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Un mondo di survival game

Gli ultimi anni sono stati monopolizzati dal genere survival: scopriamo quali sono quelli più giocati e più interessanti del panorama attuale

SPECIALE di Emanuele Gregori   —   16/04/2017

Quante volte vi è capitato negli ultimi anni di sentirvi dire da qualche amico che è finito a giocare ad un titolo che non si sarebbe mai aspettato. Un'esperienza nella quale è richiesto di mangiare, bere, costruire case ed accumulare una quantità di ricette tali da far impallidire tutti i nuovi fenomeni della cucina usciti dai talent che tanto ci piacciono. Quel genere, il surival, è probabilmente quello che più di tutti ha monopolizzato il mercato dell'ultima decade videoludica. E venduto una quantità strabiliante di copie. Ad oggi il concetto di sopravvivenza, ben lontana dal survival horror di vecchio stampo, si basa sulla necessità di salvarsi in un ambiente ostile popolato da creature aggressive o giocatori impazienti di freddarvi. Che si stia vivendo un avventura totalmente PvE, o la si affianchi a del sano e stimolante PvP, l'unica certezza è che genera dipendenza, e come ci riesca è un mistero per tutti.

Gli ultimi anni hanno visto la supremazia dei survival: scopriamo quali sono quelli che più meritano

E ora quale gioco?

Quando abbiamo deciso di preparare uno speciale sulla situazione attuale dei survival, è parsa subito problematica la necessità di racchiudere in poche migliaia di battute una quantità enorme di titoli e varianti. Per questo ci limiteremo a parlare di quello che oggi è il survival, cercheremo insomma di dare una visione veloce ma chiara delle migliori offerte presenti sul mercato. Come detto poco sopra, il genere parte dal presupposto di voler generare nel giocatore l'esigenza e la pressione di trovarsi sempre in balia di una morte imminente. Se non ci si nutre, non si beve, persino se ci si sbaglia a vestirsi con indumenti inadeguati, i valori vitali del nostro alter ego potrebbero mutare in negativo, fino a portare alla morte. Quest'ultima, al netto sempre delle varianti del caso, presuppone la necessità di ritrovare il proprio corpo lasciato sul campo e recuperare il proprio equipaggiamento, pena la perdita totale degli oggetti accumulati. Questi due valori base rendono l'idea della pressione che si prova nel giocare in campo aperto contro degli avversari umani. Pressoché tutti i survival permettono di entrare in server dove è possibile combattere contro altri giocatori, semplicemente alcuni vi hanno puntato più di altri.

Un mondo di survival game
Un mondo di survival game

Gli esempi più comuni e giocati degli ultimi anni sono certamente: ARK: Survival Evolved - per quanto riguarda la netta predisposizione al PVE ed alla cooperazione - e Rust - titolo figlio dello studio realizzatore della famosa Garry's Mod e che da anni lavora al suo survival, con grande focus sui raid tra giocatori. A fianco a questi due, negli ultimi mesi, è andato posizionandosi l'ultimo lavoro di Funcom: Conan Exiles. Forte della licenza legata al famoso franchise cinematografico, il titolo della casa tedesca si è andato ritagliando una nicchia non indifferente di pubblico, nonostante una quantità di contenuti non incredibilmente elevata. È difficile parlare di survival e non inserire all'interno pezzi di storia come DayZ o l'amato-odiato Minecraft; ma a costo di sbagliare siamo pronti a scommettere che sono proprio ARK: Survival Evolved e Rust i due titoli che più invogliano a provare ad entrare in questo mondo. Il titolo di Studio Wildcard, fin dall'annuncio nel maggio 2015, è riuscito a sbancare il mercato tramite una piccola ma geniale trovata: inserire la possibilità di combattere, catturare ed addomesticare quei piccoli gioielli chiamati dinosauri. L'idea di poter mettere in piedi il proprio personale Jurassic Park ne ha fatto un must have del genere ed è stato in grado di fregiarsi per parecchi mesi del premio di titolo più supportato di sempre in fase Early Access. Nonostante un'ottimizzazione iniziale vicina allo zero e un comparto PvP decisamente scadente, la voglia del pubblico di combattere in sella ad un T-Rex, surclassava qualsiasi problematica tecnica del titolo. Gli sviluppatori hanno passato settimane ad inserire nuovi contenuti ogni due o tre giorni, rendendolo ben presto un titolo colmo di opportunità e di nuove attività. Questo fino alla decisione di mettere sul mercato un DLC con il gioco non ancora completato ed un'ultima patch che sembra aver devastato il bilanciamento del gameplay. Parlando di Rust non si può non mettere in luce alcune caratteristiche uniche e peculiari del survival PvP per eccellenza. Un gioco uscito ormai da diversi anni e mai completato davvero, che viene aggiornato mensilmente con cambi al sistema di crescita, bilanciamento e aggiunta di contenuti. Il gioco fonda le proprie meccaniche sulla semplicità del reperimento delle risorse, ed essendo ambientato in un ipotetico mondo post olocausto nucleare, ha permesso agli sviluppatori di inserire all'interno qualsiasi tipo di tecnologia si possa pensare. Eliminando il fattore peso dell'equipaggiamento e riducendo le limitazioni al semplice numero di slot dell'inventario, Rust si posiziona in una fetta di mercato particolarissima. Non si sceglie di giocare il titolo di FacePunch con l'intenzione di passare qualche ora in compagnia di amici ad esplorare un mondo. Piuttosto l'obiettivo è creare al più presto le risorse necessarie a far capire che, quella zona della mappa, è ormai vostra e soltanto vostra. A rendere il tutto frenetico ed immediato, ci pensa un sistema di artigianato che permette la creazione immediata di tutte le ricette presenti nel gioco, elemento che va ad eliminare del tutto la crescita del personaggio. Se si considera anche un sistema di costruzione totalmente personalizzato ed intuitivo, non si può non prendere in considerazione Rust come survival PvP per eccellenza.

