Date un'occhiata alla lista dei titoli rilasciati da Square Enix per la corrente generazione di console: fatta eccezione per le produzioni firmate dal ramo occidentale della compagnia, l'impressione è che l'azienda con sede a Shinjuku, Tokyo, sia unicamente intenta a sfornare remake e porting di lusso. In realtà lo sviluppatore ha in cantiere una serie ragguardevole di progetti potenzialmente molto, molto interessanti; non sono numerosi i team giapponesi ad avere contemporaneamente in lavorazione prodotti del calibro di Dragon Quest XI, Final Fantasy XV, Final Fantasy VII Remake e Kingdom Hearts III. Pensare che nei prossimi due o tre anni potremo mettere le mani su un catalogo del genere, rende l'attesa più tollerabile. Con i vari Tomb Raider e Deus Ex da una parte, e il grosso del portfolio Made in Japan dall'altra, sarebbe facile scordarsi di altre iniziative meno in vista, secondarie volendo, ma comunque capaci di raccogliere l'interesse di parecchi appassionati. Dissidia Final Fantasy, remake dell'omonimo titolo uscito qualche anno addietro per PSP, appartiene a questa categoria ed è da poche settimane disponibile nelle sale giochi giapponesi: durante un recente viaggio a Osaka non ci siamo fatti scappare l'opportunità di provarlo.
Dissidia Final Fantasy è disponibile nelle sale giochi giapponesi: lo abbiamo provato per voi
Come non lo giocherete
Togliamoci immediatamente di torno una questione spinosa: Dissidia Final Fantasy è attualmente sviluppato come titolo da sala giochi, è chiaro appena ci si siede al cabinato, e nonostante una conversione per PlayStation 4 rientri con forza nel campo delle possibilità, questa prima incarnazione è asciutta e minimale come ci si aspetta da un picchiaduro pensato per essere fruito durante sessioni relativamente brevi, un gettone per volta.
Abbiamo fatto tre o quattro partite, smanettato tra le opzioni (purtroppo in lingua giapponese) e guardato un po' tutti i menù disponibili, appurando come questa versione rilasciata lo scorso 26 di novembre manchi di qualsivoglia modalità strutturata a mo' di campagna con tanto di storia e sia parca anche per quanto riguarda gli elementi RPG, che invece su PSP erano un aspetto importante dell'esperienza di gioco. Il sistema di controllo è affidato a due joystick che includono anche i pulsanti a cui si deve l'esecuzione delle mosse, una soluzione valida sulla carta anche se la qualità della periferica non lascia stupefatti; probabilmente, pensando all'eventuale conversione, il controller che già avete in casa sarà un'alternativa migliore. I combattimenti questa volta sono tre contro tre: scelto il proprio team, il giocatore ha la facoltà di passare da un combattente all'altro in qualsiasi momento con la pressione di un tasto, lasciando all'intelligenza artificiale il compito di gestire il resto della squadra. Avere fino a sei personaggi in azione ha imposto la creazione di arene più grandi e in effetti quelle di Dissidia Final Fantasy sono piuttosto spaziose, elemento che rende l'azione libera da vincoli ma a tratti anche un po' confusa, specialmente a causa di una telecamera non sempre perfetta. In ogni caso è difficile che qualcuno vi si avvicini cercandovi il picchiaduro più tecnico del mondo. Ciascun personaggio è dotato di una serie di attacchi a terra, in aria ed eseguiti mentre sprinta, colpi che se portati a segno aumentano il proprio indicatore Bravery, utile a determinare la potenza dell'HP Attack, tanto più devastante quanto maggiore è il valore Brave raggiunto. Ogni eroe ha inoltre una sua barra dell'energia vitale indipendente che, quando depennata, incide negativamente su quella della squadra portandola infine alla sconfitta. Un sistema che, come altri elementi di gioco, ricorda da vicino i titoli due contro due di gran voga in Giappone.
Le Summon sono presenti e possono venire evocate caricando un altro indicatore, che accumula punti dandole agli avversari ma anche accanendosi sul cristallo dell'altro team, durano una trentina di secondi e sono esclusivamente gestite dall'intelligenza artificiale, non essendo quindi "giocabili" ma fornendo un preziosissimo supporto. Immaginate Ifrit che sputa fuoco sui vostri avversari e capirete facilmente che può fare la differenza tra una vittoria e una bruciante sconfitta.
L'interfaccia è insomma piuttosto articolata anche perché alla cornice costituita da mappa, indicatori e barre si aggiunge un'azione segnata dalle esplosioni e dagli archi che indicano il nemico a cui ci si è agganciati. L'effetto non è pulitissimo. In generale l'aspetto visivo va dal gradevole, quando si osservano i personaggi, allo spoglio delle arene. L'impatto è sufficiente ma non lascia certo a bocca aperta, pur allontanando di mille chilometri da quanto visto su PSP oramai parecchi anni or sono. Detto questo non neghiamo che l'insieme di meccaniche formano un complesso piuttosto interessante di possibilità, le quattro classi di appartenenza dei vari personaggi - Heavy, Shoot, Speed e Unique - promettono numerose combinazioni e strategie pianificabili al momento della creazione del party e tutto sommato possiamo affermare di esserci divertiti. È un gioco che si può giocare, quasi per inerzia, per parecchio tempo. Con una modalità storia, una solida base di opzioni e magari qualche altro contenuto, la conversione potrebbe fare la gioia di tanti fan. Almeno finché Square Enix non si deciderà a sparare le sue cartucce più attese.
CERTEZZE
- Remake nel vero senso della parola, ricostruito da zero o quasi
- Un fan service molto ricco
- Scontri tre contro tre ricchi di possibilità...
DUBBI
- ... ma a volte confusionari
- Tecnicamente non fa sognare
- La conversione PlayStation 4 è ancora avvolta da un alone di mistero