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Informazioni mancanti

Come mai nel 2017 è ancora così difficile accedere alle informazioni sui dati di vendita del settore digital? Ecco chi sta cercando di cambiare le cose e i motivi che spingono a così tanta segretezza

SPECIALE di Nadia Lico   —   10/03/2017

Qualche tempo fa vi abbiamo proposto una riflessione relativa ai dati di vendita dei tripla A e su come spesso sia difficile comprendere l'entità del successo o del flop di un gioco. Una tematica che si è proposta con particolare forza dopo che lo scorso autunno si è iniziato a parlare di un presunto fallimento degli ultimi episodi di importanti brand multi milionari. La causa come scrivevamo nell'articolo è da attribuire non solo ai lunghi tempi in cui si combattono le "battaglie sulle vendite" ma anche alla difficoltà nel monitorare i dati di vendita digitali. Ecco qualche risvolto in più legato alla questione.

Perché tanta segretezza sui dati di vendita del mercato digital? Ecco lo stato dei fatti ad oggi

Chi ci prova

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Sarebbe sbagliato imputare questa mancanza d'informazioni alla non esistenza di organi preposti perché di addetti ai lavori ne esistono e negli anni aumentano di numero, proprio grazie all'interesse crescente che ruota a questo risvolto economico nell'industria. È ad esempio il caso di UKIE (UK Interactive Entertainment) un ente commerciale no profit che opera nel territorio britannico e che nasce con l'obiettivo di supportare lo sviluppo dei videogiochi e che recentemente si è dedicato al report delle vendite sfruttando i rapporti con i vari studi di sviluppo. Un lavoro parziale e delimitato ad uno specifico territorio che potrebbe essere colmato dalle indagini dell'ISFE (Interactive Software Industry), l'organizzazione che si occupa di vigilare sull'industria dei videogiochi in Europa e che ha affiancato ai consueti report demografici incentrati sul pubblico (età, sesso e via dicendo), anche ricerche sui dati di vendita seguendo tre parametri fondamentali: il tempo che viene dedicato ai videogiochi dai giocatori, il volume d'acquisto sia di titoli a pagamento che gratuiti e infine le cifre spese per i videogiochi, includendo tutte le piattaforme possibili (computer, console casalinghe e portatili, tablet e smartphone). GameTrack, questo è il nome del servizio, è attualmente attivo nel Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, con la speranza di espandersi anche alle restanti nazioni europee. Altre soluzioni più mirate sono i servizi offerti da App Annie e dedicati esclusivamente all'analisi dei dati nell'ambito mobile e che in ambito gaming può essere utilizzato per estrapolare dati di vendita interessanti.

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Nel mercato PC, inutile dirlo, il massimo esponente in fatto di vendite è la piattaforma di Steam, storicamente restia nel fornire dati precisi sulle vendite e che nel corso degli anni ha più o meno sviato il problema dichiarando che sono sviluppatori e publisher a dover intervenire nel dialogo, e non certo la piattaforma di vendita... con la differenza che nel mercato retail le catene di negozi non si rifiutano mai di rilasciare dati sulle vendite. Per questo motivo Steam Spy utilizza una web API fornita da Valve stessa che automaticamente raccoglie dati dai profili utenti, li analizza e li propone sotto forma di classifiche, uno strumento pensato per sviluppatori indipendenti, giornalisti e chiunque abbia necessità di accedere a queste informazioni. I dati però non riguardano solo i giochi venduti ma comprendono anche giochi recuperati con codici, sconti, bundle, regali e così via e, va detto, purtroppo l'accuratezza non è sempre certa visto che l'algoritmo non ha accesso al 100% dei profili. I più famosi (ed affidabili) tra tutti sono probabilmente l'NPD Group, che opera da svariati anni negli Stati Uniti e che fornisce settimanalmente dati di vendita nell'ambito digitale, e Superdata che estrapola i dati dalle informazioni sulle transazioni economiche effettive fornite da servizi di pagamento, sviluppatori e publisher, monitorando quindi in modo abbastanza preciso le spese effettive.

