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Gli insuccessi di Mojang

Non solo grandi exploit per la casa di Minecraft

SPECIALE di Davide Spotti   —   13/07/2015

Markus "Notch" Persson si trova oggi, a soli 35 anni anni, non solo ad essere considerato un'icona di portata planetaria per milioni di appassionati, ma anche uno sviluppatore che ormai ha poco da chiedere alla propria ambizione. L'acquisizione di Mojang ad opera di Microsoft, avvenuta a settembre 2014 per una cifra pari a 2.5 miliardi di dollari, lo ha messo al contempo in condizione di abbandonare la propria creatura a cuor leggero e di non avere la necessità di pianificare il proprio futuro.

Gli insuccessi di Mojang

Un momento privilegiato, che viene ancora oggi condiviso con gli altri cofondatori della software house svedese - Jakob Porser e Carl Manneh - i quali non hanno nascosto a più riprese il desiderio di mettersi nuovamente al lavoro insieme. Dopo il suo esordio su PC e il successo iniziale, Minecraft in questi anni è approdato praticamente su tutte le piattaforme disponibili, giungendo dapprima su PlayStation 3 e Xbox 360, per essere poi sdoganato anche su PlayStation Vita, PlayStation 4 e Xbox One. Di recente è stato annunciato il superamento dei venti milioni di copie vendute per le versioni PC e Mac, mentre gli ultimi dati complessivi, risalenti alla scorsa estate, parlavano di 54 milioni di unità piazzate. Al di là dei numeri, il fenomeno è di portata molto più ampia. In questi ultimi tre anni sono stati prodotti libri biografici (peraltro uno di questi volumi è in procinto di essere pubblicato da Multiplayer Edizioni), set destinati ai più piccoli in collaborazione con LEGO, iniziative di edutainment in alcune scuole primarie statunitensi, per non parlare della crescita esponenziale della notorietà dovuta al passaparola su YouTube e all'esplosione di video di gameplay dedicati, capaci di raggiungere milioni di visualizzazioni, soprattutto tra i teenager. Come se tutto questo non bastasse, pare che entro il 2017 giungerà nelle sale cinematografiche un film dedicato a Minecraft, grazie ad un accordo siglato dalla stessa Mojang con Warner. Senza dimenticare infine Minecraft: Story Mode, progetto nato dalla collaborazione con Telltale Games e atteso presumibilmente nel 2016.

C'è qualcosa di più, oltre a Minecraft, nel presente e nel futuro di Mojang?

Difficile ripetersi

Oggi il fenomeno di Minecraft ha assunto una portata e una potenza tali da scardinare con facilità anche le più rosee aspettative che potessero coltivare i suoi creatori agli albori della loro avventura. Questa considerazione, che di per sé può apparire ovvia a chiunque graviti in qualche modo nel panorama videoludico odierno, ci può servire da filo conduttore per interpretare i motivi che hanno determinato le più recenti evoluzioni (e involuzioni) in casa Mojang, nonché l'incapacità quantomeno palese di indirizzare la compagnia verso nuove strade e mantenere in vita progetti paralleli, che esulino dall'efficacissima produzione d'esordio. In questo senso Mojang è abbastanza unica nel suo genere e ha costituito un precedente pressoché inedito nell'industria, avendo contribuito più di chiunque altro a sdoganare il fenomeno indie e a portare questo versante del mercato dove si trova oggi.

Gli insuccessi di Mojang

Lo stesso Notch si è rivelato fin da subito una personalità piuttosto particolare, a tratti contraddittoria nel suo stile e nelle opinioni espresse alla stampa. Alcuni ricorderanno le dichiarazioni rilasciate ai tempi dell'acquisizione di Oculus VR da parte di Facebook. Era la primavera del 2014, e in quella fase Perrson non perse occasione per affermare l'annullamento dell'accordo relativo ad una versione di Minecraft destinata ad Oculus Rift, adducendo come motivazione che Facebook gli faceva venire i brividi. Dopotutto, si trattava di multinazionali rapportate a piccoli soggetti che si professavano puri nella loro indipendenza. Non avrebbe potuto funzionare, no? Poi però, in un modo o nell'altro e come spesso accade, qualcosa è cambiato. La pressione crescente, la responsabilità di controllare un business che stava diventando davvero imponente, ma anche l'oggettiva incapacità di continuare ad avere idee efficienti e dare continuità creativa sul lungo periodo, sono stati motivi sufficienti a spostare l'ago della bilancia in una nuova direzione. Notch aveva già fatto i suoi conti e nel 2014, dopo aver ricevuto una proposta concreta da parte di Microsoft, non se lo fece ripetere due volte, in barba alla coerenza. Dopotutto si trattava di uscire di scena all'apice di una carriera che, seppur breve, lo metteva in condizione di ponderare il proprio futuro e persino ventilare l'opportunità di ritirarsi in modo permanente dall'industria dell'intrattenimento videoludico.

