Niantic è diventata col passare degli anni una delle principali compagnie del settore della realtà aumentata. Il successo di Ingress, ma soprattutto quello di Pokémon GO, gioco che non solo è riuscito a sopravvivere alla pandemia, ma ha persino prosperato, sono delle referenze eccezionali che pongono lo studio creato da John Hanke, l'ex Google responsabile di Google Earth, tra le eccellenze del settore.
Peccato che, nonostante le referenze e le forti licenze a disposizione, non tutti i prodotti immessi sul mercato da Niantic siano riusciti a sfondare sul mercato. Harry Potter: Wizards Unite, Catan: World Explorers e Transformers: Heavy Metal sono stati chiusi pochi mesi dopo il lancio o non hanno mai visto la luce, mentre Pikmin Bloom, nonostante l'appoggio di Nintendo e Miyamoto stesso, non ha sicuramente ottenuto lo stesso successo di Pokèmon GO.
Con NBA All-World lo studio di San Francisco ci riprova, provando ad ammaliare non i fan dei mostri tascabili, ma quelli dell'NBA, uno dei campionati sportivi più famosi, seguiti, amati e glamour dell'interno pianeta. È vero che poche cose al mondo hanno il fascino dei Pokémon, ma la possibilità di catturare LeBron James, Luka Doncic o Ja Morant e inserirli nella propria squadra ha una certa attrattiva.
Ma, come vedremo nella recensione di NBA All-World, non tutto è andato come previsto.
Gettare le basi
La premessa che bisogna fare prima di approcciare questo genere di giochi è sempre la stessa: si tratta di prodotti in costante evoluzione che, se il pubblico li supporterà, aggiungeranno progressivamente nuove funzionalità, modalità e attività. Basta vedere l'evoluzione di Pokémon GO (il cui confronto sarà una costante in questa recensione) per avere un'idea di quello che potrebbe aspettarci. Negli anni sono stati aggiunti centinaia di mostri tascabili, le partite online, le attività quotidiane e quant'altro: possiamo immaginare che una cosa del genere avverrà anche con NBA All-World.
Quello che stupisce, però, è l'arrivare sul mercato senza molte delle funzionalità viste nel blockbuster di Niantic, una cosa che rende queste prime settimane meno entusiasmanti del previsto. Si tratta sempre di un gioco gratuito, con acquisti facoltativi, ma un po' più di verve e opzioni non ci sarebbero dispiaciuti.
Ma andiamo con ordine.
NBA All-World è un gioco in realtà aumentata per dispositivi mobile nel quale bisogna andare in giro per le strade (o i boschi, le campagne...) in modo da accumulare passi, ma soprattutto così da incontrare i giocatori NBA che hanno invaso il pianeta. Sfidarli servirà sia per reclutarli all'interno del proprio team, sia per guadagnare esperienza e far diventare più forti le stelle che già si possiedono.
Sparsi in giro per la città ci saranno luoghi virtuali piuttosto speciali, solitamente posizionati nei pressi di monumenti reali o punti particolari delle città (sono gli stessi utilizzati per le palestre di Pokémon GO) che, se visitati, consentiranno di ottenere nuovi accessori coi quali agghindare i propri atleti, oggetti per potenziarli e così via. Alcuni di questi luoghi, inoltre, ospiteranno una sorta di torneo settimanale grazie al quale sarà possibile vincere contenuti aggiuntivi a seconda del tempo passato in testa alla classifica.
Il proprio livello squadra determinerà quali cestisti si possono reclutare e a quali eventi si può partecipare: in altre parole non sarà possibile ottenere Stephen Curry o partecipare ai tornei più ricchi sin dal primo giorno, ma bisognerà prima "costruirsi" un team degno di questo nome. Per farlo occorre rispettare determinati requisiti, come avere un certo numero di giocatori di livello alto o averne reclutati a sufficienza.
Si scende in campo
La caratteristica distintiva di NBA All-World è il modo con il quale vengono sfidati e reclutati i diversi giocatori NBA. Non basta, infatti, trovarli, ma i diversi cestisti vanno prima battuti. I minigiochi a disposizione sono principalmente due: una sfida di tiro e una sfida uno contro uno. La prima è facile da capire: nonostante ci siano quattro varianti diverse, alla fine basta fermare il cursore nei pressi dell'indicatore per fare canestro. Chi fa più canestri vince.
