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Wanderstop, la recensione del nuovo videogioco dall’autore di The Stanley parable

Wanderstop è un luogo dell'anima: un posto dove fermarsi a riposare, dove poter dialogare con sé stessi. Torna Davey Wreden con un videogioco intimista, delicato, sussurrato davanti a una tazza di tè.

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   10/03/2025
Alta e Boro sono i due personaggi principali di Wanderstop
Wanderstop
Wanderstop
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Quando, alla fine del pomeriggio, il sole si alza nel cielo tingendo di rosso l'intera radura, l'insegna del negozio brilla attirando gli sguardi dei viandanti che si trovano a passare in questa eterna foresta. Gli basta alzare gli occhi per leggere quel nome che significa già tutto: Wanderstop. Qui la gente viene - o meglio, finisce - per riposarsi, fuggendo da un'esistenza di efficienza a ogni costo, di sfide e di prestazioni. Se sei abbastanza attento puoi vivere un'esperienza sensoriale unica: la vista coccolata dalle chiome morbide degli alberi, il suono rilassante dell'acqua che scorre nel ruscello e poi l'aroma speziato del tè bollente che ti pizzica il naso. Qui, a Wanderstop, la noia è un lusso meraviglioso.

Dopo l'enorme e inaspettato successo di The Stanley Parable, Davey Wreden, il suo creatore, attraversò un momento di profonda depressione. Era un signor nessuno e improvvisamente si trovò catapultato nell'Olimpo dei grandi. Una quantità infinita di persone volevano raccontargli quanto The Stanley Parable fosse stato importante per loro, cosa funzionava e cosa invece no, quello che ci avevano trovato dentro, come li aveva ispirati, il modo in cui ammiravano la carriera lampo di un ragazzino che, appena ventenne, era diventato uno dei game designer più in vista del settore. In tanti, in troppi, gli mandavano idee per nuovi videogiochi, suggerimenti per i prossimi progetti, lo incitavano a fare di più, a fare meglio. Chissà quale altra folle opera avrebbe tirato fuori dopo The Stanley Parable. Di più. Di più. Di più. In quei momenti, Davey Wreden sognava un posto come Wanderstop.

La radura dove sorge Wanderstop, è un luogo di calma e di riflessione, impreziosito dall'aroma del tè caldo
La radura dove sorge Wanderstop, è un luogo di calma e di riflessione, impreziosito dall'aroma del tè caldo

Wanderstop segna il ritorno alla direzione di un videogioco di questo giovane, straordinario, artista, dopo il bellissimo The Beginner's Guide del 2015. Dieci anni esatti per ragionare sul successo, su una società che vuole una posta più alta dopo ogni trionfo. Invece Wanderstop è una storia semplice, autentica, che non ha alcuna intenzione di prendere in giro il videogiocatore, come facevano i suoi due lavori precedenti. Merito anche della penna di Karla Zimonja, co-autrice di Gone Home, che sa aggiungere un tocco non indifferente di intimità all'intreccio. In questo videogioco, proprio al centro della radura, c'è solo un messaggio: la gioia di fare qualcosa per il piacere di farlo, senza dover pensare a produttività, successo e obiettivi.

Di più, sempre di più

La nostra protagonista è Alta: non una semplice guerriera, ma La guerriera. La più forte al mondo, imbattuta per tre anni, agile, forte, tecnica. Così straordinaria da aver umiliato il suo stesso maestro, disarmandolo, e poi così onorevole da aver giurato di non raccontarlo mai a nessuno. Alta ha passato la sua vita ad allenarsi duramente, solo per essere la numero uno. In questo mondo fantastico - che è un po' il nostro e un po' no - basato totalmente sulla performance, Alta è stata lo zenit, il modello di riferimento. È stata, per l'appunto, perché qualcuno l'ha battuta. E così, lei non ha trovato altra soluzione che affrontare questa foresta magica, dove si dice viva un'altra formidabile guerriera, che potrebbe insegnarle a diventare ancora più forte. Proprio mentre la attraversa, però, Alta ha un mancamento. La sua spada, a un tratto, sembra troppo pesante e lei perde i sensi.

