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Cinque videogiochi per cinque serie TV

E se la TV fosse davvero il media più adatto, quale videogiochi vorremmo vedere trasformati in serie televisive?

SPECIALE di Christian Colli   —   04/01/2016

"Forse più che un film, potrebbe essere la serie TV l'ambiente giusto, dotato di tutto il tempo necessario per sviluppare quel legame tra ambientazione e personaggi che i videogiochi sono in grado di creare", ha scritto il buon Lorenzo Fantoni nel suo speciale Perché i film tratti dai videogiochi fanno schifo? che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa. Dopo aver passato in rassegna il più celebre pattume cinematografico ispirato ai videogiochi, indagando sulle cause di cotanta atrocità, Lorenzo ha esaminato le possibilità alternative basandosi sull'audience, le aspettative del pubblico e i problemi di budget, e ha concluso che, appunto, la serializzazione televisiva potrebbe essere l'unica a poter dare a questi adattamenti il respiro di cui hanno bisogno per convincere i fan e catturare l'attenzione dei neofiti.

Cinque videogiochi per cinque serie TV

Partendo da questo presupposto, abbiamo pensato a cinque videogiochi che potrebbero diventare delle ottime serie TV, prendendo spunto dagli ultimi serial più famosi e seguiti. Nella nostra scelta siamo partiti dal presupposto di un budget limitato rispetto al grande schermo, che preclude la realizzazione di effetti speciali particolarmente elaborati o la loro presenza massiccia. Qualcuno forse ricorderà quell'abominio di Terra Nova, in cui i dinosauri in computer grafica sembravano usciti da un videogioco per PlayStation del '96, o le agghiaccianti creature e location virtuali di C'era una volta, che con lo spin-off ambientato nel Paese delle Meraviglie ha raggiunto livelli di rara bruttezza. Questo succede quando si vuole esagerare e non si hanno né grandi budget a disposizione né molto tempo per rifinire gli effetti speciali tra la lavorazione di una puntata e la successiva. Ecco perché abbiamo pensato ad alcuni videogiochi che potrebbero diventare serie TV senza dover ricorrere a un uso continuo di effetti speciali e green screen. E crediamo che nessuno vorrebbe vedere una serie TV ispirata a Mass Effect ma ambientata soltanto a bordo della Normandy o un serial ispirato a Final Fantasy in cui gli eroi si scagliano contro Bahamut, c'è uno stacco e nella scena successiva è già tutto finito. Magari qualcuno ricorderà la battaglia campale - che però non si vede! - tra l'esercito di Rob Stark e quello di Jaime Lannister ne Il Trono di Spade. Ciò non toglie che, scrivendo sapientemente la sceneggiatura, sia possibile realizzare degli ottimi effetti speciali in modo da concentrare meglio il budget e le tempistiche: un ottimo esempio recente è stato nella nuova serie TV sul super eroe Flash, quando il Velocista Scarlatto ha combattuto lo scimpanzé Grodd. Ecco perché apriamo le danze con Dragon Age...

Ecco cinque videogiochi che si presterebbero bene a un adattamento per il piccolo schermo

Dragon Age

In realtà, esiste già una miniserie "televisiva" ispirata al franchise fantasy di BioWare... anzi, una webseries, creata e interpretata dall'adorabile nerd Felicia Day (The Guild). Purtroppo, pur avendocela messa tutta, Dragon Age: Redemption resta un prodotto di nicchia e il budget limitato ha portato in scena effetti speciali dozzinali, costumi che impallidiscono davanti ai cosplay di Lucca Comics e una recitazione decisamente altalenante. Una vera e propria serie TV potrebbe concedere molta più dignità all'universo di Dragon Age, e chi dice che serva per forza il budget de Il Trono di Spade? Dove sta scritto che debbano esserci sempre draghi e demoni mostruosi in ogni episodio? Chi ha giocato i vari Dragon Age, e specialmente Inquisition, sa benissimo che alcune tra le sottotrame più intriganti non hanno niente di soprannaturale. Lo scrittore Patrick Weekes ha firmato un intero romanzo, L'Impero delle Maschere, che racconta la lotta per il potere tra due personaggi apparsi in Inquisition, l'imperatrice Celene di Orlais e il granduca Gaspard: quello stesso romanzo sarebbe un ottimo punto di partenza, raccontandoci da una prospettiva diversa e appassionante gli intrighi politici e le cospirazioni di Dragon Age, con un tocco di fantasy e soprannaturale nel finale. Sarebbe molto più incisivo e convincente un drago o un demone che appare nell'ultima puntata per una spettacolare battaglia finale, che dei brutti effetti speciali sparpagliati per una ventina di puntate, e il resto del budget permetterebbe di curare meglio le location, i costumi e il trucco. La serie, tra l'altro, potrebbe coesistere parallelamente ai videogiochi, raccontandoci magari quello che succede in altri paesi, come appunto Orlais, senza che sia necessario giocare al titolo di turno per conoscerne l'intero mondo... e ci sono tantissime leggende cui fanno riferimento i vari giochi che potrebbero ispirare gli sceneggiatori! Il nome Fen'Harel vi dice niente?

