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Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese

L'ultimo capitolo di Persona è molto più che un "semplice" videogioco: è la critica decisa verso alcuni aspetti negativi della moderna società giapponese

SPECIALE di Massimo Reina   —   09/04/2017

ATTENZIONE: l'articolo contiene spoiler sulla storia e su alcuni personaggi di Persona 5. Lo speciale analizza i legami tra la vera società giapponese e quella che viene rappresentata nel videogioco.

Il nuovo spin-off di Shin Megami Tensei, Persona 5, si sta confermando un grande successo di critica e di pubblico. D'altronde non poteva essere altrimenti vista la qualità di una produzione che dal punto di vista della narrazione e delle tematiche esplora nuovi territori, pur restando fedele a quello stile che da sempre caratterizza i vari episodi della serie. Quasi a voler dimostrare, in tal senso, di voler continuare ad evolversi nel tempo senza però sentire la necessità, per fortuna aggiungiamo noi, di cambiare eccessivamente o di snaturare la propria essenza. La trama di Persona 5, dicevamo: affronta temi assai delicati quali la prostituzione, l'isolamento, la depressione, l'oppressione familiare e quella esercitata dalla società. Tutti elementi che entrano di prepotenza in gioco dietro ai colori, alla trama fantasiosa, alle creature contorte, per formare un variopinto mosaico di situazioni, eventi e storie che si riflettono sulle personalità di protagonisti e antagonisti. Si tratta di una vera e propria satira di una parte dell'attuale società giapponese, almeno quella che vive nelle grandi città come Tokyo, troppo propensa forse a valorizzare gli aspetti materiali dell'esistenza e all'omologazione dell'identità dell'individuo, piuttosto che "spingere" magari anche su quelli spirituali e morali, oltre che di alcune contraddizioni che in generale parte della cultura di questo straordinario Paese si porta dietro.

Persona 5 è più che un "semplice" videogioco: è la satira sui mali che affliggono la società giapponese

Il male dentro: la paura di fallire

Un vero e proprio racconto critico di una realtà che il gioco fa attraverso schemi, personaggi e situazioni anche grottesche, ma permeate di una "verità" di fondo che chi conosce bene le tradizioni, gli usi e la storia recente del Paese del Sol Levante non fa fatica a identificare dietro a una messa in scena, come scritto prima, visivamente colorata e da cartone animato. A cominciare dalla ricerca esasperata del successo e del benessere da parte degli individui. In Giappone il Governo investe molto sull'industria e sull'educazione, ma lo fa soprattutto nelle materie tecniche, scientifiche ed economiche, piuttosto che in quelle filosofiche e umanistiche, nell'ottica di formare i giovani per incentivare il continuo progresso economico del Paese.

Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese

L'istruzione degli studenti in relazione al loro futuro ruolo all'interno della "macchina" produttrice è quindi un aspetto chiave nella "vita" del Paese del Sol Levante, dove il successo del singolo a qualsiasi livello sociale può diventare quello della moltitudine, del gruppo, visto che la persona è "sposata" all'azienda per la quale lavora. Ci sono individui disposti a tutto per ottenere qualcosa, perfino a manipolare i propri cari o a sottomettere gli altri, proprio come fa il personaggio di Kunikazu Okumura. In Persona 5, Okumura è un uomo d'affari senza scrupoli che fin da piccolo coltiva l'ambizione di voler diventare ricco e potente. E per questo è pronto a tutto pur di emergere. Anche usare i suoi dipendenti come tanti schiavi senza volontà, da sottomettere al suo volere con ricatti, turni di lavoro massacranti e quant'altro possa servirgli per raggiungere i propri obiettivi. Non si preoccupa nemmeno dei sentimenti di sua figlia Haru, che sfrutta per i suoi scopi. D'altronde per il signor Okumura è un diritto inalienabile per ogni genitore dirigere la vita dei propri figli, se questo serve al bene comune della famiglia. Quella giapponese è caratterizzata, almeno sulla carta, da una mamma amorevole, iperprotettiva e sempre presente nella vita dei figli, e da un padre assente, perennemente bloccato al lavoro e sulla metropolitana.

Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese
Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese

