Los Angeles è avara di soddisfazioni per la nostra squadra qui al Call of Duty Championship 2014. I ragazzi di Team Sublime, Giorgio Calandrelli (POW3R), Filippo Cacciapuoti (Fr1do), Filippo Torricelli (Pibo) e Leonardo Nisi (Ko1gaa) se ne tornano a casa con un pesante 0-3, frutto delle sconfitte con i (poco) sudafricani Rize ZA, i francesi di Vitality Returns e i super favoriti americani di Strictly Business. Un girone sulla carta che di agevole avrebbe avuto solo la sfida iniziale con Rize e che invece è partito subito col piede sbagliato compromettendo le possibilità dei nostri portabandiera.
Il team Sublime esce subito dal torneo di CoD. Il talento non basta?
Cosa ci manca?
La prima partita è quella che più ha lasciato l'amaro in bocca ai Sublime, non solo perché funestata da una serie di "piccoli" incidenti, ma soprattutto perché da qui sarebbe dovuta arrivare la prima vittoria sulla quale basare l'eventuale passaggio del turno. E invece Rize (ovvero tre forti giocatori inglesi e un solo ragazzo sud africano, formazione ai confini del regolamento) ha segnato il primo punto con un 3-2, frutto della vittoria decisiva nella modalità preferita degli italiani, ovvero Search and Destroy. Ma qui c'è un giallo. L'ultimo punto fondamentale è stato giocato nei primi due-tre round con un giocatore in meno per un freeze della console senza che l'arbitro intervenisse.
Ma non è stato l'unico errore arbitrale considerato che il punto del 2-2 in Domination è stato acciuffato letteralmente per i capelli dagli italiani, visto che siamo stati noi giornalisti a comunicare l'esatto score ai due arbitri, i quali superficialmente avevano dato la vittoria nell'ultimo round ai sudafricani quando invece era nostra. Proprio quando la concentrazione doveva essere massima Sublime, con l'uomo in meno, si è fatta prendere dal nervosismo e dallo scoramento, perdendo con un tennistico 6-0. Subito sconfitti, i ragazzi italiani hanno visto ridursi al lumicino le possibilità di arrivare al secondo giorno. E così hanno perso da Vitality Returns per 3-1, stesso punteggio contro i campionissimi di Strictly Business. Una spedizione fallimentare, quindi: capire però perché è piuttosto facile. I motivi sono principalmente due. Il primo, quello più importante, risiede tutto nella mancanza di una struttura italiana a supporto del movimento e-sport, non solo relativamente a Call of Duty. La differenza che c'è tra la realtà nostrana e quella americana è abissale e risaputa, ma basta anche volgere lo sguardo al di la delle Alpi per vedere come i francesi di Vitality Returns (per non parlare dei pesi massimi inglesi) si siano presentati qui in America con crew dedicate per fotografia, video e manager, peraltro vestiti da capo a piedi da sponsor vari.
Insomma, da noi c'è solo la passione, ma manca il supporto, mentre all'estero c'è tutta una organizzazione che in piccolo replica quanto si vede negli sport professionistici che il grande pubblico segue in TV. All'estero è un lavoro; da noi potrebbe diventarlo, ma i giocatori sbattono contro un muro fatto di mancanza di investimenti e sguardi dall'alto in basso di chi da fuori vede i "giochini" come qualcosa solo da bambini. Peccato che il montepremi qui a Los Angeles sia di un milione di dollari, di cui 400.000 per la squadra prima classificata. Da una situazione del genere deriva quindi anche l'approccio dei ragazzi di Sublime, i quali hanno ammesso di essersi preparati allenandosi solamente a Search and Destroy in quanto è l'unica modalità che si gioca competitivamente in Italia e dalla quale portare a casa anche soddisfazioni economiche. E infatti i risultati si sono visti. L'unico punto vinto in Domination è stato quello, contestato, contro Rize, perdendo di fatto tutti gli altri, modalità Blitz compresa. Solo Search and Destroy ha portato grandi soddisfazioni ai ragazzi, basta citare i roboanti 6-2 grazie ai quali hanno momentaneamente impattato contro Vitality Returns e Strictly Business. Un po' poco per andare avanti, comunque. La strada è ancora lunga per tentare di dare la svolta al movimento e-sport in Italia, ma se non si cambia in fretta l'approccio con il quale si guarda questo genere di manifestazioni è difficile provare a impensierire il predominio americano e inglese. Il talento non basta se non è stimolato a dovere: ci saremmo aspettati di più dai nostri portabandiera, certo, ma c'è anche da capire che se non c'è un ritorno economico importante è impossibile chiedere a dei ragazzi di vent'anni di mollare tutto e concentrarsi sei/otto ore al giorno su Call of Duty. Questa, insomma, è la differenza fondamentale tra essere professionisti stipendiati con un struttura alle spalle e bravi amatori.