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Timothy and the Tower of Mu: la recensione di un action-platform molto impegnativo

Timothy and the Tower of Mu è il nuovo titolo di Kibou Entertainment: un ritorno alle origini degli action-platform, con tutte le potenzialità e i problemi del caso.

RECENSIONE di Matteo Bussani   —   17/08/2022

Non tutti i giochi nascono per rivoluzionare un genere, men che meno tutti quelli che si fanno tardi epigoni di uno stile passato e glorioso. Ci sono opere che hanno l'unico obiettivo di rievocare atmosfere e meccaniche di un tempo, in parte desuete, in parte semplicemente evolute e ibridate. La recensione di Timothy and the Tower of Mu cercherà di sottolineare come questo gioco sia chiaramente un rappresentante di questa filosofia.

Si tratta del secondo episodio appartenente alla serie Timothy di Kibou Interactive, uno studio indipendente a cavallo tra Italia e Giappone. Al contrario del precedente edito da Gamera Interactive, questo secondo capitolo è pubblicato da Playism e cambia genere e scelte artistiche. Se il riferimento del passato era la generazione Game Boy, qui si passa alle connotazioni proprie dei videogiochi NES, virando sul genere action-platform in 2D, sempre mantenendo un tasso di difficoltà particolarmente elevato.

L'idea di sviluppare un gioco di questo tipo impone una sfida fondamentale: rendere il feeling del gameplay fedele all'ispirazione originale, ripulendolo di tutte le spigolature del passato e avvantaggiandosi di tutti gli elementi tecnici che l'hardware di attuale generazione è in grado di offrire. È proprio sotto questo aspetto che giacciono i più grandi punti di forza e le più grandi debolezze di Timothy and the Tower of Mu, un gioco che mette in campo tante potenzialità, ma che non è sempre in grado di applicarle al meglio.

L'inizio dell'avventura

All'interno dello store del gioco
All'interno dello store del gioco

Timothy and the Tower of Mu ha premesse narrative semplici e fantasiose, che si sviluppano dal precedente Timothy and the Mysterious Forest. Dopo essere riuscito a guarire il nonno con il fungo miracoloso trovato nella foresta misteriosa, il protagonista scopre che proprio quel fungo è stato maledetto dalla divinità che l'ha creato. Si viene curati da qualsiasi malanno, ma dopo un anno la morte è sentenza certa.

Il nonno di Timothy viene così a mancare, ma il protagonista nel frattempo ricorda che esiste una torre avvolta da una leggenda: "chi arriverà in cima a essa, potrà esprimere un desiderio". Con questa frase ben in mente Timothy parte per salvare il nonno, dando inizio al viaggio e al gioco. Al di là di questa importante premessa lo sviluppo narrativo delle vicende è limitato, anche se i personaggi comprimari e gli eventi di gioco colorano il viaggio di Timothy spezzando il ritmo serrato, sviluppando al contempo una lore di gioco ricca e variegata.

Uno sguardo al gameplay

Uno dei livelli di Timothy and the Tower of Mu
Uno dei livelli di Timothy and the Tower of Mu

Il gameplay è sullo stile degli action-platform dell'epoca NES. Ci sono tre tasti fondamentali che servono a saltare, compiere uno scatto (anche in aria) e scagliare una pietra con la fionda. La difficoltà sta nell'utilizzarli con il giusto tempismo per completare i quadri di gioco. Ogni quadro rappresenta un mini livello, ha una postazione di salvataggio e sviluppa il percorso a ostacoli che il giocatore è chiamato a superare.

Ogni colpo nemico riduce il numero di cuori, mentre ogni minaccia ambientale come lame circolari e pericolosi spuntoni sul pavimento decreta la morte immediata di Timothy. Questo limita l'impatto delle cure, soprattutto quando le difficoltà sono date dalle fasi platform. Tutti i nemici tornano in vita quando escono dall'inquadratura del giocatore, talvolta rendendo complesso anche affrontare sezioni già superate. A tutto ciò si aggiunge la meccanica della stamina e dell'ossigeno che si consumano rispettivamente tenendosi aggrappati a degli appigli e stando sott'acqua. Insieme aggiungono un grado di difficoltà supplementare al già non banale platforming, per un tasso di sfida che non si fa pregare nel farsi definire hardcore, anche se talvolta in maniera artificiosa con picchi di difficoltà difficilmente apprezzabili.

