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Snowpiercer: recensione

La recensione di Snowpiercer, adattamento per la tv dell'omonimo film di Bong Joon-ho e della graphic novel Le Transperceneige. Meno fantascienza, più crime. Dal 25 maggio su Netflix

RECENSIONE di Valentina Ariete   —   25/05/2020

Grazie all'incredibile successo di pubblico e critica di Parasite, che, lo scorso 9 febbraio, ha scritto la storia del cinema aggiudicandosi sia il premio Oscar al miglior film straniero sia quello come miglior film (portandosi a casa anche regia e sceneggiatura originale), il nome di Bong Joon-ho ora è noto in tutto il mondo. Fino a qualche anno fa però il regista sudcoreano era amato soprattutto dai cinefili più appassionati, che, in tempi non sospetti, cercavano le sue pellicole come un vecchio cowboy che setaccia i fiumi alla ricerca di pepite d'oro. Prima di Parasite, il titolo che ha reso più familiare Bong Joon-ho in Occidente è stato Snowpiercer: uscito nel 2013, è il suo esordio americano.

Snowpiercer Recensione Netflix


Ispirato alla graphic novel Le Transperceneige, di Jacques Lob e Jean-Michel Charlier, Snowpiercer è ambientato in un futuro post apocalittico, in cui il cambiamento climatico ha portato alla completa glaciazione del pianeta Terra. Per sopravvivere, la razza umana ha creato un treno che percorre in cerchio la circonferenza del pianeta grazie a un motore perpetuo. Composto solamente dal 1001 carrozze, il treno, che si chiama appunto Snowpiercer, contiene poche migliaia di esseri umani, suddivisi in prima, seconda e terza classe a seconda del costo del biglietto pagato per assicurarsi un posto. In coda ci sono invece tutte quelle persone che, pur non potendo permettersi di salire a bordo, lo hanno fatto con la forza: hanno avuto salva la vita, ma il prezzo da pagare è alto. Barrette di cibo di dubbia provenienza, divieto di riprodursi, nessuna cura sanitaria, igiene personale scarsissima e punizioni corporali tremende. Al contrario, più si sale verso la testa del treno, più il lusso abbonda: serre con alberi da frutta, dessert, addirittura un nightclub con esibizioni canore.

Tutto questo lo avevamo visto in parte nel film di Bong Joon-ho, ma ora possiamo esplorare più a lungo e più nel dettaglio gli interni del treno grazie all'omonima serie tv, prodotta da TNT e disponibile in Italia su Netflix dal 25 maggio (con le prime due puntate, poi un nuovo episodio ogni settimana).

Una produzione travagliata

Snowpiercer Recensione Daveed Diggs Netflix Serie Tv

Il progetto di trasformare il film Snowpiercer in una serie tv risale al 2015: forte del successo del film, Bong Joon-ho aveva abbracciato l'operazione, ritagliandosi il ruolo di produttore esecutivo, con Josh Friedman (creatore di Terminator: The Sarah Connor Chronicles e sceneggiatore di Avatar 2) come sceneggiatore e showrunner e Scott Derrickson (regista di Doctor Strange) alla regia dell'episodio pilota. Nonostante il pilota fosse stato approvato e pronto a diventare una serie, nel 2018 Friedman è letteralmente saltato giù dal treno per divergenze artistiche, sostituito da Graeme Manson (sceneggiatore di Cube e co-creatore della serie Orphan Black). Derrickson si è però rifiutato di rigirare il pilota, che, secondo lui, aveva una sceneggiatura incredibile e rappresentava uno dei suoi migliori lavori. Per le nuove riprese è stato quindi chiamato James Hawes (regista di diverse serie tv, tra cui Doctor Who, Penny Dreadful e Black Mirror).

È chiaro che, con tutti questi passaggi di mano, la serie tv ha cambiato già forma più volte e, quando questo accade, non è mai un buon segno: già confermata per una seconda stagione, abbiamo potuto visionare cinque dei dieci episodi che compongono la prima e in effetti questa natura da "creatura di Frankenstein" è il principale problema di un prodotto che lotta per trovare la propria identità.

