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I musicisti che hanno rivoluzionato i videogiochi

A volte bastano alcune note per cambiare la storia

SPECIALE di Dario Rossi   —   16/04/2016

I videogiochi si giocano, ma tante volte si ascoltano. L'audio è un elemento importante tanto quanto le meccaniche ludiche. La storia di questo fantastico media ci ha consegnato grandi artisti, che non sono hanno contribuito ad alzare il valore qualitativo dei prodotti, ma sono stati in grado di rivoluzionare e influenzare il modo di concepire le colonne sonore. Abbiamo quindi deciso di onorare il loro operato, scegliendo quelli che riteniamo come migliori esponenti. La figura autoriale del musicista si è purtroppo offuscata nel corso degli anni: colonne sonore valide non mancano di certo, nemmeno oggi, ma il più delle volte si fa fatica a identificarne il creatore, per tutta una serie di motivi. A volte manca l'ispirazione e un talento per spiccare nell'industria, altre volte per convenienza si finisce semplicemente per seguire una vena derivativa, dove non ci sono più margini per osare idee e formule nuove. Ultimo, forse non meno importante motivo è la mancanza di forti riferimenti in un settore - quello delle musiche - con una tendenza sempre maggiore a guardarsi indietro.

Abbiamo scelto i musicisti che più di altri sono riusciti a rivoluzionare l'industria dei giochi

Rob Hubbard

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Non c'è modo migliore di iniziare questa rassegna: Rob Hubbard è considerato da molti il grande maestro del chip audio del Commodore 64 (SID per gli amici), un compositore che ha cambiato in meno di dieci anni tutti i parametri delle colonne sonore per personal computer. Se avete vissuto l'era della macchina Commodore, le colonne sonore di titoli come Commando, Nemesis the Warlock, Delta e Monty on the Run non possono avervi lasciati indifferenti. Il musicista inglese sperimentava con un'audacia direttamente proporzionale ai limiti imposti dalla tecnologia, ispirandosi a band come i Pink Floyd. La sua più grande rivoluzione fu quella di portare la filosofia della musica prog rock nei videogiochi, con un'ambizione sublimata nel suo capolavoro, la colonna sonora di Kunckle Busters, anonimo titolo di Melbourne House del 1986, che passò alla storia grazie a un'incredibile colonna sonora dalla durata record: quasi 17 minuti. La creatività e la complessità strutturale del brano, diviso in vari movimenti, lascia interdetti ancora oggi, soprattutto considerando gli scarsi mezzi a disposizione.

Tim Follin

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Arrivava sempre dal Regno Unito un'altra delle grandi menti responsabili delle colonne sonore dell'era Commodore 64. Se non era il buon Hubbard a sconvolgere i padiglioni auricolari, allora c'erano buone possibilità che fosse Tim Follin. Incredibilmente prolifico per tutto il corso degli anni ottanta, lo ricordiamo per le grandi interpretazioni di classici cabinati Capcom, come Ghouls 'n Ghosts e Bionic Commando. Incredibilmente abile nello sfruttare arpeggi e synth del SID, oltre alla sua potente linea di basso, ha sfogato tutto il suo delirio visionario proprio nel sequel del platform dedicato ad Arthur, uscendo spesso e volentieri dal seminato con composizioni originali e indimenticabili.

Martin Galway

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Ultimo elemento della famigerata triade Commodore, Martin Galway ha probabilmente portato il chip sonoro del C64 oltre i limiti conosciuti. Indiscusso eroe del "loader" della macchina Commodore, la famigerata schermata di caricamento che presentava quasi sempre la sua firma nei lavori Ocean e Imagine, Galway ha inanellato una serie infinita di capolavori, ma si è consegnato alla storia soprattutto con gli arrangiamenti di Rambo: First Blood Part II e Parallax, quest'ultimo un capolavoro senza tempo in grado di rivaleggiare con le visioni sonore di Rob Hubbard. Anche in questo caso si trattava di una composizione mastodontica di oltre 10 minuti ispirata alle opere prog, in grado di unire l'elettronica con la musica classica, ma non solo. Nel brano accade veramente di tutto, tra vorticosi giri di basso e atmosfere allucinate, risultava quasi impossibile staccarsi dal menu principale per passare al gioco vero e proprio.

