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Il chip cerebrale di Gabe Newell arriverà nel 2025: la sfida a Neuralink parte da Starfish Neuroscience

La startup fondata dal CEO di Valve punta su impianti multipli, miniaturizzati e a basso consumo per un'interfaccia cervello-computer meno invasiva e più versatile.

NOTIZIA di Simone Lelli   —   24/05/2025
Gabe Newel

Valve e Gabe Newell non smettono di sorprendere. Dopo anni di studi sulle interazioni tra cervello e videogiochi, il CEO dell'azienda dietro Steam, Half-Life e DOTA 2 ha deciso di dare forma concreta alla sua visione con Starfish Neuroscience, una startup creata nel 2019 per esplorare il futuro delle interfacce neurali. Dopo un lungo silenzio, l'azienda ha svelato i piani per il lancio del suo primo chip cerebrale entro la fine del 2025. Sebbene si tratti ancora di un modulo preliminare, e non di un impianto completo, le ambizioni sono già alte: creare un'interfaccia meno invasiva rispetto ai concorrenti e in grado di connettersi simultaneamente a più aree del cervello.

Un chip leggero, preciso e senza batteria

Il cuore della proposta di Starfish è un microchip da 2 x 4 mm, estremamente efficiente sul piano energetico (solo 1,1 milliwatt durante la registrazione dei segnali cerebrali), in grado sia di leggere l'attività elettrica del cervello (spikes e LFP) sia di stimolarlo attraverso impulsi bipolari. I 32 elettrodi disponibili offrono 16 canali simultanei di registrazione, rendendo il chip ideale per monitorare più aree cerebrali contemporaneamente. Non richiedendo batterie, il dispositivo potrà essere alimentato via trasmissione wireless a bassa banda, e sarà compatibile con altre tecnologie esterne per l'elaborazione dei dati o l'impianto vero e proprio.

Armbinder e Newel
Armbinder e Newel

Starfish punta quindi a una modularità che rompe con l'approccio monolitico di realtà come Neuralink, la compagnia di Elon Musk, che ha già impiantato il suo chip in alcuni pazienti umani. Mentre Neuralink opera con un singolo impianto ricco di elettrodi, Starfish vuole abilitare la connessione a più regioni cerebrali con dispositivi più piccoli e meno invasivi, un approccio che potrebbe rivelarsi determinante nel trattamento di malattie neurologiche complesse come il Parkinson o il disturbo bipolare, dove la disfunzione non è localizzata ma distribuita a livello di circuiti neurali.

Obiettivi clinici (ma anche ludici)

Nonostante l'impronta medica della comunicazione ufficiale, è difficile ignorare le radici del progetto nel mondo del gaming. Già nel 2019, Valve aveva presentato a GDC una visione futuristica delle interfacce cervello-computer applicate ai videogiochi, che includevano sensori biometrici, stimolazioni neurali e risposte adattive in tempo reale. Starfish potrebbe dunque aprire le porte a una nuova generazione di esperienze videoludiche in cui il pensiero stesso diventa controller, superando joystick, mouse e tastiere.

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Nel frattempo, il sito aggiornato di Starfish rivela anche lo sviluppo di altri progetti innovativi: un dispositivo di ipertermia di precisione per la distruzione selettiva dei tumori attraverso il calore e un sistema TMS (stimolazione magnetica transcranica) guidato da robot e lettura cerebrale, progettato per disturbi come la depressione. L'obiettivo è chiaramente ambizioso: creare un ecosistema integrato di tecnologie neurali, al servizio sia della salute mentale che delle interazioni uomo-macchina.