Quello di "nemico" è un concetto molto più complesso di ciò che possa sembrare. In una qualsiasi opera narrativa di stampo classico, ossia che risponde allo schema attanziale, ci sono dei personaggi che hanno la funzione di contrastare l'eroe.
Greimas li chiama oppositori, e solitamente sono facili da individuare, almeno lì dove il celarli non rientri nella volontà dell'autore. Ciò che non è affatto semplice è inquadrarli all'interno di un sistema che ne definisca una funzione più generale, simbolica, ossia che stabilisca un contatto tra ciò che il nemico è e la realtà. Nelle opere d'immaginazione il nemico rappresenta spesso l'opposizione ai valori della società di riferimento del target della fruizione. A volte sembra che avvenga l'esatto contrario, ma in realtà non è esattamente così. Molti personaggi, in questo caso anche quelli positivi, sono allegoria di qualcosa di molto diverso da ciò che superficialmente pretendono di essere. Quanti terribili conformisti si nascondono dietro le spoglie mortali dei ribelli che popolano il nostro immaginario? Difficile dirlo, ma forse conviene non divagare. A questo punto occorre stabilire una regola, violabile quanto vi pare, ma comunque generalmente valida: in ogni videogioco narrativo c'è bisogno di un nemico ben riconoscibile per motivare il giocatore, sia esso il capo di una gang criminale che vuole prendere il controllo di una città, un drago che ci ha strappato il cuore o un'organizzazione segreta dalle mire poco chiare. Senza un nemico non esiste l'azione, ossia esiste in una forma molto blanda, che si esaurisce nell'esecuzione del compito assegnato. Per dire, se qualcuno vi chiedesse di andare a comprare il latte e sulla strada non trovaste impedimenti, avreste semplicemente comprato del latte. Se invece foste attaccati da un mutante, avreste vissuto un'avventura.
Ragioniamo sull'uso dell'IS come possibile modello di nemico in un qualche videogioco
Cos'è l'IS
Esposti i concetti base (se vi interessa approfondire ci sono decine di ottimi libri di narratologia sull'argomento), veniamo all'oggetto specifico di questo speciale: in quali videogiochi dell'immediato futuro vedremmo bene l'IS (Islamic State) tra i nemici? Non si tratta di un errore, perché in realtà ISIS, nome con cui è più conosciuto lo Stato Islamico tra le masse, era l'acronimo di Islamic State of Iraq and Syria. Vista la recente espansione, i riferimenti territoriali sono caduti.
La storia di questo gruppo terroristico, che ambisce a diventare nazione e che si sta rapidamente espandendo in tutto il Medioriente, diventato tristemente famoso per alcuni attentati sul suolo europeo e non solo, è molto articolata e risale quantomeno al 2004, quando Abu Mus'ab al-Zarqawi fondò un gruppo di resistenza all'occupazione occidentale dell'Iraq, quest'ultima causata dall'accusa, rivelatasi poi inventata, come confessato da alcuni dei capi di stato che vollero il conflitto, della presenza di armi di distruzione di massa sul territorio iracheno. Ricordate la crociata contro Saddam Hussein in cui abbiamo preso parte anche noi? Ecco, gli attentati di Parigi avvenuti negli ultimi mesi arrivano direttamente da lì. Se vi interessa approfondire l'argomento vi consigliamo il libro "Iraq. L'effetto boomerang. Da Saddam Hussein allo Stato Islamico 1991-2003-2015" di Jean-Marie Benjamin e Carlo Remeny, che vi darà un quadro abbastanza completo dei processi storici che hanno portato alla situazione attuale. Ci sarebbe da discutere come mai chi ha ucciso decine di migliaia di persone in una guerra inventata non sia considerato un criminale internazionale, ma non è questo il contesto adatto per farlo. In questo speciale ci interessa soprattutto valutare la portata dell'IS come potenziale nemico di qualche videogioco. Vi sembrerà sicuramente minimizzante rispetto alla portata del problema, ma a ben vedere non lo è. Anzi, come qualche abile comunicatore al soldo dell'IS sa bene, i videogiochi sono ormai un'arma fondamentale per fare propaganda tra i più giovani. Questo ci fa capire quanta forza pervasiva sia nascosta in questo medium e quanto sbaglino quelli che pretendono di considerarlo solo uno svago. Piaccia o non piaccia non lo è, e forse sarebbe meglio comprenderne bene il linguaggio prima di tirare fuori delle sentenze definitive sulla sua natura.
Propaganda
I videogiochi hanno spesso usato la realtà come trampolino di lancio per la rappresentazione di conflitti virtuali. Fino alla caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre del 1989, era molto semplice individuare il nemico: da una parte c'erano gli americani, cioè noi, dall'altra i Russi, ovviamente raffigurati come spietati e crudeli dittatori. Finita la cosiddetta Guerra Fredda, l'Occidente ha subito una specie di rilassamento generale. Anche l'immaginario si è adeguato, faticando non poco a individuare dei nuovi nemici ideali di un certo spessore.