Al suo risveglio, è seduta su una panchina, accanto a un omone grande e grosso, con la faccia amichevole e un sorriso gentile dipinto sulle labbra: si chiama Boro. È stato lui a trovarla, riversa a terra nella foresta. Le dice che forse sarebbe meglio riposarsi un po' prima di mettersi ancora alla ricerca della maestra. Lui gestisce una bottega del tè proprio lì, nella foresta: una piccola radura con un orticello, dei simpatici pennuti che svolazzano da una parte all'altra e che lo aiutano a tenere in ordine il negozio, un ruscello che scorre placido.

Proprio l'opposto di quella vita che Alta ha vissuto fino a quel momento: feroce, tesa, vigile per affrontare ogni minaccia in agguato. E così lei gli dice che non è interessata, prende ancora la strada per la foresta, corre, di più e poi di più, fino a quando non crolla. Sviene, e si trova ancora su quella panchina, con Boro.

La nostra guida personale è preziosa: contiene le descrizioni di tutte le piante e di tutti i frutti da mettere in infusione
La nostra guida personale è preziosa: contiene le descrizioni di tutte le piante e di tutti i frutti da mettere in infusione

Costretta a prendersi una pausa, decide che diventerà la migliore aiutante di quella bottega del tè, porterà quella catapecchia al massimo del rendimento. Boro però le fa sapere che non c'è alcuna competizione: solo del buon, vecchio lavoro senza gratificazione numerica. Si serve del tè, si ascoltano le storie dei viandanti che condividono con noi un pezzetto del loro percorso e ci si occupa della manutenzione del posto. Si spazza, si tagliano le erbacce, si preparano infusi. Niente di più. Almeno per un po' di tempo. Almeno finché non si sarà ripresa.

Una vita tranquilla

Wanderstop è un titolo dal sapore unico. Pur nella sua manifesta volontà di non voler sorprendere a tutti i costi il videogiocatore, è strano venire a patti con una formula che non ti pone - quasi - nessun obiettivo. Non c'è un punteggio da raggiungere, non c'è un tempo da rispettare, solo delle miscele di tè ben specifiche da preparare. Inizialmente Boro ci insegna le meccaniche che ci servono: tagliare l'erba, tenere pulito, raccogliere le foglie di tè da mettere nell'essiccatore. C'è un ritmo gioioso in questa routine che vive di tempi rilassati, di istruzioni chiare. Praticamente subito ci viene consegnato una sorta di diario personale dov'è scritto come coltivare i frutti che daranno diversi sapori alle bevande che andremo a preparare. Esistono piante che vanno incrociate in un certo ordine e poi annaffiate, semi di colori diversi, ognuno con una sfumatura sensoriale tutta sua. Alcuni hanno il sapore della cannella o della menta, altri - i più fantasiosi - profumano come il vostro gusto di gelato preferito, o come la colazione che facevate da piccoli. Sono questi gli indizi che ci aiuteranno a intercettare le richieste dei viandanti con cui interagiremo.

Preparare il tè prevede una serie di passaggi molto precisi da rispettare... a meno che qualcuno vi chieda di cambiarli
Preparare il tè prevede una serie di passaggi molto precisi da rispettare... a meno che qualcuno vi chieda di cambiarli

Non tutti i clienti, infatti, sanno precisamente cos'è che vogliono bere. Alcuni vi descriveranno piuttosto la sensazione che vorrebbero provare trangugiando una bella tazza di tè fumante. Bisogna ammettere che si tratta di personaggi molto particolari - altrimenti non sarebbero persi in quella foresta dove ognuno sembra cercare se stesso. Spesso vi faranno richieste bizzarre, vaghe, che dovrete decifrare proprio leggendo il grande libro di giardinaggio per capire quale frutto donerà la sfumatura giusta alla bevanda. Una volta capita la richiesta, arriva il momento principe del lavoro: la preparazione del tè.

