Una entusiasmante follia. Non troviamo altre parole per riassumere in modo efficace Riders Republic, il nuovo gioco a tema sport estremi targato Ubisoft. Non è certo la prima volta che l'azienda francese dimostra le proprie velleità quando si parla di competizioni oltre il limite, la differenza è che adesso sono tutte disponibili in un unico pacchetto. Da Trials a Steep, qui c'è spazio per una serie di discipline fuori di testa tanto quanto chi le mette in pratica nella vita reale, ovvero un gruppo di stunt che, tra costumi all'ultimo grido e mezzi che non ci si aspetterebbe di trovare mai in simili gare (provate a fare una Downhill con il carretto dei gelati), ci spalanca le porte del loro personale parco divertimenti.
Il tutto immersi in paesaggi ispirati al mondo reale e riprodotti sì per essere funzionali al gioco, ma anche per lasciarsi guardare ed esplorare, se volessimo prendere una pausa dalla scalata al successo per diventare il Rider tra i Rider.
In Riders Republic non c'è, in realtà, un vero e proprio obiettivo perché l'essenza del gioco è e resta a prescindere il divertimento. Certo, la competizione ha sempre un ruolo fondamentale nell'economia del gameplay ed è in grado di fomentare persino i più tranquilli, ma la spensieratezza che contraddistingue Riders Republic, unita a una curva di apprendimento molto ben strutturata in grado di adattarsi tanti ai neofiti quanto ai giocatori veterani, rimane l'elemento cardine di un'esperienza dalla quale è difficile staccarsi: come le ciliegie, una gara tira l'altra e le stelle alla base della nostra carriera sono irresistibili. Il tutto poggiato su una base solida che non ci limita in alcun modo, permettendo di affrontare gare ed eventi come preferiamo, offrendone di nuovi in base alle nostre scelte.
Nella nostra recensione di Riders Republic scopriremo che c'è sempre molto da fare in questa folle e coloratissima repubblica.
Le stelle sono tante, milioni di milioni
Se avete giocato alla beta, o soltanto seguito lo sviluppo del gioco, allora saprete che Riders Republic offre non una, non due, non tre, ma ben cinque carriere in cui cimentarsi, andando a collezionare stelle che sono le fondamenta del nostro percorso in quanto Rider: più stelle vuole dire più contenuti sbloccati, siano essi nuove attrezzature, sponsor o competizioni. In qualunque istante si può monitorare la propria progressione e sapere sia il numero di stelle utile per sbloccare la ricompensa successiva, sia la tipologia di questa ricompensa: va da sé che raccogliere le stelle serve a espandere il gioco e i suoi contenuti, ma non è qualcosa da vivere come un obbligo, o della quale si sente il peso, perché basta semplicemente giocare.
Certo, magari occorre farlo con un po' di testa per completare le sfide proposte a ogni gara ma, come scritto, la curva di apprendimento è pensata per rendere questo traguardo fattibile da tutti su differenti livelli di complessità. Ci si può concentrare all'inizio sugli obiettivi facili e a mano a mano che ci s'impratichisce passare a quelli più impegnativi - il tutto senza alcun percorso specifico in testa, si può passare da una disciplina all'altra a piacere, anche perché ci sono competizioni composte da più di una tipologia di sport estremo.
Dalla terra al cielo
Di quali discipline, o categorie se preferiamo, stiamo parlando, nei fatti? È presto detto: Sci e Snowboard, Mountain Bike, Tuta Alare e Jet Wing. Tutte ruotano attorno a due tipologie di sfide: gare di velocità, in cui tagliare per primi il traguardo o stabilire il tempo record, oppure gare a punti in cui la nostra abilità nei trick la farà da padrona. A prima vista potrebbe sembrare un'offerta limitata, ma basta scegliere una di queste carriere per capire fin dove Riders Republic si spinge realmente: le nostre competizioni preferite sono state quelle in bici, mentre non abbiamo particolarmente apprezzato quelle con la tuta alare, in parte per la scomodità dei tracciati in relazione alla reattività dei comandi, in parte per mero gusto personale.
Prendendo a esempio la prima disciplina: c'è una netta differenza tra il competere in gare downhill oppure su strada, a partire dal tipo di bici utilizzata per poi arrivare alla pista, passando dalle condizioni metereologiche, che incidono sulle singole prestazioni. Tutto questo evitando di prendere in considerazione i tre livelli di sfida che le gare propongono, con relativa ricompensa in stelle, capaci di dare un guizzo ulteriore alle competizioni. C'è stata una gara in particolare dov'era richiesto di portarla a termine senza mai frenare, entro un certo limite di tempo e ovviamente piazzandosi primi a una determinata difficoltà - elementi che messi assieme l'hanno resa una sfida di tutt'altro calibro rispetto alla versione base.
