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I Cavalieri dello Zodiaco, la recensione del disastroso film live action di Saint Seiya

Alla fine ci sono riusciti: hanno fatto un film in carne e ossa e CGI sui Cavalieri dello Zodiaco. Nella recensione vi diremo perchè è un flop clamoroso.

I Cavalieri dello Zodiaco, la recensione del disastroso film live action di Saint Seiya
RECENSIONE di Christian Colli   —   06/07/2023

Portare un anime sul grande schermo - e in carne e ossa, poi - è un compito complicatissimo per tutta una serie di ragioni, se poi si tratta di un'opera iconica come I Cavalieri dello Zodiaco (Saint Seiya, se preferite) allora apriti cielo: serve una competenza fuori dal comune, una sensibilità sopra le righe e un budget di una certa importanza. Tutte cose che il regista autodidatta Tomasz "Tomek" Bagiński evidentemente non aveva, quando Toei gli ha affidato un compito che non avremmo augurato al nostro peggior nemico. E dire che Masami Kurumada ci teneva così tanto, povera stella.

Se già i primi trailer non promettevano bene, possiamo confermarvi che Knights of the Zodiac - così si chiama nel resto del mondo - è una pellicola terribile che disonora un immaginario a cui siamo particolarmente affezionati. In Giappone è diventato Saint Seiya: The Beginning perché, oltre a rievocare il titolo originale del manga e dell'anime, avrebbe dovuto essere il primo di una serie composta da ben sette film, ma nella nostra recensione de I Cavalieri dello Zodiaco vi spieghiamo perché sarebbe meglio fermarsi qui e non proseguire oltre.

Hanno nomi importanti...

Mackenyu è Seiya di Pegasus ne I Cavalieri dello Zodiaco
Mackenyu è Seiya di Pegasus ne I Cavalieri dello Zodiaco

Quando pensiamo ai Cavalieri dello Zodiaco, cos'è che ci viene in mente? Le scintillanti armature trasformabili e immediatamente riconoscibili. Gli scontri epici tra eroi e antagonisti che non hanno paura a esternare i loro sentimenti o a piangere per i loro rivali. Le tragiche storie dei protagonisti, strappati alle loro famiglie e trasformati in armi sovrumane, che si scoprono amici e fratelli. Il sensazionale doppiaggio italiano anni '80 che, pur distorcendo i dialoghi originali, è diventato uno dei più ammirati nella storia dell'animazione televisiva nostrana.

Non c'è niente di tutto questo nel film di Bagiński, scritto a sei mani da un terzetto di miracolati che deve aver visto solo l'insoddisfacente revival in computer grafica trasmesso prima su Netflix e poi su Crunchyroll. Del resto, se in un film di quasi due ore sui Cavalieri dello Zodiaco le armature compaiono solo negli ultimi dieci minuti, è chiaro che qualcosa non torna. Sì, è vero che succedeva la stessa cosa anche nel film sui Power Rangers del 2017, ma lì almeno c'era un percorso di crescita e quei minuti finali in tutina diventavano letteralmente il climax per i protagonisti e per gli spettatori.

In questo Saint Seiya live action di "santi" ce ne sono solo due: Mackenyu (il figlio di Sonny Chiba, per intenderci, che sarà anche Roronoa Zoro nell'imminente One Piece di Netflix) interpreta Seiya mentre Diego Tinoco indossa i panni di Ikki, che per qualche ragione è diventato Nero come nell'anime in CGI. Non nel senso del colore della pelle, l'hanno ribattezzato proprio Nero. Il primo è un orfano che si batte nelle arene clandestine per trovare la sorella Patricia, scomparsa quand'era piccolo, mentre il secondo è lo scagnozzo di Vander Guraad, altro personaggio prelevato dal revival in CGI, che però in questa versione non è un vecchio amico di Alman Kido bensì la sua ex moglie super sexy: la interpreta Famke Janssen, infatti, mentre lo stesso Alman è Sean Bean. Anche a due attori del loro calibro tocca pagare le bollette.

Niente Sirio, Crystal o Andromeda, quindi: la storia ruota tutta intorno a Seiya, che deve addestrarsi per meritare l'armatura di Pegasus e proteggere Isabel, la figlia adottiva di Alman che è anche l'incarnazione della dea Atena. Ad essere del tutto sinceri, la faida famigliare con cui hanno reinterpretato la storyline principale è molto interessante: in pratica, Isabel non ha ancora il controllo dei suoi poteri divini, e mentre Alman è convinto che possa diventare una forza per il bene, l'ex moglie non è dello stesso parere e le dà la caccia per assicurarsi che non possa nuocere al mondo.

Diego Tinoco è Nero di Phoenix
Diego Tinoco è Nero di Phoenix

Il succo della faccenda è questo, ma la sceneggiatura complica assurdamente l'intreccio, riempiendolo di voragini logiche, tipo Guraad che dispone di una tecnologia sofisticatissima, ricavata dall'ingegneria inversa sull'armatura del Sagittario, con la quale ha fabbricato un esercito di cyborg - che fanno il verso ai Cavalieri d'Acciaio - ma che non basta a trovare la gigantesca villa in cui Alman vive insieme a Isabel e il suo staff, che include un tostissimo Mark Dacascos nei panni di Mylock, promosso da maggiordomo a guardia del corpo tuttofare. Che poi Isabel, che quando s'arrabbia rischia di incenerire tutto, esce a farsi i giri in moto più o meno liberamente.

Dopotutto, Bagiński riesce a sbagliare addirittura un personaggio come Cassios, qui assurto a imbarazzante antagonista secondario con le fattezze di Nick Stahl, pur avendo a disposizione il drammatico percorso di crescita e di redenzione che lo caratterizzava nel manga e nell'anime, rendendolo qualcosa di più che un semplice comprimario. Quindi Cassios, che era un eroe tragico, diventa una macchietta e Mylock, che era una macchietta, diventa una specie di John Wick.

