La recensione di Narita Boy, in anticipo di un giorno sul lancio ufficiale, arriva a quattro anni dall'annuncio di quello che da subito è risultato un evidente e appassionato tributo a fantascienza, videogiochi e immaginario degli anni 80. Ci sono tutti colori del caso, c'è un normale ragazzo che diventa un potentissimo samurai digitale, c'è l'effetto tubo catodico, c'è un mondo virtuale fantascientifico strutturato come un antico regno fantasy, c'è una valanga di musica synthwave, ci sono abilità che si caricano da floppy e c'è persino una DeLorean, regina tra le mille citazioni di un gioco che è più grande di quanto non possa far pensare la visuale bidimensionale. Non a caso ha attirato l'attenzione del Team 17 e domani arriverà anche su PlayStation, Switch e Xbox con un allettante prezzo di 24,99 euro. Ma sulle PC e Xbox sarà fruibile anche con il Game Pass, l'arma segreta di Microsoft.
Anni '80, nell'anima e nella sostanza
Il primo e già accattivante trailer di Narita Boy è valso 160.000 dollari su Kickstarter, su 120.000 richiesti, in quello che non è stato tra i momenti più luminosi per il crowdfunding. Il resto l'ha fatto l'evidente passione di un team che nonostante qualche sacrificio economico e la pandemia è arrivato al traguardo, conquistando anche il supporto del leggendario Team 17, con poco più di un anno di ritardo sulla tabella di marcia e possiamo già dire che non è molto viste le dimensioni di un progetto che vincolato alle due dimensioni fa sfoggio di una pixel art spettacolare fatta di 300 schermate e di oltre 20.000 sprite, tutti realizzati a mano. Lo si vede anche nella diversa fluidità delle animazioni, talvolta senza dubbio legata a questioni di tempo e costi, ma spesso voluta per rievocare uno specifico stile o immaginario.
Narita Boy è un omaggio agli anni ottanta nella sostanza e nell'estetica, un titolo che evoca l'essenza di Tron ma le fa indossare il vestito eclettico e multicolore di Ready Player One, ricalcandone anche l'enorme varietà. Non tutti sono appassionati di pixel art, lo sappiamo bene, ma per quanto sia intrinsecamente modesta, la veste grafica del titolo di Studio Koba è forte di una valanga di dettagli, animazioni e suggestioni che regalano profondità e varietà a un Digital World bidimensionale ma pieno zeppo di dettagli, di creature diverse, di piccoli pixel messi esattamente dove dovrebbero essere. Persino le citazioni sono tutte integrate perfettamente in un tessuto di gioco che include variazioni di gameplay, cunicoli alla Another World, flashback ambientati in Giappone, robottoni giganti e persino un po' di surf.
Qualcuno ha definito Narita Boy un metroidvania, ma dal punto di vista della struttura parliamo di un titolo suddiviso in livelli e in sequenze di combattimento che mescola avventura, platform e action bidimensionali. Alcune zone offrono una certa dose di esplorazione, funzionale anche alla componente avventurosa, ma andando all'osso si tratta di un'esperienza lineare, per quanto ricca di dettagli e anche di qualche segreto. Prende però spunto dai metroidvania per l'evoluzione del personaggio che si interrompe solo alla fine del gioco. Nuove mosse, tra cui evocazioni e persino modalità di combattimento, arricchiscono o alterano il gameplay per tutti i 12 capitoli di Narita Boy, la storia di un samurai digitale che si fa strada grazie alla spada della Trichroma e grazie alle abilità che sblocca recuperando, ovviamente, floppy disk.
Gameplay
Il gameplay di Narita Boy parte dal salto e da una sequenza di attacchi base ai quali si aggiungono, piuttosto presto nel gioco, un colpo distanza, seppur breve, e un paio di attacchi che consumano una risorsa che si ricarica a tempo, Il primo, un colpo di mazza, non è tra i più comodi da usare, ma il secondo, un enorme laser capace di infliggere ingenti danni, è vitale per cavarsela quando il numero di nemici è soverchiante. Ed è solo l'inizio di una collezione di poteri in gran parte legati a un sistema di combattimento reattivo, spettacolare e sempre più vario.
