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Dieci giochi degli anni 80 ormai dimenticati

Tuffiamoci con un pizzico di nostalgia nel passato e ricordiamo alcune perle (quasi) dimenticate!

SPECIALE di Claudio Camboni   —   07/02/2016

Inevitabile, ogni tanto, riguardarsi indietro. Lo si fa spesso per capire in che direzione stiamo andando e a che punto siamo arrivati oggi, altre volte per semplice e puro onanismo nostalgico. Con il nostro speciale vogliamo per una volta omaggiare alcuni titoli che hanno contributo a creare quell'amore incondizionato verso gli anni '80, mitici e irripetibili sotto ogni punto di vista. Non parliamo dei migliori videogiochi dell'epoca, né di quelli che hanno rivoluzionato il loro genere o che hanno contribuito in qualche modo alla crescita del mercato e alla loro diffusione planetaria. Insomma, i dieci giochi che abbiamo deciso di citare sono semplicemente titoli che hanno colpito la nostra immaginazione e che vorremmo far conoscere a qualcuno che (forse) non li aveva mai sentiti nominare. Per una volta non omaggiamo una categoria speciale di giochi, non parliamo di una "top 10" relativa a qualche particolare merito: la nostra intenzione è quella di far ricordare a qualche appassionato alcuni software che solitamente vengono citati molto meno dei più blasonati capolavori senza tempo che tutti conosciamo. Messa da parte la squadra titolare formata dai vari The Legend of Zelda, Super Mario, Metal Gear, Pac-Man, Tetris, R-Type, Mega Man e così via, vi vogliamo intrattenere disquisendo, per una volta, dei "panchinari". E prima di gridare allo scandalo perché non sono stati citati quel paio di migliaia di titoli mancanti, vi ricordiamo che il nostro intento è anche quello di stimolare i ricordi di ognuno di voi: raccontateci quali sono i giochi ai quali siete più legati, senza necessariamente pensare ai migliori.

Questi sono dieci videogiochi che abbiamo adorato più di vent'anni fa!

Space Harrier

Quando dicevamo che non erano necessariamente "i migliori giochi" degli anni '80, non intendevamo parlare di ciofeche assolute, anzi. Space Harrier rappresenta un po' il concetto stesso di questo speciale: un grandissimo gioco, adorato dai più, ma che troppo poco spesso viene citato quando si parla di retrogaming, lasciando spazio ai più famosi e blasonati titoli dell'epoca. Fu prodotto da Yu Suzuki in persona (Shenmue, Virtua Fighter e tanti altri) e uscì nel 1985 originariamente su cabinato arcade. La sua fortuna lo fece poi convertire su una moltitudine di piattaforme: Master System, Spectrum, Commodore 64, Amstrad, Game Gear, Sega Saturn e addirittura su NES. Faceva parte del genere sparatutto a scorrimento e possedeva una particolare visuale dietro le spalle, con elementi che simulavano un convincente effetto tridimensionale (incredibile all'epoca). Il suo successo spinse SEGA a creare ben due seguiti e svariate versioni tra spin-off ed edizioni speciali per console. Una vera perla fu scoprire, all'interno di Shenmue, che il cabinato di Space Harrier era interamente giocabile in emulazione come "gioco dentro il gioco". Intramontabile.

Tempest

Sembrano passate ere geologiche dai giochi che videro luce alla fine degli anni '80 e... ovviamente anche da Tempest. Programmato interamente in grafica vettoriale da David Theurer, fu creato inizialmente come versione in soggettiva di Space Invaders grazie alla tecnologia Quadra Scan di Atari, che permetteva di visualizzare più colori contemporaneamente su schermo, e ad alcune tecnologie all'avanguardia nell'utilizzo dei vettori. Fu anche il primo gioco a permettere di scegliere il livello di difficoltà, innovazione assoluta dell'epoca poi ripresa da qualsiasi prodotto in uscita successivamente. In Tempest il giocatore utilizzava una piccola navicella spaziale che, posizionata in fondo a un tubo tridimensionale, doveva distruggere tutti i nemici prima che questi ci raggiungessero alla base del tubo stesso. Una volta terminate le astronavi da colpire, si passava al livello successivo e così via. Un antesignano del più moderno REZ, in pratica. Una piccola curiosità legata a questo gioco Atari (convertito anche su Spectrum e Atari ST e Amstrad CPC) fu quella legata a Duncan Brown, proprietario di una sala giochi che creò una versione alternativa più difficile dell'originale, modificando il codice sorgente e chiamandola "Tempest Tubes". Questa non fu mai riconosciuta ufficialmente finché Atari stessa non la inserì in una sua compilation di vecchi classici.

