L'originale Outlast, pubblicato nell'ormai lontano 2013, occupa un posto di riguardo nei cuori e nelle menti degli appassionati di giochi horror. La prospettiva in prima persona, l'uso della telecamera per farsi strada nelle ambientazioni più oscure e l'imperativo di non farsi scoprire dai nemici, furono tratti che donarono un carattere peculiare all'avventura e permisero alla produzione di ritagliarsi una buona fetta di fan.
Un sequel dopo, meno brillante ma ugualmente terrificante, gli sviluppatori hanno deciso di cambiare le carte in tavola con The Outlast Trials, gioco che ha debuttato ufficialmente qualche giorno addietro dopo quasi nove mesi di early access.
L'idea di base è indubbiamente accattivante. Sulla scia dei vari Dead by Daylight e Phasmaphobia, l'accento è stato spostato verso il multiplayer cooperativo fino a quattro giocatori, per quanto, almeno sulla carta, The Outlast Trials possa essere affrontato anche in singolo. Sebbene avessimo sollevato qualche dubbio sulla formula di gioco già nel nostro provato di qualche mese addietro, ci siamo approcciarci a The Outlast Trials con ottimismo, consci delle comprovate abilità ostentate da Red Barrels negli altri capitoli della serie.
In questa recensione di The Outlast Trials, tuttavia, metteremo soprattutto in luce quanto questo spin-off, che funge anche da prequel, sia in buona parte un'occasione sprecata, nonostante non sia tutto da buttare.
Prigionieri, cavie, sopravvissuti
Sono tre gli elementi principali che collegano questa opera ai capitoli regolari della serie. Innanzitutto, il contesto narrativo. The Outlast Trials, come anticipato, è in tutto e per tutto un prequel ambientato durante la Guerra Fredda. Nei panni di un senzatetto, attratti dalla promessa di un possibile riscatto, finirete in una vera e propria trappola architettata a regola d'arte dalla Murkoff Corporation, la più classica delle multinazionali dagli intenti poco chiari, e ben nota agli amanti della serie, che sta conducendo terribili esperimenti su pazienti umani.
Le premesse iniziano e finiscono sostanzialmente qui, dal momento che al vostro risveglio vi ritroverete in una gigantesca struttura, costretti a condividere lo stato di prigionia con un gruppo di sfortunati come voi, anch'essi coinvolti in tutta una serie di test il cui unico imperativo è sopravvivere.
Proprio queste prove, i livelli veri e propri che concorrono a infondere una tenue progressione narrativa al tutto, introducono gli altri due aspetti classici di ogni Outlast. Da una parte c'è l'impossibilità totale di colpire i nemici, umani dalle fattezze terribilmente sfigurate e deformi, nonché un visore notturno che, alla stregua della telecamera del primo episodio, vi consentirà di vedere al buio fintantoché la batteria conserverà un sufficiente livello di carica.
Gli elementi cardine della saga horror di Red Barrels ci sono tutti. Non si tratta di un prodotto completamente avulso dal resto, a cui è stato appioppato un nome solo per attirare il pubblico di affezionati. Soprattutto chi si prenderà la briga di esplorare attentamente gli scenari, recupererà dei documenti, anch'essi complici di sviluppare il pur debole contesto narrativo che tenta di collegare una partita all'altra, zeppi di rimandi a figure ed eventi citati negli altri due Outlast.
Tuttavia, come anticipato, similitudini e accostamenti terminano sostanzialmente qui.
Come da tradizione, il personaggio va personalizzato tramite un editor piuttosto limitato e che si avvale di una trentina di volti già preconfezionati a cui potrete appioppare un'acconciatura, un colore dei capelli e, ovviamente l'abbigliamento, con tanti indumenti e completi che potrete acquistare spendendo la valuta guadagnata una partita dopo l'altra.
