Attenzione. Questa recensione non contiene spoiler e anticipazioni su Spider-Man: Far from Home, tuttavia ci riferiremo esplicitamente al finale di Avengers: Endgame. Sappiamo che sono passati alcuni mesi dalla prima uscita al cinema, ma è sempre meglio avvisare!
Dobbiamo ammettere di essere stati piuttosto scettici fino all'ultimo riguardo alla decisione di concludere la fase 3 del Marvel Cinematic Universe con un film di Spider-Man piuttosto che con la perfetta chiusura di Avengers: Endgame. Credevamo che le dichiarazioni dei fratelli Russo e del regista di Far from Home, Jon Watts, fossero semplice marketing e che c'entrassero qualcosa gli accordi con la Sony, ma dopo essere usciti dal cinema dobbiamo ammettere che Kevin Feige ha davvero chiuso il cerchio con un film pieno di rimandi e parallelismi più o meno espliciti proprio a quel Iron Man che nel 2008 ha dato inizio a questa chiacchieratissima giostra cinematografica. L'Uomo Ragno, eroe amatissimo da grandi e piccini, si ritrova così a dover superare una sfida importante: battersi ad armi pari, in questa nuova incarnazione, con quello Spider-Man 2 di Sam Raimi che molti considerano ancora oggi il miglior cinecomic Marvel.
La trama in breve e senza spoiler
Sono passati alcuni mesi dalla battaglia finale contro Thanos. Il mondo ha ricominciato a girare e Spider-Man: Far from Home non perde tempo a spiegarci che cosa è successo quando gli esseri viventi cancellati dal Titano sono ricomparsi all'improvviso, cinque anni dopo lo schiocco alla fine di Avengers: Infinity War. Non era scomparso solo Peter Parker, ma anche sua zia May, il suo migliore amico Ned e molti compagni di classe, M.J. e Flash compresi. Mentre il mondo piange ancora la morte di Tony Stark e degli altri Avengers caduti, Peter intende lasciarsi alle spalle il trauma e distrarsi nell'imminente gita scolastica in Europa, durante la quale vorrebbe dichiararsi a M.J. Purtroppo non c'è pace per l'Uomo Ragno: reclutato da Nick Fury, Peter è costretto a fare squadra con Quentin Beck, un eroe arrivato da un altro universo per dare la caccia agli Elementali, mostri giganteschi che rischiano di distruggere il pianeta. Insicuro delle sue capacità, Peter troverà in Beck il mentore perduto, ma i pericoli che lo aspettano metteranno a dura prova la sua determinazione. Spider-Man, insomma, dovrà uscire dall'ombra di Iron Man e diventare un Avenger a pieno titolo: ci riuscirà?
Un film che è un fumetto
In Spider-Man: Far from Home convivono due anime. La prima è quella allegra e goliardica di una commedia scolastica per adolescenti. Gran parte dello humour nel film si regge sulle strampalate dinamiche di gruppo e sugli scambi frizzanti tra i giovani protagonisti. Stiamo parlando di una metà abbondante di film in cui si susseguono gag su gag, anche a ritmo fin troppo serrato, che fanno leva sulle prime cotte, sulle rivalità, sul carattere impacciato di un eroe che, nella vita privata, è una vera frana. Tom Holland, sempre più a suo agio nella parte di Peter Parker, restituisce una caratterizzazione deliziosamente imbranata del personaggio, sia quando interagisce con gli adulti, sia quando si ritrova a balbettare davanti alla caustica M.J. Il suo rapporto con la compagna di classe interpretata da Zendaya manca forse di quell'alchimia che ci aspetterebbe da una storia d'amore tanto iconica, ma lo script non diventa mai stucchevole e, anzi, approfondisce molto una comprimaria importante che in Spider-Man: Homecoming stava un po' troppo in disparte.
Il DNA teen/scolastico di Spider-Man: Far from Home è decisamente quello che ci è piaciuto di meno. È chiaro che il film di Watts si rivolge a un pubblico più giovane rispetto ad altri film Marvel come Black Panther o Doctor Strange, per citarne due, e in questo senso è evidente che alcune gag coinvolgeranno spettatori diversi in modo diverso. È un umorismo che fortunatamente non scade mai nel becero tanto caro alle commedie di genere e che, anzi, gioca sapientemente con certi cliché, magari non rovesciandoli del tutto ma comunque rendendoli meno prevedibili. Superata la prima metà del film, le disavventure della classe di Peter si intrecciano sempre più con la minaccia di turno, colorando anche le scene più avvincenti di quelle sfumature ironiche che alleviano la tensione al momento giusto. In questo senso, bisogna dire che la regia di Watts segue la sceneggiatura di Chris McKenna in modo esemplare, senza cali di ritmo o intermezzi fuori luogo. L'umorismo adolescenziale, insomma, si incastra perfettamente nel minutaggio restante, senza sprechi o forzature.
