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Superman, la recensione del film di James Gunn che rilancia l'universo DC

Il regista di Guardiani della galassia e The Suicide Squad riporta Superman al cinema con un film sognatore, politico, caotico e imperfetto... proprio come il suo protagonista.

RECENSIONE di Christian Colli   —   10/07/2025
Superman e il suo cane osservano la Terra dallo spazio

Vi è mai capitato di andare in edicola e acquistare un fumetto completamente a caso, per poi scoprire di star leggendo il secondo o il terzo capitolo di una storia successiva a qualche reset dell'universo editoriale in cui i personaggi vi ricordano solo vagamente quelli che conoscevate? Oppure di sintonizzarvi su qualche canale televisivo mentre prendete un caffè per ritrovarvi a seguire l'episodio già cominciato di un anime che conoscete solo di nome? Ecco, Superman di James Gunn è esattamente quella roba là.

Comincia in medias res con uno sgraziato testo in sovrimpressione che ci racconta l'antefatto: il mondo conosce da anni i Metaumani e Superman, solo che lui le ha appena prese di santa ragione da un presunto emissario della Boravia, un paese straniero - alleato degli Stati Uniti - che ne sta invadendo uno confinante.

L'adorabile Krypto è il miglior personaggio di Superman
L'adorabile Krypto è il miglior personaggio di Superman

Supes si è messo di mezzo perché gli sembrava giusto farlo e ora deve pagare il fio: non solo a livello personale, perché ha combinato un casino diplomatico, ma anche a un livello più alto, perché non tutto è ciò che sembra, tranne il messaggio politico che è esattamente ciò che sembra, e su quale James Gunn ha pure rincarato la dose in questi giorni, ricordando a tutti chi è Superman, e cioè un immigrato irregolare che sfida i tiranni perché crede nel sogno americano. Ed è anche un film che rappresenta un raggio di luce per chi cerca nel buio della sala cinematografica un luogo in cui nascondersi dal mondo cattivo e opprimente che è diventato questo sasso chiamato Terra.

Superman Reboot

Uno dei momenti migliori del film - se non il migliore, a mani basse, solo solo per l'eccellente interpretazione di David Corenswet e Rachel Brosnahan - non è un combattimento, un inseguimento o un monologo strappalacrime, ma un litigio domestico tra due fidanzati. Da una parte c'è Lois Lane, che è cinica e curiosa e preparata, e dall'altra c'è Clark Kent, che è retto e altruista e profondamente ingenuo: due visioni del mondo agli antipodi, i toni che si alzano e che sfuggono di mano, eppure la chimica tra Corenswet e Brosnahan è pazzesca. Sebbene siano insieme tutto sommato in poche scene su due ore di film, il rapporto che Gunn ha costruito per una delle coppie più famose e amate dei fumetti è credibile ed emozionante.

Che Gunn ci sapesse fare con i personaggi che adora lo abbiamo imparato anni fa con i suoi Guardiani della Galassia, quando ancora stava fisso nei Marvel Studios, prima che Disney lo cacciasse a causa di vecchi tweet compromettenti, salvo poi riprenderselo dopo che aveva girato l'ottimo The Suicide Squad, anche se ormai era troppo tardi: raggiunto il numero umanamente ed economicamente tollerabile di flop, a Warner Bros. hanno capito che era ora di staccare la spina al confuso e inconcludente "Snyderverse" cominciato con L'uomo d'acciaio, affidando un reboot generale del DCU cinematografico proprio a Gunn, che non se l'è fatto ripetere due volte.

Superman (che inizialmente aveva come sottotitolo Legacy) è il primo film - ma non il primo medium DCU, dato che lo precede la serie animata Creature Commando - in questo nuovo universo interconnesso, una responsabilità mica da ridere: Gunn doveva rilanciare il supereroe più iconico di tutti, prendendo le distanze dalla divisiva interpretazione di Zack Snyder per dare inizio a un qualcosa. Il futuro del DCU è ancora piuttosto vago - di tutte le opere in cantiere, l'unica fatta e finita sembrerebbe essere Supergirl - ma Gunn sembrerebbe avere le idee abbastanza chiare sul presente. Così, scartata la solita storia di origini - che però riaffiorano prepotentemente nel film - si passa subito all'azione, in un caotico susseguirsi di scene, luoghi e situazioni che sembrano uscire da un episodio a caso di Justice League Unlimited.