Assassin's Creed

Tornando ai ragionamenti del nostro Lorenzo Fantoni, l'anno prossimo uscirà un film ispirato ad Assassin's Creed e interpretato dal bravissimo Michael Fassbender (X-Men: L'Inizio, Shame) che vestirà i panni di un assassino spagnolo del quindicesimo secolo. Le prime foto pubblicate in questi giorni hanno lasciato perplessi persino i fan più sfegatati (che sono tutti quei tatuaggi?) e ci hanno ricordato Assassin's Creed: Lineage, la webseries del 2009. Forse sarebbe ora che qualcuno dedichi ad Assassin's Creed una serie televisiva con tutti i crismi: ventidue o ventiquattro puntate da quaranta minuti ciascuna per raccontare una bella storia in cui non servono enormi effetti speciali ma stuntman capaci nei combattimenti e gli inseguimenti più spettacolari. E bravi attori, dai. Noi abbiamo anche un'altra idea abbastanza carina. Avete presente Fargo e True Detective? Sono due serie televisive poliziesche abbastanza recenti (contano solo due stagioni ciascuna, per ora) accomunate da una caratteristica ben precisa: ogni stagione racconta vicende slegate da quella precedente, ambientate in periodi diversi con personaggi e attori completamente differenti. La serie televisiva di Assassin's Creed potrebbe funzionare allo stesso modo, proponendo a ogni stagione un arco narrativo autoconclusivo, ambientato in un'epoca storica diversa e incentrato su un diverso assassino. Magari, nel presente, il personaggio che rivive i ricordi dei suoi antenati potrebbe essere lo stesso, al centro di un arco narrativo parallelo che faccia da filo conduttore, legando tra loro le varie stagioni. In questo modo, gli sceneggiatori potrebbero esplorare misteri e situazioni fresche e appassionanti ogni anno, raccontandoci le storie da angolazioni diverse senza farci mancare la consueta dose di intrighi, tradimenti e scontri acrobatici.

The Last of Us

Non siamo sicuri che ci bastino le dita di una mano per contare le serie TV a base di zombi attualmente in corso o da poco concluse. Tralasciando il famosissimo The Walking Dead - del quale è cominciato pure lo spin-off Fear the Walking Dead, figuratevi - ci sono anche Z Nation, iZombie, Helix... Ash vs Evil Dead conta, secondo voi? Okay che i semimorti non sono proprio non morti, ma in fondo siamo lì. E anche The Returned, fondamentalmente... vabbè, lasciamo stare. Insomma, serve davvero un'altra serie TV che parli di zombi? Perché in fondo le creature mutanti di The Last of Us ricordano parecchio gli zombi di Resident Evil, solo che i ragazzi di Naughty Dog ci hanno anche raccontato la storia indimenticabile del profondo legame che si instaura tra un uomo e una bambina che hanno perso tutto in un mondo post-apocalittico. Non è detto che la serie TV di The Last of Us debba ripercorrere le vicende di Ellie e Joel. Potrebbe raccontarci la storia degli "ultimi di noi" in un posto completamente diverso, o magari le disavventure dei primi ad essere sopravvissuti nei mesi immediatamente successivi al diffondersi del contagio. Certo, ci sarebbe il rischio che la serie diventi una specie di The Walking Dead ma limando i melodrammi inutili, le decisioni stupide e il gore esagerato, potremmo gustarci una storia decisamente diversa e comunque appassionante. Una specie di The Road serializzato, per così dire. Bisogna ammettere, comunque, che una delle forze motrici di The Last of Us erano proprio i due protagonisti, perciò servirebbero degli sceneggiatori, dei registi e degli attori veramente bravi per catturare la nostra attenzione come fece Neil Druckmann nel videogioco originale del 2013. E se poi, nella serie, facessero capolino anche Ellie e Joel, magari anni dopo la conclusione del gioco, sarebbe un gran bel colpo di classe che piacerebbe molto ai loro fan.