Koji Kondo

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Saremmo totalmente folli a non menzionare un'icona come Koji Kondo nella nostra lista, il musicista Nintendo per antonomasia attivo dall'indimenticabile Super Mario Bros a Super Mario Maker, una carriera interminabile e costellata di successi. Il tema caraibico di Mario è semplicemente storia, ma il buon Kondo si è fatto ricordare anche per The Legend of Zelda, curandone praticamente tutte le iterazioni. Anche in questo caso, molti pezzi fanno parte ormai della memoria planetaria, ma noi amiamo ricordarlo per il suo concentrato di semplicità e genialità proprio del tema-icona del celebre idraulico.

Nobuo Uematsu

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Il maestro Nobuo Uematsu non ha bisogno di presentazioni, dal 1987 è rimasto indissolubilmente legato con la saga di Final Fantasy, contribuendo a plasmarne lo spirito. Le sue composizioni sono note in tutto il mondo, e sono entrate nella storia. Proprio alla serie Square Enix il musicista giapponese ha consegnato i suoi massimi capolavori, ovvero le colonne sonore di Final Fantasy VI (III in USA), Final Fantasy VII e Final Fantasy VIII. Prendendo ispirazione dai grandi maestri della musica classica, elettronica e prog, tra cui una evidente ossessione per il compianto tastierista inglese Keith Emerson, Uematsu rappresenta il ponte ideale tra la figura del musicista e il compositore di videogiochi. È stato infatti uno dei pochi nel settore a portare le sue composizioni in contesti estranei a quelli videoludici, avvalendosi di una vera e propria band con cui ha reinterpretato proprio molti estratti delle colonne sonore sopraccitate.

Michiru Yamane

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Amiamo mettere la Yamane a fianco di Uematsu. La talentuosa compositrice sembra proprio la sua controparte al femminile, condividendone molte caratteristiche, in primis quella di essere una vera musicista applicata ai videogiochi, e non il contrario (è una pianista eccellente). Per chi non lo sapesse, Michiru Yamane ha donato il suo contributo più rilevante alla serie Castlevania, poiché proprio a essa ha dedicato le sue opere più memorabili, come Castlevania: Symphony of the Night, il suo capolavoro indiscusso. Il suo stile inconfondibile unisce profonde influenze classiche e jazz con un'anima gotica, oscura e affascinante, una combinazione assolutamente perfetta per la serie Konami. Ma a parte tutto è conosciuta anche per il suo grande eclettismo, testimoniato da curiose incursioni nel trash metal: celeberrimo, sempre da Symphony of the Night, il brano dei boss. Detto in poche parole, nessuno nel settore suona come lei.

Kenji Yamamoto

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Un altro pilastro della scuderia sonora Nintendo, Kenji Yamamoto è entrato nella storia per il suo contributo cruciale alla serie Metroid, sue sono infatti le colonne sonore maggiormente conosciute, incluse Super Metroid e Metroid Prime. La bravura del compositore giapponese consiste nel saper coniugare la semplicità tecnica (il suo stile elettronico cupo e asciutto è inconfondibile) con la profondità delle sue opere; è proprio Metroid Prime, il primo, quella che ricordiamo con maggiore affetto, non solo per la presenza di melodie memorabili, ma la perfetta sinergia con quanto visualizzato a schermo. A tal proposito non c'è esempio migliore del tema di Phendrana, che accompagnava un momento intenso e indimenticabile. Altrettanto memorabile è il tema di Ridley, praticamente un marchio della serie.

Marty O'Donnell

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Si può entrare nella storia con una sola colonna sonora? Certo che sì, ma Marty O'Donnell è andato oltre, costruendo una vera icona popolare con quella del primo Halo (insieme a Michael Salvatori), probabilmente la cosa più bella che potesse accadere alla serie Bungie. Non esiste giocatore sul pianeta che non riconosca istantaneamente il coro iniziale seguito dai frenetici colpi tribali del main theme, in grado di fondere l'epico con un fascino ancestrale. Una formula fortemente distintiva e seguita da molti. Il brano diventò talmente celebre da coinvolgere musicisti del calibro di Steve Vai per la realizzazione del Mjolnir Mix di Halo 2.