David Corenswet e Rachel Brosnahan sono Superman e Lois Lane
David Corenswet e Rachel Brosnahan sono Superman e Lois Lane

Questo paragone è un complimento e al tempo stesso un avvertimento. Gunn sceglie un registro visivo e narrativo molto preciso e il suo Superman è un cinecomic nel senso più vero e profondo del termine: è un fumetto che prende vita sullo schermo, sia nei colori vivaci e luminosi (alla fotografia c'è ancora Henry Braham, ormai collaboratore fisso di Gunn) sia nella caratterizzazione esasperata e macchiettistica dei personaggi, ma anche nella pretesa della più totale e assoluta sospensione dell'incredulità da parte degli spettatori, tra tecnologie allucinanti, kaiju che torreggiano su Metropolis e soluzioni inverosimili che faranno roteare gli occhi a chi prende l'intrattenimento troppo seriamente.

Superman è un film che forse osa anche troppo, condensando un numero impressionante di personaggi e sottotrame in due orette. In un momento in cui spesso i cinecomics durano più del dovuto, Superman forse avrebbe avuto bisogno di qualche scena in più per consolidare certi personaggi. La redazione del Daily Planet, per esempio, in cui brilla soltanto il Jimmy Olson di Skyler Gisondo, ma soprattutto la Justice Gang composta dal Lanterna Verde di Nathan Fillion, la Hawk Girl di Isabela Merced e il Mr. Terrific di Edi Gateghi. Quest'ultimo ha molte più scene rispetto ai suoi compagni di squadra, ma in generale arriviamo ai titoli di coda senza sapere niente di questi personaggi, chi sono e perché fanno quello che fanno.

Mr. Terrific, interpretato da Edi Gateghi, è uno dei comprimari più importanti del film
Mr. Terrific, interpretato da Edi Gateghi, è uno dei comprimari più importanti del film

Per dire, il brevissimo cammeo di Sean Gunn che interpreta Maxwell Lord sarà comprensibile solo a chi segue assiduamente la lavorazione dietro le quinte, mentre il cane Krypto è praticamente la star assoluta del film, spalla comica e aiuto prezioso nei momenti difficili.

I cattivi siamo noi?

Superman è un film strano da decifrare pure per un appassionato di fumetti. Mette in scena un'incarnazione di Lex Luthor tra le più infide, odiose e spregevoli che abbiamo mai visto, eppure il personaggio, magistralmente interpretato da un Nicholas Hoult sempre più bravo, manca di gravitas: è letteralmente un antagonista da cartone animato della domenica mattina, uno che fa cose cattive perché sì, con tanto di monologo finale, e le motivazioni che lo spingono non sono esattamente convincenti. Mettiamoci pure il sottotesto politico che non è poi tanto sottile, con il tecnocrate pazzo che vuole conquistare il mondo e il presidente genocida che invade una nazione confinante berciando di presunti regimi, tra compravendite di armi e cospirazioni un tanto al chilo.

Nicholas Hoult è un Lex Luthor pazzesco ma scontato
Nicholas Hoult è un Lex Luthor pazzesco ma scontato

Dietro la macchina da presa, Gunn attacca la nostra realtà, offrendo come alternativa e modello da imitare il Superman per eccellenza, quello ottimista, positivo e un pelo troppo ingenuo della Silver Age, quello che incarna il sogno americano... Proprio lui, un alieno cresciuto di nascosto tra i terrestri che nella terra delle opportunità cerca il suo posto senza prevaricare nessuno, e che anzi è disposto a sacrificarsi per l'umanità che lo ha accolto, a salvare bambini e cagnolini e scoiattoli e persino i suoi peggiori nemici, avendone l'occasione. È il raggio di speranza che serve in un mondo sempre più buio e intransigente, quello che vorremmo vedere prendere a calci presidenti inopportuni e autocrati sconsiderati, perché è uno di noi, si arrabbia e impreca, incassa come un pugile e più di qualche volta agisce senza pensare perché altrimenti "sarebbe morta tantissima gente", e tanto basta.

