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Thank Goodness You’re Here!, la recensione di un gioco fuori di testa dall'anima inglese

La recensione di Thank Goodness You're Here!, l'avventura di un colletto bianco che aiuta gli altri prendendoli a pugni.

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   29/07/2024
L'ometto protagonista di Thank Goodness You're Here!
Thank Goodness You're Here!
Thank Goodness You're Here!
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"Grazie a dio sei qui!" è la frase che vi farà capire di essere l'uomo giusto al momento giusto. Anche se a volte il nostro protagonista sembra più un incrocio tra uno spiritello dispettoso e una fatina benevola, vestito di tutto punto come un impiegato modello, un paio di baffetti ispidi e un ciuffo di capelli rossi in testa. Ma grazie a dio siamo lì, perché c'è il postino che ha il braccio bloccato in una grata del marciapiede, la commessa del supermercato che non riesce a cacciare via i topi e il fabbro che ha qualche problemino con l'alcol e ha cominciato a trangugiare birra di prima mattina... e per qualche strano motivo, qui a Barnsworth, ci siamo solo noi a poter sistemare le cose. Inizia così Thank Goodness You're Here!, un viaggio folle di un paio d'ore che è un vero e proprio excursus in tutte le sfumature della comicità inglese.

In gita a Barnsworth

Il nostro innominato, ma simpatico protagonista è in gita di lavoro a Barnsworth, una cittadina inglese di provincia. Deve parlare con il sindaco a proposito di una fornitura. Ma il sindaco è impegnato, ed è difficile pensare che si possa stare con le mani in mano ad aspettare che si liberi, no? Eccoci allora pronti a esplorare la piazza cittadina, con i suoi strambi personaggi e le sue situazioni surreali. Il nostro ometto è un'entità benevola ma anche profondamente dispettosa, che nell'interfacciarsi con gli altri conosce una sola possibile azione: prenderli a schiaffi.

Il primo cittadino che avrà bisogno di aiuto. Ma come c'è finito a mettere la mano lì dentro?
Il primo cittadino che avrà bisogno di aiuto. Ma come c'è finito a mettere la mano lì dentro?

Mentre si avanza girando senza meta nel quartiere, prendendo a pizzoni i cestini dell'immondizia, spaccando vetrine, sculacciando i passanti, viene normale chiedersi: che tipo di gioco è Thank Goodness You're Here!? La domanda è lecita e molto semplice. È la risposta che è complessa. Forse è un cozy game, uno di quei titoli rilassanti, con la musica orecchiabile, l'aspetto da cartoon e i ritmi compassati. Sì, ma allo stesso tempo è un simulatore di scorrettezze, immerso in un umorismo talmente tagliente che, all'inizio del gioco, ci chiederà perfino se vogliamo giocare con i sottotitoli in dialetto, il che trasformerà tutti i dialoghi in chiacchiere incomprensibili ai più. Forse il titolo che gli è più vicino concettualmente, nella sua birbanteria e nell'ironia scorretta, è il cugino Untitled Goose Game, con il quale condivide lo stesso editore, Panic. E forse anche un po' della stessa filosofia.

Eccoci, fuori all'aria aperta, a picchiare e calciare cabine telefoniche e sacchi dell'immondizia, fino a quando non arriva il primo: "oh, grazie a dio sei qui!". La prima volta che lo sentiamo è lecito chiedersi se quel tipo con il braccio incastrato nella grata di un tombino ce l'abbia proprio con noi. Perché dovrebbe? Chi lo conosce? E invece sì, vuole che lo aiutiamo a tirare fuori il braccio. Gli serve qualcosa di scivoloso che possa permettergli di sfilarlo senza fatica. La soluzione è trottare al negozio di burro, e da lì cavalcare un enorme panetto fino alla grata del tombino. Una volta tornati, l'uomo afferrerà il burro e lo passerà ovunque: sul braccio incastrato, sotto l'ascella dell'altro braccio, sulla testa e sulle gambe, per poi ficcarselo in bocca e ingoiarlo in un sol boccone, liberandosi dalla morsa del tombino, ma non di certo dal colesterolo cattivo.

Una gag del gioco vede protagonisti dei fiori innamorati. Sapete già come va a finire, ma fa ridere lo stesso
Una gag del gioco vede protagonisti dei fiori innamorati. Sapete già come va a finire, ma fa ridere lo stesso

E il gioco è tutto così: una ronda continua attraverso Barnsworth, passando negli stessi luoghi ma imbattendosi continuamente in situazioni differenti che fanno parte della routine dei suoi cittadini. Per esempio il proprietario del negozio che produce i più grandi e gustosi pasticci di carne della città ha dimenticato di comprare tutto: non ha la carne, e nemmeno il preparato per i pasticci. La friggitoria locale ha i macchinari rotti, e il tizio che glieli sta sistemando è un baffuto erotomane che si è perso gli attrezzi. I topi al supermercato sono così tanti, e così ben organizzati, che hanno aperto all'interno un loro negozio di alimentari.

