Prosegue il resoconto dell'alieno Scatarraz che, insieme al suo gruppo di ricerca alieno, si è prodigato nella catalogazione delle specie videoludiche più diffuse. Vi avvisiamo che, nonostante l'estrema verosimiglianza delle specie descritte, il contenuto di questo articolo ha scopo puramente satirico. Al massimo leggete continuativamente qualche forum o iniziate a frequentare attivamente i social network per trovarne alcuni esemplari viventi. Se vi interessa, potete leggere la prima parte dello studio cliccando qui:
Torna lo studio sulle specie videoludiche,che ci parla di Jappominkia, timorati della figa e molto altro
L'e-sportivo
L'e-sportivo è una strana specie che si è evoluta soprattutto negli ultimi anni, da quando cioè le aziende del settore sono riuscite a iniettare nel sistema abbastanza soldi da rendere concettualmente accettabile quello che rimane un grosso controsenso.
Nei suoi sogni più bagnati l'e-sportivo si crede un vincente degno di stare affianco a campioni quali Usain Bolt o Roger Federer, ma nella realtà è un tipo che passa mesi e mesi sullo stesso gioco, nutrendosi di cibo spazzatura e sviluppando al massimo i muscoli delle dita e il colesterolo, oltre a una cervicale degna di un bracciante novantenne. Certo, ci sono gli e-sportivi che ce la fanno, ossia quelli che vengono invitati a eventi in cui vincono soldi veri e che vengono pagati per far parte di team dai nomi improbabili, ma servono soprattutto come specchietti per le allodole. Tutti gli altri nel frattempo sono diventati dei clienti niente male per aziende che, acquistate all'ingrosso delle luci natalizie cinesi, le hanno montate su mouse e tastiere. Sì, perché l'e-sportivo si può sentire tale solo se acquista tastiere da trecento euro con i fendinebbia al posto dei tasti F, o mouse da duecento euro così sensibili che si mettono a piangere guardando una telenovelas. L'importante, ovviamente, non è essere bravi, ma essere e-sportivi e andare ai vari eventi sfoggiando portatili affilati come katane e lucidi come il pube di una pornostar. Ovviamente di fronte a simili clienti, tutte le industrie hanno fatto a gara a proporre improbabili prodotti in grado di accontentarne l'ego smisuarato, come bibite ultra zuccherose che sanno di urina ma che hanno dei fulmini disegnati sopra, o sedie speciali che ricordano le comode medievali e permettono di defecare senza spostarsi dalla postazione di gioco. Un'ultima nota: di solito l'e-sportivo spende migliaia e migliaia di euro per aggiornare il suo PC ogni anno, ma poi gioca a titoli che vanno alla grande anche sui Macintosh.
Il Jappominkia
Il jappominkia è una strana creatura che si sente da sempre fuori posto, tanto è il suo disprezzo per il luogo in cui è nato. Del resto ha smesso di interessarsi alle sue tradizioni all'età di nove anni, quando si è dato completamente al culto del Giappone, lontana nazione dove il miele cola dai palazzi, la gente è buona e disponibile, la vita è tranquilla, lo Stupro di Nanchino è fiction, la centrale di Fukushima è esplosa per colpa di mostri che vivono sotto al Monte Fuji e non esiste l'infelicità.
Il jappominkia, semplicemente, pensa di vivere a Tokyo anche se abita a Busto Arsizio: si nutre solo di sushi, ramen e nuvolette di granchio che sanno di cerume fritto; conosce ogni dettaglio delle tradizioni nipponiche, compresi quelli di cui non sanno niente neanche i giapponesi; ama riempire i suoi discorsi di parole quali ecchi, eroge, hikikomori, gacha, shikomikko e innumerevoli altre, diventando immediatamente repellente all'altro sesso; legge manga in quantità, possibilmente in lingua originale; conosce la taglia di reggiseno di tutte le protagoniste degli anime più o meno popolari; ma, soprattutto, tocca soltanto i giochi di ruolo giapponesi, rigorosamente con combattimenti a turni, l'unico genere che considera degno di attenzione (anche se ogni tanto lo tradisce con i musou e le visual novel... porcellino). La verità è che non è cattivo, ma non riesce a vivere più di un turno alla volta. Comunque, ultimamente questa specie ha subito delle piccole variazioni. Ad esempio ha scoperto che i giapponesi adorano gli MMORPG, quindi ha cominciato a frequentarli anche lui, anche se prima aveva schifato i vari Ultima Online o World of Warcraft, perché venivano dalla malvagia America. Ovviamente in tema di morale sessuale il jappominkia ha una visione totalmente affine a quella dei suoi lontani compatrioti, quindi i suoi sogni erotici sono pieni di tentacoli e bambine tettone. Insomma, nella fantasia tutto deve essere concesso... e poi che gli frega, visto che rimarrà vergine per il resto della sua vita?