La complessa gestione della difficoltà

Pronti per preparare qualche prelibatezza del Pig-Dragon Pagoda Restaurant?
Pronti per preparare qualche prelibatezza del Pig-Dragon Pagoda Restaurant?

La situazione della difficoltà è purtroppo aggravata dai controlli non sempre reattivi e per la scelta d'impedire determinate azioni durante lo svolgimento di altre. Per esempio Timothy può utilizzare la fionda in salto, ma non in corsa. In compenso può scattare in qualsiasi momento. Questo rende molto più spigolose le manovre negli spazi stretti quando si devono affrontare dei nemici in corsa e in alcune fasi contro i boss. Se non si è perfettamente al centro di una porta, non è detto che il comando d'ingresso vi permetta di entrare e alcune animazioni su piattaforme in discesa vi fanno credere di fare dei microsalti a ripetizione e altre piccole mancanze di fino. Anche dopo ore di gioco è difficile avere il totale controllo di Timothy.

A far fronte a questa situazione c'è un game-design fortemente legato all'esperienza. Una volta capita la meccanica è sempre più facile trovare il modo per risolverla. Questo serve per riuscire a proseguire sviluppando sia un'esperienza logica sia la memoria muscolare adatta. Nelle boss fight, la scelta del design penalizza l'esperienza di gioco, per colpa della monodimensionalità con cui sono state ragionate e la loro scarsa varietà; il senso di appagamento è minimo e bastano una manciata di tentativi per riuscire a superarle. Paradossalmente è molto più facile rimanere bloccati in una sezione di esplorazione che quando si ha a che fare con i boss.

Nonostante la difficoltà le dieci ore dichiarate dagli sviluppatori per il completamento dell'avventura da parte di un giocatore "veterano" ci sembrano abbondanti, sopra le venti crediamo sia veramente difficile andare. Considerato il prezzo di 9,99€ però ci sembrano bilanciate con l'offerta.

Un buon lavoro artistico

Una sezione platform di Timothy and the Tower of Mu
Una sezione platform di Timothy and the Tower of Mu

Dove la filosofia di epigone di Timothy and the Tower of Mu emerge e riesce a colpire dritta nel bersaglio è sul fronte artistico. Le immagini a schermo riescono a riportare dritto il giocatore proprio all'epoca che si impegnano a rievocare. La scalata alla Torre è visivamente omogenea, ma estremamente ben caratterizzata dai cinque sottoambienti che la descrivono.

Ogni zona ha i suoi nemici, ha le proprie decorazioni e palette tematiche, e riesce sempre a convincere il giocatore. Anche il gusto della pixel art fresco, ma retrò funziona molto bene e riesce a confezionare Timothy and the Tower of Mu a modo. Ugualmente la selezione dei brani è notevole, peccato che ci siano grossi problemi con la riproduzione di tracce e tante volte i brani non partono, o vengono riprodotti in maniera non corretta con notevoli fastidi durante il gioco. Lo stesso accade con gli effetti sonori, che però non godono di una paragonabile cura nella produzione.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (4)
6.6
Il tuo voto

Timothy and the Tower of Mu ha grandi ambizioni e indiscutibili potenzialità, ma l'esperienza di gioco, per quanto impreziosita da un ottimo e massiccio lavoro artistico sonoro e illustrativo, gode di meccaniche non sempre rifinite e scelte di design che prediligono la difficoltà a favore della qualità dell'esperienza. Il prezzo budget mette una coperta su queste mancanze e sicuramente con il tempo arriveranno migliorie in grado di smussare gli angoli vivi del prodotto, che però a oggi lo vedono ancora un po' acerbo.

PRO

  • Grande ispirazione artistica
  • Esperienza di gioco abbondante

CONTRO

  • Difficoltà artificiosa con punte inaspettate
  • Boss fight poco ispirate
  • Problemi con l'audio