Il fascino di Riders Republic risiede anche qui, nel provare ad affrontare più sfide in una sola volta per vedere la competizione trasformarsi in qualcosa d'altro: non sempre è fattibile, ci sono sfide che vanno affrontate una alla volta, ma quando si riesce a combinarne più di una assieme, il risultato è una scarica d'adrenalina che non riusciremmo a ottenere in altro modo.
Racer o trickster?
In termini di gameplay, Riders Republic, nel suo essere un'esperienza arcade che aggira qualunque legge esistente della fisica, fuga i pochi dubbi che potevano essere sorti davanti a una tale diversità nelle discipline. Ciascuna di queste mette in gioco non solo meccaniche differenti ma, a loro volta, una percezione del rischio o della velocità proprie. Chiaramente guidare una mountain bike non è uguale allo sfrecciare giù per una pista innevata ed è qui che riposa il cuore del gioco, nella qualità del game design unita a un level design in grado di trarre il meglio dalle singole discipline. Non è solo una questione di comprendere i diversi trick e metterli in pratica, ma anche di leggere le varie piste, sapendo quali rischi correre e quali invece è meglio tenere per un secondo momento. Ci sono così tante combinazioni di acrobazie che prima di padroneggiarle tutte ne passerà di acqua sotto i ponti, fosse anche solo perché l'adrenalina generata da ciascuna competizione ci spinge a utilizzare d'istinto le più sicure, sacrificando la spettacolarità per non incorrere in rovinose cadute.
A questo proposito, non possiamo negare dei problemi quando si tratta di integrare comandi di gioco e trick. Ci spieghiamo meglio: all'inizio viene chiesto tra il modello di comandi Trickster e Racer: il primo pensato per i veterani mentre il secondo per meglio accompagnare i neofiti. La differenza principale risiede però nel fatto che la modalità Racer permette di gestire la telecamera con la levetta analogica destra, lasciando l'esecuzione dei trick ai pulsanti; la modalità Trickster, invece, richiama Steep e la possibilità di eseguire i trick con l'analogico destro, andando così a sacrificare il controllo sulla telecamera. All'atto pratico, durante le gare, quest'ultimo approccio di traduce nella concreta possibilità di mandare all'aria l'intera competizione per aver involontariamente dato vita a un'acrobazia. Una simile perfezione la si ha, indipendentemente dalla modalità, con il grilletto sinistro: essendo utilizzato per certe acrobazie in volo ma, al contempo, essenziale per frenare quando si è in bici, capita che un leggero sobbalzo dato magari da un dislivello del terreno venga preso come sospensione aerea e, mentre si pensava di frenare così da regolare la bici, ci si ritrova a compiere senza volere un trick che inevitabilmente porta a una rovinosa caduta, con conseguente perdita di tempo per rimettersi in carreggiata, che sia tramite riavvolgimento del tempo o comando rapido per rialzarsi.
A proposito di riavvolgere il tempo, in fase di anteprima avevamo messo in luce la farraginosità del sistema a causa dei tre input necessari: la meccanica non è stata cambiata, avremmo preferito un sistema più fluido per tornare in gara, magari lasciando il tutto alla pressione e al rilascio di un pulsante. Oltre a questo va sottolineata la mancanza di un qualsivoglia feedback aptico, che forse da un lato avrebbe reso certe competizioni meno gestibili ma dall'altro avrebbe dato un maggior senso di immersione lungo i diversi percorsi.
Una libertà sconfinata
L'abbiamo già scritto e ve lo ripetiamo. Riders Republic si distingue per l'assoluta libertà con cui si può progredire: nonostante una mappa di notevoli dimensioni, che inevitabilmente si trascina dietro il timore di non avere una vera e propria sostanza con cui riempirla, in questo gioco le attività scorrono così fluide che non ci si trova mai con le mani in mano o annoiati. In ogni momento c'è sempre qualcosa da fare, una nuova competizione da sbloccare o i contratti con gli sponsor da soddisfare e, perché no, nel frattempo si può raccogliere qualche bizzarria (attrezzature, come suggerisce il nome, molto particolari) in giro. In questo caso è legittimo preoccuparsi dell'effetto opposto rispetto ad altri giochi di Ubisoft: sentirsi soffocati dalla mole di contenuti al punto da sviluppare confusione o, peggio, una sorta di rigetto per l'eccessiva presenza di attività.
