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Un'unica possibilità

Abbiamo provato la versione Early Access di Nether, l'interessante action survival di Phosphor Games

PROVATO di Tommaso Pugliese   —   10/01/2014

Una visione post-apocalittica del mondo è relativamente frequente nei videogame e funziona anche piuttosto bene, basti pensare a quel recente gioiellino che è The Last of Us. Immaginiamo una società azzerata da qualche disastro, naturale o meno, e ridotta allo sbando, in cui sopravvivono solo i più forti e i più spietati, fra le rovine di città che solo pochi anni prima erano vive e popolate.

Un'unica possibilità

L'approccio di Nether a questo tema è ambizioso e interessante. Ambizioso perché la mappa che sarà disponibile nella versione finale del gioco appare francamente enorme e percorrerla a piedi diventa in verità un problema, non essendoci alcun mezzo di locomozione alternativo alle proprie gambe. Interessante per il modo in cui gli sviluppatori del team di Chicago, in precedenza autori di mobile game di successo come Horn e Dark Meadow, hanno rappresentato la realtà spettrale di strade e palazzi completamente deserti, in cui l'unico rumore che si sente è quello del vento che soffia e che fa montare l'inquietudine. Almeno finché non arrivano loro, i Nether, le creature infernali responsabili di tutto questo. Si spostano veloci, riescono a scomparire e riapparire in un istante per prenderci di sorpresa, ma non sono certo immortali e ben presto un gruppo di scaltri cacciatori si mette sulle loro tracce, con l'obiettivo di ripulire la città. Ci riusciranno?

Abbiamo provato la versione Early Access di Nether, l'interessante action survival di Phosphor Games

Senza niente addosso

Il client di Nether tende a "incantarsi" durante la ricerca delle partite attive, che contano un massimo di ben sessantaquattro partecipanti, dunque serve un po' di pazienza prima di poter creare un proprio alter ego virtuale e lanciarsi alla ricerca di mostri da abbattere e oggetti da raccogliere. Le scelte che il semplice editor mette a nostra disposizione non sono tantissime e riguardano comunque solo il lato estetico della faccenda, perché per mettere mano all'albero delle abilità servirà necessariamente guadagnare qualche punto esperienza.

Un'unica possibilità

Si parte dunque con solo un coltello in mano e tanta buona volontà, perlustrando gli edifici indicati sulla mappa (richiamabile in qualsiasi momento) e affrontando eventuali avversari per salire di livello. A quel punto diventa possibile tornare nella schermata di pausa e andare a potenziare le caratteristiche del personaggio, rendendolo più forte, più resistente, più silenzioso, capace di sferrare colpi più potenti o di usare le armi da fuoco con maggiore precisione. Ogni ramo presenta vari step, ma vi diciamo subito che difficilmente arriverete a sperimentarli tutti, visto quello che è il leitmotiv di Nether, ovvero un crudele concetto di "morte permanente" che trasforma ogni partita in una diversa esperienza di pura sopravvivenza, terminata la quale si perdono tutti i progressi compiuti e si ricomincia da capo. Nell'arco di un'ora potrete dunque diventare delle leggende, eliminare decine di mostri ed entrare in possesso di un equipaggiamento invidiabile, salvo poi soccombere sotto i colpi di un'orda di avversari o per mano di un altro giocatore. Dura la vita, eh? Specie quando si muore.

Sopravvivi

Nether si pone insomma come un'esperienza action survival "pura", in prima persona, ricca di atmosfera e di potenziale, ma a questo stadio ancora un bel po' acerba. Lo testimonia la gestione dei salti, spesso confusa e viziata da incastri e compenetrazioni, oppure un sistema di combattimento che spesso e volentieri fa cilecca nel rilevare le collisioni, donando vantaggi extra ai mostri e costringendoci a buffe "toccate e fuga", coltello alla mano, per riuscire a colpire il nostro bersaglio senza subire danni.

Un'unica possibilità

L'indicatore dell'energia vitale può infatti essere ripristinato solo raccogliendo determinati oggetti (bende o antidolorifici, nello specifico), ma "la ricerca del bottino" nel gioco è tutto fuorché facilitata da un'interfaccia che potremmo definire cruda e realistica, che ci spinge a guardare il mondo coi nostri occhi e cogliere eventuali anomalie piuttosto che evidenziarle in qualche modo. Una soluzione che può andar bene a patto che venga inquadrata all'interno di una struttura solida, cosa che al momento manca. Durante le partite ci si trova infatti a girare molto spesso a vuoto, alternando passeggiata e corsa per non farsi venire il fiatone mentre si coprono distanze lunghissime. L'esplorazione, inoltre, non viene sempre premiata con qualche oggetto interessante, anzi sono tante le occasioni in cui addentrarsi in un edificio si rivela una pratica fine a se stessa. Gli indicatori sulla mappa sono d'aiuto, ma solo fino a un certo punto: ci fanno capire dove più o meno sta succedendo qualcosa, ma anche qui manca la proverbiale "freccia" a dirigere i nostri sforzi, che finiscono sovente per essere vani.

Un bel vedere?

Se in termini di atmosfera e scelte stilistiche si può parlare senza dubbio di una produzione interessante, capace di mettere sul tavolo tante buone idee, allo stesso tempo Nether appare immaturo sotto il profilo della realizzazione tecnica e, in particolare, dell'ottimizzazione. Le opzioni ci consentono di scalare l'esperienza per andare incontro alle capacità della nostra configurazione, ma trovarsi di fronte a un frame rate ballerino con una NVIDIA GeForce GTX 770 non è normale ed è dunque necessario che i ragazzi di Phosphor Games indaghino a fondo su cosa rende il motore del gioco così pesante.

Un'unica possibilità

Detto questo, saltano all'occhio soluzioni visive senza dubbio efficaci, come il dettaglio della vegetazione che spunta dal cemento e si sposta sotto il nostro incedere, gli effetti dell'acqua (talvolta un po' esagerati) e della luce, la profondità di campo e il design di alcuni Nether. Quest'ultimo fattore è però altalenante, e così alcune creature convincono più di altre, specie sul fronte dell'animazione. La costruzione poligonale di determinati edifici e oggetti, infine, è un po' troppo semplicistica e strizza l'occhio alle produzioni di vecchia generazione, con zone troppo spoglie oppure troppo simili l'una all'altra. Al netto quanto detto finora, è chiaro che ci troviamo di fronte a un gioco originale e interessante, che interpreta in modo diverso dal solito il concetto di sopravvivenza e di esplorazione, facendo la pericolosa scommessa della "partita secca" in cui si cerca di arrivare il più lontano possibile prima di morire. Viene da sé che la mancanza di una reale progressione, che non sia quella effimera della partita secca, farà storcere il naso a tanti utenti e rischierà di rendere l'esperienza eterea e inconsistente. Nether ha i suoi buoni momenti, in conclusione, ma deve assolutamente riuscire a sfruttare il proprio potenziale in modo più organico di quanto non faccia nella versione Early Access, che ci è sembrata un semplice sandbox in cui la noia e la frustrazione sono sempre dietro l'angolo. Più dei mostri.

CERTEZZE

  • Approccio a suo modo originale
  • Buona atmosfera
  • Tante abilità da sviluppare

DUBBI

  • La morte permanente rappresenta una scommessa rischiosa
  • Realizzazione tecnica altalenante
  • Quali soluzioni strutturali per la versione definitiva?