Akira Yamaoka

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Akira Yamaoka è un nome che è praticamente impossibile dividere dalla serie di Silent Hill. Il musicista giapponese è stato in grado di conferire un carattere peculiare alla saga, tanto da rimanere coinvolto anche nella realizzazione delle musiche ispirate ai film. Come in altri casi, Yamaoka ha dalla sua un eclettismo che lo rende completamente imprevedibile, ma che presenta legami piuttosto evidenti con la musica acustica e rock. Questa impronta è particolarmente marcata nel suo lavoro più famoso, Silent Hill 2, dove assistiamo a uno bizzarro incontro tra musica elettronica, perlopiù ambientale, e pop-rock, ma anche con incursioni nel trip-hop e l'industrial. Se nel primo Silent Hill (e in parte il 2) il riferimento era ad Angelo Badalamenti, nel seguito si guarda a Trent Reznor negli estratti terrificanti e disumani, ma che si incrociano inaspettatamente con momenti maggiormente intimi e melodici. Un ossimoro che rappresenta alla perfezione lo spirito del franchise. La colonna sonora di Silent Hill 2 è giustamente passata alla storia, e molti la ricordano ancora con affetto.

Chris Hülsbeck

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Molto più di un musicista di videogiochi (sono molte le sue produzioni a carattere extra ludico), il buon Chris Hülsbeck è però entrato nell'albo della storia grazie al contributo alla serie Turrican di Rainbow Arts - poi Factor 5 - soprattutto per la realizzazione della colonna sonora di Turrican II per Amiga. Un capolavoro indiscusso in grado di portare come nessun altro lo spirito rock degli anni '80. Nonostante fosse limitato dalla tecnologia, risultava chiaro lo spirito che animava l'opera, con composizioni imprevedibili, ricche di fantasia e parti melodiche, in pieno stile europeo. Non è difficile immaginare chitarre elettriche e poderose batterie al posto dei synth dell'Amiga, ma è veramente storico il tema principale, una fantastica composizione di quasi 8 minuti che rifletteva alla perfezione il carisma e l'epicità del personaggio, anche se in fondo rappresentava un tributo alle icone dei platform giapponesi, a partire da Metroid.

Yuzo Koshiro e Kenichiro Fukui

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Entrambi musicisti prolifici, Yuzo Koshiro e Kenichiro Fukui si sono fatti ricordare per la capacità di convertire al meglio le sonorità techno house degli anni '90 al servizio del videogioco. Koshiro è famoso per le colonne sonore di Streets of Rage per Mega Drive, specialmente il secondo episodio, che si apriva nel primo stage con sonorità degne degli Inner City, ma anche il menu principale prendeva in prestito una parte ritmica estratta da Sadeness degli Enigma. Kenichiro Fukui è invece noto per i suoi lavori in Square Enix e la collaborazione con Nobuo Uematsu (è un membro della band The Black Mages), ma la sua colonna sonora più celebre è quella di Einhänder, frenetico sparatutto uscito su PlayStation nel 1997 e che ha rappresentato un punto di non ritorno. La fusione esaltante tra shoot em up e colonna sonora techno rave è diventato un marchio che ha generato molti imitatori, ma in pochi sono riusciti a eguagliarne il risultato. Notevole era la fantasia e la libertà stilistica, tanto che in un momento era possibile addirittura ascoltare uno strambo cantato rap. Come per Koshiro, sono evidenti anche in questo lavoro chiari riferimenti alle sonorità rave occidentali di quel periodo, a testimonianza di quanto fossero state in grado di influenzare anche la cultura giapponese.

Yasunori Mitsuda

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Insieme a Nobuo Uematsu, Yasunori Mitsuda è stato l'artista che ha definito al meglio il suono dei giochi di ruolo Squaresoft. Se il primo è però legato principalmente alla saga di Final Fantasy, Mitsuda ha lasciato un segno indelebile nel 1995 con la colonna sonora di Chrono Trigger, anche se è stata realizzata con un contributo da parte dello stesso Uematsu e Noriko Matsueda. Per sua stessa ammissione il suo apice, e non possiamo che trovarci d'accordo, Chrono Trigger rappresentava un meraviglioso calderone globale, riunendo stili diversi per offrire un'esperienza sonora tuttora ineguagliata. Il chip sonoro del Super Nintendo fu spinto al massimo (e forse oltre) delle sue possibilità. L'ambizione smisurata e la fantasia compositiva fuori dal comune emergono in molti brani, con accostamenti molto arditi e un effetto generale che rende perfettamente l'idea dei viaggi nel tempo e la lotta contro un destino ineluttabile. Ancora una volta è avvertibile una certa ispirazione dal genere prog. Storico il tetro tema di Lavos, simbolo dell'apocalisse incombente, combinato con quello principale nel combattimento decisivo. Semplicemente una pietra miliare, così come il gioco.