Altre abilità sono invece legate a sessioni a cavallo con ostacoli da saltare, scontri tra robot giganti e acrobazie marittime a dorso di floppy disk che oltre a citare vecchi giochi, regalano senza dubbio varietà e percezione di ampiezza all'esperienza. Ma il grosso di Narita Boy lo si vive brandendo la spada della Trichroma che ci garantisce ogni sorta di poteri, comprese tre evocazioni legate ai tre colori che rappresentano le tre forze in equilibrio del Digital World. Acquisendole, inoltre, il nostro eroe ottiene la capacità di potenziarsi con un'aura gialla, rossa o blu, infliggendo più danni ai nemici che godono dello stesso potenziamento, ma subendone anche di più dagli stessi. Ed è quando questo quadro che si completa che ha inizio una serie di combattimenti particolarmente concitati che ci chiedono di usare l'aura giusta con i nemici giusti, prima che altri nemici sempre più pericolosi rendano troppo affollato lo schermo per potersela cavare. Una speranza, però, resta sempre accesa tra schivate, spallate, evocazioni e persino due salti, quello base che è più rapido e uno più ampio che funziona anche come uppercut ed è essenziale per schivare boss e affrontare determinate sessioni platforming.
L'uppercut, va detto, risulta una mossa fin troppo efficace e capita di abusarne, ma il combattimento risulta comunque divertente, intuitivo nonostante il gran numero di mosse e soddisfacente, complice la grafica che ha uno dei picchi massimi nelle spesso sanguinolente animazioni di sconfitta, benché la natura virtuale del mondo attutisca la violenza percepita, dei nemici. Questi, tra l'altro, sono parecchi. Con le nuove mosse arrivano infatti nuovi minacce che cambiano per movimento, attacchi e anche difese. Ci sono nemici volanti, creature enormi, nemici che esplodono, combattimenti estemporanei con nemici speciali che compaiono una sola volta, nemici che sparano, nemici che caricano, scheletri medievali dotati di scudo ed enormi cavalieri bardati. Ognuno richiede un diverso approccio per quanto sia sempre possibile utilizzare la schivata e gli attacchi base per eliminare quasi ogni cosa. Ma le cose si fanno più facili sfruttando acquisendo nuove abilità che includono spallata, affondo e attacco dall'alto, tre mosse necessarie anche per superare determinate barriere che si aggiungono alla moltitudine di fattori di un titolo decisamente ricco da ogni punto di vista, compresi dialoghi non particolarmente profondi, almeno all'interno del Digital Word, ma che abbondano di suggestioni pensate per esaltare il parallelo tra la storia dello sviluppatore e i personaggi che ci si parano davanti.
Va detto che una volta capite le sequenze dei mostri e gli schermi di attacco dei boss, le cose si fanno quasi sempre piuttosto semplici, ma Narita Boy non vuole un titolo punitivo. Morire non è così difficile, quando si arriva a un combattimento con poca salute, ma questa si rigenera quando viene caricato un salvataggio e di salvataggi, rigorosamente automatici, ce ne sono davvero tanti. Tanti che avremmo gradito qualche sequenza impegnativa in più, di quelle che Narita Boy ci riserva solo negli ultimi livelli, ma nel complesso è sufficiente per farci sentire degli eroi in combattimento e non è di impedimento alla storia, fetta importante dell'esperienza. Inoltre Narita Boy non ha bisogno di metterci i bastoni tra le ruote per allungare il brodo. Parliamo di oltre 12 ore di schermate sempre nuove e di combattimenti quasi sempre divertenti e soddisfacenti, complice il lavoro sulla grafica che, già spettacolare, brilla di luce propria nelle animazioni dei mostri, comprese quelle che ne sottolineano l'orribile morte sotto ai colpi della Trichroma Sword.
Un piccolo grande colossal
All'osso la storia è quella del classico eroe che entra in un mondo incantato e deve sconfiggere il cattivo di turno, ma il mondo incantato è una simulazione creata da un leggendario programmatore la cui storia ci viene raccontata attraverso rimandi, allegorie e 12 flashback che scandiscono gli altrettanti capitoli di Narita Boy, titolo del gioco ma anche titolo della simulazione virtuale e dell'eroe che deve affrontarla per riportare l'equilibrio nella Trichroma. Tutto infatti si regge su tre raggi di luce colorata, tre allegorie delle forze che agiscono impietosamente sulla vita degli essere umani che corrispondono anche a tre popolazioni da salvare da una terribile entità corruttrice chiamata Him e dalle sue orde di programmi Stallion.
