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Winter Burrow, la recensione di una tenera favola che è anche un survival

Un topolino torna nella tana dei genitori e deve fare i conti con un lungo e rigido inverno. Winter Burrow è un survival che sa anche abbracciare la tenerezza dei videogiochi cozy.

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   12/11/2025
In Winter Burrow vestiamo i panni di un topino che rimette in sesto la tana dei suoi genitori
Winter Burrow
Winter Burrow
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Benjamin Salqvist ama descrivere il suo Winter Burrow come una via di mezzo tra Don't Starve e Animal Crossing. Queste due diverse esperienze si fondono in un suo ricordo d'infanzia: sua mamma che porta lui e i fratelli a giocare nel bel mezzo di un bosco, in una località chiamata Fox Hill. I bambini immaginano di stabilirsi ad abitare lì, in casette fatte di foglie, ed entrare a far parte di una comunità di teneri animaletti. Ora che è diventato a sua volta genitore, dice Salqvist in un'intervista a Xbox Wire, il suo obiettivo è regalare quella stessa fantasia a suo figlio, ma attraverso un videogioco. Ecco come nasce Winter Burrow: un gioco in cui interpreti un topino che deve sopravvivere alla cosiddetta wilderness, la natura selvaggia, e anche alle temperature rigide dell'inverno. Nel frattempo, magari, dando una sistemata alla vecchia tana dei genitori.

Giocando a Winter Burrow viene fuori piuttosto in fretta, però, che le sensazioni pad alla mano sono molto più simili a quelle che è capace di veicolare Don't Starve - anche se immensamente addolcite - piuttosto che Animal Crossing. E questo nasce dall'altra influenza di Salqvist per Winter Burrow. Inaspettata, anzi, potremmo dire quasi impossibile da azzeccare, visto che si allontana parecchio dall'idea di un topino che rimette in sesto la tana dei genitori: 7 Days to Die, uno spietato survival con gli zombie. Salqvist ha ammesso di aver voluto immaginare come sarebbe stato quel videogioco se, al posto dei non morti, ci fossero stati scoiattoli, topini e talpe.

C'è un bel po' di lavoro da fare per rimettere in sesto la casa di mamma e papà
C'è un bel po' di lavoro da fare per rimettere in sesto la casa di mamma e papà

Winter Burrow pesca da tutte queste influenze cercando di preservare la sua anima gentile. Una volontà che traspare sia dall'aspetto grafico colorato (che si rifà al fumetto di David Petersen, Mouse Guard), sia dall'incedere narrativo del videogioco: una storia che racconta di una comunità molto unita, che vive di scambi di favori e che è capace di stringersi davanti al dolore e alla sofferenza dei suoi membri.

C'era una volta

C'è un elemento ricorrente nella narrazione di Winter Burrow: la tana. La storia sembra una di quelle favole amare sul lutto e sulla necessità di continuare a vivere che la Disney sfoderava con lucida perfidia qualche decennio fa. C'è però la presenza di un posto sicuro a cui tornare quando le cose si mettono male, un rifugio che conserva una certa semplicità legata all'infanzia, a una vita fatta di piccole soddisfazioni e di relazioni autentiche con gli altri. È un'idea tenera che caratterizza l'intera storia di Winter Burrow e, in via definitiva, anche il suo gameplay, che ci vede costantemente tornare al sicuro nel rifugio.

Tutto inizia proprio dalla tana. I genitori del nostro topino protagonista la lasciano per trasferirsi in città, ma poi, instancabili lavoratori, finiscono per ammalarsi. Dopo una vita di fatica, spesa a risparmiare per poter tornare in campagna, nella tana che avevano abbandonato anni prima, non fanno purtroppo in tempo a godere del frutto del loro lavoro. Sul letto di morte consegnano infatti i risparmi al topo protagonista, facendogli promettere di tornare dov'è nato e cresciuto. Ma la tana è stata abbandonata tanti anni prima e ora è quasi irriconoscibile. Per fortuna il protagonista ha una certa capacità manuale e riesce a ricostruire il minimo indispensabile per renderla abitabile. Il caso vuole anche che la zia Betulina viva a due passi da lì. Quando lo vede tornare, impazzisce di gioia e comincia a dispensare consigli per far tornare quel posto all'antico splendore: nuovi mobili, poltrone, un letto caldo e uno scrigno dove poter collezionare risorse.

Metti da parte per l'inverno

Winter Burrow segue perlopiù una struttura da survival semplice e asciutta. Si può dire che, secondo le parole del suo stesso autore, intende essere un videogioco adatto anche a un pubblico molto giovane e che, per questo, pur seguendo molte delle regole e dei principi di quel tipo di gameplay, li rende meno pressanti. Il topino protagonista ha una serie di valori sulla parte sinistra dello schermo, e alcuni di essi si consumano con il tempo, come la fame e il calore. Fuori dalla tana un inverno perenne ammanta tutto di bianco, e in alcuni giorni la neve rende difficile vedere a un palmo dal naso. Anche quando il sole splende in cielo, però, le temperature sono rigide al punto che confezionare da soli vestiti sempre più pesanti diventa un'esigenza reale.

Il crafting di nuovi oggetti per superare barriere naturali e accedere a zone avanzate è costante
Il crafting di nuovi oggetti per superare barriere naturali e accedere a zone avanzate è costante

Provvedere alla ristrutturazione della tana dei genitori è quindi l'obiettivo principale per gran parte del gioco, ma nel frattempo bisogna prendersi cura dei propri bisogni, cercando di costruire utensili sempre più pregiati per recuperare risorse e accedere a nuove aree, e poi anche cucinare qualcosa da mettere sotto i denti.