Superman arriva ai titoli di coda senza perdere mai ritmo, forse anche troppo forsennatamente, e ci riesce perché il regista riesce a mantenere la stessa andatura senza inciampi, rallentando quando basta per un delicato momento introspettivo insieme ai Kent (Pruitt Taylor Vince e Neva Howell, forse nella loro versione cinematografica più cartoonesca che mai) o per qualche gag non sempre riuscita. Il film vola sulle ali della colonna sonora di John Murphy e David Fleming che per tre quarti del tempo rimaneggiano le musiche di John Williams nei Superman di Richard Donner, alternandole a brani rock o a canzoni pop che creano una forte dissonanza, nel senso che sembra quasi di cambiare film. L'iconica Superman March sembra riverberare in sala per ricordarci il compianto Christopher Reeve, dando a certe scene più peso di quel che meriterebbero, e ci riesce benissimo, pur essendo una manipolazione emotiva fatta e finita.

David Corenswet in una scena del film
David Corenswet in una scena del film

Alla fine, Superman lascia sensazioni contrastanti. Una parte di noi ha visto un cinecomic come tanti altri, e forse meglio di molti altri, pieno di scene d'azione ben coreografate ed effetti speciali quasi sempre convincenti. Impossibile evitare i paragoni con L'uomo d'acciaio di Snyder, ma probabilmente ognuno avrà un'opinione diversa; diciamo solo che sono film profondamente diversi nelle ambizioni e negli intenti e che la pellicola di Gunn abbandona ogni pretesa di solennità per abbracciare uno spirito più leggero e frizzante, rinunciando magari ai combattimenti più spettacolari e distruttivi.

L'altra parte, però, non può fare a meno di ricordarsi che il film di Gunn è letteralmente l'inizio di un nuovo universo interconnesso, ma non sembra esserlo affatto: non pianta semi, non getta fondamenta, ha tutta l'aria di essere un film completamente autoconclusivo. È una mossa audace, perché risparmia a Warner Bros. Pictures l'ennesima figuraccia nel caso in cui resti appeso, ma al contempo manca dell'autorevolezza e dell'unicità che meritava un nuovo Superman. Sembra, insomma, uno tra tanti, che è come si vede Clark Kent ma non è come lo vediamo - o vorremmo vederlo - noi.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.0

James Gunn dà inizio a una nuova era, ma mantiene le promesse soltanto in parte: sì, Corenswet è davvero un Superman coi controfiocchi, un'ispirazione più che un eroe, ed è affiancato da un cast in stato di grazia. È un ritorno a un'estetica brillante e pittoresca come i fumetti che adatta, a un tono più spensierato che punta a intrattenere e a emozionare. Eppure manca qualcosa, forse la solennità che meritava un evento come questo, un personaggio come Superman. Gunn si sforza di moderare la personalità istrionica che ci ha dato Guardiani della Galassia e The Suicide Squad, ma nel farlo rinuncia proprio a quell'identità, e Superman finisce un gradino sotto i suoi film precedenti. È un buon inizio, anche se poteva essere migliore, ma almeno non lascia affari in sospeso e non promette niente, se non due ore di divertimento a chi è disposto a non farsi troppe domande.

PRO

  • David Corenswet è un Superman all'antica praticamente perfetto
  • Il cast è solido, soprattutto nei momenti più introspettivi
  • Krypto!

CONTRO

  • Certe soluzioni narrative sono poco convincenti
  • Alcuni personaggi dovevano essere caratterizzati meglio
  • Per essere l'inizio di una grande saga, sembra quasi uno spin-off