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Onimusha, la recensione della serie anime su Netflix

Netflix trasforma in un anime Onimusha, la memorabile serie di videogiochi targata Capcom, ma il risultato finale lascia a desiderare.

Onimusha, la recensione della serie anime su Netflix
RECENSIONE di Christian Colli   —   02/11/2023

Prodotti da Sublimation, gli otto episodi che compongono Onimusha possono contare sulla supervisione di Takashi Miike, meglio noto per L'immortale e 13 assassini, e sulla regia di Shinya Sugai, che per Netflix ha già adattato un altro videogioco Capcom, Dragon's Dogma. Scorrendo attentamente i titoli di coda si intravedono altri nomi più o meno celebri che hanno lavorato a opere di successo come Goblin Slayer e Made in Abyss, per non parlare dei nostri Måneskin con la loro THE LONELIEST. Persino il protagonista della storia è un'icona a sé stante, dato che ha i lineamenti del mitico Toshiro Mifune. Un curriculum impressionante, insomma, per portare sul piccolo schermo il primo adattamento in ventidue anni della serie Capcom.

Nonostante questo, siamo arrivati alla fine dell'ultimo episodio davvero a fatica. Nella nostra recensione di Onimusha cercheremo di spiegarvi perché questo fior fiore di nomi eclatanti non è riuscito a fare centro, rischiando di farci addormentare a più riprese con uno degli adattamenti più deludenti sulla famosa piattaforma di streaming.

Musashi contro i demoni

Il look di Musashi Miyamoto è ispirato a Toshiro Mifune
Il look di Musashi Miyamoto è ispirato a Toshiro Mifune

Per chi non lo sapesse, e non ci sarebbe niente di male visto che l'ultimo gioco ufficiale risale al 2006 - se escludiamo una remaster del 2018 - Onimusha è una serie di avventure in terza persona sviluppate da Capcom e ambientate in un Giappone feudale a tinte fantasy: i protagonisti, perlopiù guerrieri tormentati, si ritrovano a combattere orde di demoni in vicende liberamente ispirate al folclore nipponico che mescolano leggende e storie autentiche. La miniserie Sublimation, tuttavia, non adatta un videogioco in particolare, ma racconta una storia completamente inedita incentrata sul famosissimo Musashi Miyamoto, lo straordinario spadaccino che visse tra il 1500 e il 1600 e che a sua volta ha ispirato una pletora di romanzi, film, fumetti, anime e videogiochi.

Questo è stato il primo errore di Sublimation, tra parentesi, perché la sceneggiatura della miniserie ci dice poco e niente sul protagonista, incaricato, non si capisce bene perché, di sconfiggere i mostri che stanno tormentando il paese per conto del mefistofelico Iemon. Musashi è accompagnato da una piccola comitiva di saggi e guerrieri e può ricorrere al Guanto degli Oni, un manufatto mistico che gli conferisce poteri sovrumani ma che rischia di trasformarlo a sua volta in un demone.

La storia, che è autoconclusiva e teoricamente non dovrebbe proseguire, racconta appunto questo viaggio, che viene regolarmente interrotto da tradimenti, agguati e incontri, mentre i dialoghi della compagnia delineano le motivazioni che hanno spinto ciascuno di loro a seguire Musashi nell'impresa. Così i vari episodi tendono a caratterizzare soprattutto i comprimari, mentre Musashi resta questo personaggio stereotipato - il classico guerriero disilluso che vuole solo diventare più forte, ma che tutto sommato ha anche il cuore tenero - che risolve la situazione passando i suoi nemici a fil di spada con una violenza viscerale, tra mutilazioni e fiumi di sangue.

Per assurdo si finisce con entrare in sintonia soprattutto coi compagni di viaggio del protagonista, invece che con Musashi stesso, grazie anche al buon doppiaggio in italiano che aiuta a inquadrarli e migliora notevolmente i momenti drammatici più importanti. Musashi, tuttavia, resta un po' una macchietta dall'alone leggendario sacrificato sull'altare di una storia poco interessante.

Alcuni combattimenti sono molto ben coreografati
Alcuni combattimenti sono molto ben coreografati

Onimusha è, soprattutto, una serie TV noiosa. I primi episodi sono a dir poco soporiferi, nonostante i dialoghi ricercati e profondi. Si ha l'impressione, infatti, che gli autori volessero insistere soprattutto sugli aspetti più filosofici della vicenda, ma con una posta in gioco che non è mai chiara e un pericolo più di nome che di fatto, si fatica a restare coinvolti e ben presto si comincia a sbadigliare sonoramente.