C'è poi l'altra anima, quella smaccatamente cinecomic, che domina soprattutto la seconda metà del film e rende Spider-Man: Far from Home una delle migliori produzioni Marvel/Disney. Non stiamo parlando degli ottimi effetti speciali o delle eccellenti coreografie - alcune scene d'azione, specialmente nel lungo scontro finale, traboccano creatività e intelligenza - ma dei temi che si intrufolano tra le gag e le insicurezze di Peter Parker, definendo il personaggio molto più della trita e ritrita morte di zio Ben. Far from Home è un'altra prospettiva sulla leggendaria battuta coi grandi poteri e le grandi responsabilità, fondata su una mitologia che Feige ha costruito nell'arco di dieci anni e ventitré film. In questa parte della storia, che ruba prepotentemente la scena alla commedia scolastica dopo un'oretta di proiezione, Peter si ritrova a fare i conti con le suddette responsabilità, ma soprattutto con la necessità di elaborare un lutto e andare avanti per la propria strada. È un percorso in cui l'accompagna un cast di comprimari importanti: Samuel L. Jackson nei panni di un Nick Fury più scorbutico del solito, Cobie Smulders che torna in quelli di Maria Hill, soprattutto Jon Favreau che interpreta un sorprendente Happy Hogan.
E c'è poi la patata bollente, l'uomo del mistero, Mysterio, che è difficile spiegare senza scivolare nello spoiler facile. Famosissimo arcinemico dell'Uomo Ragno nei fumetti, Mysterio è un potente e prezioso alleato nell'universo cinematografico, ma soprattutto assume il ruolo di mentore, amico e figura paterna per un Peter allo sbando grazie al carisma del sempre ottimo Jake Gyllenhaal. Nel giro di pochissime battute, Gyllenhaal conquista gli spettatori e instaura con Spider-Man uno speciale cameratismo. Contribuisce al fascino del personaggio anche la sensazionale resa a schermo dei suoi poteri e del suo iconico costume col casco a boccia: guardarlo proiettare raggi laser mentre sfreccia a destra e a manca col mantello che gli svolazza dietro le spalle è un vero spettacolo. Spider-Man: Far from Home è letteralmente un fumetto che prende vita, in queste scene, grazie non solo ai summenzionati effetti speciali, ma anche alla sensibilità di un design che rispetta quello iconico del personaggio, senza snaturarlo con un'impronta troppo realistica. Mysterio è un personaggio assurdo nei fumetti e resta un personaggio assurdo nel film.
E infatti, la seconda metà di Spider-Man: Far from Home è un crescendo di suspense e scene d'azione strepitose che non dimenticano lo script a favore della spettacolarità facile. Watts, come abbiamo detto, non si sbarazza del DNA da commedia, ma lo integra abilmente in questa parte più seria, raggiungendo un ottimo equilibrio. Alla fine del film, il Marvel Cinematic Universe per come lo conosciamo si è trasformato insieme a Spider-Man, è cresciuto ed è davvero pronto a nuove avventure. Ci sono frasi a effetto tipo "...e nulla sarà come prima!" che sono stucchevoli e banali, ma effettivamente in questo caso calzerebbero a pennello. Vi suggeriamo di restare per le due brevi sequenze durante i titoli di coda: la prima vi lascerà a bocca aperta, la seconda potrebbe suggerire qualche indizio sul futuro della fase 4 e degli Avengers.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Dopo gli abissi raggiunti dai due The Amazing Spider-Man, abbiamo accolto ogni nuovo film sull'Uomo Ragno dicendo che era migliore dei precedenti: abbiamo cominciato con Homecoming, lo abbiamo ripetuto con Un nuovo universo. Possiamo confermarlo anche con Far from Home? Sì e no. Il nuovo film di Jon Watts chiude il cerchio sulla Saga dell'Infinito cominciata con Iron Man, usando il Tessiragnatele come vertice di un grande cambiamento, ed è una pellicola straordinariamente fedele allo spirito brioso dei fumetti Marvel. A tratti calca un po' troppo la mano sulla commedia adolescenziale, ma diverte e intrattiene per due orette che volano, scatenandosi in una seconda metà molto più intensa e significativa che rende giustizia al personaggio di Spider-Man e al Peter Parker di Tom Holland.
PRO
- Le scene d'azione sono spettacolari e davvero fumettose
- Le tematiche più adulte fanno riflettere e commuovono
- Jake Gyllenhaal è grandioso nei panni di Mysterio
CONTRO
- Le gag da commedia adolescenziale stancano in fretta
- Accompagnamento musicale un po' invadente
- Troppo pochi minuti di zia May