Vi presentiamo gli Hunger Games

Con il passare degli anni le evoluzioni delle formula non sono mancate, ma una più delle altre è riuscita a fare breccia nel cuore dei giocatori. Le Battle Royale - così chiamate a partire dalla prima mod di ArmA II, realizzata da Playerunknown - sono state in grado di ritagliarsi una fetta di pubblico incredibile. Un po' come successo per la nascita del genere MOBA, anche le Battle Royale derivano da una costola del macro genere al quale appartengono. Ecco così che il più giocato dei titoli in questione, H1Z1, nasce come survival sulla falsariga di DayZ. È però dopo l'uscita della modalità Battle Royale e della divisione del gioco in due titoli ben distinti, che il pargolo di Daybreak sbanca a livello mondiale. H1Z1 King of the Kill, questo il nome attuale, ha regnato per un paio d'anni nella marmaglia dei survival game.

Un mondo di survival game
Un mondo di survival game

Lo scopo è semplice e immediato: un numero variabile di giocatori vengono paracadutati su di una mappa sempre uguale, con l'unico scopo di uccidersi e rimanere gli unici superstiti della partita. Ad ogni lancio l'ambiente genera casualmente una serie di elementi, siano essi difensivi oppure offensivi, ed una coltre di gas restringe sempre più prepotentemente l'ambiente di gioco, al fine di concentrare i contendenti e fare in modo che lo scontro diventi sempre più brutale. Da questa idea tanto semplice quanto geniale, è scaturito un genere capace di far parlare di se al punto da volerlo trasformare in una vera e propria disciplina e-sport. Gli elementi di casualità e frenesia di H1Z1 vengono smorzati dal suo attuale contendente: Playerunknow's Battlegrounds. Come il nome suggerisce, il gioco è sviluppato dal creatore stesso della prima storica mod che ha dato il via al genere. Battlegrounds risulta essere un gioco profondamente diverso dal suo principale rivale. Questo a partire dal lancio ad inizio partita, che sostituisce alla casualità di H1Z1, la necessità di scegliere quando lanciarsi da un aereo che taglia in diagonale l'intera mappa. Starà quindi ai giocatori decidere se buttarsi nella mischia, sperando di accaparrarsi il miglior bottino e una buona quantità di uccisioni, o se conviene essere più prudenti e aspettare il momento giusto per uscire allo scoperto. A questo elemento si accostano una minor quantità di giocatori in partita ed un gameplay più simulativo e ragionato. L'intenzione è quella di ricreare un ambiente più vicino ad Arma, con una grande quantità di pezzi di equipaggiamento ed accessori intercambiabili, ma eliminando l'estrema rigidità simulativa del titolo al quale si ispira. Un ibrido in grado di conquistare centinaia di migliaia di giocatori a sole tre settimane dalla sua uscita. Difficile decretare quale tra i due vincerà il titolo di Battle Royale più amata, ma è evidente come l'immediatezza e la frenesia di H1Z1 conquistino più facilmente l'occhio della maggior parte dei giocatori. Se fino ad una decina di giorni fa H1Z1 risultava - nonostante sia il titolo meno recente - peggio ottimizzato e con alcune mancanze gravi come quella della modalità spettatore una volta morti, l'ultima patch ha risolto parecchie problematiche. Lanciata in fretta e furia per ovviare allo spostamento di utenza su Playerunknow's Battlegrounds, Daybreak è stata certamente in grado di riportare l'attenzione sul proprio gioco. La scelta del giocatore dovrà quindi basarsi su una semplice preferenza di approccio. Se vi sentite baciati dalla fortuna e avete interesse per le esperienze brevi - a volte brevissime - ma certamente intense, allora scegliete H1Z1: King of the Kill. Per tutti quelli che hanno più voglia di ragionare e guardarsi intorno, prima di sparare a qualsiasi cosa si muova, forse siete nati per Playerunknown's Battlegrounds.