Il giocatore sul tubo
Chiariamo: il giocatore sul tubo non è uno youtuber, categoria di cui parleremo la prossima settimana. Il giocatore sul tubo è uno che passa ore e ore a guardare videogiochi su YouTube senza giocarne direttamente neanche uno.
Non è una questione di soldi, visto che il giocatore sul tubo non gioca neanche ai free-to-play. Lo possiamo definire come un guardone del controller, un feticista di mouse e tastiera degli altri, un campione del tasto play, un commentatore indefesso che grazie alla sua immensa conoscenza dei let's play pontifica su ogni titolo. Il suo unico obiettivo è poter parlare di tutto con tutti, nonostante abbia solo esperienze indirette degli argomenti che lo appassionano. Vedere gli altri che finiscono un gioco gli crea uno stato di profonda eccitazione che lo porta a immedesimarsi a tal punto da permettergli di gridare al mondo: "ce l'ho fatta!" Da quel momento il giocatore sul tubo inizia a parlare di quel titolo come se lo avesse finito lui, soddisfatto di poter dare consigli a chiunque gliene chieda (in realtà li dà anche quando nessuno gliene chiede) e certo di non poter essere preso in castagna da chi ci ha giocato davvero. Ogni tanto si concede qualche scappatella e finisce per giocare, magari insieme a qualche amico. Riconoscerli, in questi casi, è davvero molto facile: non solo sono giocatori molto scarsi, ma hanno sviluppato un riflesso condizionato che li porta a provare a premere il tasto play sullo schermo per iniziare la partita.
Il casualone estremo
Il casualone estremo è un tipo di giocatore difficile da individuare, nonostante faccia parte di una delle specie più numerose e prolifiche. Si tratta di una creatura strana che non gioca per passione, ma si lascia trascinare dai suoi simili.
Per spiegare il funzionamento della psicologia del casualone estremo è meglio fare un esempio. Se un umano qualsiasi indossasse un cappellino a forme di pene, il casualone estremo lo prenderebbe subito in giro. Ma date lo stesso cappellino a uno dei membri più influenti della specie, solitamente dei perfetti idioti, e subito tutti i casualoni estremi inizieranno ad apprezzarlo, facendolo diffondere a incredibile velocità. Sostituite il cappellino con un brutto videogioco e avrete il consumatore perfetto di titoli con gemme che scoppiano, parole che s'incrociano ed eserciti che crescono solo spendendo soldi veri. Nonostante agisca sempre in conformità con il suo gruppo di riferimento, come se fosse spinto da un'intelligenza collettiva, non è facile distinguere un casualone estremo, anche perché non frequenta gli spazi reali e virtuali delle altre specie videoludiche, da cui tende a distinguersi. Insomma, sono tanti, non sono particolarmente intelligenti, ma sono dominanti e, anche quando sembrano lontani, fisicamente e idealmente, il loro essere moltitudine influenza tutte le altre specie, che sono costrette a subire sulla loro pelle gli effetti del loro eterno disimpegno ludico (e non solo).
Il giocatore trumpiano
Il giocatore trumpiano, o misomofoborazzista (pronunciatela sei volte senza prendere fiato, se ci riuscite), odia i giochi con protagoniste femminili; odia i giochi in cui le donne hanno dei ruoli importanti; odia i giochi in cui ci sono degli omosessuali; odia i giochi in cui ci sono personaggi di colore; odia ogni forma di inclusività; odia.
