In questo 2022, Harvestella rappresenta un po' il nuovo corso di Square Enix in fatto di publisher di titoli apparentemente minori, ma in realtà assolutamente di primo piano sul profilo del gameplay. Se è vero che il colosso giapponese annovera proprietà intellettuali di forte peso nel panorama videoludico, è altresì corretto affermare che sotto lo stesso ombrello vivono tutta una serie sterminata di prodotti dal valore mediatico più modesto, seppur contraddistinti da un'anima reale e pulsante.
Harvestella si pone come ulteriore anello di una catena piuttosto semplice da leggere: Square Enix sta differenziando profondamente la propria produzione, affidando a software che potremmo definire "Singola-A" il compito di rappresentare i tanti talenti che convivono, forse appannati dai media, dentro la famosa "Casa dei JRPG". Ci troviamo di fronte a un farming simulation JRPG, uno di quegli incastri di categoria che si affidano ad autori con esperienza per fondere generi senza tradirne il nucleo centrale.
Vediamo se Square-Enix è riuscita nel tentativo nella nostra recensione di Harvestella.
Amnesie e alieni in armatura
L'incipit narrativo non è sicuramente il più originale, ma serve da introduzione: il nostro protagonista, creato con un editor molto spartano, si risveglia in un villaggio senza memoria, nel mezzo di un fenomeno noto come Quietus, che accade tra le stagioni e uccide tutto ciò che incontra. Ci vuole poco per raggiungere il primo villaggio, in cui fare conoscenza dei personaggi con i quali chiacchierare nelle prime parti dell'avventura e scoprire che il meteorite schiantato a poca distanza portava dentro un essere in armatura, noto come Omen, reputati essere malvagi e responsabili del Quietus dagli abitanti del villaggio. L'Omen si scoprirà essere una ragazza venuta dal futuro, anche lei con poca memoria, ma determinata a scoprire in che modo il cristallo vicino al villaggio chiamato Seaslight abbia a che fare con la sua personale storia.
È un inizio sicuramente molto, ma molto JRPG quello di Harvestella, piuttosto lento nella sua esecuzione, con un ritmo particolarmente cadenzato, condito da frequenti stop narrativi (come andare spesso a dormire). La storia ci mette un po' a ingranare: considerate che abbiamo contato 5 ore solo per raggiungere il primo semi-boss, in quello che è il primo dungeon - piuttosto semplice - della trama e ancora la sensazione era di trovarsi nel mezzo di un lungo tutorial. Probabilmente, scoprirete tutto quello che ha da offrire il gioco non prima di una decina di ore, un periodo decisamente più lungo della media.
Il tempo speso, però, ha un risvolto non banale: la calma serafica della narrazione ci permette di approfondire e respirare l'atmosfera piuttosto peculiare di Harvestella, in un mix stilistico a cavallo tra Bravely Default e Final Fantasy Crystal Chronicles. Il richiamo alle favole è palpabile, grazie a una palette delicata, ad ambienti fiabeschi e situazioni da storia della buonanotte, costantemente sporcate però dalla consapevolezza di un malessere di fondo dell'ambientazione dato proprio dal Quietus. L'aria rarefatta è presente nei villaggi e città, nei dungeon, nel mondo esterno (non open world) che collega gli ambienti, il tutto scandito dal passaggio del tempo che regola alcune routine dei personaggi e la necessità, a notte fonda, di andare a nanna.
Quella di Harvestella è una trama che affonda in un insieme di elementi ascrivibili all'odierno tema ambientale, rispetto del diverso e inquinamento, con un cast di personaggi sicuramente non tra i più carismatici di sempre, ma capaci di accompagnare con disinvoltura in un mondo che non fa timidezza del proprio mistero.
A spasso per il campo
Se volessimo dividere Harvestella in parti, quella da simulatore di fattoria ne è sicuramente la più grossa: la logica di base è che comandare il personaggio principale costa fatica e per recuperare energia bisogna mangiare, riempiendo lo stomaco. Nel caso in cui non riuscissimo a nutrirci dovremo rinunciare a corsa, schivate e tante altre belle cose abbastanza fondamentali.
Perché, però, privarsi del piacere di coltivare il proprio campo nel quartier generale, in una bella foresta, con terra da arare e seminare e laghetti dove pescare? Il fulcro del gameplay più simulativo di Harvestella è nella costante dedizione nei confronti della semina, la vendita del raccolto, la ricerca di sementi più importanti, l'accumulo di pesce, legname, metalli e via dicendo. Senza contare tutta la parte più propriamente legata alla creazione, sia essa di piatti in cucina, arnesi o altro.