Superato il tutorial che con ritmo soporifero introduce i cardini ludici dell'esperienza, vi ritroverete all'interno del carcere, struttura che funge da vero e proprio hub. Qui potrete personalizzare la vostra cella, altro elemento che vi stimolerà a spendere un ingente quantitativo di denaro e ticket; sfidare a scacchi o a braccio di ferro gli altri giocatori; fare un salto nei vari negozi che vi consentiranno di potenziare progressivamente l'avatar.
Infermeria e Garage sono i luoghi in cui vi recherete da una parte per migliorare resistenza, salute e altri parametri fisici, dall'altra per acquistare specifici dispositivi, come il visore a raggi X per vedere al di là di porte e ostacoli, spesso capaci di salvarvi la vita. Considerando anche la Mensa, che funge da mercato nero e mette a disposizione altri consumabili utili durante le partite, come gli stimolanti che aumentano la velocità della corsa per un breve periodo di tempo, grazie a questi negozi potrete timidamente modellare il personaggio intorno alle vostre preferenze. Non si può parlare di build, ovviamente, né la quantità di parametri e oggetti è tale da consentire infinite combinazioni. Tuttavia, soprattutto scegliendo il giusto dispositivo al Garage, magari coordinandosi con i propri compagni di sventura, è possibile infondere un minimo di strategia nella gestione del personaggio.
A completare l'elenco delle principali attrazioni della prigione, ci pensa naturalmente il Terminale. Da qui potrete accedere all'elenco di missioni disponibili. Oltre a quello settimanale, i livelli sono divisi in tre gruppi dalla difficoltà crescente. Ognuno con un obiettivo specifico, almeno sulla carta, e caratterizzato da scenari che vanno dall'orfanotrofio al parcheggio sotterraneo, passando per la stazione di polizia e il parco tematico, possono essere affrontati sia in solitaria, sia insieme ad altri tre utenti pescati dalla rete.
Il matchmaking è fulmineo, soprattutto se si vuole affrontare un livello qualsiasi. Inoltre, durante le molte prove effettuate, non abbiamo riscontrato alcun problema di netcode, segno che da questo punto di vista Red Barrels si è mossa davvero bene confezionando un software solido e un'infrastruttura online assolutamente stabile.
La ripetitività degli esperimenti
Per quanto derivativa, la struttura alla base di The Outlast Trials è sufficientemente solida. Per nulla originale, né chissà quanto profonda, ma il gioco mette a disposizione nuovi potenziamenti fino al livello cinquanta, segno che sulla carta l'intenzione degli sviluppatori è di tenere incollati gli utenti alla loro creatura per lunghissimo tempo.
Alla prova dei fatti, tuttavia, la produzione si scontra con una ripetitività di fondo che allo stato attuale sembra difficilmente sormontabile.
Ogni livello vi condurrà in uno scenario dalle discrete dimensioni, ricco di stanze, corridoi, passaggi più o meno attraversabili a patto di sbloccarne l'accesso. I giocatori, che non possono attaccare in alcun modo i nemici, devono muoversi di soppiatto, cercando il più possibile di non farsi scoprire dalle mostruose sentinelle che pattugliano le varie zone. Ad attenderli ci sarà anche un elevatissimo numero di trappole: bombe che rilasciano gas allucinogeno, vetri rotti che se pestati rivelano la presenza del giocatore, nemici nascosti proprio negli armadietti che solitamente fungono da riparo ai giocatori in fuga. D'altro canto, esplorando attentamente, si può incappare in medikit, batterie per il visore notturno, antidoti per ripristinare la salute mentale e altri consumabili utili, che vanno tuttavia gestiti con oculatezza visti i pochi slot dell'inventario.
Le idee, insomma, non sembrano affatto mancare, ma già alla primissima partita si notano tutti i limiti concettuali di un gameplay che, alla prova dei fatti, ha poco da spartire con tutto ciò che è stato Outlast fino a qui. Tanto per cominciare, ogni livello ha i suoi specifici obiettivi. Questi, tuttavia, prevedono le stesse meccaniche per essere portati a termine. Che si tratti di sbloccare un meccanismo, di spingere sino sulla sedia elettrica un'altra cavia, o semplicemente fuggire dalla struttura di turno, ogni sezione in cui è diviso il livello comporterà il ritrovamento di determinati oggetti.