C'è un enorme macchinario proprio al centro di Wanderstop: un alambicco, un mantice, un gigantesco infusore che scende a zig zag con precisione fino a una tazzina da tè. La preparazione della bevanda è ritualistica: si porta l'acqua a ebollizione, si scelgono gli ingredienti, si lascia tutto in infusione e poi, con una cordicella, si fa scendere il preparato fino alla tazza. È una serie di gesti che si radicherà a fondo nel vostro cervello e che noi abbiamo adorato. Pasticciare con i liquidi colorati, vederli mescolarsi per raggiungere sfumature inedite e immaginare gli aromi che sprigionano è una meraviglia. E nelle fasi avanzate le richieste diventeranno sempre più specifiche e fantasiose, costringendovi anche a rivedere i passaggi manuali della preparazione, a mescere tra loro ingredienti e bevande. Perfino a ripensare al menù del negozio.

È difficile avere a che fare con i viandanti che finiscono nella foresta, alcuni non sapranno nemmeno perché sono lì
È difficile avere a che fare con i viandanti che finiscono nella foresta, alcuni non sapranno nemmeno perché sono lì

Qui, a Wanderstop, il tempo sembra non trascorrere mai: i clienti arrivano e rispettano i vostri ritmi. La notte non scende sulla radura, la pazienza sembra infinita, così come il numero di persone che vi finiscono dentro: cavalieri che vogliono essere padri perfetti, una stramba venditrice ambulante scorbutica, ma dal cuore d'oro, una pletora di businessman perfettamente uguali che vanno avanti a caffè. Questi incontri hanno i contorni della favola, sembrano suggerirci che in qualche modo siamo tutti alla ricerca di qualcosa, masticati da un sistema che si aspetta da noi certi risultati. Questa radura è un luogo di analisi; un incontro tra il nostro super io e l'es, disposti a dialogare davanti a una tazza di tè fumante.

Un'anima in infusione

Giocando a Wanderstop capita spesso di pensare: vorrei restare qui dentro per sempre. Quella atmosfera nostalgica, a suo modo malinconica e romantica, fa presto a mettere le radici nell'anima e a stabilire una vera e propria routine, spezzata solo occasionalmente dall'arrivo di un nuovo viandante, dalla cassetta della posta che si riempie, o da una nuova variante di pianta che compare.

Le bevande che prepariamo possono avere dei colori unici, dare vita a liquidi variopinti è una delle gioie più grandi di Wanderstop
Le bevande che prepariamo possono avere dei colori unici, dare vita a liquidi variopinti è una delle gioie più grandi di Wanderstop

Nonostante il tempo non sia una variabile in gioco, dal momento che la decisione di proseguire al capitolo successivo, ovvero di tentare nuovamente la fuga, dipende solo dal videogiocatore, per vedere i titoli di coda di Wanderstop servono circa 12-13 ore. Potrebbero essere immensamente di più, perché ci si perde facilmente in questo morbido paradiso rassicurante, in questa profumata bottega dei tè, ma Wanderstop è anche prezioso nel suo voler rappresentare solo una finestra, un respiro profondo tra una corsa nel bosco e l'altra. È lo spazio necessario per interrogarsi sul proprio ruolo nel mondo e per domandarsi se ha davvero senso cercarne uno.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Multiplayer.it
8.0
Lettori (2)
4.4
Il tuo voto

Wanderstop è un videogioco sinestetico: basta preparare un tè profumato alla cannella per ricordarsi le serate spese sul divano, sotto le coperte, sorseggiando una bevanda calda con la persona che ami. È un posto dell'anima, romantico e malinconico, una parentesi dove fare un profondo respiro per sottrarsi all'eterna performance della vita. Lo è per Alta, la nostra protagonista, che già dal nome rappresenta una promessa di eccellenza, e lo è per Davey Wreden, geniale creatore di The Stanley Parable, che questa volta dirige un videogioco sull'importanza di trovare uno spazio per noi stessi, così come siamo, spogliati da ogni aspettativa.

PRO

  • Mescere e mescolare liquidi colorati ci ha fatto tornare bambini
  • Un grande messaggio di libertà dalle aspettative che abbiamo sulle spalle
  • Sa essere molto romantico

CONTRO

  • Avremmo voluto pasticciare di più, sperimentare ancora
  • Ci sarebbe piaciuto poter preparare bevande differenti