Motivazioni e benefici

Come tutti anche NPD e compagnia bella hanno seguito con non poca difficoltà l'avvento del digital, un'evoluzione del mercato che per essere tracciata ha sottratto tempo e sacrifici sia a coloro che vendono sia alle agenzie competenti. Però il problema rimane comunque la gestione dei dati a monte, ovvero la timidezza con cui le grandi multinazionali di videogiochi forniscono queste informazioni. Come dicevamo i dati di vendita delle copie fisiche non possono essere tenuti nascosti a lungo perché mediati in gran parte da catene e negozi ma i dati sulle vendite digitali... quelle sì, e i motivi sono tutti di natura commerciale.

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Prima di tutto la maggior parte dei colossi dell'industria sono società quotate in borsa quindi ogni dato rilasciato dalle suddette presenta una passività finanziaria e, visti gli ingenti investimenti monetari e i continui rischi che questi capitali corrono durante tutto il processo di sviluppo di un videogioco, è naturale che i grandi publisher preferiscano tenere per sé alcune informazioni. Secondariamente, nonostante il mercato "macini", come in ogni ambito dell'economia le società hanno un numero limitato di risorse e rendere noti i dati sulle vendite vorrebbe dire investire e creare ex novo team interni dedicati alla trasmissione dell'informazioni, che tradotto nella lingua dei soldi vuol dire assumere e pagare persone per fare cose che non sono strettamente prioritarie. Anche perché, è bene ricordarlo, i numeri totalizzati dal digital sono saliti negli ultimi anni grazie alla lotta alla pirateria PC e all'avvento del gaming mobile mentre la grossa fetta di vendite nel mercato console, area di interesse dei maggiori competitor tripla A, è saldamente ancorato alle vendita delle copie fisiche, quindi è normale che le società non vogliano dedicare ulteriori risorse ad un aspetto del mercato che non ha ancora conosciuto il suo massimo apice. La terza motivazione è sempre legata all'aspetto commerciale ma è assai meno tangibile rispetto agli interessi puramente economici. Per una Ubisoft, Activision e EA dichiarare che un gioco "ha venduto molto bene" è decisamente diverso rispetto al rilasciare una dichiarazione precisando in modo dettagliato i numeri reali: "vendere bene" è una frase che esprime un buon risultato, la soddisfazione dell'azienda e soprattutto trasmette all'opinione pubblica un certo senso di stabilità.

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Un numero preciso invece può essere analizzato, razionalizzato ma soprattutto può essere frainteso: per gli addetti ai lavori e coloro che navigano nel mercato da svariati anni è facile comprendere un numero, dato che ovviamente non nasconde nessuna mezza verità dietro le sue cifre ma riporta lo stato di fatto con una brutale sincerità, ma il pubblico il dato numerico non lo afferra subito, il dato numerico non è chiaramente assimilabile da tutti. Inoltre a tutto questo discorso sul potere dei numeri andrebbe aggiunta anche una componente del mercato vecchia come il mondo: se puoi evitare di rendere noto ad un tuo avversario un'informazione tanto meglio, anche se di poco conto, quasi come se nei dati di vendita fosse contenuto "l'ingrediente segreto" del successo di un titolo. Fortunatamente le agenzie di statistica e analisi, come quelle citate nell'articolo, stanno costruendo rapporti sempre più proficui con le grandi società dell'industria ed è una cosa ottima perché la diffusione dei dati di vendita è estremamente importante e fa bene al mercato. Un accesso libero e privo di filtri non solo è salutare per l'economia ma aiuta sensibilmente coloro che hanno bisogno di questi dati e non hanno le possibilità di procurarseli altrimenti, perché attualmente per accedere a questi dati (parziali) oltre a consultare le informazioni pubbliche l'unica alternativa è pagare per una ricerca di mercato, e le ricerche di mercato sono costose; a beneficiare di una diffusione precisa e gratuita dei dati di vendita sia retail che digital sarebbero ad esempio i piccoli team di sviluppo indipendenti , che così potrebbero effettuare ricerche di mercato a costo zero e allegarle nelle proposte d'investimento qualora decidano di cercare fondi, ma anche ricercatori e giornalisti... insomma, il mercato è come un piccolo stagno: se l'acqua dello stagno è limpida tutti i pesci che vi nuotano dentro ringrazieranno.