Oltre a essere una delle serie videoludiche di maggiore rilievo tra quelle ancora in vita, Resident Evil ha guadagnato col passare degli anni una certa importanza anche in ambito cinematografico. Non tanto per la discutibile qualità generale delle sei pellicole uscite dal 2002 a oggi, dobbiamo dirlo, ma dati alla mano il successo in termini d'incasso è sotto gli occhi di tutti. Dal primo Resident Evil visto in sala fino al The Final Chapter di inizio 2017, i film di Resident Evil hanno infatti portato a casa oltre un miliardo di dollari, per la gioia di tutti quanti gli addetti ai lavori. Una vera e propria gallina dalle uova d'oro, per la quale il "capitolo finale" a quanto pare altro non sarà che un punto da cui ripartire per raccontare una storia completamente nuova, o almeno così si spera: è infatti di pochi giorni fa la notizia secondo la quale si sta già pensando a un reboot con cui dare al Resident Evil del cinema una seconda vita. Facciamo il punto sul poco che sappiamo, cogliendo l'occasione per provare a immaginare come potrà essere questa nuova era per la quale già si parla di altri sei film.
Milla e Paul in pensione
Dopo aver firmato come regista il primo Resident Evil nel 2002, Paul W. S. Anderson è rimasto ancorato alla saga cinematografica fino a The Last Chapter, tornando dietro la cinepresa o comunque scrivendo la sceneggiatura dei vari capitoli. Un percorso analogo a quello compiuto da sua moglie Milla Jovovich, rimasta nei panni della protagonista Alice per tutte e sei le pellicole. Nonostante i dettagli sul reboot siano ancora praticamente nulli, le parole pronunciate da Martin Moszkowicz di Constantin Film al Festival di Cannes sembrano escludere un ulteriore coinvolgimento di Paul W. S. Anderson per il nuovo Resident Evil. Il regista è infatti preso attualmente da impegni che lo legano all'adattamento cinematografico di un altro videogioco, Monster Hunter, ma anche con un'agenda libera un ritorno di Anderson appare decisamente poco probabile. Per parlare in modo sensato di reboot c'è infatti bisogno di un segnale di discontinuità, rappresentato appunto da quello che dovrebbe essere un cambio della guardia sia nel ruolo di regista che tra i membri del cast.
La totale assenza d'indizi su quello che potrà essere il reboot ci costringe a questo punto a lavorare d'immaginazione per il nuovo Resident Evil, partendo dal genere al quale esso apparterrà. Dal punto di vista evolutivo, la serie cinematografica ha compiuto un percorso più o meno simile a quello effettuato in ambito videoludico, anche se con le dovute proporzioni: a distanza di quindici anni il primo lungometraggio resta senza dubbio il migliore dell'intera saga, nonché il più vicino al Resident Evil che abbiamo conosciuto col pad in mano. Anche se resta piuttosto difficile definirlo un horror, tra i vari film quello iniziale è di sicuro quello che può essere accostato a tale genere, riuscendo a spaventare lo spettatore pur senza toccare i livelli di suggestione della Spencer Mansion. Le speranze di vedere al cinema le atmosfere del Resident Evil videoludico si sono in realtà spente definitivamente con le successive pellicole, contraddistinte da un crescendo di scene tipicamente hollywoodiane che hanno portato la serie cinematografica a virare con estrema decisione verso il genere d'azione. Se vogliamo provare a immaginare fino in fondo un percorso simile tra i due Resident Evil, a questo punto potremmo pensare a un ritorno alle origini, che magari omaggi finalmente il fascino del videogioco che ha dato il via a tutto. A questo proposito, c'è addirittura chi ha azzardato il possibile utilizzo per il reboot della sceneggiatura che il re degli zombie George A. Romero stava preparando nel 1998, uno scritto piuttosto vicino al primissimo Resident Evil poi accantonato a favore di quello che ha coinvolto Paul W. S. Anderson. Per quanto questa ipotesi possa essere senza dubbio affascinante vista la firma di Romero, da allora di acqua sotto i ponti ne è passata sicuramente tanta, motivo per il quale nonostante la presenza di un nome di questo calibro sarebbe comunque un rischio affidarsi a un testo risalente a quasi vent'anni fa per realizzare qualcosa di nuovo.
Resident Evil 7 insegna
Come abbiamo accennato, c'è stato un periodo in cui anche in ambito videoludico la serie Resident Evil ha preso una direzione orientata verso l'azione in larga scala, fino ad arrivare a Resident Evil 6 con cui Capcom ha toccato il punto più lontano nei confronti dei primi capitoli della saga. Annusando l'aria che tirava, la software house nipponica ha poi deciso di cambiare rotta per tornare alle radici horror della serie, proponendo quel Resident Evil 7 di cui abbiamo abbondantemente tessuto le lodi anche da queste parti. Una decisione che si è dimostrata saggia, e che dalle parti di Constantin Film farebbero bene a tenere presente per rivitalizzare un franchise che al cinema sembra avere ormai poco da dire, a meno che non si decida di andare avanti tra acrobazie e altre "hollywoodate", ormai stantie. Anche se i legami di Resident Evil 7 con la saga restano per la maggior parte ancora da chiarire, l'ultimo gioco ha dimostrato che si può fare qualcosa di nuovo riuscendo allo stesso tempo a omaggiare le radici della serie, ma non solo.
Ipotizzando una sinergia tra il nuovo corso videoludico e quello cinematografico di Resident Evil, l'avventura di Ethan Winters consegna nelle mani di chi realizzerà i nuovi film un'ambientazione per conto suo già intrisa di riferimenti a un certo tipo di cinema, al quale potrebbe quindi essere legato il reboot soddisfacendo la necessità di tornare a mettere tensione. Resident Evil 7 porta infatti con sé una serie di citazioni piuttosto evidenti di horror visti nelle sale, partendo da classici come Non aprite quella porta e La casa fino ad arrivare a titoli più recenti come [Rec]. Anche gli antagonisti sono legati a figure diventate ormai delle icone in ambito cinematografico: impossibile non avvicinare Jack Baker alla figura di Jack Torrance di Shining, con cui non a caso condivide lo stesso nome, così come i giochetti di Lucas Baker rimandano direttamente a Saw - L'enigmista. Una scelta che da questo punto di vista ha reso Resident Evil 7 derivativo nel modo in cui anche la nuova pellicola potrebbe esserlo, ricordandoci che tale aggettivo non deve per forza di cose determinare una connotazione negativa. Per quanto ci riguarda, ci piacerebbe per esempio molto vedere una versione cinematografica di una scena come quella della cena a casa Baker, che a sua volta sappiamo essere tratta dalla cena di Non aprite quella porta. Così com'è stata concepita, l'intera serie Resident Evil nasce del resto ispirandosi fortemente al mondo del cinema: basti pensare infatti all'introduzione filmata del titolo uscito nel 1996. Quelle che abbiamo fatto oggi restano come già detto solo delle supposizioni, dettate comunque da quelle che sono le necessità che riteniamo il reboot di Resident Evil al cinema dovrà soddisfare: se poi lo farà o meno, è ovviamente un'altra storia.