Siamo arrivati al punto che NIS America ha localizzato non uno, ma ben due Legend of Heroes in poco più di sei mesi, con un remake (Trails in the Sky 1st Chapter) in uscita entro fine anno: un traguardo impensabile fino a pochi anni fa, se ci pensate, ma va anche detto che il nuovo arco narrativo, composto finora da Trails through Daybreak e il qui presente The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II (al quale si aggiunge Kai no Kiseki, ancora inedito dalle nostre parti) è cominciato nel lontano 2021.
I fan dei JRPG saranno probabilmente entusiasti di questo recupero: Legend of Heroes è una serie amatissima, forse uno degli ultimi, veri baluardi di un genere che si sta trasformando da anni. È un franchise interconnesso che richiede un notevole investimento - conta più di dieci giochi - sebbene Trails through Daybreak abbia rappresentato un buon punto d'inizio per i nuovi giocatori. Vale la pena, insomma, proseguire con il secondo capitolo dell'arco di Calvard?
Un passo indietro, poi sempre avanti?
Inutile dire che un vero fan di Legend of Heroes dovrebbe assolutamente giocare anche Trails through Daybreak II se non altro perché pianta semi che Nihon Falcon coltiverà sicuramente in futuro. Per chi si è appassionato a questa lunghissima storia, ogni nuovo capitolo aggiunge un tassello irrinunciabile al grande mosaico che è Legend of Heroes e, se è vero che Trails through Daybreak era particolarmente adatto alle nuove leve per via dei minori collegamenti ai giochi precedenti, già questo sequel cambia registro, andando a scomodare soprattutto alcuni personaggi di Trails into Reverie come Swim e Nadia.
I più recenti Legend of Heroes o Trails, se preferite, sono ottimi JRPG, ma chi si è appassionato a questo immaginario lo ha fatto per la storia e i personaggi: sono titoli scritti ottimamente per gli standard dei giochi di ruolo in stile "anime" - una descrizione un po' cruda, ma ci siamo capiti - che fanno passare in secondo piano anche le ottime dinamiche di gameplay.
Ecco, Trails through Daybreak II scivola sulla proverbiale buccia di banana proprio in questo senso. La nuova avventura di Van Arkride - costretto a indagare su un misterioso simil Grendel omicida - soffre la sindrome del capitolo intermedio, proseguendo la storia cominciata nello scorso capitolo ma divagando a più riprese mentre coltiva nuove sottotrame e approfondisce la caratterizzazione di un cast sempre più numeroso. La narrativa portante si disperde nell'arco della cinquantina di ore necessarie a completare il gioco - un bel po' di più se vi dedicate a tutte le attività secondarie, minigiochi e collezionabili inclusi - deviando spesso in direzioni parallele che sembrano non portare mai da nessuna parte.
In realtà, ogni sottotrama che si apre aggiunge qualcosa all'affresco, ma Trails through Daybreak II fatica veramente tantissimo a mantenere un ritmo sensato soprattutto nel corpo centrale della storia, caratterizzato da un lunghissimo e ripetitivo ciclo in puro stile Giorno della marmotta... oppure Bravely Default, se masticate soprattutto JRPG. Purtroppo questo segmento sembra proprio menare il can per l'aia, allungando il brodo in maniera insostenibile e privando di ogni pathos i colpi di scena. Superato questo scoglio, Trails through Daybreak II prende finalmente il volo in un ultimo atto davvero avvincente che ricompenserà la pazienza degli appassionati.
In questo senso, dobbiamo ammettere che abbiamo apprezzato molto di più gli incarichi opzionali e tutti quei momenti che, pur smarcandosi dalla storia principale, si soffermano sui personaggi e sulla loro crescita. Il cast di Daybreak comincia a essere veramente memorabile, specialmente nei legami che si instaurano tra alcuni personaggi cui è impossibile non affezionarsi.
Miglioramenti?
Trails through Daybreak II non è cambiato molto rispetto al predecessore - la pubblicazione degli originali si distanziava di appena un anno - ma Nihon Falcon ha apportato alcuni cambiamenti al gameplay che limano le spigolosità riscontrate nello scorso capitolo, specie in seno al sistema di combattimento che già era notevole ma in questo sequel è ulteriormente migliorato.
Lo sviluppatore nipponico ha lavorato sensibilmente sulla componente in tempo reale dei combattimenti, nel senso che ora è possibile attaccare i nemici a vista anche con delle Arti per guadagnare un maggior vantaggio nello scontro a turni tradizionale: molti nemici sono infatti diventati più coriacei e aggressivi, ragion per cui ora è possibile impiegare una tecnica chiamata Cross Charge dopo una schivata perfetta.
Nihon Falcon ha alzato l'asticella della difficoltà in generale, rispondendo ai giocatori che avevano trovato il primo Daybreak troppo "facile" anche all'impostazione più severa e lo ha fatto regolando alcune dinamiche di combattimento come le S-Craft, con cui non è più possibile bombardare i nemici - e in particolare i boss - per via di un inedito periodo di ricarica che costringe i giocatori ad alternare questi super colpi spettacolari alle normali tecniche di combattimento, che includono arti e incantesimi di potenziamento (ora molto più utili che in passato) oltre alle EX Chain, colpi combinati che richiedono un posizionamento certosino dei personaggi.
Insomma, se avete giocato il primo Trails through Daybreak e al livello di difficoltà predefinito avete smesso di preoccuparvi di Orbment e Quartz, il nuovo capitolo dell'arco di Calvard vi costringerà a passare un po' di tempo nei menù a microgestire equipaggiamenti e abilità. Per questo motivo esiste anche il Märchen Garten, un dungeon virtuale simile al Reverie Corridor di Trails into Reverie che permette di assemblare il party nel modo che si preferisce - considerando che la storia vincola certi personaggi a determinati momenti e basta - per esplorarlo, aumentare di livello e scambiare certe risorse per ricompense e miglioramenti vari.
Pur offrendo un gradito diversivo quando la narrativa si fa troppo invadente - specie nella parentesi ripetitiva summenzionata - il Märchen Garten è meno interessante di quanto sembri ed esaurisce la sua utilità piuttosto in fretta se si vuole giocare Trails through Daybreak II solo per la storia. Come una buona parte della nuova storia, il Märchen Garten dà l'impressione di essere un contenuto pensato sommariamente per prolungare e consolidare un capitolo che fatica a reggersi sulle proprie gambe e che sembra più un'estensione del primo Daybreak che un sequel vero e proprio.
Conclusioni
The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II ci è apparso uno dei capitoli più deboli nella saga, a causa di una scrittura non proprio brillante che arranca maldestramente prima di trovare la quadra. Fortunatamente, il cast memorabile e il sistema di combattimento sensibilmente migliorato rispetto al precedente capitolo sorreggono una lunga avventura in cui Nihon Falcon ha forse cercato di mettere troppa carne al fuoco. Per questo motivo, è difficile consigliarlo ai giocatori occasionali che nutrono poco interesse per Legend of Heroes, e che potrebbero faticare a mandar giù anche un comparto tecnico accattivante ma fisiologicamente antiquato. I fan della serie, invece, possono stare tranquilli: al netto delle sue debolezze, resta pur sempre un acquisto obbligatorio.
PRO
- Sistema di combattimento migliorato rispetto al primo Daybreak
- I personaggi, vecchi e nuovi, sono tra i migliori della serie
CONTRO
- La trama gira troppo in cerchio prima di fare passi avanti significativi
- È pur sempre un gioco del 2022 che arriva da noi tre anni dopo