Vanguard

Vanguard fu uno dei primissimi sparatutto a scorrimento orizzontali mai apparsi. Precursore dei tempi e di titoli come R-Type, Gradius o Thunderforce, "inventò" la possibilità di sparare in tutte le direzioni e fu uno dei primissimi a sfruttare il principio stesso dello spostamento automatico del livello. Vanguard fu sviluppato dalla compagnia nipponica TOSE, e distribuito direttamente da SNK in Giappone e Centuri per gli Stati Uniti. Aveva delle caratteristiche che all'epoca lo resero irresistibile e adorabile, per esempio il fatto che la navicella avesse una certa quantità di carburante da recuperare ogni volta che distruggevamo un nemico, oppure il power up dell'invincibilità che faceva partire un tema vagamente simile a quello di Flash Gordon. La vera curiosità legata a Vanguard riguarda piuttosto i suoi sviluppatori. TOSE è una compagnia giapponese nata nel 1979 che ha programmato oltre mille videogiochi nei quali, nella maggior parte delle volte, non compare nemmeno nei credits. La loro politica è quella di "servire" i clienti che gli affidano giochi da programmare, eseguire gli ordini e rimanere nell'assoluta ombra. Fu definita, non a caso, la compagnia "ninja".

Elevator Action

Come molti dei titoli che ebbero fama negli anni '80, anche Elevator Action fu originariamente pensato per il mercato arcade e poi sviluppato su console, macchine sempre più popolari all'epoca. Elevator Action rappresenta per molti un titolo assolutamente iconico per quei tempi, un vero e proprio must che teneva tanti appassionati incollati al monitor per ore e ore. Il gioco, sviluppato da Taito e uscito nel 1983, era una sorta di incrocio tra un action e un puzzle game nel quale dovevamo sfruttare gli ascensori per avventurarci in altissimi grattacieli, scoprire documenti segreti da rubare e sfuggire ai vari nemici (altre spie) che volevano farci fuori. Una sorta di stealth game precursore dei tempi. Il suo successo gli permise di arrivare sulle piattaforme più popolari dell'epoca: Commodore 64, NES, ZX Spectrum, MSX, Amstrad CPC, per poi avere un seguito solo nel 1994 con un capitolo che permetteva anche il gioco in multiplayer. Elevator Action ha rivisto luce ai nostri tempi grazie ad alcune raccolte e distribuzioni digitali, su tutte la Taito Legends.

Operation Wolf

Riguardandolo con gli occhi di oggi, appare inspiegabile il mistero che permise a quella manciata di sprite colorati di catapultarci dentro un'avventura degna del miglior Rambo. Eppure davanti a quella mitraglietta che nelle nostre mani sembrava così vera, c'erano solo pochissimi pixel in movimento e una grafica all'epoca fantastica, che oggi lascerebbe fin troppo spazio all'immaginazione. Ecco, forse la cosa più bella di quegli anni fu proprio la fantasia allo stato brado resa possibile e forzatamente cullata da quegli hardware incolpevolmente limitati, ma che ci apparivano come porte d'accesso a una immaginazione superiore, stimolo e sollecitazione per il cervello. Per chi pensa che i giochi violenti istighino alla violenza, vogliamo dire che Operation Wolf a noi ricorda indimenticabili pomeriggi passati insieme al nostro migliore amico, giocando in multiplayer uno a fianco all'altro e vivendo avventure pazzesche che nei film guardavamo solo passivamente. Ebbene, in Operation Wolf Rambo eravamo noi, e volevamo salvare il mondo, non distruggerlo.

Teenage Mutant Ninja Turtles

Se pensiamo ai sopracitati Tempest o Vanguard, sembrerebbe quasi impossibile e pazzesco che stiamo parlando di giochi usciti nello stesso decennio: Teenage Mutant Ninja Turtles vide luce solo pochi anni dopo, eppure il salto generazionale appariva abissale. La policromia era ormai uno standard, gli sprite erano grossi e numerosi, i chip audio avevano fatto passi da gigante. Ma quello che conta, soprattutto, è che tutte queste innovazioni tecnologiche fossero state messe al servizio di un gioco sulle mitiche Tartarughe Ninja: chi non le adorava all'epoca (e anche oggi!)? Pur non parlando di un gioco seminale, Teenage Mutant Ninja Turtles rappresentò come altri porting famosi dell'epoca (un altro su tutti, I Simpson su NES) la possibilità di vivere le nostre avventure preferite del piccolo schermo in prima persona. Si dice che i ricordi si leghino meglio ai neuroni quando sono coadiuvati da una forte emozione, e forse è proprio per questo che il gioco sviluppato da Konami se lo ricordano ancora in tanti. E speriamo di avervelo fatto tornare alla memoria.