Gli ultimi episodi smuovono un po' le acque, come se all'improvviso si sia voluto schiacciare l'acceleratore tra combattimenti, flashback e colpi di scena, ma è troppo poco e troppo tardi: il risultato è un grottesco pastrocchio di cliché, personaggi surreali e scelte senza alcuna logica che potrebbero risollevare l'interesse degli appassionati di storia giapponese, ma che a uno spettatore qualunque non diranno assolutamente nulla, lasciandolo più confuso che persuaso.

Il nuovo fronte dell'animazione?

Gli scenari disegnati a mano sono dettagliatissimi
Gli scenari disegnati a mano sono dettagliatissimi

Fin dal suo annuncio, che a onor del vero risale pure a poco tempo fa, Onimusha è stato pubblicizzato soprattutto per una sofisticata soluzione tecnica che combina modelli in 3D e computer grafica con scenari disegnati completamente a mano. Facciamo due considerazioni sulla questione. Prima di tutto, il character design. Sublimation ha preferito un approccio realistico che potrebbe non piacere a tutti, ma che abbiamo trovato azzeccato nell'economia di un adattamento di Onimusha. I personaggi non sono dei fotomodelli, ma allo stesso tempo non sembrano usciti da un anime qualunque: è un'idea che funziona e che sfrutta la tecnologia del motion capture con animazioni fluide e realistiche.

In secondo luogo, la computer grafica è effettivamente di buona qualità e le animazioni sono molto convincenti, ma lasciano a bocca aperta soprattutto gli sfondi disegnati a mano che sono ricchissimi di dettagli minuziosi e fanno sembrare ogni scena una specie di dipinto. Onimusha, in questo senso, è una visione molto piacevole nonostante i colori troppo cupi e sbiaditi, scelti probabilmente per riflettere la gravità della situazione in cui versano Musashi e compagnia.

I comprimari sono più caratterizzati del protagonista
I comprimari sono più caratterizzati del protagonista

Il problema, però, è proprio tutto il resto, poiché le scene d'azione sono sporadiche per quasi tutta la miniserie, e si risolvono in scambi ben coreografati ma brevissimi. In un certo senso si rispetta il tenore dei duelli tra spadaccini dell'antico Giappone, ma al contempo Sublimation tradisce lo spirito dei videogiochi Capcom, che erano pur sempre titoli d'azione frenetici e spettacolari. Lo stesso Musashi ricorre al Guanto degli Oni come una specie di potenziamento temporaneo che serve a cavarlo d'impaccio, ma che la storia esplora a malapena, senza conferirgli l'importanza che dovrebbe avere da un punto di vista anche soltanto narrativo.

Negli ultimi due episodi, poi, la questione si capovolge completamente e l'azione assume un ruolo preponderante tutto a un tratto, ma per assurdo ci si ritrova a guardare uno scontro finale animato sommariamente che sembra uscire da uno shonen a basso budget: sembra letteralmente di aver cambiato show, tra versi gutturali che sostituiscono i dialoghi e stacchi improvvisi che sgretolano la già fragile caratterizzazione dei personaggi.

Il Guanto degli Oni trasforma Musashi in un guerriero formidabile
Il Guanto degli Oni trasforma Musashi in un guerriero formidabile

In conclusione, il problema di Onimusha è di essere un'opera completamente scollegata dalla realtà. Si voleva portare sul piccolo schermo una serie Capcom che in ventidue anni non aveva mai avuto una vera trasposizione ma, invece di adattare i giochi che i fan hanno amato, si è preferito scrivere una storia tutta nuova. E fin qui non ci sarebbe stato nulla di male, se solo fosse stata scritta bene e avesse rievocato i videogiochi quantomeno nelle suggestioni, invece di prendere una piega troppo autoriale.

In questo senso, e guardando il bicchiere mezzo pieno, resta una miniserie tutto sommato passabile, anche al netto di una certa pesantezza espositiva, con una realizzazione tecnica sopra le righe, qualche bel combattimento e un'atmosfera interessante se si ama il folclore nipponico. Solo che Onimusha era un'altra cosa.

Conclusioni

Multiplayer.it

5.0

Il primo anime ispirato a Onimusha in ventidue anni che esiste la serie Capcom è un buco nell'acqua. E dire che Sublimation aveva le sceneggiature dei videogiochi da adattare, uno staff di tutto rispetto e il potenziale di una storia che poteva spalmare su più stagioni, accontentando quei fan che aspettano da anni il ritorno di Onimusha. Invece la miniserie Netflix annoia e non riesce a catturare l'essenza dei giochi originali, anche al netto di una realizzazione tecnica soddisfacente. Che peccato.

PRO

  • Realizzazione tecnica di buon livello
  • Coreografie convincenti nelle scene d'azione

CONTRO

  • Si ispira solo vagamente ai videogiochi della serie Onimusha
  • Il protagonista non è ben caratterizzato
  • I primi episodi sono noiosissimi