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L'ecosistema di Far Cry Primal

Foreste rigogliose, ghiacciai e il fascino della fauna estinta nell'ultima fatica targata Ubisoft

SPECIALE di Andrea Centini   —   26/02/2016

Tra i punti di forza che hanno caratterizzato la "seconda vita" di Far Cry, iniziata col terzo, bellissimo capitolo uscito nel 2012, vi è senza dubbio la cura certosina riposta dagli sviluppatori Ubisoft nella riproduzione degli ecosistemi, tradotti nella saga per esaltare la biodiversità e integrarla con le meccaniche di gioco squisitamente sandbox. Pur presentando una limitata accuratezza scientifica, in particolar modo dal punto di vista degli equilibri ecologici che risultano (comprensibilmente) sballati per favorire il gameplay, il fascino della natura selvaggia delle Rook Island e soprattutto del Kyrat è riuscito a conquistare e appassionare milioni di giocatori. Non è dunque un caso che l'annuncio a sorpresa di un nuovo capitolo ambientato nella preistoria, e più precisamente nel Mesolitico, sia stata accolta con grande entusiasmo (e un pizzico di stupore) dalla comunità di videogiocatori. Dopo aver pubblicato la recensione e una guida alla sopravvivenza nella Terra di Oros, chiudiamo il cerchio sul lancio di Far Cry Primal con un terzo articolo dedicato proprio allo spettacolare ecosistema primordiale riprodotto nell'opera. Non ci resta che auguravi buona lettura.

Una panoramica sull'affascinante e pericoloso ecosistema preistorico di Far Cry Primal

Una terra contesa

Prima di soffermarci sulle diverse creature presenti nel titolo, una sessantina di specie in tutto tra prede e predatori, è doveroso spendere qualche riga proprio sull'abbondante mappa, che contrariamente a quello che si possa immaginare non è del tutto inventata, ma ispirata a un'area geografica ben definita, ovvero l'Europa orientale. Più specificatamente, la Terra di Oros offre uno spaccato primordiale dei cosiddetti monti Carpazi, catena montuosa che con i suoi 1.500 chilometri di lunghezza abbraccia i territori di sette nazioni, comprese Serbia, Repubblica Ceca, Ucraina e Polonia.

L'ecosistema di Far Cry Primal

La scelta di Ubisoft non è stata casuale o legata al semplice fattore estetico, ma guidata da una ragione ben precisa: quest'area del Vecchio Continente, infatti, al termine dell'ultima Era Glaciale (circa dodicimila anni fa) divenne lussureggiante e fu teatro di una vera e propria esplosione di vita. Ciò spinse alla migrazione diverse tribù provenienti dal nord, dall'occidente e dalla Mesopotamia, che per la prima volta nella storia dell'umanità si trovarono coinvolte in scontri per il possedimento delle terre (risorse) migliori. I tre volti di questa primordiale lotta per la sopravvivenza in Far Cry Primal sono rappresentati dai popoli degli Udam, dei Winja e degli Izila, ciascuno con credenze, retaggio culturale, dialetto e struttura sociale specifici. La loro distribuzione sulla mappa rispecchia le aree geografiche di provenienza e suddivide la Terra di Oros in tre biomi definiti: la tundra artica e la taiga ghiacciata del nord abitate dagli Udam; la fertile valle centrale nella quale Takkar tenta di far rifiorire la comunità dei Winja e le aree paludose del sud, dove gli Izila, che possiedono competenze in agricoltura, hanno creato accampamenti, sistemi di irrigazione, terreni per il raccolto e imponenti formazioni megalitiche in onore della divinità Krati. In termini prettamente estetici le ambientazioni sono sensibilmente diverse fra loro, ma la fauna che le popola, ad eccezione di qualche raro caso come il leopardo delle nevi (Panthera uncia) e una maggiore concentrazione di specie in specifiche aree, non è affatto endemica: per ragioni strettamente videoludiche gli animali sono infatti distribuiti più o meno equamente su tutto il territorio. Per quanto concerne la vegetazione, benché essa si presenti specifica nei tre biomi per tipologia e distribuzione (rigogliosa nella valle e nelle paludi, secca e rada a nord), per arricchire il sistema di crafting è possibile trovare alberi anche in zone dove in realtà non potrebbero essere.

