Il Call of Duty Championship è terminato, e ha visto vincitori gli americani Fariko Gaming, che si portano a casa una ricca "borsa" di ben 400.000 dollari. Un primo premio enorme per 1.000.000 totale di "verdoni" in palio, cosa questa che fa intendere alla perfezione la portata della manifestazione organizzata da Activision e Xbox, svoltasi lo scorso weekend a Los Angeles, e più precisamente all'Hollywood Palladium, storico teatro su Sunset Boulevard. Noi eravamo presenti, e abbiamo giustamente tenuto d'occhio i ragazzi italiani di inFerno eSports che a detta di tutti i presenti, fan, squadre avversarie e caster di grido sono stati la vera rivelazione del torneo, un ottavo posto per certi versi insperato, 25.000 dollari che confermano il titolo di miglior squadra europea presente. Un vero e proprio successo insomma.
Il torneo
Il setting dell'evento ha messo subito in chiaro la voglia televisiva, dell'esport targato Treyarch. Al centro dela grande pista da ballo della venue sono state sistemate le postazioni di gioco, chiamate come da tradizione bellica a stelle strisce Alpha, Bravo, Charlie e Delta. Dietro di esse il lungo palco per gli ingressi in scena in pieno stile boxe delle squadre il giorno della finale. Intorno a tutto ciò, i numerosi commentatori per le dirette streaming su Twitch e una comoda sala relax per i giocatori, mentre sulle balconate circolari poste al secondo piano ha preso posto la stampa, insieme ai caster della partita scelta e mandata sul maxischermo, gente del calibro di Ryan "Fwiz" Wyatt e Mike "Hastr0″ Rufail, impeccabili in giacca e cravatta nonostante i roventi fari sparati per fendere la penombra. E cosa molto interessante erano loro stessi a comandare "la regia" della partita scegliendo di volta in volta chi seguire.
Insomma per qualcuno potrà non essere uno sport "reale", ma tutto il contorno televisivo messo in piedi da Activision, non ha nulla da invidiare ad un qualsiasi grande evento sportivo. Come al solito gli americani hanno dimostrato di essere maestri in queste cose. Col plus della bella Justine Ezarik pronta ad intervistare vip e giocatori presenti, Mark Lamia e Major Nelson inclusi. Il torneo ha visto 32 squadre arrivare in California selezionate attraverso la Lega interna a Call of Duty: Black Ops II o dopo lunghi circuiti professionali competitivi come Major League Gaming o Electronic Sports League, darsi battaglia in una tre giorni dove i migliori team si sono scontrati più volte, grazie ad una formula che non ha risparmiato sorprese. Dopo l'iniziale suddivisione in otto gironi da quattro, le migliori due si sono posizionate nel cosiddetto "upper bracket". Le perdenti di questa sorta di ottavi di finale sono state rimesse in gioco nel "lower bracket". Il vincente di questo torneo parallelo "inferiore", dopo essersi scontrato con il perdente della finale "superiore" si è guadagnato quindi l'accesso alla finale vera e propria, quella da 400.000 dollari. Un sistema forse un filo cervollotico e complesso, ma che ha dato la possibilità a Fariko Impact, finalisti perdenti nell'upper bracket contro Envyus di battere OpTic nella "finalina" bassa per poi tornare a giocare con EnVyUs nel Championship Match, e pur partendo con handicap visto il loro ruolo di sfidanti, di vincere con un 6-5 dalle mille emozioni, sempre in bilico e davvero emozionate, il tutto in un vero e proprio tifo da stadio del numeroso pubblico presente. Pubblico che si è materializzato il giorno della finale quando delle tribune hanno preso il posto delle postazioni di gioco superflue.
Gli italiani Inferno in Paradiso
Un match che ha reso ancora più esplicito il valore esport di Call of Duty: Black Ops II che ci ha fatto capire come molti degli assunti che di norma vengono associati al gameplay del titolo siano da rivedere. Intanto le modalità di gioco scelte erano solo ad obbiettivo: Hardpoint, Capture the Flag e Search&Destroy. Aggressione totale, corsa continua, rispetto dei ruoli, gioco di squadra e camper ridotto all'osso, questo è quello che si è visto nella tre giorni di Los Angeles e che è stato confermato dalla finale.
