Fargo, Legion, Bones: Noah Hawley ha scritto e diretto alcune tra le migliori produzioni televisive degli ultimi anni. È quindi comprensibile l'entusiasmo degli appassionati che hanno seguito per oltre un lustro la lavorazione di una nuova serie televisiva incentrata sullo xenomorfo più famoso dell'universo. Hawley ha però firmato pure alcune mediocrità come The Alibi e Lucy in the Sky che invitavano alla prudenza, specialmente quando si è scoperto che il suo Alien: Pianeta Terra avrebbe ignorato la mitologia stabilita da Ridley Scott per diramare il franchise in una direzione parallela ai primi film della serie.
La storia cinematografica di Alien è diventata un macello e tra videogiochi come Alien: Isolation, spin-off contro Predator, fumetti e quant'altro, raccapezzarsi è quasi impossibile. Meglio prendere ciò che esce di buono (per esempio, il recente Alien: Romulus) e ignorare il resto. E allora com'è questo Alien: Pianeta Terra?
Un primo episodio noiosetto
Come abbiamo detto, Alien: Pianeta Terra (Alien: Earth il titolo originale) vive in una specie di bolla tutta sua. Idealmente si svolge nel 2120, quindi due anni prima dell'iconico Alien di Ridley Scott, ma alcuni particolari non combaciano con i film precedenti, in special modo con Prometheus e Alien: Covenant, che Hawley e i suoi hanno bellamente ignorato. Anzi, a dirla tutta lo scrittore e showrunner ha suggerito di prendere Pianeta Terra come una specie di linea temporale alternativa, dato che non era minimamente intenzionato a collegare tutti i puntini in un universo cinematografico coerente.
Fatta questa premessa, Pianeta Terra pesca a piene mani nell'immaginario di Alien e alle mega corporazioni come l'arcinota Weyland-Yutani, che si spartiscono il nostro mondo, ne affianca di nuove come la Prodigy fondata dall'enfant prodige Boy Kavalier. Nel tentativo di contrastare la morte biologica e l'evoluzione dell'intelligenza artificiale, la Prodigy ha imparato a trasferire le menti dei malati terminali in corpi artificiali, preservando i loro ricordi e il loro carattere, ma conferendo al contempo abilità sovrumane. In un futuro in cui gli umani coesistono con i Cyborg e i Sintetici, i cosiddetti Ibridi stanno nel mezzo.
Il primo episodio ce li presenta, in particolare la protagonista Wendy, interpretata da una Sydney Chandler che a tratti sembra uscita da Il favoloso mondo di Amélie. Il fratello di Wendy - o meglio, della bambina che era prima del trasferimento - è un medico interpretato da Alex Lawther, l'indimenticabile Nemik di Andor: quando un'astronave della Weyland-Yutani di ritorno dallo spazio profondo si schianta sulla Terra in una città della Prodigy, Wendy convince il suo capo e l'androide supervisore Kirsh (un irriconoscibile Timothy Oliphant) a inviare lei e gli altri Ibridi ad aiutare i soccorritori.
Ve lo diciamo subito: il primo episodio di Pianeta Terra è noiosetto. Sebbene inizi con un clamoroso omaggio al leggendario Alien del '79, con un equipaggio - quello della Marigot - che sembra una fotocopia di quello della Nostromo, ben presto si perde in un susseguirsi di scene abbastanza confuse che servono a stabilire l'immaginario e i nuovi personaggi, oltre a un conflitto esistenziale che probabilmente tornerà a galla nei prossimi episodi della serie. Alien: Pianeta Terra conterà infatti otto episodi a cadenza settimanale e si concluderà il prossimo 23 settembre.
Sul finire dell'episodio, la storia si fa più interessante e prende una piega abbastanza inaspettata. Siamo abituati ad associare Alien alle astronavi, agli spazi claustrofobici e, naturalmente, alla figura dello xenomorfo, l'alieno micidiale che dà il titolo alla serie e che rappresenta quasi sempre la principale minaccia cui devono scampare i protagonisti di turno. Hawley rovescia subito le aspettative del pubblico: non si limita a ricalcare la formula collaudata come ha fatto Fede Álvarez col suo Romulus, ma la distorce in modo originale, trasformandola in una specie di piccola bottega degli orrori spaziali.
Un secondo episodio più solido
Salta fuori che la Marigot trasportava esemplari extraterrestri che si sono liberati nello schianto - anche se qualcuno ha dato loro una mano, più o meno - e che adesso infestano il relitto e il palazzo contro cui si è schiantata l'astronave. Joe, il fratello di Wendy, si ritrova imprigionato con i suoi colleghi dei soccorsi in uno stabile che nel giro di pochi minuti diventa una specie di magione di Resident Evil, pieno di alieni mostruosi e pericoli ambientali. E mentre i ragazzi della Prodigy si intrattengono con i vari mostri, che non sono tutti necessariamente spaziali, diverse sottotrame prendono forma e convergono nella stessa direzione che, guardacaso, è quella in cui si muove uno xenomorfo nuovo di zecca.
E tutto a un tratto Pianeta Terra diventa un bagno di sangue. Complice la piattaforma (Disney+) e l'escamotage dei corpi sintetici, alla fine del primo episodio avevamo cominciato a pensare che la miniserie di Hawley sarebbe stata molto più moderata in fatto di violenza visiva rispetto al già citato e recente Romulus. Invece il secondo episodio prende quasi subito una deriva sanguinolenta per non dire sanguinaria, tra mutilazioni orripilanti e morti ammazzati malissimo: questa versione dello xenomorfo, più muscolosa e corpulenta rispetto alle precedenti, è veramente devastante. C'è solo un piccolissimo problema.
Mentre Alien: Pianeta Terra eccelle nei costumi e nel trucco, con una fotografia realistica e convincente, sul fronte degli effetti digitali stupisce molto meno. Le creature che infestano la Marigot sembrano uscite da un videogioco a basso budget e si nota moltissimo lo stacco tra gli attori in carne e ossa e la CGI. Lo xenomorfo è sicuramente l'alieno meglio realizzato - soprattutto perché in molti casi è interpretato da un attore in costume ritoccato al computer - anche se Hawley evita furbamente di mostrarlo mentre massacra le sue vittime, un po' perché fa più paura ciò che non si vede e un po' perché così si risparmia negli effetti speciali.
Il secondo episodio ci ha convinto: Pianeta Terra ha un potenziale enorme. Il tocco di Hawley si sente tutto. Pur reiterando qualche circostanza inverosimile - quante volte si può sopravvivere alla furia di uno xenomorfo nel corso dello stesso episodio?! - lo showrunner schiaccia subito l'acceleratore e inforca una via che non avevamo previsto e che ci ha lasciato col fiato sospeso.
In questo senso, Pianeta Terra sembrerebbe avere tutto quello che ci si aspetta da Alien ma, al contempo, ha pure una sua identità che gioca con i tratti caratteristici della serie per sorprendere lo spettatore quando meno se l'aspetta, affrontando anche tematiche più profonde di quel che si possa pensare. Per il momento sembra proprio che valga la pena proseguire: tra qualche settimana tireremo le somme sul finale, ma per adesso ci sentiamo di consigliare la visione a chi ha amato Alien: Isolation, agli appassionati di survival horror fantascientifici e, ovviamente, ai fan della serie cinematografica.