Gli insuccessi di Mojang

Eventualità che ancora adesso non è poi così peregrina e a darne una chiave di lettura in tal senso è stato Jakob Porser, il quale ha recentemente dichiarato di non sentirsi davvero un imprenditore, in quanto non c'è mai stato un vero e proprio piano per avere successo, a dispetto del "modello Mojang" citato da più parti. Ecco quindi che, andando ad analizzare quanto avvenuto in questi anni, non sembra poi così strano che l'operato di Mojang, al di fuori del progetto che ha dato notorietà ai suoi fondatori, non abbia saputo produrre nient'altro di particolarmente efficace e lungimirante. Tutto è iniziato con la cancellazione di 0x10c, ambizioso simulatore spaziale il cui sviluppo è stato definitivamente accantonato nel corso del 2013, a causa di non meglio precisati "blocchi creativi". A conti fatti l'unico lavoro tangibile fu rappresentato dalla colonna sonora, realizzata dal compositore tedesco Daniel Rosenfeld. Peraltro quest'ultimo si definì solidale con Notch circa la difficoltà nel gestire la pressione e la responsabilità di una così vasta community. Nel 2011 Mojang cercò anche di percorrere la strada del publishing, grazie all'accordo third party siglato con Oxeye Game Studio per lo sviluppo di Cobalt, platform 2D con elementi shooter che prometteva un'interessante esperienza di gioco sia in single-player che in multiplayer locale. Ebbene, ancora oggi il codice definitivo di questo titolo non è mai stato pubblicato, rimanendo disponibile soltanto nella sua versione alpha.

La chiusura di Scrolls

Venendo al passato recente, successivo all'acquisizione, l'ultimo tassello del puzzle è stato aggiunto lo scorso 29 giugno, quando la compagnia ha ufficializzato la chiusura di Scrolls. Ibrido a metà strada tra un gioco di carte collezionabili e uno strategico a turni, questo titolo era stato lanciato in versione definitiva solamente da pochi mesi, peraltro dopo una lunga e complessa fase di beta testing, iniziata addirittura nei primi mesi del 2011. Nel comunicato ufficiale, diffuso dallo studio due settimane or sono, si faceva presente che "Echoes" sarebbe stata l'ultima patch ad apportare migliorie e novità al gioco e che, sebbene lo studio abbia deciso di tenere aperti i server fino a luglio del prossimo anno, non ci sarà alcun tipo di supporto nei mesi a venire.

Gli insuccessi di Mojang

Nonostante nel comunicato ufficiale di Mojang si spendano lodi nei confronti del progetto e venga evidenziato che molti giocatori sono ancora attivi nella community, è stato anche specificato a chiare lettere che questo prodotto non garantisce più la dovuta sostenibilità, rendendo pertanto svantaggioso mantenerlo in vita. Lungi dal potersi considerare l'erede di Minecraft per quanto riguarda i successi ottenuti - ammesso che un paragone di questo genere sia anche solo lontanamente ipotizzabile - bisogna dare atto a Mojang di aver puntato su questo progetto prima di altri studi, basti pensare ad Hearthstone di Blizzard ma anche a titoli indipendenti come Infinity Wars o Hex: Shards of Fate (quest'ultimo ancora in fase di sviluppo, dopo la positiva campagna di finanziamento avvenuta su Kickstarter). Ciò che ha inciso in modo negativo, soprattutto sull'espansione della community, è stato con ogni probabilità l'eccessivo perdurare di una fase beta che si è protratta troppo a lungo e ha spinto gli appassionati verso altri lidi. Ma il problema di oggi, a nostro avviso, potrebbe essere anche un altro: Microsoft. Da un lato la compagnia di Redmond sembra voler mantenere una certa distanza e lasciare la società libera di esprimere il proprio potenziale. Basti pensare che Mojang è stata libera gestire il Minecon 2015 nello stesso identico modo in cui aveva organizzato le precedenti edizioni della kermesse, mentre Microsoft ha svolto un semplice ruolo di supporto, con il dichiarato intento di ascoltare, apprendere e trarre ispirazione dalla community che ha reso il business di Minecraft talmente remunerativo. E a quanto pare questa linea conservativa ha pagato, se pensiamo che l'evento londinese è entrato nel Guinness dei Primati come la più grande manifestazione dedicata ad un singolo videogioco, grazie ad oltre 10.000 visitatori complessivi.

Gli insuccessi di Mojang

Dall'altra però, la pretesa "salvaguardia" delle tradizioni creative, non sembra essere in linea con la sostanza e più precisamente con i motivi per i quali Mojang sarebbe stata acquisita. A darci evidenti indicazioni in questo senso è stato Satya Nadella: in un'intervista rilasciata al New York Times nello scorso mese di maggio, il CEO di Microsoft ha ammesso che l'acquisizione di Mojang è avvenuta soprattutto perché la compagnia cercava un software particolarmente efficace, in grado di risaltare le potenzialità insite nel visore HoloLens. Puntualmente, durante la conferenza Microsoft dello scorso E3, è stata mostrata la prima demo applicativa. In definitiva l'impressione che emerge è che Microsoft non abbia avuto e continui a non avere particolari interessi al di fuori della gallina dalle uova d'oro per la quale ha deciso di sborsare i fatidici 2.5 miliardi di dollari. La chiusura di Scrolls potrebbe allora essere interpretata in questa direzione, come la volontà da parte di Microsoft di focalizzare il lavoro e di marciare su un terreno sicuro. A ben vedere l'epilogo è il medesimo dei progetti accantonati prima della dipartita di Notch e degli altri co-fondatori, ma in questo caso i motivi appaiono molto diversi, slegati da difficoltà creative e connessi a, quantomeno prevedibili, logiche economiche. Ad ogni buon conto, il futuro che avrà questa compagnia negli anni a venire rimane incerto, mentre all'orizzonte aleggia lo spettro di un declino che potrebbe verificarsi in assenza di nuove idee efficaci, una volta terminata l'onda lunga costituita dal fenomeno Minecraft. Paradossalmente, Mojang potrebbe rischiare di essere ricordata come una meteora, tra le più brillanti nella (relativamente) breve storia di questa industria.... ma pur sempre una meteora.