Un'assenza però solo fisica, visto che la sua figura invadente aleggia sui figli: è lui che ripone su di loro le maggiori aspettative, specialmente sul primogenito maschio, che dal suo punto di vista deve portare avanti la tradizione familiare o migliorarla in base alla posizione sociale raggiunta fino a quel momento dal genitore. Ovviamente spesso i figli non ce la fanno, e le conseguenze di quello che viene vissuto da tutti come un fallimento possono anche risultare gravissime. Nel gioco, per esempio, Haru è letteralmente schiacciata tra le aspettative del padre e quelle della società. Una situazione che inizialmente la porta a non saper dare il giusto valore alle relazioni umane e a isolarsi, per certi versi. L'isolamento, psicologico o fisico, è proprio un altro degli argomenti trattati da Persona 5. E lo fa anche attraverso la storia di Futaba Sakura. La madre, Wakaba Isshiki, muore apparentemente suicida perché, stando a un suo presunto biglietto di addio, non ce la faceva più a essere una mamma single, e si era pentita di aver messo al mondo la figlia. Un messaggio sconvolgente, che insieme al dramma di aver assistito alla dipartita della donna, provoca nella giovane un profondo senso di vuoto, di dolore e rimorso. Futaba si rinchiude così in casa, per isolarsi dalle negatività che stanno fuori da essa, vivendo un'esistenza priva di entusiasmo, divorata da una forma di depressione suicida. E anche se la causa che scatena il suo "ritiro" è differente da quelle comunemente indicate per il fenomeno, la storia di Futaba Sakura può essere correlata a quella degli hikikomori. Un malessere che per molti sarebbe solo un fenomeno culturale e sociale e non un disordine della personalità, ma che comunque provoca in chi ne è afflitto una pesante sensazione di vergogna, l'autoconvinzione di essere un fallimento, di non essere all'altezza delle aspettative della famiglia e della società. Di essere escluso da quella "comunità" che è il fulcro attorno al quale ruota parte dell'esistenza del giapponese, al punto da isolarsi dal mondo esterno e chiudersi in casa. Con il termine hikikomori, infatti, i giapponesi indicano quelle persone che vivono nella loro abitazione (o stanza) per mesi o anni senza mai uscirne per andare a scuola, lavorare o socializzare. Si parla in tal senso di oltre un milione di cittadini, molti dei quali adolescenti. Cause scatenanti del disagio le più volte citate pressioni sociali, la severità del sistema scolastico, la spinta verso l'omologazione e la competizione, il bullismo, l'incontro e il confronto con l'altro sesso con la paura di essere rifiutati, e così via. Solo la Rete è "amica" e viene usata per informarsi, "guardare fuori" e magari costruire legami virtuali senza troppi pericoli, oltre che, in certi casi, per procurarsi fumetti, libri e videogiochi.

Il dramma del suicidio

Sia l'arrivismo di alcuni che la sensazione di disagio, di inadeguatezza del proprio ruolo all'interno della società di altri, possono portare perfino alla morte autoindotta. Il concetto di suicidio in Giappone è tra l'altro abbastanza diverso da quello occidentale. In Europa, per esempio, anche per via della tradizione religiosa cristiana, è condannato pure moralmente, in quanto considerato un gravissimo peccato. Per i giapponesi, invece, non è così: dalle loro parti il suicidio ha radici storiche, culturali e religiose molto lontane nel tempo, e "permissive", così che spesso il gesto di uccidersi può paradossalmente assumere i contorni di un atto onorevole, una forma di riscatto personale magari per "lavare l'onta di un errore".

Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese
Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese

In Persona 5 abbiamo il caso di uno studente del famoso pittore giapponese Ichiryusai Madarame, che si suicida per la vergogna dopo aver scoperto che il suo maestro, ormai privo di ispirazione, gli ha rubato un quadro. L'artista, infatti, è un arrogante e vanitoso personaggio senza scrupoli, convinto che la sua fama gli dia il diritto di trattare i suoi studenti come bestie, sfruttandone il lavoro per mantenere elevati il suo prestigio e il suo reddito. La vita dei suoi allievi, insomma, non vale niente per lui. Ovviamente in Giappone, uno dei primi Paesi al mondo, purtroppo, per numero di suicidi annui (25.000 in media, quasi 70 al giorno), ci si uccide anche per altre ragioni. Se a spingere gli adulti a togliersi la vita possono essere la disoccupazione, la depressione e vari problemi sociali, come per esempio la solitudine o lo stress da lavoro determinato da orari sempre più pieni e dal poco tempo libero, oltre che dalle pressioni subite da parte dell'azienda per una maggiore produttività, le cause che coinvolgono i più giovani sono invece più sfaccettate, anche se quasi tutte legate in qualche modo ai rapporti umani e alla scuola. Secondo le statistiche rivelate dal Governo del Giappone, la maggior parte dei suicidi dei ragazzi avvengono infatti al rientro sui banchi di scuola dopo le vacanze estive o primaverili. Le cause che spingono i giovani giapponesi a compiere gesti estremi sono spesso le stesse che affliggono gli hikikomori: stanchezza e stress causati dal troppo studio, dalle eccessive aspettative, spesso deluse, proprie e della propria famiglia sul rendimento scolastico e dunque potenzialmente sul proprio futuro. Ma anche fenomeni come il bullismo e gli abusi, anche da parte di alcuni professori. Non a caso in Persona 5 c'è proprio una figura simile, quella di Suguru Kamoshida, un insegnante di ginnastica che maltratta i propri studenti, specie quelle di sesso femminile, arrivando perfino a torturarle per punizione, o ad abusarne psicologicamente e sessualmente. Un "essere" squallido e schifoso, pronto a tutto per dare sfogo al proprio ego: il suo Palazzo ha la forma di un castello dove lui si vede come un Re, mentre i suoi studenti sono i suoi schiavi. Piccola, triste curiosità: la maggior parte dei suicidi in Giappone avviene per impiccagione, ed esiste un luogo purtroppo famoso per essere uno dei luoghi dove si verificano maggiormente queste situazioni, e cioè Aokigahara, la foresta dei suicidi.