Nella sua testa il protagonista di un videogioco deve essere necessariamente di razza caucasica, muscoloso, non troppo intelligente ma brillante, con la battuta sempre pronta e capace di cavarsela in ogni situazione. Ovviamente le donne, questi strani esseri senza pene che però servono per divertirsi e riprodursi, nonostante ogni tanto sanguinino, devono cadere ai suoi piedi, mentre gay e neri devono cadere e basta sotto ai colpi del suo fucile a pompa. Il genere più amato dal giocatore trumpiano è quello degli sparatutto militarecci (masturbarsi guardando armi da fuoco ben riprodotte è per lui sempre un piacere), anche se recentemente ha iniziato ad amare gli open world più caciaroni, in particolare quelli dove può investire neri, donne e gay con le auto (sì, diciamo che è abbastanza monotono). Negli ultimi tempi il giocatore trumpiano ha scoperto la libertà di opinione, l'ha fraintesa e ha deciso di sfruttarla a suo modo. Un gioco su cui hanno lavorato centinaia di persone ha delle brutte animazioni? Andiamo a cercare nei crediti una donna a cui dare la colpa, possibilmente molto bella e con un passato da meretrice. Un editor non permette di creare personaggi con la pelle color bianco sperma? Sicuramente l'intero team e il publisher perseguono un'agenda politica anti-bianchi. Un gioco è stato censurato? La colpa sarà sicuramente di una donna, anche se non è addetta all'adattamento ed è contro ogni forma di censura. Così, di paranoia in paranoia, il giocatore trumpiano si rinchiude sempre più nel suo open world fatto solo di personaggi bianchi che si salutano agitando dei fucili carichi e che sono liberi di accoppiarsi con tutte le donne che vogliono, semplicemente pagandole.
Il timorato della f**a
Il timorato della f**a è speculare al giocatore trumpiano. Tanto il primo odia le donne, tanto il secondo vorrebbe vederle ovunque. Per lui sono semplicemente delle divinità infallibili cui dedicare ogni sforzo fisico e intellettuale della sua inutile vita. In un videogioco c'è una principessa che vuole cucinare una torta per un suo amico?
Non sia mai! La torta è il simbolo dell'oppressione patriarcale che vuole la donna relegata in cucina a soddisfare i bisogni del maschio dominante, in questo caso alimentari (mamma, basta torte, grazie)! Un altro gioco è incentrato su un protagonista maschio? Tagliamogli i testicoli! Se putacaso nello stesso ci fosse anche una donna da salvare o si intravedesse una tetta, allora si scatenerebbe l'inferno in terra e il timorato della figa chiamerebbe a sé tutte le forze primordiali dell'universo per urlare con geometrica potenza la parola magica ammazza discussioni: S.E.S.S.I.S.M.O. Il problema, ovviamente, non è la difesa che il timorato della f**a fa delle donne, quanto la sua cieca idiosincrasia verso ogni forma di prodotto dell'immaginario che non le preveda in un ruolo centrale. Sì, insomma, nel suo ricercare la diversità a tutti i costi, il timorato della figa è di fatto un'estremista al pari del giocatore trumpiano. Per questo le due specie entrano spesso in conflitto dando vita a dibattiti interessanti come una corsa di lumache morte, in cui volano accuse e offese da una parte e dall'altra. Il fatto che gli autori debbano essere liberi di scegliere e che tentare di imporre una certa ideologia attaccando a testa bassa tutti quelli che vengono visti come nemici, produca spesso l'effetto esattamente contrario a quello desiderato, non sfiora mai queste menti semplici e piene di pregiudizi.
Lo sviluppatore sotto intervista
Lo sviluppatore sotto intervista è una particolare mutazione dello sviluppatore di videogiochi che si ha quando qualcuno gli pone delle domande o gli mette un microfono vicino alla bocca. Da quel momento la sua mente, spesso brillante, viene ottenebrata e diventa quella di un decenne sotto Xanax.
Tutto ciò che ha fatto per dare vita al suo appassionantissimo videogioco sparisce, sostituito da una sola parola: "exciting" (traduzione per i giocatori trumpiani: emozionante)! E creare gli scenari è stato emozionante, e pensare la protagonista è stato emozionante, e lavorare con il team è stato emozionante, e quando mi chiudevano in una stanza buia e mi urinavano addosso è stato emozionante, e quando mi hanno licenziato è stato emozionante, e quando hanno fatto una gang bang con mia moglie è stato emozionante. Non c'è niente che non emozioni lo sviluppatore sotto intervista, che ogni tanto ha dei barlumi di coscienza e si concede la libertà di sostituire la parola exciting con exhilarating (traduzione per i giocatori trumpiani: stimolante). Le sue risposte sono spesso così prevedibili che qualcuno potrebbe scriverle prima di porgli le domande. Oppure si potrebbero utilizzare le risposte date da altri sviluppatori sotto intervista ad altre domande. Tanto chi si accorgerebbe della differenza?
Non è bastato nemmeno un secondo speciale per riportare l'intero resoconto scritto dal buon Scatarraz. A meno che non emergano nuovi esemplari, il terzo e ultimo speciale dedicato alle specie videoludiche sarà pubblicato la prossima settimana e parlerà di:
- Il giornalista videoludico
- L'intellettuale
- Lo Youtuber
- Il mobile gamer
- Il monotematico
- Il piratone
- Il complottista
- Il retrogamer