Meno fantascienza, più crime

Ambientata sette anni dopo la catastrofe climatica che ha portato al congelamento del pianeta, la serie ha come protagonisti Melanie Cavill (interpretata dal premio Oscar Jennifer Connelly), voce del treno, che si occupa di mantenere l'equilibrio tra le classi, controllando ogni passeggero, e Andre Layton (Daveed Diggs), uno dei reietti della coda. Quando un terribile omicidio sconvolge la quiete dei viaggiatori, Melanie incarica Layton, ex detective di polizia di New York, di investigare sul caso, per trovare il colpevole.

Il film di Bong Joon-ho, come Parasite, aveva come focus principale la lotta di classe, con un forte messaggio ambientalista: la serie invece cambia sguardo, trasformando una storia di fantascienza distopica in un vero e proprio crime. Un po' come se lo Snowpiercer si fosse tramutato nell'Orient Express di Agatha Christie. Un cambiamento radicale, che da una parte spiazza, dall'altra trasforma una storia unica e originale in un banale procedurale.

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Certo, durante le indagini Layton ci mostra molto del treno, in un modo che non era stato possibile nelle due ore del film: la bellissima scenografia è piena di dettagli, curata in ogni particolare e rappresenta uno dei maggiori motivi di interesse della serie. Oggetti rimasti misteriosi come "le celle cassetti" diventano un punto cruciale della storia, ma, paradossalmente, la loro natura misteriosa conferiva un fascino particolare al film, lasciando spazio all'immaginazione, elemento che invece si perde totalmente sul piccolo schermo. Indecisa sulla propria natura, Snowpiercer ha molto meno fascino del suo corrispettivo cinematografico, ma, se non si pensa al film, si lascia comunque guardare scorrendo in modo prevedibile ma fluido.

Meno male che c’è Jennifer Connelly

Snowpiercer Recensione Jennifer Connelly

Oltre a essere indecisa sulla propria natura, il principale difetto di Snowpiercer è non approfondire i suoi personaggi: lo stesso Layton, pur avendo un ruolo centrale, rimane abbastanza stereotipato. Su tutti spicca Jennifer Connelly: l'attrice ruba la scena ogni volta che è inquadrata, sia per presenza sia per bravura, aiutata anche del ruolo che consente il maggior numero di sfumature. Il pubblico scopre infatti molto presto che Melanie è molto più della semplice voce del treno e quindi ogni suo sguardo, ogni sua decisione, si prestano sempre a una doppia lettura. Confermata già per un secondo ciclo di episodi, la serie si concentrerà evidentemente sempre più su di lei, anche perché il suo punto di vista è quello più completo: attraverso i suoi occhi scopriremo tutti i segreti del treno.

Conclusioni

Multiplayer.it

6.8

Come scritto nella recensione di Snowpiercer, la serie, ispirata all'omonimo film di Bong Joon-ho e alla graphic novel Le Transperceneige, è un reboot della storia post apocalittica messa in scena dal regista sudcoreano, con nuovi personaggi che si muovono sempre sullo stesso palcoscenico, ovvero lo Snowpiercer, treno che gira, grazie al suo motore perpetuo, attorno alla Terra, ormai congelata a causa di un disastro ambientale. I pochi esseri umani rimasti in vita hanno riprodotto a bordo una divisione in classi, che favorisce la testa e relega in condizioni disumane chi sta in coda. Cambiando natura rispetto al film, la serie trasforma un racconto di fantascienza in un crime: Melanie (il premio Oscar Jennfier Connelly), voce del treno e garante dell'equilibrio tra le classi, incarica Leyton (Daveed Diggs), ex detective di polizia, a indagare su un misterioso omicidio. Un po' Assassinio sull'Oriente Express, un po' distopia, Snowpiercer è una serie ibrida indecisa sulla propria natura, che non possiede il fascino della pellicola di Bong Joon-ho, ma si lascia comunque guardare.

PRO

  • Jennifer Connelly è brava e magnetica nel ruolo più interessante della serie.
  • La scenografia, ricchissima di dettagli, è un vero e proprio personaggio.

CONTRO

  • Indecisa tra crime e fantascienza, Snowpiercer è una serie ibrida, che non ha il fascino del film originale.
  • Tranne Melanie, tutti i personaggi sono poco approfonditi e stereotipati.