A tal proposito, i primi interventi da fare in casa prevedono la costruzione di una stufa che permetta di cucinare, di una poltrona dove il topo si siede per dedicarsi ai lavori di taglia e cuci, e di una postazione da lavoro che consente di realizzare mobili e utensili. Ogni oggetto richiede ovviamente dei materiali per essere realizzato, e questo implica delle spedizioni all'esterno per procurarseli. Winter Burrow, da questo punto di vista, si basa su un sistema di rischio-ricompensa ben tratteggiato e morbido: trattenersi troppo a lungo fuori al freddo fa abbassare la temperatura corporea che, quando scende a zero, comincia a intaccare l'energia. Basta però avvicinarsi a una fonte di calore o mangiare qualcosa per ripristinarlo. Siamo noi, quindi, a scegliere quanto rischiare di restare assiderati per recuperare tutti i materiali necessari in una sola escursione, oppure rimandare, tornare in fretta alla tana e poi ripartire. Non ci sono limiti di tempo per le missioni, quindi il discorso è puramente pragmatico.

Molti altri animali vivono nel bosco e hanno bisogno di aiuto, in cambio ci insegneranno nuovi progetti
Molti altri animali vivono nel bosco e hanno bisogno di aiuto, in cambio ci insegneranno nuovi progetti

Oltre alla tana, le fonti di calore sono anche legate alle abitazioni degli altri animali che vivono nel bosco: un gufo, una rana, uno scoiattolo e una talpa, che cominceremo a conoscere e che ci affideranno semplici missioni legate al recupero di oggetti smarriti da riportare loro, oppure specifiche ricette da realizzare. La struttura ricorda in piccolo quella di un metroidvania: alcuni di questi oggetti si trovano dietro barriere naturali - come tronchi, rocce e rampicanti - che vanno superate ottenendo picconi, asce e pale sempre più sofisticati, dando vita a un continuo ricambio di utensili realizzati con materiali via via più preziosi.

Orme nella neve

In Winter Burrow non c'è alcuna mappa che possiamo consultare, quindi va imparato bene il percorso che porta dalla tana agli altri personaggi e viceversa. Un modo intelligente per capire qual è la strada che abbiamo fatto è osservare le impronte che il topino lascia sulla neve fresca. È importante non perderle di vista, dal momento che il viaggio da e verso la tana è sempre inevitabile: è lì che si trovano le postazioni per la creazione di oggetti ed è lì che dobbiamo tornare per trascorrere la notte. All'aperto le temperature crollano, e con loro anche le nostre possibilità di sopravvivenza. Questa è senz'altro l'idea principe del videogioco: tornare alla tana, al luogo sicuro. Purtroppo, però, genera un continuo andirivieni che, alla lunga, diventa tutt'altro che divertente.

La zia sarà una presenza fondamentale per migliorare la tana
La zia sarà una presenza fondamentale per migliorare la tana

Dispiace anche constatare che la personalizzazione della tana - ovvero il momento in cui dovrebbe esprimersi l'anima cozy della produzione - sia l'elemento meno riuscito. L'aspetto alla Animal Crossing prevede che il giocatore abbia voglia di personalizzare l'ambiente, ma dobbiamo ammettere che, nella nostra partita, non siamo mai stati stimolati a farlo. Non perché l'idea in sé non sia riuscita, ma perché si tratta di una trovata puramente estetica che consuma molte risorse utili invece a portare a termine le missioni di gioco.

Certo, anche nella serie Nintendo l'arredo e l'estetica non servono a niente, ma in quel caso si tratta del cuore del videogioco: ci si gioca per quello e si hanno a disposizione centinaia e centinaia di mobili diversi che mettono davvero al centro la creatività del giocatore. In questo caso, le proposte non sono molte, e anche lo spazio da arredare è poco, così l'anima survival finisce per divorare tutto il resto.

Ritrovare la strada di casa è importante: là fuori si rischia di congelare
Ritrovare la strada di casa è importante: là fuori si rischia di congelare

Più che arredare la casa, si passa molto tempo a zampettare da una parte all'altra della mappa, a esplorare, a ingaggiare scontri con gli insetti - decisamente poco divertenti - e a raccogliere risorse per migliorare il proprio equipaggiamento. Il gameplay loop è piacevole, ma non ha mai un vero guizzo di originalità, un'idea che lo elevi dai suoi modelli di riferimento. Ha solo un andamento più morbido e dolce, che lo rende di certo adatto a un pubblico più giovane o non particolarmente attratto dalle asperità dei survival.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Microsoft Store, Nintendo eShop
Multiplayer.it
6.5
Lettori (2)
4.1
Il tuo voto

Winter Burrow è un tenero survival che presenta molti tratti in comune con produzioni ben più intransigenti, ma che li ammorbidisce per amore di un'esperienza legata a un'anima più accogliente. Adatto ai più piccoli, verrebbe da dire. La vita di questo topolino che deve restaurare la tana dei suoi genitori è una storia che ci insegna il valore di una comunità premurosa. L'aspetto cozy dell'arredamento e della personalizzazione della tana non è particolarmente riuscito, e non c'è una vera e propria idea originale che lo elevi dai suoi modelli di riferimento. Resta però una favola piacevole sul valore della semplicità.

PRO

  • Una morbida reinterpretazione dei survival
  • Stile interessante che si rifà ai fumetti di David Petersen
  • Il gameplay loop ti cattura anche grazie alla sua genuinità

CONTRO

  • Personalizzare la tana non è divertente
  • Si passa molto tempo a fare avanti e indietro dalla tana
  • Non ha dalla sua molte idee originali