Se pensiamo ai videogiochi più famosi degli ultimi anni troviamo tra gli oppositori molte organizzazioni segrete simil terroristiche, diversi gruppi fondamentalisti, forze oscure assortite prese da un po' tutte le religioni e così via. La distruzione delle Torri Gemelle avvenuta l'11 settembre 2001 ha acuito enormemente la presenza di terroristi islamici nelle trame videoludiche. Ad esempio la serie Call of Duty è piena di capitoli in cui l'obiettivo è distruggere un qualche gruppo terroristico che minaccia gli equilibri di potere dell'intero pianeta. È naturale che sia così: di fronte a un conflitto, la comunicazione di massa partecipa al processo di propaganda di un certo punto di vista. O, per essere più post-moderni, di tutti quei punti di vista che non coincidono con la visione del nemico designato. Insomma, piaccia o meno, l'IS è attualmente il nemico perfetto, con il suo leader imprendibile, con la sua spietatezza verso cose e persone, con il fondamentalismo che fa da sottofondo a ogni azione e con l'alterità visiva dei suoi adepti, poco rispondenti ai nostri canoni estetici. Insomma, distruggono antichi monumenti, si filmano mentre sgozzano i prigionieri occidentali, compiono atti terroristici sfruttando cellule locali, usano i videogiochi come mezzo di propaganda, dispongono di un arsenale di armi che gli abbiamo venduto noi e si stanno arricchendo con il petrolio; cosa potrebbero volere di più gli sceneggiatori?
Qualche titolo
Se dovessimo indicare alcuni videogiochi in sviluppo in cui l'IS starebbe benissimo tra le fila nemiche, è facile puntare il dito verso il prossimo Call of Duty e verso il nuovo Battlefield. Non vi preoccupate, non li hanno ancora annunciati, ma tanto è facile immaginare che esistano, soprattutto il primo. Ovviamente si tratta di una scelta molto facile e nemmeno troppo improbabile, visto lo stile di entrambe le serie, già di loro ben sintonizzate sulle frequenze della propaganda di stato. Inoltre, se ricordate, un Battlefield, il terzo capitolo, aveva addirittura una missione ambientata a Parigi lo stesso giorno degli attacchi poi effettivamente avvenuti. Meglio di così... Più improbabile un nuovo Medal of Honor, che andrebbe comunque bene visto che il genere è sempre lo stesso, ma che il minor successo ha reso un appuntamento discontinuo. Sarebbe interessante capire come si potrebbe mettere in scena un conflitto in un videogioco con dei cani sciolti che attaccano obiettivi senza preavviso, suicidandosi nel processo.
Come già detto però, con titoli del genere è davvero facile creare un parallelo con la realtà, senza compiere nessuno sforzo immaginativo; e poi l'IS ha dei tratti che ci permettono di rappresentarlo in molti altri contesti. Ad esempio il fondamentalismo religioso che lo caratterizza non è molto diverso da quello di alcune fazioni viste in vari videogiochi. Pensate alla Caesar's Legion di Fallout: New Vegas e all'integralismo che la caratterizzava. Buttiamola lì: che ne direste di un bel gruppo terrorista fondamentalista nel nuovo Deus Ex? Stiamo parlando del recentemente rimandato Mankind Divided. Dei terroristi luddisti, seguaci di una religione derivata da quelle monoteiste del nostro tempo, che minacciano l'ordine mondiale attaccando simboli del progresso, come le file per comprare l'iPhone 112. Ci aspettiamo di trovare qualcosa del modello IS anche in titoli apparentemente slegati dalla realtà, come il nuovo Mass Effect, che dovrebbe essere svelato definitivamente nel 2016, o in Cyberpunk 2077, che rimane un mistero di CD Projekt RED, ma il cui scenario si presta benissimo ad affrontare questioni come il terrorismo e l'integralismo. Non vi stupite della facilità con cui associamo il progetto a questo o a quel titolo, perché in realtà l'IS non è niente di nuovo: è solo un altro nome di fenomeni sociali ben conosciuti, che nei periodi di crisi non mancano mai di affacciarsi sulla ribalta della storia. A questo punto ci sarebbe da riflettere su come mai l'industria dei videogiochi, nonostante abbia dimostrato più volte di saper sfruttare la realtà per i suoi scopi, abbia di convesso così tanta paura di affrontare di petto certi argomenti, subordinandosi agli altri medium. Ma forse è meglio lasciare l'argomento per un altro speciale. Di nostro auspichiamo che nel caso qualcuno scelga di utilizzare l'IS come nemico per un qualche videogioco, lo faccia con un minimo di senno, evitando le soluzioni più facili suggerite dalla propaganda. Pensandoci bene si tratta di una vana speranza.