Non c'è mai stato un attimo per giocare in difesa, per rifiatare, il più delle volte che una squadra ha tentato di gestire il vantaggio si è vista riprendere, gli unici momenti in cui il ritmo si è abbassato e dove gioco forza ha fatto la sua comparsa il fucile da cecchino è stato nei match di Search&Destroy. Qui, complice l'impossibilità di rientrare in gioco dopo esser stati uccisi, abbiamo osservato vere e proprie partite a scacchi dove i cecchini hanno giocato un ruolo importante, in cui ogni spazio aperto, ogni corsa a perdifiato per raggiungere una copertura veniva vissuta col cuore in gola. Esemplare è stato l'ultimo round, giocato su Meltdown che ha dato la vittoria a Fariko Gaming dopo un teso 6-5, in cui EnVyUs è stata più volte in vantaggio, e sempre ripresa. Ma non c'è stato solo l'ultimo round a rendere la finale memorabile. Gia il fatto di non partire sullo 0-0 ha complicato la vita alla squadra di Parasite che non si è fatta abbattere, per issarsi dopo i primi due match di Capture the Flag e Hardpoint (rispettivamente in Raid e Hijacked) sul 4-3. A questo punto EnVyUs ha dominato con un sonante 6-3 il successivo Search&Destroy su Express, mentre il seguente Capture the Flag, giocato su Stand Off, ha dato il primo match point a Fariko Impact. A questo punto si è scatenata la rabbia di EnVyUs in Raid giocato in Hardpoint, che per quasi due terzi del round ha doppiato Fariko Impact, ma proprio quando le distanze si stavano assottigliando uno strepitoso ProoFy ha preso per mano la sua squadra per un punteggio finale di 220-200. E i ragazzi italiani? Il team composto da Francesco "Donnyy" Majolo, Leonardo "Ko1gaa" Nisi, Luca "Lukman" Mancarella e Callum "Swanny" Swan, come scritto in apertura è stata la vera rivelazione del torneo, con in più i tanti complimenti degli stessi Fariko. La difficoltà più grande, più del fatto di scontrarsi con i temibili team americani veniva dall'interno. Nessuna serpe in seno si capisce, ma un nuovo (forte) giocatore da inserire in squadra, e renderlo un tutt'uno col team. Swanny, ex Prophecy, è arrivato alla corte di inFerno eSports da sole tre settimane, ma è stato senza dubbio un elemento prezioso e insostituibile per la squadra.
Il cammino di inFerno eSports nel girone iniziale è partito con una sconfitta con Quantic, prezzo da pagare per la prima su una ribalta di tale spessore, subito ripagata con la facile vittoria sui sudafricani di XtaZ. La terza partita era quello del dentro o fuori, e qui i ragazzi hanno dato il meglio di se per battere i quotati UNiTE. Un match di grande intensità, in cui tutti i fan italiani hanno fatto un tifo sfegatato che come Lukman ci ha detto è servito molto per dargli la carica. Upper Bracket quindi. VVV Gaming ha purtroppo spedito i ragazzi italiani nella parte bassa del tabellone, ma qui è iniziata la loro cavalcata terminata con un ottavo posto e ben 25.000 dollari. Un risultato tutt'altro da disprezzare per una team sconosciuto ai più agli inizi del torneo, che ha superato brillantemente il problema del nuovo membro in squadra (e dell'inglese come lingua per coordinarsi) e che soprattutto ha dimostrato di giocare bene, senza nessun timore reverenziale verso i mostri sacri di Call of Duty. Questo Call of Duty Championship è stato senza dubbio elettrizzante e ricco di sorprese, una bella esperienza che ha mostrato alla grande il lato competitivo più estremo, da pro, di Black Ops II, mettendo in chiaro la differenza tra forti giocatori da partite pubbliche e veri professionisti che giocano per diletto certo, ma nell'ottica di un vero e proprio lavoro.