La seconda stagione della serie TV di Halo riesce a portare a compimento, non senza qualche inciampo, l'opera di costruzione dell'universo iniziata con la prima, portandoci anche dietro le quinte di alcuni eventi fondamentali della storia dello Spartan che neppure i videogiochi hanno esplorato così a fondo. Nel corso di otto episodi, infatti, praticamente tutte le premesse necessarie a ripercorrere (seppur con le differenze dettate dall'universo alternativo) le trame dei videogiochi principali sono spiegate e messe in atto, lasciando lo spettatore con un deciso senso di soddisfazione.
Disponibile in Italia su Paramout+, la serie TV di Halo riesce a dare spazio ad alcuni momenti di crescita fondamentali non solo per Master Chief, solidamente portato a schermo da un sempre più muscoloso Pablo Schreiber, ma anche del suo team, dei comprimari principali (il personaggio di Kwan ha un senso finalmente) e di altri capisaldi della saga che non vi anticiperemo.
In questa recensione della seconda stagione della serie TV di Halo analizzeremo la struttura, la progressione e il potenziale per le stagioni future di una serie che, se arriverà la luce verde dallo studio di produzione, potrà finalmente esprimere a pieno il suo potenziale.
La caduta di Reach
Essendo stato il fulcro di tutto il materiale promozionale, non è un vero e proprio spoiler rivelarvi che il punto focale dei primi due terzi della seconda stagione della serie TV di Halo è la caduta di Reach, il pianeta che Chief considera casa sua e uno dei bastioni della guerra dell'umanità contro i Covenant. L'aspetto più interessante di questo arco narrativo è che mette alla luce la presenza di un fronte interno fra le fila della UNSC nella forma dell'ONI, l'equivalente dei servizi segreti nell'universo di Halo.
Il cattivone di turno è James Hackerson, un personaggio preso dai libri che rappresenta molto bene il lato senza scrupoli e meno eroico dello sforzo dell'umanità per sconfiggere i Covenant. A lui, però, si affianca un'altra figura, ancora più subdola e senza scrupoli, che dimostra quanto chi è al comando sia disposto a sacrificare per raggiungere la vittoria definitiva. Questo arco narrativo di guerra sul fronte interno è una forza motrice fondamentale per il protagonista, perché lo porta a consolidarsi nel suo ruolo di lupo solitario che sfida l'ordine costituito a cui i fan dei videogiochi sono abituati.
Storie parallele interessanti, finalmente
Se il punto forte della prima stagione è stato senza dubbio l'arco narrativo di Chief, il punto più debole sono state quasi tutte le storie degli altri protagonisti, soprattutto quella di Kwan, che risultavano scollegate e irrilevanti per la trama principale. La seconda stagione, con qualche notevole eccezione, riesce nel creare una rete narrativa con un senso logico di cui è possibile intuire il punto di incontro finale, ma che riesce anche a sorprendere.
La storia di Kwan torna a intrecciarsi con quella di Soren che a sua volta si ritrova intrappolato nell'ossessione per la dottoressa Halsey, sulle cui spalle poggiano il destino di Cortana e, soprattutto, di Miranda. Nel penultimo episodio, infatti, tutti questi fili si intrecciano per introdurre uno dei tasselli fondamentali dell'universo di Halo in modo organico e naturale, così da rendere completo il mosaico di nemici e amici di questa serie di storie. Lo sviluppo parallelo più interessante, però, è quello di Makee, che assume un'identità e delle motivazioni proprie.
Anche lei, infatti, porta a termine il processo di acquisizione della sua indipendenza guadagnandosi anche un iconico alleato nel processo. Un personaggio che viene introdotto in questa stagione (di cui non vi spoilereremo il nome) e che viene rappresentato in modo sorprendentemente accurato ma, sul finale, viene gestito in un modo che farà storcere il naso a molti fan della saga. Crediamo di intuire l'intento degli sceneggiatori, ma dobbiamo ammetterlo, ci sembra il punto più debole della seconda serie. Solo una stagione 3, che il nuovo showrunner David Wiener ha detto di essere "nelle sue intenzioni", potrà gettare una luce su questo dubbio.
Chief, Cortana e l’anello
Il traguardo più importante che questa seconda stagione della serie TV di Halo riesce a raggiungere, però, è l'aver costruito un finale di stagione davvero riuscito. Non faremo alcun tipo di spoiler, ma ai giocatori veterani vogliamo dire che, tranne per un piccolo particolare, è tutto ciò che potete desiderare. Ogni cosa è al suo posto e pronta per dare il via agli archi narrativi più iconici in assoluto nella storia di Master Chief, con quel pizzico di variabilità dato dal fatto che ci troviamo in un universo alternativo.
Abbiamo particolarmente apprezzato il nuovo casting di Cortana, che però mantiene la voce della stagione precedente, così come la qualità degli effetti visivi. Le battaglie, soprattutto quelle nelle astronavi o all'interno delle strutture, sono decisamente ancorate al reale con ambienti ben costruiti e armature solide che non sembrano più fatte di plastica. Allo stesso modo, i Covenant, gli Élite in particolare, hanno ricevuto una rielaborazione grafica che gli ha conferito il giusto grado di minacciosità.
Un paragrafo a parte, invece, va dedicato alla maestria con cui è stata gestita la guerra urbana su Reach. Il senso di disperazione e unità delle forze terrestri dei difensori è stato reso molto bene anche grazie a un nemico che è reso ubiquo, inevitabile e soverchiante. Ci sono tanti scontri, perdite, decisioni difficili combattimenti che sembrano impossibili e, soprattutto, una messa in scena autentica di quella fratellanza umana (in netto contrasto con le macchinazioni dell'ONI) che dovrebbe essere alla base dello UNSC.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
La seconda stagione della serie TV di Halo riesce a gettare le fondamenta di questo franchise e apre la porta a un futuro dal potenziale immenso. Il suo merito più grande è quello di aver reso accattivante l'universo narrativo, introducendo personaggi, nemici, amici e situazioni fondamentali per non doversi perdere in spiegoni nelle prossime stagione. Se a questo aggiungiamo alti livelli produttivi (soprattutto per quanto riguarda gli effetti pratici e i costumi), attori che vestono bene i panni dei loro personaggi e una narrazione che tiene il passo, allora ci viene facile raccomandare questa seconda stagione tanto ai fan quanto a chi è stato incuriosito, ma deluso, dalla prima. I difetti non mancano tra momenti noiosi, binari morti e il personaggio di Kwan che solo negli ultimi due episodi trova un senso, ma, a fronte di tutto ciò che la produzione fa bene, questi sono ostacoli facilmente superabili.
PRO
- La storia realizza finalmente il suo potenziale
- Narrative secondarie con un senso
- Effetti pratici e visivi di qualità
CONTRO
- Restano alcuni momenti morti
- A un personaggio importante non viene fatta giustizia