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South of the Circle, la recensione: una affascinante storia in Antartide su Apple Arcade

C'è una storia davvero affascinante da vivere in South of the Circle, scopriamola nella recensione di questa avventura Apple Arcade.

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   07/11/2020

Parlare di sperimentazioni narrative in ambito videoludico è diventato ormai quasi ripetitivo, visto che in questi ultimi anni abbiamo visto un'evoluzione incredibile su questo fronte soprattutto nelle produzioni indie, ma lasciando perdere le pretese di avanguardia artistica potete seguirci in questa recensione di South of the Circle per scoprire un'avventura narrativa fatta semplicemente molto bene. La qualità della scrittura, il ritmo della narrazione e soprattutto la recitazione degli attori coinvolti nel doppiaggio e nel motion capture sono gli elementi distintivi di questo gioco di State of Play, team che si è fatto già conoscere per uno stile veramente peculiare che ha caratterizzato le sue produzioni precedenti come Lumino City, Kami, Kami 2 e Inks. South of the Circle può essere considerato il progetto della maturità del team, sul quale si vede chiaramente che l'investimento è stato grande e le mire poste alquanto in alto rispetto agli altri titoli, pur validi ma di spessore sicuramente ridotto rispetto a questo, che trova la sua massima espressione in un contesto come Apple Arcade.

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Il gioco rientra nel genere delle avventure narrative, ma per la sua struttura potrebbe essere associato con maggiore pertinenza al sotto-genere dei walking simulator, vista l'interazione molto limitata e la concentrazione assoluta sulla narrazione. Si tratta insomma di mettere in scena una storia, coinvolgendo il giocatore/spettatore nel suo sviluppo attraverso scelte che influenzano soprattutto l'andamento dei dialoghi e in certi casi le decisioni da prendere su come far avanzare gli eventi. Il meccanismo ricorda molto da vicino quello usato da Night School Studio per i suoi giochi, ovvero Oxenfree e Afterparty, ma in questo caso ci troviamo a scegliere soprattutto un atteggiamento più che un argomento da portare avanti, cosa che comunque presenta poi diramazioni simili nello svolgersi degli eventi. Ovviamente una struttura del genere deve sostenersi su una narrazione di qualità, con una storia interessante che sappia coinvolgere e su questi aspetti non delude: non ha forse il piglio dei suddetti titoli di Night School in termini di soggetto e ritmo, scegliendo una strada tutta improntata sul realismo e il racconto quasi biografico, ma ha dalla sua atmosfere memorabili, argomenti profondi, dialoghi ben scritti e una recitazione veramente di alto livello. Nonché degli elementi surreali e inquietanti che emergono sulla distanza, ma per questi dovrete avanzare in profondità nella storia.

Una storia d'amore e di freddo polare

Siamo in Antartide negli anni 60, ma siamo anche a Cambridge e nella campagna scozzese: abbiamo fatto un atterraggio di fortuna in mezzo ai ghiacci, tentando di raggiungere una base scientifica per gli studi climatici, ma siamo anche all'università tra dottorati di ricerca e manifestazioni studentesche contro le armi nucleari, nel pieno della guerra fredda. South of the Circle è composto da diversi piani narrativi giustapposti, attraverso un montaggio alternato e cronologicamente sfalsato, che mostra diversi aspetti della vita di Peter, il protagonista: il presente è rappresentato dal drammatico incidente aereo che lo costringe ad attraversare una parte dell'Antartide a piedi o con veicoli di fortuna, ma queste traversate si fondono con ricordi ed eventi avvenuti in precedenza, sovrapponendo situazioni e scelte, cause ed effetti. Da una parte ci si trova davanti a un pericolo reale e immediato dato dalla situazione disperata in mezzo ai ghiacci, con la guerra fredda sullo sfondo e la minaccia di un incontro/scontro con il presunto nemico faccia a faccia, dall'altra dobbiamo prendere delle scelte che possono portarci ad abbracciare definitivamente l'amore di una donna, cercando in entrambi i casi di aprire la mente e di affrontare gli eventi con coraggio e determinazione.

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In definitiva, si scopre che il tutto è una specie di viaggio di formazione nel quale il giovane specializzando in scienze climatiche Peter deve finalmente trovare la sua strada, affrontando le proprie paure e le chiusure mentali del difficile periodo in cui si trova a maturare. Il gameplay è ridotto ai minimi termini e ci troviamo esclusivamente a toccare alcuni elementi dello schermo per far avanzare le scene dal taglio cinematografico, costruite con un fascinoso stile low poly e meravigliosamente animate, in grado di restituire una delle migliori recitazioni virtuali che si siano viste in videogioco. Il tutto è sottolineato anche da un doppiaggio in inglese veramente di alto livello, con sottotitoli tradotti completamente in italiano.

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Il racconto è dunque l'elemento centrale dell'esperienza, ma questo include il giocatore in una serie di scelte che possono influenzarne l'andamento, in quelli che sono gli unici momenti interattivi veramente significativi nel "gioco" in questione. Le diverse decisioni sono affidate a simboli alquanto astratti che si riferiscono a diversi stati d'animo o atteggiamenti da intraprendere per dare risposte, prendere strade diverse o incanalare discussioni e situazioni in varie direzioni. Non è un sistema chiarissimo, perché non è facile capire precisamente a cosa corrispondano le diverse opzioni, dunque si tratta di andare soprattutto a istinto, ma ci sono alcuni momenti specifici in cui il gioco ci fa capire che stiamo prendendo delle scelte significative, che verranno poi riepilogate verso la fine per comporre il percorso di vita che stiamo scegliendo. La vaghezza con cui sono illustrate queste scelte contribuisce a renderci forse più spettatori che attori protagonisti dell'azione, ma questo senso di mistero può anche favorire il ritorno al gioco in più run successive per provare tutti gli esiti delle differenti decisioni prese, anche perché il finale risulta alquanto enigmatico.

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Conclusioni

Versione testata iPad 1.01
Digital Delivery App Store
Multiplayer.it
8.0
Lettori (3)
6.6
Il tuo voto

Inutile dire che South of the Circle non può essere considerato propriamente un videogioco a pieno titolo, ma questo è un discorso ormai vecchio, di fronte alle numerose sperimentazioni narrative che abbiamo visto affermarsi con sempre maggiore solidità. È piuttosto una storia affascinante, raccontata con grande maestria dimostrando come State of Play abbia raggiunto una notevole dimestichezza nell'uso del videogioco come mezzo espressivo, mettendo in scena un testo dalle implicazioni profonde e per nulla banali. Non rinuncia comunque all'interazione, che risulta anche importante nell'incanalare il racconto secondo diverse strade, ma fa di tutto per rendere poco chiari i suoi meccanismi, rendendoci più spettatori curiosi che attori protagonisti della storia. Anche questo è parte del suo fascino, ma per accogliere questa esperienza dobbiamo accettare di prendere parte a un gioco che cede enormi quote di gameplay a favore di una matura espressione artistica.

PRO

  • Interessante la narrazione su diversi piani temporali
  • Ottima recitazione tra doppiaggio e animazioni
  • Stilisticamente coeso e ben diretto come regia

CONTRO

  • L'interazione è ovviamente molto limitata
  • Non è facile capire a cosa possano portare le decisioni
  • Il ritmo di abbassa fin troppo in alcune sezioni