Chi scrive crede che il compito di un recensore sia sì quello di rimanere sempre e comunque obiettivo, ma che sia anche importante valorizzare gli aspetti positivi di titoli che ne hanno pochi a disposizione. Ci sono giochi eccellenti, giochi mediocri, e giochi che oscillano: in quest'ultimo caso può essere utile insistere sugli elementi più riusciti della produzione, anche per rendere merito al lavoro faticoso che ha portato alla pubblicazione. Poi arrivano casi come Samael the Legacy of Ophiuchus, e le scelte possibili sono due: cambiare mestiere o rassegnarsi ad accettare la realtà dei fatti, e assegnare così uno dei voti più bassi di sempre. Di Samael the Legacy of Ophiuchus, purtroppo, non c'è niente da valorizzare. Non si salva nulla, tranne forse l'idea e l'ispirazione iniziali, che comunque avrebbero fatto meglio a restare tali e a non portare alla realizzazione del gioco che stiamo per raccontarvi in questa recensione. Preparate un bel bicchiere d'acqua, perché mentre leggerete probabilmente vi si seccherà la gola.
Trama: non pervenuta
C'era una volta Samael, uno dei più valorosi generali del Regno di Nevaeh, dove per secoli prosperarono l'armonia, la concordia e la felicità. Poi il tempo passò, Samael iniziò a mettere in discussione sé stesso e anche il proprio re: cominciava a chiedersi se fosse possibile governare il vasto regno in modo tale che il bene coesistesse con il male. Una descrizione molto accattivante, non trovate? Tra l'altro il riferimento ebraico a Samael non è male: si tratta dell'Angelo della Morte, una creatura considerata al tempo stesso buona e crudele. Il protagonista del titolo quindi dovrebbe essere ben caratterizzato, rappresentare in modo adeguato questa dicotomia sia nella sua personalità che nelle sue azioni all'interno della trama di gioco.
Però Samael the Legacy of Ophiuchus una trama, a ben vedere, non ce l'ha. Neppure scopiazzata da Dark Souls, titolo cui chiaramente si ispira. Nel gioco c'è Samael che cammina (o volendo corre) a caso per un vasto mondo fantasy medievale apparentemente sconfinato, sprovvisto di obiettivi, di scopi, di moventi e di qualsiasi cosa che normalmente dovrebbe prevedere un titolo del genere, classificato dallo sviluppatore Gilson B. Pontes come "action". Difficile scordarsi poi del nome di Gilson B. Pontes, dato che per tutti gli interminabili titoli d'apertura viene ripetuto ovunque: il gioco praticamente l'ha creato lui da zero. Non c'è motivo di disperarsi, comunque: anche senza una trama un gioco può comunque contare sul gameplay, no? No. In questo caso no.
Gameplay: pervenuto, purtroppo
Se la trama di Samael the Legacy of Ophiuchus non è pervenuta, il gameplay invece c'è: il problema è che non funziona. Anche ammesso che la vostra PlayStation 4 vi permetta di capire qualcosa di quello che sta accadendo a schermo, cosa niente affatto scontata dal momento che noi ci siamo dovuti arrangiare sospesi tra una grafica che definire sgranata è un complimento e poi il vero e proprio buio delle ambientazioni notturne, è difficile che possiate riuscire a godere dell'azione del titolo. Il giocatore controlla Samael, che come abbiamo avuto il piacere di informarvi poco prima corre come un forsennato per la mappa di gioco brandendo la sua spada. Il suo compito è quello di affrontare determinati mostri presenti un po' ovunque, dopo averli debitamente cercati a caso, guidati da alcune freccette invisibili presenti sulla parte superiore dello schermo (visibili quando lo decide il gioco, ovviamente).
Avvicinandosi ai mostri comincia la fase di combattimento, in perfetto stile Dark Souls o Bloodborne (in teoria): figura del nostro eroe vista di spalle, mostro cattivo in primo piano, schivate e attacchi dopo aver imparato il pattern nemico. Tutto questo nelle intenzioni dello sviluppatore, il mai troppo citato Gilson B. Pontes, perché nei fatti le cose vanno molto diversamente. I movimenti del protagonista sono quasi sempre imprevedibili, l'attacco principale è uno soltanto, e un comando permette di parare i colpi nemici. Ogni singolo colpo nemico si rivela letale, non esistono equipaggiamenti di sorta, schivate o miracoli, se venite colpiti siete morti, punto.
Lo si potrebbe anche accettare, se poi il nostro alter ego collaborasse in qualche modo alla sconfitta del nemico: tra movimenti lenti, azioni eseguite a caso nonostante i comandi impartiti, input lag e la perenne oscurità cui abbiamo accennato prima, se riuscirete a sconfiggere uno dei mostri vi sarete davvero meritati l'apposito trofeo di gioco su PlayStation 4. In caso di morte del protagonista, il gioco ricomincia da capo: verrete nuovamente gettati nel mondo medievale (in un punto a caso, tanto non c'è nessuna mappa) e dovrete di nuovo incontrare dei mostri (a caso) da sconfiggere, per poi passare a quelli successivi. Il tutto senza il benché minimo scopo, ovviamente.
Comparto tecnico: lasciamo perdere
La trama di Samael the Legacy of Ophiuchus non esiste, il gameplay (se è possibile definirlo tale) non permette in alcun momento di godere di qualcosa di anche vagamente simile ad un action game: resta da riporre fiducia nel comparto tecnico. Del resto la pagina del PlayStation network statunitense recita: "supporto all'HDR" e "supporto a PlayStation 4 Pro". Viene quasi da pensare che anche se non sia il GOTY del 2019 possa comunque offrire un colpo d'occhio soddisfacente, una direzione artistica interessante, uno stimolo minimo a proseguire per capire cosa diamine stia succedendo sullo schermo.
Ma è tutta una grande menzogna: Samael the Legacy of Ophiuchus è un mix letale di blur, sgranatura, effetti luminosi gettati a caso, buio perenne, modelli poligonali ai minimi termini, animazioni grottesche e grafica scadente. Su PlayStation 4 giocarlo rappresenta una fatica immane, perché non si vede davvero nulla e non ci sono impostazioni con cui poter minimamente sperare di migliorare la situazione; il tutto è reso ancora più inquietante e frustrante da un comparto audio che si limita a proporre continuamente uno strano miscuglio di rullo di tamburi e suoni tribali.
Conclusioni
Acquistare Samael the Legacy of Ophiuchus è un crimine contro la propria persona, regalarlo a qualcuno un vero e proprio delitto. Di questa bizzarra produzione a tema medievale e fantasy, in cui per qualche strano motivo uno sconosciuto se ne va in giro a riempire di botte dei mostri a caso, non si salva praticamente niente. Ci viene in mente un solo motivo che potrebbe spingere all'acquisto: farsi quattro risate con gli amici esclamando a turno "che diamine è questa roba". Ma considerando che il prezzo di listino è di trenta dollari (sì, trenta dollari) neanche acquistarlo per riderci su è possibile. Fuggite, e anche in fretta.
PRO
- Il nome del protagonista
- Probabilmente verrà dimenticato in fretta
CONTRO
- La trama non esiste
- Il gameplay esiste, ma nessun aspetto funziona
- Il comparto tecnico esiste, ma è imbarazzante