In compenso Nero, senza il confronto col fratello Andromeda - o sorella, se preferite la trasposizione più recente - ha il carisma di un cucchiaino da caffè e la profondità di un posacenere, mentre Castalia sotto la maschera indossa un'armatura d'argento comprata su Aliexpress e addestra Seiya a togliere la cera e mettere la cera senza che nessuno spieghi come e perché, a dimostrazione che questa storia, senza un coro di protagonisti, proprio non funziona.

Sono grandi e forti eroi...

Mark Dacascos interpreta un agguerritissimo Mylock
Mark Dacascos interpreta un agguerritissimo Mylock

I Cavalieri dello Zodiaco è uno di quegli adattamenti che butta nel mucchio parole e concetti senza prendersi la briga di spiegarli a chi non conosce minimamente l'opera originale, tirando fuori dal cilindro robe assurde come le medagliette che diventano scrigni che poi si smontano e si trasformano in pezzi di armatura volanti, mentre sullo sfondo suona un bell'arrangiamento di Pegasus Fantasy, nella vana convinzione che questo e altri ammiccamenti - tipo Seiya che scala le pareti rocciose o cambia armatura senza motivo - basti a far contento il fan sfegatato.

Ed è un peccato, perché qualcosa di buono in fondo - molto, molto in fondo - c'è nella pellicola di Bagiński e non ha nulla a che fare con l'azione e i combattimenti. Abbiamo apprezzato il modo in cui il registra tratteggia il rapporto tra Seiya e Isabel (Madison Iseman) facendolo passare con una certa naturalezza dalla diffidenza all'insofferenza a un'amicizia che non sconfina nella cieca devozione dell'anime. Tra questo e il modo in cui risolve il conflitto famigliare nel corso del film, è chiaro che il regista polacco sarebbe stato molto più a suo agio con una sceneggiatura più introspettiva, senza inseguimenti o scontri all'ultimo effetto speciale.

Famke Jenssen è Guraad in una scena del film
Famke Jenssen è Guraad in una scena del film

Anche perché cadono veramente le braccia quando I Cavalieri dello Zodiaco comincia a esibire la sua computer grafica da PlayStation 2. Lasciando stare i cavalieri che si muovono super velocemente come i Kryptoniani nei film di Zack Snyder - e ci può anche stare, considerati i loro poteri - ci vogliono quasi due ore di film per arrivare a vedere un vero combattimento, ma le arti marziali mischiate in slow motion con una coreografia spicciola sono tutt'altro che esaltanti e quando finalmente si passa ai colpi segreti che hanno fatto la storia dell'animazione nipponica, il risultato a schermo è dozzinale ad essere generosi, e lo scontro finale assume i contorni di una super scazzottata a basso budget.

Il problema sta anche e soprattutto nelle armature, il cui nuovo look realistico in generale sarebbe anche passabile, ma che addosso a Mackenyu e Tinoco appaiono grottescamente abbozzate: non per dire, ma a Lucca Comics abbiamo visto cosplay decisamente più curati, e lo stesso film si apre con un flashback in cui si intravedono i cavalieri del Sagittario e del Capricorno, in computer grafica ma comunque molto più convincenti. Sarebbe stato opportuno qualche ritocco digitale perché nelle corazze di Pegasus e Phoenix non c'è niente che sembri anche soltanto minimamente soprannaturale. La computer grafica è riservata a un'effettistica a tratti risibile, a esplosioni devastanti che non si sa come lasciano superstiti e alla manifestazione del Cosmo sotto forma di vampate colorate.

Qualche scena è molto suggestiva
Qualche scena è molto suggestiva

Nei 112 minuti che dura questa agonia c'è anche qualche buona intuizione sprecata, specialmente per quel che riguarda la fotografia e le musiche composte da Yoshihiro Ike. Seiya, per esempio, si addestra con Castalia in una specie di conca sulla quale torreggiano i resti dell'immensa statua della dea Atena, che fluttuano in uno scenario sovrannaturale e inquietante, come sospeso nel tempo. Sarebbe stato bello esplorare questo immaginario, al quale il film riserva solo una breve parentesi senza offrire alcuna spiegazione.

Ma non bastano poche intuizioni a salvare I Cavalieri dello Zodiaco dagli abissi della mediocrità. Bagiński dimostra di non aver capito minimamente che cosa rende speciale l'opera di Kurumada. Lo spirito di sacrificio e di abnegazione, la totale devozione alla causa, la fiducia incrollabile negli amici fraterni, la compassione persino nei confronti dei propri avversari: spogliando la storia di questi valori, restano soltanto dei pigri cosplayer che si menano goffamente a suon di effetti speciali di quarta categoria.

Conclusioni

Multiplayer.it

3.0

I Cavalieri dello Zodiaco è esattamente quello che temevamo: una trasposizione sciatta e svogliata dell'opera di Kurumada, di cui peraltro non coglie minimamente lo spirito. Un immaginario iconico impoverito da costumi dozzinali, effetti speciali al risparmio e buchi narrativi grossi come case non può essere il punto di partenza per una serie cinematografica, ed è un peccato perché sotto sotto qualche buona idea c'era. Sarà per un'altra volta, ma anche no.

PRO

  • La colonna sonora di Yoshihiro Ike non è male

CONTRO

  • Armature ridicole ed effetti speciali anacronistici
  • Una trama piena di buchi narrativi e scelte discutibili
  • Manca tutto quello che rende veramente speciale Saint Seiya