Le sfide 1 contro 1 sono un po' più complesse da gestire, dato che bisogna fare tutto con un solo dito. Un solo tocco per una finta o uno swipe per un movimento: con queste semplici mosse bisogna cercare di sbilanciare gli avversari e trovare l'apertura per andare a canestro o tirare. In difesa tutto quello che bisogna fare è attendere il momento giusto per o tentare la rubata o la stoppata. Il tutto, soprattutto dopo l'aggiornamento del 21 febbraio 2023, funziona piuttosto bene, nonostante qualche animazione un po' legnosa e differenze tra i vari giocatori poco evidenti.
I problemi
Se la struttura di base sembra una variazione di quanto visto in Pokémon GO, declinato per attirare i fan del basket a stelle e strisce, il modo con il quale NBA All-World è stato realizzato non sembra, al momento, all'altezza sia di Niantic, sia della licenza NBA. La sensazione, infatti, è che il gioco sia arrivato sul mercato in una versione ancora preliminare, con tante funzionalità ancora non attivate (gli scambi, il multiplayer) e altre non sfruttate in pieno. Per esempio, perché non rendere più evidenti le caratteristiche uniche di ogni giocatore? Utilizzare un centro grande e grosso come Drummond non dovrebbe essere lo stesso che controllare un tiratore velocissimo come Jordan Poole. Perché è basato tutto sull'uno contro uno e non c'è nessuna modalità basata sulla costruzione della squadra in stile fantabasket o Ultimate Team? Ha senso sfidare un centro dalle mani poco sensibili in una gara da 3? E perché alcuni giocatori, sicuramente non celebri per le proprie doti atletiche, schiacciano in stile NBA Jam? Tutti i cestisti, inoltre, hanno le stesse animazioni e mosse, una cosa che smorza di molto la gioia di possedere un Curry o un Jokic, dato che sono praticamente identici.
Dopo un po' di ore di gioco, inoltre, le diverse sfide potrebbero venire un po' a noia, perché tirare 200 pokéball è un gesto veloce che richiede pochi secondi, mentre sfidare un giocatore NBA porta via diversi minuti e richiede della precisione, due cose che non vanno molto d'accordo col camminare col naso nel telefono.
Inoltre lo stile scelto per il gioco, fatto di neri, geometrie e colori elettrici, sembra più adatto a un Tron che ad un gioco sull'NBA, per non parlare del fatto che al momento NBA All-World è piuttosto pesante e consuma tanta batteria. In poche parole il lavoro che Ninantic ha di fronte a sé è ancora tanto e le prossime settimane saranno decisive per vedere il ritmo col quale le novità arriveranno. Manca, per esempio, una routine di attività quotidiane che spinga il giocatore a tornare, anche per via di un parco giocatori per il momento limitato non solo nel numero, ma nelle prime settimane anche dalla possibilità di poter reclutare solo alcuni atleti.
Conclusioni
Dopo le prime settimane passate in compagnia di NBA All-World non possiamo che apprezzare lo sforzo per adattare il mondo della pallacanestro alle esperienze in realtà aumentata di Niantic. Peccato che l'approccio, a nostro avviso, sia piuttosto superficiale, con pochi contenuti e poca varietà, accentuata dall'avere giocatori NBA praticamente identici nelle movenze e nella abilità, una cosa che rende la fase di reclutamento e quella di gioco piuttosto piatta. Migliorando questi aspetti, arricchendo il parco animazioni dei cestisti e magari dando un senso al fatto di avere tutti questi giocatori, magari con una modalità a squadre in stile fantabasket, anche NBA All-World potrebbe ambire a ritagliarsi una nicchia di appassionati tale da crescere e prosperare. Le potenzialità e la forza della licenza ci sono tutte, basterebbe sfruttarle. Così com'è dopo poche partite si ha la sensazione di aver visto più o meno tutto e il divertimento potrebbe scemare presto.
PRO
- Gare da tre e 1 contro 1 inizialmente divertenti
- Tanti contenuti legati all'NBA
CONTRO
- Le sfide sono sempre uguali
- Poca differenza tra i vari giocatori
- Poche attività