Per raggiungere l'ocuro nemico, Narita Boy affronta un viaggio attraverso i ricordi e le pulsioni del creatore, il programmatore i cui drammi permeano il Digital World, una creazione nata dal bullismo dalla voglia di fuggire, dalle delusioni e dalle amarezze della vita, frammenti di una storia che si dipana portandoci verso un finale in parte amaro, in parte sorprendente e in parte lasciato in sospeso. Non chiude infatti i giochi, aprendosi esplicitamente sul futuro, ma se non altro non ci priva della soddisfazione di un boss finale degno di rispetto e di un colpo di scena che si inserisce perfettamente in un alternarsi fatto di piccoli momenti commoventi e frangenti di rivalsa nel mondo digitale sottolineati dallo strepitoso tema principale della colonna sonora.
Tutto, lo abbiamo detto, valorizzato da animazioni deliziose e da una valanga di dettagli che sostengono la componente avventurosa del titolo. Questa si fonda infatti esclusivamente sul trovare simboli per sbloccare determinati teletrasporti, ma tra scorci suggestivi, dettagli e animazioni del nostro samurai, rafforza la dimensione mistico/fantascientifica di un'esperienza decisamente ricca. Alcuni escamotage si vedono chiaramente e qualche scelta non convince a pieno, come nel caso degli aerei direttamente dai primissimi beat'em up, ma la qualità complessiva dell'esperienza è eccellente. Ed è un crescendo che culmina con uno spettacolare boss finale caratterizzato da animazioni fluidissime, ispirate da una certa animazione nipponica sia nello stile che nella snaturazione della carne come allegoria dell'ego lacerato. Un riferimento visivamente diretto ad Akira per un combattimento conclusivo evocativo e tutto sommato difficile, complici un gran numero di attacchi nemici difficili da prevedere e talvolta capaci di distrarci grazie a una qualità strepitosa. La difficoltà, comunque, non supera la soglia di guardia e resta coerente con un titolo che preferisce trasmettere soddisfazione più che frustrazione, regalandoci sul finale l'ennesima sorpresa di un piccolo colossal della pixel art che pur non inventando nulla regala un'esperienza intensa, lunga e piena di momenti emozionanti.
Da non dimenticare infine la strepitosa colonna sonora, accompagnata da effetti di pari qualità, che ci regala siparietti jazz nei bar, un pezzo western a sottolineare la cavalcata nel deserto, stralci epici per accompagnare le sequenze con i robottoni giganti che si scontrano alla Godzilla tra gli edifici della capitale del Digital World e un paio di pezzi synthwave memorabili, di quelli destinati a finire direttamente sullo smartphone per ascoltarli a non finire. Ed è proprio il sonoro a rappresentare un'altra e importante freccia all'arco di un titolo che non inventa nulla, e nello stile è senza dubbio in parte debitore dell'eccellente Superbrothers Sword & Sworcery, ma colpisce nel segno per varietà, resa visiva, divertimento e immaginario, con tanto di distorsione da schermo CRT che può comunque essere ridotta da menù. Manca però la lingua italiana, almeno per il momento, e manca anche la promessa sequenza beat'em up ispirata a Double Dragon, benché il finale aperto anticipi comunque il suo arrivo futuro.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 10
- Processore: AMD Ryzen 7 5800X
- Memoria: 16 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070 FE
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: Dual Core da 2.0 GHz
- Memoria: 2 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce 9800 GTX o AMD Radeon HD 4870
Conclusioni
Narita Boy è un trionfo di pixel art e citazioni, una piccola epopea che ci cala con potenza nei panni del classico eroe da fantascienza anni 80, dannatamente fragile eppure destinato a salvare tutti. In quanto a gameplay non fa nulla di nuovo e non manca di difetti, ma ci aggiunge qualcosa di oscuro, qualcosa di suo, senza per questo compromettere un'esperienza ricca, colorata e per gran parte divertente e soddisfacente. Questo nonostante un ritmo iniziale non è esaltante, alcune abilità che passano in secondo piano rispetto ad altre e qualche sequenza di combattimento che non è bilanciata al meglio. Ma nel complesso parliamo di almeno 12 ore piene zeppe di passione, qualità e dettagli deliziosi a un prezzo di 24,99 euro o di un abbonamento Game Pass. Difficile chiedere di più.
PRO
- Pixel art di altissima qualità
- Comparto sonoro all'altezza della grafica
- Una potente escalation attraverso l'immaginario fantascientifico deli anni 80
CONTRO
- Bilanciamento non perfetto e ritmo iniziale lento
- Per ora nessun adattamento in italiano
- Finisce