Alan Wake

La storia dello scrittore Alan Wake ricorda un romanzo di Stephen King, un episodio di X-Files o una puntata di Ai confini della realtà e sarebbe proprio perfetta per un adattamento televisivo, specie se consideriamo che il racconto originale firmato da Sam Lake si è espanso in un universo formato da webseries, romanzi e spin-off. Dato che probabilmente non vedremo mai un Alan Wake 2, sarebbe ora di mettere ordine in questo caos e dare alla storia una vera e propria conclusione. Per chi non lo sapesse o non se lo ricordasse, Alan Wake racconta la storia dell'omonimo autore di thriller psicologici, intrappolato in un vero e proprio incubo in cui il soprannaturale sconfina costantemente nella realtà e viceversa. Si tratta di una vicenda piuttosto pesante che sarebbe meglio evitare di spalmare su venti puntate e passa: meglio adottare un format meno comune ma che in passato ha dimostrato di funzionare ottimamente, ovvero quello della miniserie da dieci o tredici puntate. Basterebbero sicuramente per coinvolgere gli spettatori, distribuire generosamente i misteri e risolverli pian piano prima del finale. E se poi piace, tanto meglio: se ne fa un'altra stagione, magari spalancando la porta a quel sequel che i fan hanno atteso per anni in vista di un epilogo degno di questo nome. L'importante è che non venga fuori una roba tipo The Dome o la seconda stagione di Sleepy Hollow, per carità. Servirebbero anche degli sceneggiatori e dei registi capaci di dosare l'azione e i momenti più spaventosi senza cadere nel facile tranello dei "jump scare": l'horror, in Alan Wake, è molto più psicologico che visivo. Basti pensare che i suoi nemici più pericolosi sono... ombre assassine. Sarebbe un concetto abbastanza intrigante da portare sul piccolo schermo, no?

Grand Theft Auto

La quinta serie TV ispirata a un videogioco ci ha messo in difficoltà. Dapprincipio avevamo pensato all'adattamento di inFAMOUS, ma poi ci siamo detti che tra Flash, Arrow, Supergirl, Agents of S.H.I.E.L.D. e Legends of Tomorrow, di super eroi in TV cominciano ad essercene pure troppi. Allora abbiamo pensato a un "procedural" ispirato magari a L.A. Noir... ma poi ci siamo resi conto che non sarebbe stato molto diverso dall'ennesima stagione di Law & Order. Così abbiamo ipotizzato qualcosa di un po' più originale e ci è venuto in mente Red Dead Redemption... solo che di serie TV ambientate nel Far West ce ne sono già e la storia di John Marston in fondo si è conclusa. A quel punto, è stato impossibile non collegarci a Grand Theft Auto, il popolarissimo free roaming sviluppato sempre da Rockstar. La cosa più vicina a un adattamento televisivo di GTA, finora, è stato il docudrama The Gamechangers in cui Harry Pot... ehm, Daniel Radcliffe interpreta Sam Houser, uno dei creatori della serie. Lasciamo perdere, okay? Pensiamo invece a una serie TV ispirata proprio alle storie raccontante nei vari GTA: irriverenti, strampalate, sempre moralmente discutibili. Chi dice che non possano essere al centro di una serie spassosa e che non si prende troppo sul serio? In mano a un bravo sceneggiatore, persino l'ultimo degli antieroi può diventare un protagonista carismatico... e chi ha seguito Breaking Bad questo lo sa bene. Immaginiamo, dunque, una serie TV da dieci puntate che si concentri sulle vicende di uno o più personaggi coinvolti loro malgrado in qualche intrigo politico o criminale che li costringa a fare i salti mortali, rubando auto, commettendo rapine e mettendoli alle prese coi loro problemi famigliari. Però il tutto dovrebbe essere velatamente autoironico, una valvola di sfogo come in fondo sa essere il gioco. Verrebbe fuori una serie divertente e piena d'azione, una specie di Hazzard moderno e scurrile, con buona pace dei bigotti che gridano scandalizzati ai videogiochi violenti.