Anche le tipologie di nemici in campo sono poche e non differiscono troppo le une dalle altre. C'è chi corre più veloce, chi appunto può nascondersi, chi intacca la lucidità mentale invece della salute, ma in tutti i casi sono mossi da un'I.A. che si limita a cercarvi, spesso neanche troppo bene, e a inseguirvi.
Proprio l'inseguimento mette in mostra il più grande limite di The Outlast Trials. Una volta individuati, infatti, vi basterà correre a perdifiato per qualche metro per seminare il nemico di turno, consentendovi così di ritornare sui vostri passi e ricominciare quasi indisturbati l'attività a cui vi stavate dedicando. Capita di finire nelle braccia di un altra sentinella, certo, ma basta davvero poco per salvarsi la pelle, una strategia che tra l'altro non ammette molte alternative, visto che non potete attaccare, e che in breve mortifica la tensione e quindi il divertimento.
La collaborazione con i propri compagni, come se non bastasse, è limitatissima. Se atterrati da un avversario potrete rimetterli in piedi, ma al di là di rendere più veloce ed efficace l'esplorazione di ogni area, le operazioni che richiedono l'intervento di più prigionieri sono poche e fin troppo situazionali. Con il giusto gruppo di amici non mancheranno certo momenti ora ad alto tasso di tensione, ora estremamente comici, ma il tutto deve comunque fare i conti con una formula che si avvale di pochi ingredienti per creare varietà.
In solitaria, ciò che è peggio, The Outlast Trials è quasi un incubo. Le missioni possono arrivare a durare anche più di un'ora, nonostante quantità di nemici e obiettivi scalino in base al numero di partecipanti, e l'ennesima ritrovamento di chiavi, dopo averlo appena fatto, eliminerà qualsiasi entusiasmo.
In tutto questo, il gioco di Red Barrels è persino equipaggiato di un buon comparto tecnico. Non abbiamo notato rallentamenti durante le nostre prove; scenari e modelli poligonali ostentano tantissimi dettagli; l'effettistica è di livello e dona profondità alle ambientazioni.
Conclusioni
The Outlast Trials, allo stato attuale, è un'occasione sprecata. Non stiamo parlando di un pessimo gioco, beninteso. La produzione di Red Barrels è stata realizzata imprimendo sufficiente solidità al comparto tecnico e all'infrastruttura online. Inoltre, tra potenziamenti e oggetti estetici con cui personalizzare personaggio e cella in cui è rinchiuso, i motivi per concedersi un'ulteriore partita non mancano. Purtroppo, ogni buon proposito e idea sono mortificati da un gameplay altamente ripetitivo e che spinge molto poco alla reale collaborazione con i propri compagni. Se nei vecchi Outlast stealth e fuga erano cadenzati e governati da un level design e una progressione calcolata al millimetro, in un contesto online, con scenari certo labirintici ma anche dispersivi, la formula risulta compromessa. Dopo l'ennesima fuga fine a sé stessa, la magia, la tensione, il divertimento si spezzano irrimediabilmente. Ciò non toglie che con il giusto gruppo di amici, perché scordatevi di giocarlo in solitaria, The Outlast Trials sia comunque in grado di regalare qualche partita degna del vostro tempo. Se siete fan della saga, del genere e delle esperienze multiplayer, dosando le sessioni di gioco riuscirete a trarre qualche gioia da questo gioco. Ma ci auguriamo che il supporto post-lancio si riveli all'altezza e che futuri aggiornamenti possano effettivamente donare varietà e profondità al gameplay.
PRO
- Progressione ben scandita
- Infrastruttura online solida
CONTRO
- Per nulla originale
- Ripetitivo sin da subito
- In singolo è praticamente ingiocabile