Le situazioni diventano piccoli capitoli a sé, episodi in cui le gag prendono forza man mano che si aggiungono strati. Per arrivare in una certa zona della città si passa su un tetto e poi ci si fa spingere giù per un comignolo da uno spazzacamino. Il comignolo arriva nell'appartamento di un signore che è una via di mezzo tra Mr. Bean e Ned Flanders: se ne sta in panciolle a leggere il suo giornale nel suo intonso salottino, ben cullato dalla musica di una vecchia radio.

Pesci fumatori? In Thank Goodness You're Here! c'è anche questo
Pesci fumatori? In Thank Goodness You're Here! c'è anche questo

Il nostro omino gli piomba giù dal camino come un meteorite inzaccherando tutto il salotto con la fuliggine. La prima volta è divertente. La quarta o la quinta si ride a crepapelle davanti alla reazione sempre più scomposta del pover'uomo.

Una quest da risolvere in modo assurdo

Thank Goodness You're Here! in fin dei conti è questo: un vagabondare in cerca di incarichi assurdi e dei modi altrettanto sopra le righe di risolverli. Tutto è surreale nel suo svolgimento, a partire dal nostro protagonista che varia le sue dimensioni passando da quelle di un ometto un po' basso, fino a entrare in un boccale di birra o essere risucchiato da un tubo e finire, piccolo piccolo, nel banco pesce del mercato.

Una delle gag ricorrenti di Thank Goodness You're Here. Mi dispiace, amico mio, ma è troppo divertente
Una delle gag ricorrenti di Thank Goodness You're Here. Mi dispiace, amico mio, ma è troppo divertente

È una giostra metafisica, che rinuncia a ogni coerenza in nome di un continuo espediente comico. In molti casi abbracciando una comicità slapstick, in altri scherzando in modo raffinato sull'assurdo o sui giochi di parole. Poco dopo l'inizio si trova un tipo che sta cercando di alzare la serranda del suo negozio. Aiutandolo, la saracinesca scatta verso l'alto rivelando solo un muro di mattoni. Grazie, dice l'uomo, sono i migliori mattoni in città e sono in vendita.

Per risolvere le missioni che i personaggi ci assegneranno servirà lo stesso grado di follia e improvvisazione, pena a volte sentirsi un po' sperduti, dal momento che il gioco non ha un quest log, né indicatori di alcun tipo. A volte basta solo farsi un altro giro nel quartiere, passare in zone che sono già state esplorate e scoprire nuovi particolari, o prendere a schiaffi i personaggi che hanno avanzato con la loro routine giornaliera. Come il famoso tipo con il braccio incastrato dell'inizio che, con il passare della giornata, si incastrerà in tutti i buchi della città: tombini, pozzi e crepe nel cemento. A volte basta un piccolo indizio come questo per capire che qualcosa è successo e che si può proseguire.

Thank Goodness You're Here! è un'avventura stramboide ma geniale, sempre scorretta, a volte sessualmente allusiva, che sa essere esilarante e perfino toccante. C'è un flashback di un minuto in cui il proprietario dell'ortofrutta rivive le umiliazioni subite in vita per la forma a zucchina della sua testa. D'altronde è proprio per questo suo dualismo che, dopo aver vagato per circa due ore e mezza in questa cittadina inglese dove la gente ciancica un incomprensibile dialetto, è impossibile non volere bene ai suoi personaggi. Per quanto avvinazzati, strambi, maniaci, idioti e scorbutici siano.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Nintendo eShop
Prezzo 17,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori
ND
Il tuo voto

Thank Goodness You're Here! è folle, scorretto, surreale e divertente. Purtroppo è anche tutto in inglese, a volte un po' ciancicato. Un giro nella cittadina di Barnsworth per conoscere i suoi bizzarri cittadini e aiutarli nella loro routine che sembra proprio non procedere al meglio. Vi farà ridere e poi vi confonderà. Solo una volta che sarete disposti a piegarvi al nonsense e alle sue stranezze metafisiche ci entrerete totalmente in sintonia. Ma allora sarà dura prendere il bus per il ritorno a casa.

PRO

  • Divertente e scorretto, un concentrato di gag assurde
  • Stile grafico coloratissimo
  • Per qualche strana magia è un titolo rilassante

CONTRO

  • Non è sempre chiaro dove andare per proseguire
  • Per via della sua comicità surreale, a volte è poco logico