L'ecosistema di Far Cry Primal

Ad esempio, la tundra artica e la taiga ghiacciata non ospitano specie arboree a causa delle temperature bassissime che ne impediscono la crescita, ma in Far Cry Primal è possibile raccogliervi il cosiddetto "cedro del nord", una conifera maestosa che può arrivare sino ai sessanta metri d'altezza (il legno comunque si recupera da piccoli arbusti secchi). Nella valle si ammirano principalmente boschi di ontani mentre al sud si trovano i robusti aceri: analogamente agli alberi, anche rocce, polveri e argille sono differenti tra i vari ecosistemi e ampliano il ventaglio di risorse da integrare nel processo di creazione. A impreziosire il valore estetico delle ambientazioni troviamo anche cascate, prati fioriti, ghiacciai, caverne e splendidi specchi d'acqua dove immergersi per recuperare collezionabili. In uno di essi, sito a sud-ovest nella mappa, è presente anche un simpaticissimo easter egg dedicato alla saga dei Flinstone, ma lasciamo a voi il piacere di scoprirlo. Chiudiamo l'analisi sulla Terra di Oros con una piccola curiosità che ci interessa da vicino: in un'area sono infatti localizzate tre montagne chiaramente ispirate alle Tre Cime di Lavaredo delle Dolomiti di Sesto, una delle mete più note e apprezzate al mondo dagli alpinisti. La disposizione dei tre picchi risulta comunque inversa rispetto alla visione dal versante italiano.

Una belva per amico

Come specificato nella nostra recensione, pur essendo stato fatto un buonissimo lavoro dal punto di vista qualitativo e quantitativo, la fauna di Far Cry Primal non è così esotica come ci saremmo aspettati, poiché molte delle specie introdotte derivano dal precedente capitolo o sono del tutto assimilabili ad esse. I possenti mammut (Mammuthus primigenius) e i rinoceronti lanosi (Coelodonta antiquitatis), giusto per citare due degli animali più iconici dell'epoca riprodotti nel gioco, sono del resto piuttosto simili agli elefanti e ai rinoceronti asiatici già ammirati nel Kyrat.

L'ecosistema di Far Cry Primal

Tra le altre specie estinte presenti nel titolo Ubisoft troviamo anche gli smilodonti (Smilodon fatalis), comunemente conosciuti col nome di "tigri dai denti a sciabola", i megaloceri (Megaloceros giganteus), cervi enormi i cui maschi possedevano un palco lungo tre metri, i leoni delle caverne (Panthera leo spelaea ) e gli orsi delle caverne (Ursus spelaeus). Benché siano tutti animali appartenenti alla cosiddetta Megafauna vissuta nel Pleistocene, alcune specie introdotte in Far Cry Primal nel diecimila Avanti Cristo erano già estinte o non erano presenti nella porzione d'Europa in cui è ambientato: tra esse troviamo un coccodrillo originario del Pakistan (Crocodylus bugtiensis) piuttosto raro e nemmeno integrato nel processo di crafting; lo xenocione (Xenocyon lycaonoides), un grosso canide estinto circa trentamila anni fa simile al lupo grigio e il tapiro californiano, che come ne suggerisce il nome viveva nel continente americano. Alla luce di queste "licenze poetiche" prese dagli sviluppatori, non ci sarebbe dispiaciuto poter ammirare anche animali non sovrapponibili alla fauna di Far Cry 4, come ad esempio i corazzatissimi gliptodonti, gli enormi megateri (bradipi lunghi sei metri e dal peso di quattro tonnellate), le gigantesche aquile di Haast, i cammelli e i cavalli nani, tutte specie perfettamente integrabili in un gioco "verosimile" ambientato nell'Età della pietra. Oltre agli animali estinti, nel titolo Ubisoft sono presenti anche numerose specie attualmente viventi, come ad esempio il possente gufo reale (Bubo bubo) che Takkar utilizza come mortale sentinella per ispezionare e attaccare gli accampamenti nemici. Considerando le grosse dimensioni dell'animale molto probabilmente si tratta di una femmina, che in questa specie è sensibilmente più grande del maschio e può arrivare ad avere un'apertura alare di ben due metri.

L'ecosistema di Far Cry Primal

Tra le altre specie moderne citiamo il tasso comune (Meles meles), mustelide che per comportamento e aggressività nel gioco è identico al tasso del miele di Far Cry 4, il giaguaro (Panthera onca), lo Yak (Bos grunniens), l'orso bruno (Ursus arctos), l'egagro (Capra aegagrus) e molti altri, compresi piccoli volatili e roditori come il ratto norvegese, la gazza ladra, il corvo, il gallo rosso, la pernice bianca e il passero mattugio. Come specificato in sede di premessa, per ragioni squisitamente videoludiche gli equilibri ecologici sono del tutto sballati e nel gioco è presente un numero di predatori ben superiore a quello che un areale relativamente contenuto come quello della Terra di Oros potrebbe sopportare. Chiudiamo la nostra panoramica sottolineando che nel menù delle opzioni ci avrebbe fatto piacere disporre di una sezione enciclopedica dove poter consultare i nomi e le descrizioni delle varie specie incontrate, sia animali che vegetali, anche alla luce del fatto che Takkar e compagni li chiamano naturalmente con appellativi semplificati. Il megalocero, giusto per fare un esempio, viene nominato "alce alto", e sicuramente avere qualche informazione più specifica e reale su questa creatura avrebbe interessato la maggior parte dei giocatori, anche in virtù dell'accento posto da Ubisoft nella caratterizzazione di ambientazioni ed ecosistema.