai nel tragico, nel grottesco, nell'osceno. La narrazione si avvale di simboli e metafore per rappresentare il dramma vissuto dalla coppia di protagoniste della vicenda, ma rende tutto chiaro, facilmente leggibile ed interpretabile nel finale, consentendo a chiunque di sciogliere le allegorie e carpire appieno il messaggio che il gioco vuole trasmettere. Il livello d'astrazione, per fare un paragone alla portata di tutti, è simile a quello adottato dai film Disney e Pixar<, vago quel tanto che basta per non rendere il tutto palese sin da subito, ma comunque alla portata anche dei più giovani.
Emily, la cugina di Sally, è scomparsa ormai da settimane. Tutti hanno perso la speranza, meno che Sally, che incessantemente continua a tappezzare ogni angolo della sua città con volantini che ne segnalano la scomparsa. Un giorno, inseguita da un gruppo di coetanei poco amichevoli, la giovane si perde nel bosco e, presa la funivia per tornare a casa, raggiunge inspiegabilmente una dimensione alternativa, una sorta di Otherworld, di Sottosopra, per dirlo alla Stranger Things. La piccola cittadina abitata da Sally, infatti, sembra essere ancora al suo posto, ma tutto è in qualche modo tremendamente sbagliato, grottesco, inusuale. Più di ogni altra cosa, quasi ogni strada è pattugliata da inquietanti figure oscure pronte ad attaccare la ragazza una volta individuata.
Sono le premesse di un viaggio altamente prevedibile, soprattutto per chi conosce bene Silent Hill, ma ugualmente ricco di suggestioni e spunti di riflessione. Sally, infatti, nella sua disperata ricerca della cugina, finirà per fare i conti con sé stessa, scoprendo contradizioni ed incertezze che la condurranno, in combinazione con il numero di collezionabili scovati nello scenario, ad uno dei tre finali previsti.
La trama per svilupparsi utilizza spesso e volentieri schermate statiche in stile cartoon. L'art design, esattamente come quello utilizzato in game, punta alla semplicità visiva, tratteggiando personaggi facilmente riconoscibili e scenari mai eccessivamente carichi di dettagli. Certo, il motore grafico non è chiamato a miracoli in nessun caso, dimensioni ed ambizioni del progetto sono chiari sin dalla prima schermata, ma al di là di alcune animazioni non proprio convincenti e qualche problema con la telecamera, in generale Gylt ostenta un buon lavoro sia in termini tecnici, che stilistici.
Nonostante un cast ridotto a soli tre personaggi, nonostante un intreccio ampiamente prevedibile per chi ha un minimo di dimestichezza con il genere, la produzione riesce comunque ad attirare l'attenzione dello spettatore, incuriosito dalla drammatica vicenda personale di Emily, strettamente intrecciata a quella di Sally. Il mistero che avvolge città e dimensione alternativa, più sullo sfondo e relegata al ritrovamento di particolari documenti, aggiunge ulteriore pepe.
Torcia ed estintore
Sul piano pratico, Gylt si traduce in un titolo stealth intervallato da brevi combattimenti e puzzle dalla risoluzione mai particolarmente complessa. Non mancano spaventi o ambientazioni particolarmente inquietanti che puntano sulla prospettiva e i giochi di luci e ombre per spaventare l'utente, ma come detto in precedenza non dovete affatto aspettarvi un'esperienza minimamente paragonabile a Silent Hill.
I mostri sono dotati di un'I.A. e di un campo visivo molto limitato, consentendo alla protagonista di muoversi nell'ombra con relativa semplicità. Il level design, tra l'altro, non è mai particolarmente intricato, suggerendo chiaramente quale sia il percorso migliore per potersi celare alla vista dei nemici in pattugliamento.
A volte, tuttavia, lo scontro sarà inevitabile ed è in queste situazioni che Gylt si accosta fortemente ad Alan Wake, per l'uso del tutto simile che fa della torcia. Indispensabile per farvi strana nelle zone più buie, concentrandone i raggi in un unico punto potrete eliminare i nemici prendendoli alla sprovvista alle spalle, o mirando direttamente ai loro punti deboli. In queste occasioni, tuttavia, dovrete dare prova di possedere un minimo di capacità con il pad, sia perché i nemici tendono ad esibirsi in spiazzanti scatti, sia perché tenderete a consumare la batteria della torcia che può essere ricaricata solo scovandone di nuove nello scenario.
A inspessire il ventaglio di possibilità tattiche in vostro possesso, ad un certo punto dell'avventura entrerete in possesso dell'estintore, capace di congelare per qualche secondo i nemici, tattica utilissima in certe situazioni per guadagnare tempo e nascondersi in qualche condotto o dietro qualche riparo.
Torcia ed estintore torneranno utili anche per la risoluzione degli enigmi. Tra meccanismi a cui ridare energia attivando il giusto interruttore, pannelli da illuminare giocando con i riflessi, fuochi da spegnere e cavi elettrici da congelare, Gylt stimola l'uso della materia grigia senza mai essere troppo impegnativo. Anche in questo caso il level design sceglie volutamente di proporre sfide alla portata di tutti, anche di chi è alle prime armi con i videogiochi e non ha molta dimestichezza con pratiche e convenzioni ormai assodate nelle menti dei più navigati.
Discorso simile per le pochissime boss fight a cui prenderete parte: scontate se siete stati forgiati dal fuoco di mille battaglie, lievemente impegnative per i neofiti che dovranno spesso alternare fughe rocambolesche all'attivazione di trappole già presenti nell'arena di scontro.
Conclusioni
Gylt pesca a piene mani dalle lezioni impartite da Silent Hill e Alan Wake proponendone una crasi estremamente edulcorata. Per tematiche trattate, art design, struttura dei livelli e soluzioni ludiche proposte, il gioco di Tequila Works può ritenersi in tutto e per tutto un entry level dei giochi horror. Nel suo essere profondamente derivativo e privo di trovate originali, il gioco palesa comunque un carattere tutto suo. Lo fa con una trama che affronta di petto il tema del bullismo in età giovanile e con uno stile artistico efficace e brillante quanto basta. Può essere il battesimo di fuoco per giovani videogiocatori a caccia di un'esperienza vagamente terrificante, meglio se fruita comunque in compagnia di un adulto, o per utenti più attempati ma in cerca di un'avventura mai cruenta e particolarmente impegnativa. In ogni caso, la missione di salvataggio di Sally vi intratterrà più che a dovere per la mezza dozzina di ore che impiegherete a raggiungere i titoli di coda. Solo non aspettatevi nulla di particolarmente originale o geniale.
PRO
- Trama interessante
- Art design riuscito
- Adatto anche a chi è alle prime armi
CONTRO
- Derivativo in tutto e per tutto
- Qualche problema con le telecamere