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The Fear Business, la recensione del Blair Witch Project in salsa Resident Evil

C'è ancora spazio nella vostra libreria per altri horror indie in stile prima PlayStation? Se sì, The Fear Business, con la sua unione tra Blair Witch Project e Resident Evil, potrebbe regalare emozioni forti.

RECENSIONE di Damiano Gerli   —   03/11/2024
La protagonista di The Fear Business davanti a un bar

L'evoluzione moderna dei survival horror ha visto una recente ondata di nostalgia che ha fatto nascere quel che potremmo definire come un nuovo sottogenere nel sottogenere: il low-poly survival horror in stile PS1. Re di questa piccola nicchia ispirata all'originale Resident Evil e titoli tardi anni '90 è sicuramente Puppet Combo, ma anche selewi, lo sviluppatore indie ha già avuto fortuna con due titoli brevi usciti negli anni scorsi. Quali spaventi ci porterà questo ultimo The Fear Business?

Lo studio, già autore dei recenti The Night of the Scissors e Cannibal Abduction, sembra essere riuscito a imparare dalle critiche rivolte dal pubblico riguardo alcuni dei limiti dei progetti precedenti, pur senza cambiare di molto il suo stile. The Fear Business sembrerebbe un serio contendente come uno dei titoli migliori della nicchia usciti quest'anno. Siete pronti a imbracciare la telecamera, spegnere le candele e a vagare nei polverosi e misteriosi corridoi di Solomon Manor?

UHF VHF occasioni di paura ce ne sono a bizzeffe

Sarah è una giovane reporter in erba, ma è già stanca e stufa. Non vede l'ora di finirla con questo programma di "paura" che si è inventata, ma non può proprio mollare prima di controllare le dicerie incontrollate relative alla cittadina di Black Hill. Pare che negli ultimi mesi, diverse persone siano sparite senza lasciar traccia e che responsabile sia un misterioso culto satanico, la Crimson Society. Dopo essersi recati a parlare con alcuni dei locali biflochi per avere il fondamento di questi sospetti, Sarah entra di nascosto nella villa Solomon, luogo che il culto ha scelto come residenza (malvagia! ah...ah).

Come prima cosa chiederemo agli abitanti cosa sta succedendo
Come prima cosa chiederemo agli abitanti cosa sta succedendo

Ma, ahimè, una volta entrati in questa misteriosa villa, uscire non sarà affatto facile, non senza prima aver scoperto cosa si cela dietro a questo culto sanguinolento. Quindi se l'idea di base è abbastanza già sentita, ricordando tra gli altri alcuni titoli Puppet Combo, l'esecuzione di The Fear Business è più particolare. Il titolo unisce una classica visuale in terza persona con camera fissa mentre esplorate la villa, a diverse sequenze in prima persona dove dovrete documentare quel che sta accadendo con la vostra videocamera VHS, che servirà anche da comoda torcia. Ma attenti a non farvi beccare mentre riprendete!

Il capro non espiatorio

Sì perché mentre esplorate la villa e sarete intenti a fare le classiche cose da survival horror, quali trovare chiavi e risolvere puzzle, c'è un'entità che sta alle calcagna di Sarah. Una strana bestia ("Goat Face") con la faccia di capro che non vede l'ora di prendervi a coltellate e che non può essere sconfitta, almeno non convenzionalmente. Starà a voi munirvi di oggetti quali rilevatori di movimento o armi, per fuggire e trovare un nascondiglio che vi permetta di restare nascosti abbastanza a lungo.

Le armi son tutte piuttosto fragili, purtroppo, colpire il capro con un bastone vi regalerà un paio di secondi per nascondervi, ma non più di quello. Nel frattempo, il giocatore è libero di salvare quando vuole, ma attenzione. Per salvare Sarah dovrà spegnere una candela e, oltre all'ovvia considerazione che queste sono limitate, ogni candela spenta ridurrà sempre più la luce nella villa. Insomma, sarà meglio non abusare dei salvataggi, altrimenti vi ritroverete al buio in men che non si dica. La grafica low-poly funziona come è lecito aspettarsi, con diversi effetti di disturbo tipici delle vecchie cassette, che aggiungono non poco all'atmosfera e vi comunicano anche dove potrebbe trovarsi Goat Face.

Paura dei spaventarvi?

Selewi ha chiaramente imparato dai giochi precedenti e The Fear Business, oltre a essere un'esperienza più lunga, attestandosi sulle 4-5 ore, presenta anche diversi livelli di difficoltà. Dal molto tranquillo "no jumpscare" dove non avrete problemi a scappare dai nemici, fino al pericolosissimo "Deadly" dove farsi beccare anche una sola volta dall'amico Goat Face segnerà la fine della vostra esperienza. Insomma, The Fear Business potrebbe essere facilmente godibile anche per giocatori meno avvezzi al genere.

Spiando un rito satanico dalla nostra videocamera
Spiando un rito satanico dalla nostra videocamera

Di certo, difficile dire che proponga qualcosa di particolarmente nuovo od originale. Ci sono elementi unici, di certo, tra cui il connubio tra terza persona e prima persona, ma il gameplay è sicuramente riconoscibile da subito per chiunque abbia bazzicato un survival horror anni '90. Di trama non c'è moltissimo, sarà ovviamente lecito aspettarsi i soliti diari da cui potremo sapere di più, ma niente per cui strapparsi i capelli. Invece è molto ben fatta l'atmosfera che, oltre a essere tesa, è anche sempre più soffocante quando troveremo persone torturate che ci pregheranno di liberarle.

Tra un'ambientazione tetra, una giocabilità solida e un giusto bilanciamento tra durata e difficoltà, The Fear Business sembrerebbe ideale non solo per chi è appassionato della nicchia creata da Puppet Combo e compagnia, ma anche per chi non si è ancora voluto approcciare per paura di troppa difficoltà. Accompagnando Sarah e la sua videocamera, il titolo potrebbe regalarvi le emozioni che cercate per farvi facilmente saltare dalla sedia.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori
ND
Il tuo voto

The Fear Business è un low poly horror ben fatto che dimostra la veloce crescita di uno sviluppatore indie. Un survival horror in stile PS1 sfizioso, con alcune idee originali e che non mancherà di far saltare sulla sedia gli appassionati del genere.

PRO

  • Atmosfera tesa e tetra
  • Alterna tra prima persona e terza persona
  • Giusta durata e livello di difficoltà

CONTRO

  • Permane la sensazione di averne già giocati tanti di questo genere
  • La prima persona non viene sfruttata abbastanza