Non parliamo di un gameplay complesso, eppure gratificante nella sua essenza semplicistica e finalizzata a mantenerci in piedi nei dungeon. Nonostante un inizio anche qui lento, sarà andando avanti che il senso di progredire in questa parte si rivelerà divertente. Arriverà un punto in cui prenderete il possesso di un libro delle fate, una sorta di enorme lista di cose da fare per avere dei premi e migliorare costantemente la vostra fabbrica di soldi e diventare una macchina agricola. Certo, non aspettatevi nulla di particolarmente complesso: la parte simulativa è un addendum alla componente JRPG, un di più con il quale intrattenersi, rilassarsi e tirarci fuori soldi e prodotti per avanzare nella parte principale, quella da gioco di ruolo vero e proprio.
Harvestella non brilla invece nella parte relativa alla simulazione di vita nei villaggi: i personaggi sono molto statici negli stessi posti e il sentore è quello del tipico JRPG in cui tutti ci aspettano esattamente dove sono sempre stati, senza dare quell'idea di villaggio in movimento. Carino invece il sistema di amicizia, grazie al quale approfondire i legami con quest specifiche e avere accesso a oggetti e incrementi di statistica peculiari.
Rudimenti di combattimento
L'altra parte è quella da JRPG action, in cui avventurarsi in scenari di battaglia con nemici a vista, combattimento in tempo reale, abilità e scorciatoie. Anche in questo caso, Harvestella presenta un piatto con gli ingredienti che ti aspetti, ma il loro sviluppo e gestione è piuttosto semplificato, nonché non troppo stratificato. A parte un flusso spesso un po' anonimo di combattimenti, è la struttura dei dungeon a sapere un po' di già visto, attingendo a piene mani da una lista di cliché JRPG che sembrano proprio voler parlare a chi ne ha giocati pochi.
Interviene a supporto un sistema di Job e abilità per differenziare le build, provando a scompigliare le carte con debolezze elementali e mosse speciali. Il tutto, attenzione, funziona anche, l'importante è approcciarvisi sapendo che la densità dell'offerta quella è. Square-Enix ha optato per un approccio soft, quasi a voler riempire di un'aria dolce e ovattata anche il sistema di combattimento, corroborato dal consueto meccanismo di potenziamento armi e costruzione di un team controllato dall'intelligenza artificiale. Viene quasi da sorridere, sapendo quale è il publisher, nel vedere l'estensione piuttosto corta degli alberi di ogni Job, ancora una volta sintomo di un desiderio del publisher di parlare ai meno esperti, forse ai meno avvezzi agli action JRPG.
In ogni dungeon potrete aspettarvi di dover tornare tramite teletrasporto all'inizio e poi a dormire, in quanto è difficile che possiate farveli in un solo giorno di gioco: diventa quindi più una caccia alla scorciatoia, in un panorama che comunque riesce a mantenersi dignitoso sul profilo artistico. Parlando proprio di tecnica, è evidente come l'offerta sia in linea con una produzione minore: modelli, texture, risoluzione, framerate sono tutti elementi nella media, non risplendono ma nemmeno disturbano. Certo, è lecito aspettarsi ben di più da Nintendo Switch, quasi utilizzata ormai come una scusa che non come una console da sfruttare. In modalità portatile come in fissa, la risoluzione purtroppo è piuttosto bassa, con un'evidente differenza di dettaglio tra interfaccia e gioco che rende alcune scene un po' sfocate. Considerando che le animazioni non sono sicuramente nulla di complesso e che l'intelligenza artificiale non presenta chissà quali gestioni avanzate, crediamo semplicemente che ci sarebbe stato bisogno di un po' più tempo per ottimizzare il tutto. Pollice alto invece per la colonna sonora, ben confezionata e ispirata sulle ali di un'atmosfera sognante, in linea con il sentimento di Harvestella, così sapientemente a cavallo tra fiaba e realtà.
Conclusioni
Leggermente più della somma delle sue parti, Harvestella propone un mix tra simulazione agreste e JRPG, con il limite però che la profondità delle due esperienze si propone più a un novizio che a un appassionato di giochi di ruolo giapponesi. A vincere è il mistero di fondo dell'ambientazione, al quale però non stanno dietro come avremmo voluto le due anime di simulazione e combattimento, presenti, vive ma un po' deboline, quasi poco ambiziose nel complesso. In ogni caso, Harvestella promette un mondo sicuramente affascinante nonostante le performance su Nintendo Switch, capace di incuriosire e portare avanti, grazie a una trama che a cavallo tra tematiche odierne e viaggi nel tempo accompagna con facilità. Consigliato più a chi si è approcciato da poco a entrambi i generi che non agli avidi divoratori di JRPG da tempi immemori.
PRO
- Trama e mistero del mondo di gioco
- L'atmosfera è ben riuscita
- Come JRPG si regge in piedi
CONTRO
- La parte farming ha dei limiti evidenti
- Inizio molto lento
- Valori produttivi non eccelsi