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Cinque brand storici per rilanciare Acclaim

Cosa servirebbe alla casa americana per rilanciarsi alla grande

SPECIALE di Simone Marcocchi   —   22/04/2015

Acclaim Entertainment, software house americana nata sul finire degli anni '80, è conosciuta principalmente per essere distributrice di moltissimi titoli, anche se, nel pieno della sua attività, arrivò ad acquisire alcuni degli studi che la portarono ad un successo straordinario, per poi cadere nel baratro del fallimento. Come sempre all'interno di questa rubrica, vogliamo celebrarne i momenti migliori e provare a proporre alcuni nomi che ci piacerebbe rivedere sui nostri schermi. Un esercizio di nostalgia che potrebbe far scendere qualche lacrima ai più anziani e risvegliare una sana curiosità nelle nuove leve. Un modo per ricordare alcuni momenti indimenticabili della nostra carriera videoludica.

Celebriamo Acclaim Entertainment ricordando cinque brand che l'hanno resa grande!

Turok

Dal fumetto al videogioco, senza passare dal via. Turok ha segnato la generazione di giocatori PC che nel 1997 si godevano, grazie alle fiammanti Voodoo di 3DFX, l'esperienza di una grafica senza gli onnipresenti pixel visibili a schermo, cosa ben nota ai giocatori del Nintendo 64. In questo splendido sparatutto in prima persona vediamo il giovane Tal'Set, nativo americano, impegnato ad abbattere orde di animali preistorici cattivissimi e nemici decisamente più moderni e dotati di armi avanzate, che naturalmente potremo rubare e sfruttare anche noi (le armi, non i nemici). Se avete vissuto quegli anni non potrete non ricordare anche la nebbia persistente, non proprio come in Silent Hill ma con lo stesso scopo di limitare i poligoni in scena, a causa della ridotta potenza computazionale delle macchine di allora... ma chissenefrega, la grafica era al top e la giocabilità anche. L'ultima apparizione risale alla precedente generazione di hardware, ma lo spirito originale si era oramai già perso e con esso il fascino di questo sparatutto.

Re-Volt

La dimostrazione che si può correre anche in miniatura. Scordatevi di disegnare morbide curve in derapata sull'asfalto o la fisica di mezzi ricreati con cura e precisione: in questo titolo i cambi di direzione sono violentissimi, così come le occasioni d'errore. Si passava dalle strade alle fogne, dalle case ai supermercati, in improbabili percorsi a rotta di collo, con il solo scopo di cercare scorciatoie ed impedire agli avversari di arrivare prima di noi. La campagna pubblicitaria recitava che si provava la stessa sensazione, in miniatura, di una corsa a 350 miglia orarie. Nella confezione non potevano mancare i voluminosi libretti di istruzione e, pensate, era stata tratteggiata anche una storia per meglio contestualizzare questa follia a tutta velocità. Tutto ha avuto inizio con un'azienda chiamata Toy-Volt...

Forsaken

Presente anche nel disco demo della prima PlayStation, questo titolo fa il verso a Descent, uscito qualche tempo prima. Immaginatevi una nave, che si può muovere in ogni direzione possibile, entrare in cunicoli e grotte, abbattere torrette o droni e infine affrontare pure qualche boss strategicamente posizionato nei punti chiave dello schema. Vedendo i vostri giovani volti, immaginiamo vi siate già annoiati. In effetti non era un mostro di originalità o di trama, ma noi vecchietti ci emozionavamo di fronte ai primi effetti di luce, sentendoci potenti anche solo a poter sparare con quei meravigliosi cannoni, senza contare l'audio, davvero perfetto nell'ardito compito di farci sentire sempre al centro dell'azione.

Shadow Man

Nato da un fumetto, pure lui, viene ricordato proprio per una trama fantastica e uno script meraviglioso. Una buona dose di action, una spolverata di platform, una cucchiaiata di puzzle e litri di humor. La ricetta viene amalgamata al meglio con una storia che intreccia la magia del bene e del male, insieme al voodoo e amenità di varia natura. Uno dei problemi che affliggeva questo titolo, come peraltro accadeva a tanti suoi simili, erano le meccaniche labirintiche di molti livelli, non sempre chiarissime, che portavano il giocatore a rischiare di perdersi o di non avere chiarissimo lo scopo della missione. Sulla confezione del Nintendo 64 di alcune regioni geografiche, campeggiava una scritta che riportava l'utente a fare molta attenzione: il materiale all'interno era per un pubblico adulto. Roba che oggi farebbe ridere... ma già al tempo la "grande N" ci stava attenta.

Extreme-G

Le gare futuristiche, su Nintendo 64, avevano un nuovo duellante per il trono della velocità assoluta, pronto a sfidare WipeOut. Approdato un anno prima di F-Zero X, le folli moto di Acclaim sfrecciavano a tutto gas. La cura certosina per i dettagli delle piste era davvero notevole, così come la varietà delle ambientazioni, che passavano da discariche a megalopoli e c'era perfino una zona bucolica con gli uccellini. Si avvertiva sulla pelle perfino la vibrazione degli ammortizzatori dopo i salti. Armi e power-up non mancavano. Certo talvolta si avvertiva qualche leggerissimo calo di frame rate ma, a differenza di quanto potreste immaginare, veniva accolto con gioia: il gioco infatti non scattava, ma riduceva leggermente la velocità, aiutandovi ad infilare la traiettoria migliore.