Duck Tales

Esattamente come accadde per la trasposizione videoludica delle Tartarughe Ninja, anche l'adattamento di Duck Tales ci fece viaggiare con l'immaginazione. La serie Disney all'epoca era popolarissima e con la sua altissima qualità fece innamorare milioni di bambini. Duck Tales uscì solo su Nintendo Entertainment System e Game Boy. Era un comunissimo platform a scorrimento orizzontale, ma con tutto lo charme dei paperi Disney e le indimenticabili musiche d'accompagnamento in background. Per molti quelle storie rappresentavano l'apice della definizione stessa di "avventura", con i protagonisti che viaggiavano in lungo e largo per tutto il mondo alla ricerca dei tesori perduti di Zio Paperone. Sebbene non privo di difetti, all'epoca appariva già perfetto così com'era. Pur uscendo sui mercati europei e giapponesi durante il 1990, lo consideriamo comunque figlio degli anni '80 a pieno titolo. E comunque negli USA uscì anticipatamente, alla fine del 1989, quindi inseriamo Duck Tales nella nostra carrellata nostalgica di quell'epoca!

Toki

Nato in Giappone come JuJu Densetsu, Toki conobbe un successo internazionale enorme grazie alle sue meccaniche di gioco semplici e alla particolare simpatia del protagonista principale: una scimmia nerboruta che se ne andava a giro sputazzando a destra e sinistra. La sua arma principale era proprio quella, con tanto di power up e oggetti speciali per poter aumentare l'altezza del salto, per diventare invincibili o atterrare i nemici con un casco in testa. Insomma, Toki era un gioco fuori dagli schemi e per questo fu molto amato all'epoca, pur non rappresentando alcun apice all'interno del genere platform a scorrimento. La curiosità riguardo a questo meraviglioso gioco è rappresentata dai suoi sviluppatori: la TAD Corporation rimase in vita per soli cinque anni e produsse pochissimi giochi tra i quali Blood Bros, Cabal e un altra manciata di cui nessuno ha ricordo. I programmatori erano reduci da una esperienza in Data East, compagnia poco distante da Mitaka dove avevano gli uffici (proprio di fronte al Ghibli Museum), e successivamente si spostarono nella software house Mitchell Corporation, anch'essa ormai chiusa.

Zaxxon

Facciamo un salto indietro fino al 1982. SEGA sviluppò e pubblicò un piccolo gioiello per l'epoca, quello Zaxxon che tanto fece scalpore per la sua grafica all'avanguardia. Non in molti oggi se lo ricordano, ma questo titolo entrò letteralmente nei cuori degli appassionati frequentatori di sale giochi perché fu il primo a introdurre una grafica isometrica 3D, che donava un look terribilmente moderno e faceva gridare al miracolo. Fu ritenuto dalla critica dell'epoca il gioco con la miglior cosmesi grafica in assoluto, al punto che quando venne introdotto sul mercato l'MSX la sua pubblicità citava proprio il titolo SEGA tra la lineup. Una delle curiosità che riguardano Zaxxon è il fatto che sia stato il primissimo gioco a introdurre il concetto di "ombra". Potendosi spostare in tutte e tre le direzioni cardinali, i programmatori volevano donare all'astronave una maggiore profondità tridimensionale, resa possibile anche grazie alla presenza di una ombra che la seguiva in modo realistico.

Maniac Mansion

Forse usciamo un po' da quelle che erano le nostre intenzioni originarie, ma la nostalgia galoppa così forte da non permetterci di non citare almeno un titolo LucasArts. Siamo leggermente fuori tema, lo ammettiamo, perché le loro avventure grafiche erano popolarissime all'epoca e sicuramente chi ne giocò almeno una si tiene ben stretto il ricordo e le emozioni suscitate. Maniac Mansion è uno di quei titoli di cui ogni tanto fa bene parlare, sia per farci cullare dalla memoria in piacevoli ricordi, sia per dare la possibilità a chi mai ne avesse sentito parlare di recuperarlo e godere della sua genialità. Maniac Mansion fu apprezzato soprattutto per la sua spiccata ironia, ma anche per alcuni accorgimenti non banali per l'epoca: l'interfaccia grafica estremamente funzionale, i finali multipli e la possibilità di affrontare il gioco in modo diverso semplicemente scegliendo tra sei personaggi. Programmato nel 1987 da Ron Gilbert, fu originariamente pensato per Commodore 64, poi convertito su molteplici piattaforme tra le quali il popolare Nintendo Entertainment System. Una delle curiosità più belle di Maniac Mansion è sicuramente la presenza della famigerata motosega, arma inutile nel gioco perché senza benzina. In un altro titolo di LucasArts, Zak McKracken, troviamo invece una "tanica di benzina per motoseghe", ma una volta ispezionata e tentando di raccoglierla, il protagonista farà notare che "è per un altro gioco".