Nulla di tutto questo, perché tra la diversificazione in ottica gameplay e la fluidità con cui queste attività si susseguono, Riders Republic non è mai un boccone tanto grosso da risultare indigesto. Fermo restando che, se vogliamo fare il punto della situazione (o affrontare competizioni più specifiche), possiamo teletrasportarci all'HUB principale e riprendere fiato, pianificando le mosse successive, dando nel frattempo uno sguardo all'equipaggiamento per capire come siamo messi. In maniera non dissimile da The Crew, infatti, il gioco si basa sulle statistiche dell'equipaggiamento relativo alla carriera che si sta affrontando: a ogni nuovo livello se ne ottiene uno migliore, che automaticamente si traduce in prestazioni migliori e possibilità di affrontare sfide più impegnative. Basta molto poco a fare la differenza, ma non dobbiamo adagiarci sugli allori, perché sono comunque le nostre abilita a tracciare il solco tra vittoria e sconfitta. Mezzi più efficaci aumentano solo le probabilità di successo, in un parco giochi che non sembra avere mai fine, la cui ridondanza diventa più percettibile, alla lunga, in solitaria.
Divertimento di gruppo
Riders Republic è chiaramente un'esperienza pensata per essere vissuta soprattutto con gli amici, o magari con altri giocatori incontrati sul momento. In un mondo sempre condiviso, nel quale è persino possibile competere lungo dei percorsi ideati dagli utenti, non esiste fine sia al divertimento sia all'esperienza di per sé. Ci sarà sempre una nuova competizione, che si tratti di quelle inedite il cui unico limite risiede nella creatività dei giocatori, o nel multiplayer che sfocia nella devastante gara di massa, in cui sessantaquattro giocatori si sfidano in un tripudio di trick, outfit identici che ci rendono indistinguibili dal vicino, discipline multiple e chi più ne ha ne metta - la confusione ai suoi massimi livelli, dove pretendere di capire cosa stia succedendo è pura utopia.
Sarà già di per sé un miracolo se non ci schianteremo contro un ostacolo ogni dieci metri, questo perché, pur non essendo troppo raffinate, le collisioni tra personaggi funzionano e basta pochissimo a essere sbalzati fuori dalla traiettoria, magari mentre si stava puntando un trampolino per eseguire il trick più bello della nostra vita. La sola accortezza per questo genere di gare è prenderle con lo spirito giusto, per mostrare i muscoli ci sono tutte le altre sfide. Qui non c'è spazio per null'altro che non sia divertimento. A voler essere più poetici, Riders Republic è una sinestesia di concetti, contenuti e attività, un flusso armonico che può essere diretto a nostro piacimento, non trova battute d'arresto e si presenta in una veste tecnica piacevole.
Comparto tecnico e artistico
Sebbene non sia né il focus principale né il fiore all'occhiello del gioco, il comparto tecnico e artistico di Riders Republic si è rivelato una sorpresa. Graficamente non è un miracolo, ma rende bene e soprattutto non ha presentato bug di sorta (magari anche perché sfidando apertamente le leggi della fisica è difficile che si noti qualcosa fuori posto). La varietà delle ambientazioni concorre a rendere piacevole questo pazzo mondo, soprattutto grazie a una gestione ottimale dei caricamenti quando ci si sposta all'interno della mappa: una manciata di secondi e ci si ritrova al punto desiderato, o accanto a un eventuale compagno di squadra indipendentemente dalla rispettiva distanza. Il concetto dei caricamenti si estende anche alle gare: la maggior parte di esse si può riavviare qualora l'andamento non ci convinca, scelta che richiede davvero pochissimo tempo e ci agevola nel nostro percorso di trial and error.
Conclusioni
Riders Republic è quel gioco dal quale, una volta cominciato, è difficile staccarsi. Grazie a una fluidità di fondo che agevola la libertà di progressione, nonché alla varietà di gare tutte diverse l'una dall'altra e ad altissimo tasso di adrenalina, il percorso per diventare il miglior Rider mai visto è tanto folle quanto divertente. Leggero e spensierato, il nuovo gioco targato Ubisoft dedicato agli sport estremi è perfetto per giocatori nuovi e veterani, con una curva di difficoltà che si adatta a ogni esigenza e le diverse competizioni in grado di differenziarsi tanto nel gameplay quanto nel level design. Ci troviamo davanti sicuramente a un'esperienza imperfetta, con qualche sbavatura qui e lì, ma innegabilmente assuefacente. Persino chi non si sente troppo portato per queste discipline si ritroverà coinvolto in un vortice di sana follia.
PRO
- Folle, divertente e spensierato
- Perfetto da giocare in compagnia
- Estrema libertà nella progressione
- Competizioni diverse tra loro e stimolanti
CONTRO
- Comandi non sempre ottimali
- Sistema di riavvolgimento migliorabile
- Da soli, alla lunga, può essere ripetitivo