La Yakuza e il fenomeno Maid

Come in quasi ogni angolo del nostro pianeta, anche in Giappone esiste la criminalità organizzata. Anzi, a dirla tutta la Yakuza, così come viene chiamata la mafia da quelle parti, è una delle organizzazioni più potenti e pericolose in assoluto della Terra. La sua particolarità consiste però nel fatto che oltre che di affari illeciti, come l'estorsione, il traffico di droga, il riciclaggio di denaro sporco o la prostituzione, si occupa pure di attività legali, gestendo per esempio agenzie di spettacolo e finanziarie, oppure finanziando iniziative pubbliche votate all'assistenza delle popolazioni colpite da calamità naturali come terremoti e tsunami. Questo però non ne mitiga la malvagità, né la violenza e la spietatezza che caratterizza i suoi membri.

Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese
Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese
Persona 5: un’analisi di alcuni aspetti della società giapponese

Come Junya Kaneshiro, che in Persona 5 incarna perfettamente il concetto di criminalità organizzata e di corruttore. Nato povero, ha per questo quasi un legame morboso col denaro, come si può evincere all'interno del suo Palazzo, dove egli si immagina come un uomo d'affari e un banchiere. Con i suoi soldi, Kaneshiro ora che è un boss può comprare chi vuole: la polizia, i politici (pare che nella realtà la Yakuza controlli un terzo dei parlamentari) e perfino le donne più belle, che una volta lo evitavano disgustate dal suo fisico sovrappeso. Si vocifera che ami "testare" da sé le ragazze che costringe a prostituirsi, soprattutto le più inesperte. Quello della prostituzione minorile è tra l'altro un grosso problema in Giappone, ed è legato soprattutto alle giovani che frequentano le scuole superiori. Non per niente il fenomeno è chiamato JK Business, dove JK sta a indicare il termine "joshikosei", che in giapponese significa proprio "studentessa delle scuole superiori". In questo contesto, dietro a ragazzine in uniforme scolastica, le famose fuku alla marinara, si celano giovani donne che si propongono ufficialmente per passeggiate o massaggi, ma che in realtà spesso vendono anche il loro corpo per comprare l'ultimo gadget di grido, per curiosità, ma anche per fame e disperazione. Anche di questo per certi versi si parla in Persona 5, dove trova spazio pure il più mite fenomeno delle Maid. Per coloro che non lo conoscessero, sono ragazze vestite come una cameriera francese del passato, anche se l'abitino è ovviamente rielaborato, che lavorano all'interno dei cosiddetti Maid Cafè, luoghi dove l'utenza va per rilassarsi, per staccare la spina dalla quotidianità e dallo stress, calandosi in un mondo ovattato, da manga, dove farsi servire e riverire da una simpatica cameriera con la quale volendo può anche chiacchierare, giocare e cantare. Insomma, niente di sessuale o volgare, almeno pubblicamente: dietro le "quinte", magari fuori dal locale, non è possibile sapere cosa succede, come lascia intendere perfino il personaggio che ne interpreta una nel gioco di Atlus: si chiama Sadayo Kawakami, ed è un'insegnante. Donna dall'indole romantica, a volte si lascia attrarre dagli studenti più grandi, ma da persona saggia e "normale" evita che la cosa degeneri, perché è consapevole che avere una relazione con uno studente sarebbe immorale. In fondo c'è già cascata una volta in vita sua, e ne paga le conseguenze. Sadayo, infatti, è in causa con i parenti di un suo ex allievo per una vicenda "particolare" che non vogliamo rivelarvi, ed è costretta per arrotondare e pagare le bollette (e i debiti accumulati a causa del processo), a lavorare part-time come maid. Vestita con il tipico abitino riccamente decorato con pizzi e grembiule bianco, la professoressa fa anche servizio a domicilio, e in uno di questi si imbatte perfino in alcuni suoi inconsapevoli allievi. Ma questa è un'altra storia che sta a voi scoprire giocando. Noi invece ci fermiamo qui, speranzosi di avervi fatto scoprire nel nostro piccolo e nel poco spazio a nostra disposizione alcuni aspetti della società giapponese in relazione al gioco Persona 5, in un articolo scritto senza la pretesa di farne una sorta di "documentario informativo" testuale su alcuni elementi della loro cultura. Una cultura, ci teniamo a sottolinearlo, che sia dal punto di vista del passato che da quello moderno, ha molti aspetti positivi di cui questo meraviglioso Paese può vantarsi, nonostante i difetti (pochi) che del resto hanno tutte le Nazioni del mondo, Italia compresa.